Albrecht Dürer, Navis Stultorum (in S. Brant, Narrenschiff - 1497)

domenica 23 dicembre 2012

In risposta ad alcune critiche "politiche"(?)

Solo due brevi precisazioni in ordine al mio ultimo intervento, che chiunque abbia voglia può leggere e valutare qui sotto.
1) Mi pareva di aver espresso una chiara valutazione di sostegno al PGT per l'impostazione metodologica, intervenendo perciò sull'argomento in chiave politica senza peraltro sovappormi inutilmente ai rilievi ampiamente condivisi dei colleghi che ho menzionato.
2) Ho contestato invece con forza l'atteggiamento tenuto da parte dell'opposizione nel dibattito, non tanto per i rilievi di merito, tutti legittimi anche se non sempre davvero pertinenti, quanto per l'inaccettabile ripetizione dell'etichetta di "bravi ragazzi" ma "incapaci" attibuita alla Giunta, che sembra essere diventato il mantra di chi non ha veri argomenti sostanziali e assume una connotazione a volte ridicola. Per verificare tale assunto, occorrerebbe sottoporne l'operato alla prova dei fatti, cosa che evidentemente non si può pretendere a inizio mandato.
Tutto qui. Avendo preso la parola 11 volte in consiglio dall'inizio, avendo sinora presentato un Odg, una mozione approvata sulle ludopatie e un paio di emendamenti, non so neppure se corrisponda al vero l'accusa di parlare "ogni morte di papa" che mi è stata sprezzantemente rivolta da chi forse ascolta solo quando vuole. Certo, mi sforzo di non parlare troppo a vanvera, per rispetto dei colleghi e dei soldi dei contribuenti. Chissà se tutti i consiglieri possono dire altrettanto...

mercoledì 19 dicembre 2012

CoCoCo 2012-7: Piano di governo del territorio e valutazione degli interventi

Non intendo prendere molto tempo, anche perché nel merito mi ritrovo in molti dei concetti espressi tra gli altri dai consiglieri Favara, Nessi e Legnani. Vorrei solo rilevare come, a mio modesto avviso, nessuno abbia espresso la pretesa di aver realizzato con questo PGT la perfezione urbanistica, che del resto non è di questo mondo. Perciò, al di là di qualche espressione un po'colorita, la diversità di sfumature e la presenza di qualche rilievo diversificato tra le forze di maggioranza possono essere interpretati come segni di divisione solo nei sogni più ardimentosi di qualche esponente dell'opposizione, rientrando invece agevolmente nella più tranquilla categoria delle variegate sensibilità politiche o territoriali che arricchiscono l'esperienza politica a sostegno della giunta Lucini, e non le impediranno certo di lavorare per il bene della città.
Anzi, entro i limiti stringenti che sono qui dati, in particolare quelli cronologici, il notevole impegno di “fine tuning” sul testo di partenza è agevolmente riscontrabile dall'esame dei materiali, e in particolare nella rigorosa presentazione dell'assessore Spallino, comunque tutt'altro che priva di una visione di futuro, in particolare quando afferma che "il Comune non è più l’unico interlocutore in grado di governare i processi di pianificazione territoriale" e che si richiede un approccio culturale diverso rispetto al passato in termini di partecipazione, condivisione e collaborazione pubblico-privato, anche per generare opportunità di sviluppo ed attuare gli obiettivi strategici di interesse collettivo, e che "la necessità di garantire forme di partecipazione diffusa dei singoli cittadini e delle varie forme associative è ormai divenuta ineludibile". A mio avviso, perciò, sono forti e profondi gli elementi di compatibilità con quanto enunciato nel nostro programma, e in particolare nella prospettiva di un'“opera aperta” all'ascolto e alla partecipazione non solo presente, ma anche futura della cittadinanza; metodologia che potrà non piacere – e in effetti è stata tacciata di una opaca "discrezionalità" in modo incongruente ed illogico – ma corrisponde appieno alla prospettiva politica giudicata e premiata dalle urne.
Non mi ha stupito, è vero, accanto a indicazioni e suggerimenti anche apprezzabili dei quali va dato atto, il susseguirsi di critiche ingenerose nei confronti dell'operato della giunta e dell'Assessore in quanto tali, ben al di là dei contenuti in discussione. Fa parte del gioco, come suol dirsi.
E però è ora di affermare che siamo stanchi di tollerare attacchi palesemente infondati senza che da parte nostra si voglia perdere troppo tempo in repliche polemiche (perché è vero, per molti aspetti, che sarebbe comunque tempo perso), quindi ora colgo l'occasione per ricordare che saremo forse troppo tolleranti, ma di certo non acquiescenti davanti alle sciocchezze che qualcuno ci vuol far piovere addosso.
Sarà magari vero – ma la ragione imporrebbe il beneficio del dubbio – che se gli elettori avessero scelto un altro sindaco avremmo avuto ben altra solidità di impianto, adeguati tempi di riflessione, una visione della città capace di sfidare i secoli futuri, ma così non è stato. Bisognerebbe finalmente essere capaci di prenderne atto, elaborare il lutto e rinviare gli eccessi polemici e le provocazioni alla prossima campagna elettorale. Gli elettori, evidentemente, si dovranno accontentare non di effetti speciali, ma di gente che sgobba molto e batte poco la grancassa, a costo di sentirsi dare del “boy scout” o dei “bravi ragazzi” da chi crede di aver trovato un eccelso espediente retorico per accusare aprioristicamente di incompetenza la controparte, senza portare solide argomentazioni e sopratutto senza aspettare la verifica dei fatti.
In realtà questo è solo un trucco di bassa lega, un esercizio di pigrizia mentale che purtroppo abbiamo già potuto leggere a stampa più volte, con l'implicito ammonimento che essere armati di buona volontà ed onesti non è condizione sufficiente a governare. Chi intende continuare su questa strada, vorrebbe di grazie essere più conseguente, ed affermare anche che perciò in fin dei conti non è una condizione necessaria? Altrimenti come argomentazione è del tutto inconsistente: si tratta di un'ovvietà lapalissiana, che gli elettori conoscevano benissimo quando hanno dato la fiducia a questo sindaco, giudicandolo competente quel tanto che basta, sicuramente attendendo dei risultati, ma entro i tempi che la ragione impone, e non la vuota polemica politica e la convenienza di un'opposizione a corto di argomenti.
Sostenere che è meglio avere in politica persone di qualsivoglia moralità, purché certificate "capaci" (e da chi, di grazia? dalla loro lingua lunga, o dal coro dei compagni di cordata?), equivarrebbe oggi, per fare un esempio, a battere una pacca sulle spalle di quei consiglieri (o di quel presidente) regionali che abbiamo visto approfittare spudoratamente di privilegi generosamente autoconcessi, in cambio di autocertificazioni di efficienza che stanno tra l'altro mostrando vistosi segnali di falsità, in un sistema di potere che va sempre più sgretolandosi, e dire loro "continuate così".
Io non so se la nostra giunta, che si è assunta l'onere pesantissimo di mettere mano agli infiniti dissesti lasciati alla città da precedenti amministrazioni delle quali non a caso, e non innocentemente, ci viene regolarmente intimato di non parlare (perché infatti noi partiamo da una situazione normale, vero? Sia chiaro che non cerchiamo scuse, ma esigiamo il rispetto della verità storica, che sola consente una valutazione equa!), non so, dicevo, se sarà capace di reggere una sfida così pesante. Da cittadino me lo auguro di cuore. Conoscendo il sindaco, e imparando ad apprezzare la giunta (per quanto evidentemente non composta dai supereroi dei fumetti che forse qualcuno si aspetterebbe di vedere all'opera), non esito a nutrire qualche fondata speranza che tra quattro anni la città potrà essere un poco migliore di come l'abbiamo trovata, anche a partire dall'attuale piano di governo del territorio. Magari pure con il concorso dell'opposizione, di cui non mi sfuggono gli intenti propositivi... quando ci sono. Perché a volte, per dire il vero, mi è sembrato di sentir aleggiare in quest'aula sospettose questioni fondate sul nulla, con quesiti costruiti in modo tanto astruso da non poter ottenere una risposta logicamente valida, per consentire poi modeste filippiche a difesa di una legalità e trasparenza mai seriamente minacciate.
È vero che questo è un consesso democratico. Tutte le opinioni che abbiamo ascoltato vanno senz'altro rispettate. Ma a questo punto iniziale del cammino, l'onestà impone di voler considerare che solo l'esperienza, la prova dei fatti, può essere un metro di giudizio adeguato dei progetti e della capacità di attuarli. Ed è questo il trattamento che meriterebbe l'attuale PGT in discussione. Il gioco delle parti rischia altrimenti di farsi stucchevole nella sua prevedibilità, con l'inconsistenza di polemiche oltretutto incapaci di incidere sul voto finale. Auguro alla città che tutti possiamo ritrovarci serenamente, 1) tra pochi mesi, ad affinare ulteriormente gli elementi di programmazione qui delineati, e 2) tra pochi anni a svolgere quel bilancio che la responsabilità assunta davanti ai cittadini ci impone di compiere. Sono fiducioso che allora la valutazione potrà dirsi positiva.

lunedì 26 novembre 2012

Chi strepita contro la Nave dei folli?

"Le secondarie, terziarie, nullarie del pdmenoelle di questa domenica di novembre 2012, data che verrà ricordata come l'ennesimo giorno dei morti della Seconda Repubblica, sono una rappresentazione senza contenuti, un'auto celebrazione di comparse, un grottesco viaggio nella pazzia, come nell'opera satirica medioevale la "Nave dei Folli" di Sebastian Brant...". Così - riprendendo anche la bella immagine tardoquattrocentesca che campeggia in testa a questa pagina - furoreggia nel suo blog un Beppe Grillo ancor più livoroso e tonitruante del solito, visibilmente preoccupato di sminuire in tutti i modi il significato delle primarie del centrosinistra. Se c'è un dato che balza agli occhi, infatti, è la massiccia partecipazione popolare, ancor più significativa in un momento di disaffezione verso la politica e in particolare verso i partiti (i quali hanno fatto molto per meritarsela). Queste sarebbero dunque "primarie dei folli [...] un bromuro sociale, un calmante, servono a dare al popolo l'illusione di decidere, a pagamento (partecipare costa due euro), il premier che salverà l'Italia dal baratro".
Non esistendo da noi il premierato, non esisterebbe di conseguenza neppure il candidato premier. Quindi, saremmo tutti degli illusi.
Già, e invece sarà intelligente chi pensasse seriamente che la coalizione che fa le primarie poi non candiderà a presidente del futuro governo la persona indicata dal voto? È vero che né i comici né i politici devono dimostrare capacità logiche straordinarie, ma argomenti tanto deboli è insolito ritrovarli. Che non ci sia la garanzia o l'automatismo della vittoria elettorale alle politiche è un'ovvietà, che il Presidente della Repubblica darà l'incarico considerando l'effettivo risultato delle urne, pure. Ma che gli elettori di centrosinistra abbiano la possibilità di una scelta democratica che non è stata sinora consentita ai simpatizzanti di altri partiti è un dato di fatto. Che vale a mettere in mostra con più evidenza le ambiguità di movimenti comandati da “capi” inclini alla scomunica, che non tollerano dissensi e stabiliscono i criteri di purezza politica in relazione alla sudditanza.
Un po' di compassione, comunque, a Grillo la si può concedere. A furia di agitare le piazze, si era già convinto di avere il monopolio completo del "popolo". E di poterlo magari teleguidare.
A parte i suggerimenti sull'uso del bromuro, forse a questo tribuno un po' sguaiato farebbe bene ripassare con più calma le regole della democrazia. È vero, “uno vale uno”. Ma se un cittadino non segue i vari "vaffa..." e gli isterismi che pure la politica va suscitando, forse perché sa tenere i nervi saldi e sa pensare con la sua testa, merita rispetto. Non una sequela di insulti da ciarlatani.

lunedì 5 novembre 2012

CoCoCo 2012-6: Intervento su mozione per il taglio dei trasferimenti pubblici ai partiti

È vero che il testo in discussione non attiene a materie direttamente governate da questo consiglio e dall'amministrazione cittadina, ma vale ad esprimere un'indicazione forte nei confronti di una tendenza deleteria e pericolosa, da parte di alcuni settori della politica, all'abuso delle risorse necessarie per il funzionamento delle istituzioni democratiche.

Ho detto risorse necessarie: non vogliamo sostenere posizioni estreme e anche poco realistiche, come l'azzeramento dei compensi per tutte le cariche elettive, per la ragione che aprirebbero la via ad una pratica della politica come riservata a pochi. D'altra parte il finanziamento dell'attività politica può avere una dimensione ragionevole (e viene del resto prevista in tutte le democrazie compiute) e deve avere come misura quella di coprire solo le vere spese inerenti l'attività a favore della collettività, la diffusione delle idee e dei programmi, lo studio dei problemi e l'elaborazione di soluzioni, grazie anche all'apporto di competenze specialistiche, che non si improvvisano. Al di là di un sobrio sostentamento dell'impegno di chi non vuole trarre dalla politica i mezzi per l'arricchimento o un supposto avanzamento sociale non si deve andare. E gli approfittatori dovrebbero essere cacciati dai partiti che non vogliono diventare... delle fogne.

Un esempio luminoso lo avremmo tutti, davanti agli occhi: quello offerto dai padri fondatori della repubblica, in un'epoca di oggettive difficoltà per un paese bisognoso di ricostruzione, capaci di ostentare uno stile fatto di semplicità e di modestissimi rimborsi ed esenzioni, quelli più strettamente connessi all'attività parlamentare. A volte neppure di quelli.
La cronaca dei recenti decenni ha visto invece una sostanziale degenerazione dell'attività politica, intesa sempre più come occupazione dei centri di potere e di controllo della spesa pubblica, che non a caso è andata gonfiandosi a dismisura, favorendo il male parallelo di una corruzione crescente. La “Milano da bere” che fu a suo tempo elevata a paradigma di un successo amministrativo ed elettorale, e che era in realtà guasta fin nelle fondamenta. Credo che la maggior parte di noi si fosse illusa, negli anni di Tangentopoli, che questo aberrante fenomeno potesse trovar fine. Amaramente dobbiamo constatare che non è stato così, e che anzi sono state elaborate forme sempre nuove di saccheggio dei beni pubblici. Lasciando ora da parte i mille scandali legati all'attività di faccendieri in stretta connivenza con alcuni centri di potere politico, resta comunque intollerabile il caso recente di consigli regionali capaci di moltiplicare le spese per i gruppi oltre ogni parvenza di senso, proprio nel segno dell'arraffare a man bassa, finché ancora c'è qualche risorsa. Vi sono in Italia intere regioni e capoluoghi di provincia in deficit profondo, non per aver subito particolari catastrofi, ma perché gestiti con una concezione familistica e clientelare del potere, che dispensa prebende, consulenze, posti di lavoro più o meno inutili al sottobosco di una politica sempre più vorace.
Il “listino” delle ultime elezioni lombarde, finalmente abolito, ha del resto messo in luce anche queste modalità di selezione assurdamente votata a premiare con stipendi pubblici di peso che sarebbe eccessivo anche per ottimi amministratori, anche e sopratutto personalità inette e rapaci, che hanno ottenuto tale privilegio per meriti (se di meriti si può parlare) che non si possono certo considerare legati al servizio pubblico. Infine, l'inconcepibile libertà senza controllo di cui hanno potuto approfittare alcuni tesorieri di partito per accaparrarsi risorse da gestire sempre contro il pubblico interesse, e spesso anche contro quello dei loro partiti, fa capire con chiarezza che è venuto il momento di finirla con questo andazzo.
Non è il consiglio comunale di Como che può intervenire direttamente in merito. Ma l'invito che con questa mozione si rivolge al sindaco affinché in tutte le sedi opportune faccia presente l'imbarazzo e lo scandalo che la politica “vera” prova nei confronti di quella disonesta ed approfittatrice, credo sia comunque opportuno e sensato. So che il Sindaco lo condivide appieno e che non lascerà diventare lettera morta questo nostro indirizzo. In questo modo, oltre che con il nostro comportamento di cittadini e di amministratori, speriamo di contribuire un poco al necessario ed indifferibile rinnovamento della politica italiana.

lunedì 15 ottobre 2012

CoCoCo 2012-5: Mozione su Azione di contrasto al gioco d'azzardo patologico sul territorio comunale

Il contenuto della mozione da me proposta, poi approvata dal Consiglio Comunale:
Premesso
che nella sola Regione Lombardia, secondo i dati forniti da un’elaborazione della Consulta nazionale antiusura, i giocatori d’azzardo sono 700mila, risultando inoltre che il 54% di maschi di età inferiore ai 24 anni giocherebbe almeno una volta la settimana;
Rilevato
che negli ultimi anni si sono contestualmente moltiplicati i locali che ospitano macchine per il gioco d'azzardo (video poker, slot machines);
che in provincia di Como nel 2011 si sono giocati in media 1.504 euro a persona, ossia una cifra sostanzialmente equivalente a uno stipendio mensile, con un aumento preoccupante rispetto al dato medio 2010 (che risultava inferiore di 300 euro)
che a tutt’oggi nel Comune di Como, al di là di utili azioni di monitoraggio, non risulta ancora avviato alcuno studio dettagliato sulla diffusione e l'incidenza delle dipendenze da gioco d'azzardo;
Considerato
che, come denunciano la comunità scientifica e gli operatori sociali, il fenomeno delle cosiddette ludopatie non si circoscrive alla persona affetta da dipendenza, ma ha pesanti ricadute economiche sulle persone legate a chi è soggetto a questa patologia e sulle loro eventuali attività imprenditoriali, di fatto trasferendo gli effetti del fenomeno dalla sfera personale a quella sociale;
che i debiti contratti a causa del gioco d'azzardo patologico confluiscono frequentemente nel circuito dell'usura, devastando le già precarie condizioni economiche delle famiglie;
che il flusso di denaro generato nel settore rischia di non essere adeguatamente monitorato, prestandosi al rischio di forme di riciclaggio;

[il Consiglio Comunale] DELIBERA

l'avvio entro il corrente anno di una collaborazione in rete con gli altri attori istituzionali e soggetti competenti al fine di monitorare l'incidenza delle ludopatie nella città di Como ed eventualmente di organizzare di un convegno istituzionale con contributi qualificati e analisi di percorsi di prevenzione già avviati da altri comuni italiani;
la costituzione di partenariati con le scuole al fine di istituire un percorso di prevenzione per sensibilizzare i giovani alle caratteristiche potenzialmente negative delle attività ludiche on line, soprattutto se legate alle scommesse;
il potenziamento, nell'ambito dei servizi sociali, di una rete di supporto alle famiglie con membri affetti da dipendenza dal gioco;
la promozione degli esercizi che scelgono di non installare macchine da gioco attraverso un contrassegno di qualità sociale certificata dal Comune;
la verifica e la predisposizione di procedure, in accordo con la normativa regionale, per la regolamentazione dell'accesso al gioco automatizzato, nelle sale abilitate, solo tramite inserimento della CRS (Carta Regionale dei Servizi) in apposite apparecchiature di registrazione dei dati, dalle quali evincere ai fini fiscali l'importo delle cifre giocate e delle eventuali vincite.

lunedì 20 agosto 2012

Aumenti giustificati?

A volte si resta sconcertati dal modo che certe aziende hanno di affrontare la crisi. Si prenda ad esempio la revisione biennale con controllo dei fumi della caldaia domestica, di cui posso portare testimonianza diretta: nel 2008 l'importo richiesto era di 65 euro; nel 2010, è salito a 95; nel 2012, arriva a 135, senza ovviamente alcun intervento di riparazione. Risparmiamoci il calcolo dell'incremento percentuale e la dubbia soddisfazione di misurare l'enorme discrepanza con i vari tassi di inflazione attesa, percepita, misurata dagli enti preposti sulla base dei “panieri” più cervellotici.
La sensazione che si avverte, in questo come in altri casi, è che non pochi operatori, non appena ne abbiano la possibilità, tendono a scaricare totalmente aggravi, inefficienze e costi burocratici sul cliente. Soprattutto quando le lobbies sono potenti, ed ottengono legislazioni ad hoc che, per garantire la sicurezza dei tanti impianti casalinghi, prevedono costanti passaggi di specialisti, nuovi bolli e certificazioni, verifiche e revisioni con precisione degna degli apparecchi della NASA. Tutte cose sensate, che creano anche posti di lavoro e mantengono il fatturato aziendale. Ma il cittadino comune, vedendo da anni il proprio salario bloccato o diminuito, vecchie imposte che si aggravano e nuove tassazioni a sorpresa, per quanto giustificate dalla congiuntura internazionale e dall'imprevidenza dei governi “cicala” dei decenni passati, si chiederà pure dove andare a prendere i soldi, e dove si stia andando a finire.
Nessuno ha la sfera di cristallo. Ma siamo sicuri che tosare le pecore a ripetizione giovi alla loro salute? Sarà possibile procedere con questi ritmi ancora a lungo, o non si incentiveranno piuttosto fenomeni di insofferenza ed evasione verso obblighi sempre più complessi e stringenti, come già avviene nel caso dell'assicurazione RC auto? E, regina delle domande: dove stanno in tutto ciò i meccanismi di una sana concorrenza? Chi vigila su queste evidenti distorsioni? A quando un Parlamento che legiferi per smantellare davvero gli innumerevoli impianti corporativi che soffocano le possibilità di ripresa del nostro paese?

mercoledì 18 luglio 2012

CoCoCo 2012-4: Emolumenti degli amministratori e responsabilità individuale

Rinuncio ai privilegi: ai mezzi di trasporto gratuiti, all'adeguamento automatico delle indennità in misura percentuale, come i nostri deputati (ma non si dimentichi l'assemblea regionale siciliana, che costa ai cittadini 4 volte tanto quelle delle altre regioni), al vitalizio dopo alcuni mesi di mandato, e interrompo qui una lista che potrebbe essere ben più lunga.
Ovviamente nessuno di noi percepisce tutto ciò: ma di noi si sta parlando, e ci si vuol far credere che le indennità municipali, nella misura stabilita attualmente, rappresentino un privilegio, pur avendo già subito un taglio a fronte della crisi (quindi il segnale, il “buon esempio”, se di quello si trattava, è già stato dato qualche mese fa), e questo diviene evidente nel subemendamento che azzera di fatto ogni emolumento persino a quei lavoratori a tempo pieno, di fatto, che sono Sindaco e assessori.
Francamente, il senso delle proporzioni mi sembra difettare; o meglio si sostiene una posizione in sé legittima, ma per nulla liberale e assai problematica proprio sul terreno della democrazia. In modo assai corretto il Sindaco ha richiamato il principio che l'accesso alle cariche pubbliche non può essere limitato solo a chi possiede ampi mezzi personali, che possono rendergli del tutto indifferente il percepire o meno delle indennità.
Ma dato che il punto è stato sufficientemente chiarito, vorrei ricordare qualcosa che sappiamo tutti assai bene: esiste cioè un metodo semplicissimo per diminuire l'incidenza economica della nostra attività sul bilancio comunale, ossia limitare le sedute del Consiglio al numero effettivamente indispensabile. Mi rammento che più volte, durante lo scorso mandato, sono stati pubblicati degli utili raffronti, che mostravano come cittadine a noi prossime, Varese o Lecco ad esempio, tenessero un numero di sedute significativamente inferiore a quelle di Como, senza per questo mancare ai doveri amministrativi.
Perché dunque non attuare nei fatti una riduzione dei costi che è certo meno eclatante di fronte all'opinione pubblica, ma non meno effettiva, come quella che deriva da un autocontingentamento degli interventi e dei tempi? Nessuno di noi, certo, interviene a vuoto: e consentitemi di confermarvi, cari colleghi, che effettivamente il suono della voce di ognuno di voi è di per sé bello da ascoltare, e produce gradite vibrazioni nell'aria. Si comprende perciò che si voglia poterla udire lungamente, e forse le facoltà che il regolamento concede sono state predisposte a tale scopo.
Ma questo flusso armonioso di parole, ahimé, lo si è visto, ha un costo: perciò sono certo che, grazie anche alla riflessione suscitata dal presente emendamento, per il futuro potremo impegnarci, ciascuno per la propria parte, a contenerlo un poco, rendendo più spedite le nostre discussioni e di conseguenza meno frequenti le nostre sedute. La vera riduzione dei costi, al di là dei facili effetti populistici, passa tanto da un’accorta pianificazione, quanto dal senso di responsabilità individuale. E qui, per coerenza, mi taccio.

lunedì 16 luglio 2012

CoCoCo 2012-3: Su Patrimonio e Bilancio di previsione

Anzitutto, trovo un motivo di soddisfazione nel vedere un bilancio declinato secondo le linee guida del nostro programma, una cura da apprezzare perché si riferisce ad un documento elaborato in tempi necessariamente ristretti e in una condizione di emergenza che non tutti sembrano cogliere. È tra l'altro paradossale che ci venga rimproverata una presunta fretta – quando si tratta invece della serietà di chi ritiene di dovere adempiere ai compiti affidatigli, di contro alla prassi italica del rinvio, così comoda e deresponsabilizzante. E in più, finché non approviamo il bilancio, di fatto non ci sono i soldi anche per gli interventi urgenti che si chiedono a gran voce.
La lettura delle voci di bilancio dedicate al patrimonio sottolinea la rilevanza del ruolo che questa componente esercita tanto sul piano di una gestione che deve ritrovare efficienza, quanto di una razionalizzazione necessaria ad affrontare questi tempi particolarmente difficili per le finanze comunali. In particolare appare ragionevole attuare una dismissione che possa portare sostegno alla riqualificazione del rimanente patrimonio, secondo le seguenti linee guida.
individuare i beni non strategici ai fini di una loro alienazione
rendere efficiente la riscossione dei canoni
rivedere le procedure di evidenza pubblica scadute adeguandole ai principi di trasparenza, e mantenere tali procedure per tutti i casi futuri.

Per il nostro comune è di estrema importanza che il patrimonio cessi di essere un peso e un onere, ma venga valorizzato come una risorsa da mettere a frutto.
Si deve perciò avviare un processo di conoscenza approfondita che porti a diradare le folte nebbie del recente passato. È incredibile che una simile azione sia mancata in tutti questi anni: sarà pur vero che la responsabilità non può essere scaricata sull'ultimo assessore arrivato nella passata giunta, negli ultimi mesi della quale si è preso consapevolezza del fenomeno, ma come non chiedersi come e perché in vent'anni non si è proceduto di un passo? Come si sarebbe proceduto se non fossero intervenute indagini e denunce giornalistiche? Tutti coloro che non hanno chiarito questo ginepraio in questo lunghissimo periodo, davvero credono di poter scaricare ogni responsabilità tanto facilmente?
È dunque ora che arriva davvero in Comune uno spirito nuovo, e da parte nostra, come maggioranza, va dato un pieno e convinto sostegno a questo processo tutt'altro che semplice, che non promette per forza di cose di essere immediato, ma che è assolutamente indispensabile e costituisce pertanto una priorità dell'amministrazione.
Inoltre, come in molti hanno già ricordato, nella prospettiva di una decrescita delle risorse generali, come pure delle disponibilità dei singoli e delle famiglie, un potenziamento dell'housing sociale e dell'edilizia convenzionata è non solo auspicabile, ma sommamente necessario. In tale quadro, la vendita illustrata alla pag. 45 della relazione previsionale, pur nella comprensibile necessità di una verifica della corrispondenza con i risultati effettivi – dato che in questo contesto particolare per il mercato immobiliare non tutte le operazioni potrebbero andare a buon fine come ci auguriamo – nonché nell'ovvio rispetto dei diritti di prelazione sussistenti, si rivela una svolta decisiva per poter finalmente porre mano ad una effettiva opera di ristrutturazione del patrimonio esistente, a tutto vantaggio della funzione pubblica dello stesso. Ribadisco: funzione pubblica, destinazione sociale, e null'altro. Non ci interessa creare clientele, né instaurare legami di dipendenza delle persone dal potere politico, bensì soddisfare un bisogno drammatico sempre più urgente, garantendo la dignità delle persone anche attraverso il decoro abitativo.
1. Il comune non può che avere il dovere di garantire condizioni abitative decorose, laddove in taluni casi questa preoccupazione non è stata soddisfatta, o addirittura una parte delle unità non è stata neppure più data in locazione perché inagibile di fatto.
2. La solidarietà deve collegarsi all'efficienza, anche nell'ottica di una riscossione del giusto, evitando il perdurare di atteggiamenti di comodo o di evasione dei canoni, eliminando i favoritismi, se ve ne sono, e favorendo il rispetto delle regole grazie ad una puntualità delle scadenze, che responsabilizzi l'utenza e consenta appunto il reperimento di risorse per l'ulteriore manutenzione.

I due principi guida che informano la definizione di questo settore del bilancio mi appaiono poi assolutamente centrali in tutta la nostra azione amministrativa, e vanno ribaditi:
1. la legalità: le situazioni debitorie vanno inquadrate nell'effettivo contesto, ma senza lassismi e disinteresse, garantendo il diritto solo a fronte di una responsabilizzazione degli usufruttuari; per quanto riguarda le situazioni consolidate in negativo, è chiaro che non rimarrà altro che la procedura legale
2. la trasparenza: innanzitutto approntando una ricognizione completa e senza zone d'ombra; dando ad essa una piena pubblicità attraverso lo strumento informatico comunale; rivedendo i criteri delle assegnazioni, laddove lascino spazio ad ambiguità o non arrivino a coprire adeguatamente tutte le fattispecie, in modo da garantire a tutti il pieno rispetto dei propri diritti.

Sono obiettivi e sono principi, lo ribadisco, importanti e strutturali. Proprio perché noi siamo contrari ai tagli indiscriminati, si impone una estrema attenzione e la scrupolosa correttezza della gestione. Il che porta inevitabilmente ad una valutazione politica sulle tante posizioni ideologiche che abbiamo udito. Che sono state espresse con differenti gradi di intenzionalità, ma che evidenziano comunque una mentalità rigidamente conservatrice, in modo persino ingenuo, quasi che si potesse rimanere sordi di fronte alle esigenze drammatiche che il paese sperimenta in questo momento, al punto da scivolare frequentemente nel compatimento dei “poveri ricchi”. La soluzione, ci si dice, è semplice: tagliare. Davvero semplice, addirittura semplicistico, dato che i tagli il presente bilancio è costretto comunque a farli, e pesantemente, anche a causa dei vincoli francamente assurdi imposti dal patto di stabilità. Su quest'ultimo, mi posso associare con convinzione alle critiche verso un meccanismo che finisce per essere penalizzante anche per le amministrazioni virtuose, il che è contro ogni logica.
Ma i tagli spensierati e disinvolti, quelli che sono facili a dirsi ma poco responsabili a farsi, ignorano di fatto le conseguenze di lungo termine e non di rado arrivano a peggiorare le cose, penalizzando in primo luogo l'efficienza. Lo dico proprio perché ne abbiamo fatto tutti l'esperienza: veniamo da un decennio di sconsiderati tagli lineari, gestiti nella maniera più supponente e insieme visibilmente incapace di calcolare gli effetti. Salvo naturalmente quello dell'annuncio, ben gradito ai demagoghi. E difatti abbiamo potuto tutti misurare le capacità di risanamento dei conti pubblici dei dilettanti che ci hanno governato per la maggior parte del tempo recente, prima di lasciare al prof. Monti la patata bollente, ma dopo aver abbondantemente scaricato i costi del loro populismo elettorale sulle spalle degli enti locali (soprattutto di quelli con i conti in ordine) ed infine riuscendo persino nel capolavoro di attribuire la crisi internazionale ad una semplice percezione errata da parte di quegli sciocchi - noi - che non continuavano a tenere gli occhi chiusi. E proprio costoro sono tra i principali responsabili dei nostri guai attuali, almeno quanto gli sciagurati dissipatori delle finanze pubbliche degli anni Ottanta, quelli della Milano da bere e della corruzione generalizzata culminata in Tangentopoli (una piaga, detto per inciso, dalla quale purtroppo non ci siamo ancora liberati).
Ecco perché possiamo serenamente definire ridicole le accuse, che qualcuno ha ritenuto di dover formulare, rivolte a questa giunta che non avrebbe avuto “coraggio”. Il coraggio di tagliare senza aumentare le tasse. Ma chi legge il bilancio constata che tagli sostanziosi, nell'ottica di una sensata revisione della spesa, sono stati invece compiuti, e costringeranno tutti gli assessorati ad ingegnarsi per garantire qualità ai servizi. Ma forse l'opposizione qui ci chiedeva un altro genere di coraggio. Quale? Quello di scaricare la crisi su tutti i cittadini in misura indifferenziata (e perciò con un peso ben diverso per il ricco e per il povero)? Quello di comprimere e diminuire servizi già in tanti casi ridotti all'osso, premessa per l'espansione di fornitori alternativi, a disposizione però solo di chi se lo può permettere?
In tante occasioni, in queste sedute, abbiamo sentito due mantra ricorrenti, se non proprio ossessivi, nei nostri confronti: “guardiamo avanti” e “non capisco perché fate così”. Direi che entrambi confliggono pesantemente con un criterio di ragionevolezza, quello di guardare alla realtà storica, ai semplici dati di fatto. Che è molto pericoloso ignorare, proprio perché così facendo si dimenticano le cause che ci hanno condotto a questo punto. Anche le responsabilità, naturalmente (ma adesso mi interessano di meno). Vogliamo davvero dimenticare che chi afferma spavaldamente di aver tenuto fermo il livello dell'imposizione fiscale, contemporaneamente ha avviato “grandi opere” che si sono oggi trasformati in “buchi neri” per il bilancio comunale? Che proprio ora, ad esempio, la Ticosa sta richiedendo centinaia di migliaia di euro per interventi urgentissimi? Che per decenni si sono elargite vagonate di migliaia, anzi milioni di euro per le più svariate consulenze ed incarichi esterni? Perché nell'ansia di chiedere dati agli uffici, alcuni consiglieri non vanno a vedere come le passate amministrazioni avevano l'usanza di impiegare i soldi pubblici, e con quali risultati? Purtroppo solo dal 2006 la pletora di consulenze ha cominciato ad essere evidenziata per legge, e anche allora le cifre non erano particolarmente contenute, quasi che gli uffici comunali fossero cronicamente carenti di competenze. Ma quanti sono stati in precedenza i soldi pubblici distribuiti con leggerezza (uso un garbato eufemismo) di cui la massima espressione furono le famose consulenze per il tunnel del Borgovico mai realizzato, redatte su tovagliolini di carta ma egualmente pagate? Fermiamoci qui.
A volte ho una strana impressione, osservando questi seguaci di un liberismo più vicino al Tea party che a Stuart Mill e a Beveridge. Mi sembrano quei membri di un condominio pericolante, pronti certo a lamentarsi dello stato miserevole della manutenzione, ma ferocemente avversi a mettere mano al portafoglio per fronteggiare i crolli. Siamo nel pieno della crisi, delle misure straordinarie imposte dall'alto, della spending review, e ci sentiamo rinfacciare che “è da scuola elementare” chiedere i soldi per fare fronte alle spese, perché basterebbe adottare nuovi tagli miracolosi, che secondo il principio di realtà, e la definizione di S. Agostino, appartengono piuttosto a una “scuola delle ciance”. Infatti è la storia recente di Como a parlare: il principio delle aliquote immutabili si può di certo tenere fermo in maniera ideologicamente granitica, e ne abbiamo ottenuto piena ed incontrovertibile testimonianza ad ogni inciampo nelle buche delle strade che incontriamo nei nostri percorsi quotidiani in città. L'economia classica, peraltro, ci insegna a non considerare tasse le spese di riparazione dei veicoli o gli incidenti. Ci dovremmo perciò dichiarare soddisfatti, e “guardare avanti” o “lontano”, senza badare a dove mettiamo i piedi? Per non dire, cessando l'ironia, delle condizioni vergognose cui sottoponiamo in tal modo le persone anziane e tutti coloro che hanno difficoltà di deambulazione.
Lo dico senza animosità, ovviamente: l'opposizione fa qui solo la sua parte, proponendo richiami alle difficoltà di molti individui e famiglie, che in molti casi ci sono davvero, anche se non capisco quanto coerentemente evidenziate. Come non ravvisare una contraddizione patente, quando si riprendono i toni da Robin Hood alla rovescia, lamentando in sostanza il tartassamento dei più abbienti (per importi che si è evidenziato essere complessivamente contenuti, in rapporto alle possibilità effettive)?
Chiunque, nel suo piccolo, starebbe meglio se non dovesse contribuire alla spesa complessiva. Ma possiamo permettercelo? I pareri possono legittimamente divergere, ma l'equilibrio proposto in questo bilancio va rispettato: altro non è che un adempimento obbligato di fronte all'eredità avvelenata lasciataci dalla precedente amministrazione inadempiente, che forse ci lasciato l'incombenza per grande delicatezza d'animo. Ma è un'amministrazione che aveva redatto per tempo una relazione programmatica anche per gli anni 2012 e 2013, quindi all'anno in corso aveva pur rivolto qualche pensiero, e che soprattutto ha provveduto a nominare suoi rappresentanti di parte in tutti gli enti possibili fino all'ultimo secondo utile. Se ancora non si è capito, sotto la sollecitazione pressante delle imposizioni statali, nella situazione precaria in cui si trova il paese nel suo complesso, i sacrifici non sono evitabili: vanno peraltro ripartiti equamente, e l'unico criterio attendibile lo troviamo scolpito nella Costituzione. Quello di una proporzionalità diretta rispetto ai redditi, e ai beni posseduti, che nella sua approssimazione, e con le inevitabili difficoltà che si possono creare, è comunque il riferimento più solido e più equo.
È proprio il dovere generale di tutta la collettività a partecipare alle spese pubbliche che rappresenta la garanzia del singolo a tutela della propria capacità contributiva. Basterebbe, anche nella valutazione complessiva del presente bilancio, un bilancio di assoluta emergenza, che ciascuno entri in un ordine di idee solo un poco più orientato alla solidarietà generale.

martedì 10 luglio 2012

Il diavolo nei dettagli

Ho visitato con piacere, a Villa Olmo, la mostra sulla dinastia Brueghel, nella quale l'efficacia dell'allestimento si coniuga con la qualità delle opere esposte. A parte qualche irrilevante dettaglio nell'illuminazione, credo la si possa considerare pienamente riuscita sotto tutti i punti di vista. I curatori meritano i complimenti della città. È proprio vero, tuttavia, che il diavolo si nasconde nei dettagli. Mentre ammiravo due “Danze nuziali” dalla grande immediatezza espressiva, l'occhio mi è caduto sul pannello posto fra di esse. L'encomiabile tentativo di contestualizzare il genere pittorico si poggia sulla menzione di due libri: la “Nave dei folli” di Sebastian Brant e l'“Utopia” di... Erasmo da Rotterdam! Una svista madornale: come tutti sanno, la paternità di quest'ultimo testo è del suo insigne amico, l'umanista e politico Tommaso Moro. Sulle prime non credevo ai miei occhi, quasi che stessi leggendo l'attribuzione della “Gioconda” a Raffaello o Mantegna.
È peraltro verosimile che si volesse citare, in modo più pertinente, l'altrettanto celebre capolavoro erasmiano, “Elogio della follia”. Desta comunque un po' di perplessità che un simile errore sia rimasto in bella vista tutti questi mesi, senza che si sia provveduto ad una tempestiva correzione e, ritengo, suscitando qualche divertito pensiero in più di un visitatore. In fondo, una conferma della tesi che un certo grado di pazzia guidi, in una maniera o nell'altra, tutte le azioni umane. O che l'alto tenore “alcolico” evocato nelle due scene dipinte possa aver giocato un brutto scherzo all'estensore della nota?

lunedì 25 giugno 2012

CoCoCo 2012-2: Costi della politica e trasparenza

Parliamo brevemente di cifre e di soldi. Leggo sui giornali che per il nostro dibattito sugli indirizzi di nomina nelle partecipate avremmo speso finora 10.000 euro, corrispondenti a due sedute, anche se a dire il vero il 18 giugno non si è parlato solo di questo argomento. Un titolista che la sa lunga si è portato avanti, arrivando già a quota 15.000.
Ma un giornalista che preferisce non essere menzionato mi ha fatto presente un fatto, che è ben difficile sia passato inosservato: il numero dei consiglieri comunali è diminuito, rispetto allo scorso mandato, del 20%. Perciò, ammesso che i costi della passata edizione del consiglio fossero corretti, occorrerà ricordare a qualcuno di aggiornarli, a beneficio della precisione dell'informazione.
Ringrazio comunque del richiamo, evidentemente rivolto a noi tutti, a non dilungarci eccessivamente e a non essere ripetitivi nei nostri interventi. Lo condivido, anche se il vero tema dei prossimi mesi sarà quello dell'efficacia dell'azione consiliare, e il parametrarla ai costi può essere un indicatore, ma non certo quello esclusivo. Il futuro ci giudicherà per come avremo saputo operare in favore della città.
Intanto, in tema di risparmio, preannuncio che già dal momento del suo insediamento del Presidente del consiglio, come consiglieri di maggioranza abbiamo dato un'indicazione affinché ai nostri posti l'acqua sia presente in brocca e non più in bottiglia. Ovviamente le considerazioni ambientali prevalgono sul modesto risparmio, ma crediamo che anche i piccoli segnali abbiano la loro importanza. Attendiamo perciò che, appena superate le difficoltà tecniche, si dia corso alla nostra richiesta e ne ringraziamo il Presidente.
E infine, a proposito di trasparenza: sono da qualche giorno pubblicati all'albo pretorio comunale i resoconti delle spese elettorali recenti. Una lettura che non caldeggio per la sua inesistente bellezza, ma che è comunque istruttiva. Non faccio perdere tempo al consiglio con le varie considerazioni che mi sono venute alla mente, e non ho intenzione di sindacare le scelte di nessuno né di polemizzare. Devo tuttavia rivolgere una richiesta di chiarimento alla consigliera Bordoli o al suo gruppo. Nell'unico resoconto pubblicato, a nome del candidato sindaco (a quanto pare, non vi è quello del partito che la sosteneva), accanto a stampe di giornali, media, ecc. non viene dichiarato neppure un euro per la stampa di manifesti e le affissioni, che peraltro ricordo particolarmente abbondanti. Ringrazio perciò chi saprà darmi un chiarimento su questa rendicontazione un poco inconsueta.

giovedì 21 giugno 2012

CoCoCo 2012-1: Replica alle polemiche sulla delibera di indirizzo in ordine alle nomine in enti e partecipate del Comune

Prima di arrivare ad una valutazione politica, vorrei soffermarmi su di un primo dato importante del nostro dibattito. Alcune delle osservazioni formulate, oltre che pertinenti nel merito, mettono in risalto la necessità di porre, specie per il futuro, particolare attenzione alla chiarezza e alla piena intelligibilità degli atti che formuliamo. A volte l'impiego di espressioni invalse nel linguaggio burocratico, o la volontà di condensare una quantità di concetti in un'unica frase, moltiplicando gli incisi, rischiano di generare ambiguità facilmente evitabili, con lo sforzo di utilizzare una lingua più piana e frasi più semplici. Abbiamo insomma, nel nostro piccolo, anche il compito di contrastare una pratica tanto diffusa nel nostro paese, al punto che uno dei principali responsabili ne è il parlamento nazionale, più volte redarguito per la scarsa qualità linguistica della formulazione normativa, con le conseguenti problematiche interpretative. Non sarà peraltro il caso del testo che stiamo discutendo, una volta che alcuni emendamenti migliorativi siano posti in atto, incluso quello elaborato dalla maggioranza sotto forma di “maxiemendamento”. Sia chiaro che ogni rilievo nulla deve togliere all'apprezzamento per l'iniziativa tenace e convinta, oltreché rapida, dell'assessore proponente, dalla quale traspare il forte impegno di natura etica proprio per sgomberare il campo dalle ambiguità legate al rapporto fiduciario dei nominati con il sindaco in carica.
Come ignorare, peraltro, che questo dibattito è stato preceduto da dichiarazioni prontamente raccolte dalla stampa, che ho sentito ancora riecheggiare in aula e che, devo confessare, mi hanno procurato non poca inquietudine? Ad ascoltarle mi è sembrato per un istante che la nostra città rischiasse una perniciosa calata di barbari, chissà, fors'anche di Cosacchi d'altri tempi, pronti a ghermire ogni poltrona di aziende partecipate e consimili, sfilandole maleducatamente di sotto agli attuali occupanti.
Nessuno degli insorti, naturalmente, si oppone completamente alla possibilità di un ricambio. Ma si scandalizza per la celerità dell'operazione, foriera di chissà quali ingiustizie, con la sua precipitazione.
Che fretta c'è? Ci si domanda. E la conclusione è semplice: sono le pratiche della vecchia politica. Mi spiace dover dissentire: lo spoils system (che tra l'altro è una pratica tutt'altro che scandalosa nei sistemi democratici evoluti, se sanno elaborare i necessari correttivi) non è proprio l'oggetto primario di questa nostra discussione, nella quale anzi sono affermati i principi di una politica lontana dalla spartizione partitica degli incarichi legati al settore pubblico. Chi ha letto il testo non se ne è davvero accorto?
Si denuncia a gran voce, anche se con qualche decennio di ritardo, l'”interferenza politica nella gestione delle aziende”: sarebbe una cosa davvero grave, anzi è cosa grave, dato che gli attuali consigli altro non fanno che esprimere, viste le logiche che hanno condotto alla loro nomina, proprio la più convinta e vorace interferenza politica. Chiaro che chi l'ha praticata finora non apprezzi (questa propriamente parlando si definisce ipocrisia, sia pure di natura politica, qualora non sia accompagnata da una severa autocritica), chiaro anche che possono essere state espresse nelle passate scelte anche delle competenze reali, ma il criterio era diverso e palese: quello dell'appartenenza, della fedeltà o della ricompensa.
Non è questo il classico utilizzo di due pesi e due misure: noi facciamo quel che ci pare, gli altri devono invece fare i bravi, se no li additiamo al pubblico disprezzo?
E d'altra parte, nel provvedimento in discussione non c'è nessun attacco ai partiti in quanto tali e alla loro funzione di rappresentanza; c'è piuttosto una chiara presa di distanza dalle pratiche deteriori di un recente passato, quello dell'occupazione e delle varie lottizzazioni.
Questa parola, tra l'altro, non la evoco io, ma una delle tante dichiarazioni rilasciate alla stampa: ci si accusa precisamente di questo, di stare procedendo ad una nuova lottizzazione! Al contrario, questa è, almeno in parte, una liberazione dalla lottizzazione sin qui pervicacemente praticata. La nostra proposta può lasciare basito solo chi ha condiviso in passato quest'ottica dell'occupazione manu militari di tutti i posti disponibili, e che ha poi provveduto furbescamente al rinnovo degli incarichi pochi giorni prima delle elezioni, a mandato ormai scaduto. Questo è equilibrio, equidistanza, considerazione dei meriti, rispetto di eventuali nuovi indirizzi amministrativi?
Da notare che la stessa argomentazione utilizzata dagli oppositori è stata formulata in termini che si ritorcono loro contro: “non si può fare di tutt'erba un fascio, penalizzando le professionalità che pure ci sono” viene detto. E chi lo nega? Ma il fatto che di queste professionalità il sindaco voglia e debba condurre una verifica accurata, perché dovrebbe apparire preoccupante, se non perché si teme che, alla prova dei fatti, molte non reggano all'esame, o appaiano troppo esplicitamente connotate dalla logica spartitoria che le ha prodotte? Quale senso politico avrebbe mai che il nuovo sindaco accettasse il “braccio destro” o la “costola” del precedente, ossia un elemento strettamente organico ad un progetto amministrativo di segno opposto?
Vogliamo magari consolarci che a Como non si sia raggiunto lo scandalo dell'Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia, il cui nuovo direttore vanta le competenze di un laureato in Scienze motorie a Brescia, e che lascia il sudato posto dirigente ministeriale al Miur (ivi chiamato dalla sua conterranea Maria Stella Gelmini), e la cui capo ufficio stampa ha un curriculum intessuto di attività che giudico irriferibili, la quale non nega di aver ottenuto il posto grazie alla “raccomandazione di un politico” e si descrive come persona “capace, sia nello scrivere che nello spogliarmi”? Vi lascio immaginare l'area politica di riferimento di questi personaggi ultrareferenziati. Ma per citare sempre l'intervista alla nostra esperta comunicatrice, “tanto questa è l'Italia”.
E poi consentitemi, quanto mi piacciono questi “tecnici” che si affidano a corpo morto alla politica per salire i gradini di una carriera appiattita sul potere in essere (a volte addirittura assecondando la logica del promoveatur ut amoveatur, degli scambi di poltrona e delle compensazioni), ma che poi, quando il vento cambia, sono pronti ad ipotizzare azioni legali per difendere il proprio posto sulla base di una supposta “terzietà” di cui mai hanno dato prova! Davvero comodo, scoprirsi indipendenti quando più conviene. Immagino sia questo, il “sapersi muovere” nel sottobosco della politica.
Infine: perché questa fretta? È stato chiarito a sufficienza che l'urgenza dell'iscrizione all'ordine del giorno è strettamente regolamentare: non si deve perciò a una nostra inesistente bramosia sfrenata di mettere le mani sulle poltrone. Ma in fondo un'urgenza c'è, ed è quella di ordine morale. Con la nostra decisione di stasera possiamo provare a lanciare un segnale di rinnovamento autentico alla città, e in special modo ai giovani, in particolare a quelli che sono ormai rassegnati ai meccanismi deteriori della vita pubblica, o malauguratamente sono entrati nell'ordine di idee che ci si avvicina alla politica per conquistarsi un posticino in un sottobosco, che le carriere si determinano attaccandosi ad un carrozzone, per via di conoscenze e raccomandazioni, e non di una professionalità riconosciuta e della valorizzazione del merito e delle competenze. Ecco, forse possiamo partire proprio da qui per vivere una politica da intendere un po' più come servizio, e un po' meno come autopromozione.

mercoledì 16 maggio 2012

Corruzione: chi ha paura di leggi più severe?

Nel nostro paese la corruzione, dopo Tangentopoli, ha tranquillamente ripreso la sua corsa. Le classifiche mondiali ci vedono lontani (69° posto) dalle prime 25 posizioni in cui sono compresi tutti i Paesi dell'Europa più avanzata. E in tempo di crisi, questo dato pesa come un ulteriore macigno sulle già deboli possibilità di ripresa della nostra economia.
Ufficialmente, i partiti tuonano contro i malfattori e dichiarano di voler proteggere i cittadini. Cosa può spingere, allora, vari parlamentari di Pdl, Udc e Fli a mobilitarsi contro i decreti anticorruzione e falso in bilancio in Commissione Affari Costituzionali e Giustizia della Camera? Cosa pensare di coloro che praticano un ostruzionismo neppure troppo strisciante, e si giustificano paventando una terribile minaccia alla libertà: il "partito dei neo-giustizialisti" che avrebbe "mostrato il suo vero, disarmante e spaventoso, volto"? (parole del deputato Francesco Paolo Sisto). A leggere i resoconti di stampa, ad ascoltare le motivazioni del governo, e la preoccupazione del presidente Bongiorno, non sembrerebbe proprio di trovarsi di fronte alla sovversione, ma semplicemente ad un doveroso inasprimento di pene per i reati dei corrotti e dei falsificatori, che in parte rimedia alla sostanziale depenalizzazione voluta da una triste figura politica del recente passato, e dai suoi avvocati, preoccupati di semplificarsi il (doppio) lavoro e di garantirsi processi dall'esito più favorevole.
Forse l'unica spiegazione logica è che una parte non esigua del Parlamento interpreta la propria funzione di rappresentanza davvero coscienziosamente, considerando che non tutti i cittadini italiani sono onesti. Dunque è opportuno che qualcuno si incarichi anche di tutelare al meglio gli interessi di imbroglioni, malversatori e farabutti vari, alla faccia dei soliti fessi che vorrebbero, una volta tanto, vedere puniti i corrotti come meritano.

lunedì 23 aprile 2012

Votare Lucini al primo turno ha un senso. Ecco perché.

Nella sua ultima intervista, l'ex sindaco di Como Stefano Bruni scaglia la propria profezia di sventura su Como. "Entro due anni la città sarà commissariata" a causa delle divisioni trai i partecipanti alle elezioni. Dopo di me, il diluvio, dice in sostanza il primo responsabile dei disastri dell'amministrazione. Naturalmente tutto è avvenuto per caso, o per colpa di chissà chi, come sembrano dire gli slogan del centrodestra, preoccupato adesso di "voltare pagina", come se una guida politica non dovesse mai pagare per gli errori commessi. Dopotutto siamo Italiani, abbiamo scherzato, ricominciamo come se nulla fosse...
Quello che in realtà affermano simili messaggi, è il compiacimento di chi ha guastato la macchina, rendendola quasi inservibile per chi verrà dopo di lui, e se ne vanta. Terribile, ma questa sciagurata maledizione potrebbe anche avverarsi, se i cittadini non sapranno valersi dell'arma della riflessione.
In particolare, la frammentazione del voto può essere battuta con un semplice rimedio preventivo, soprattutto da chi si considera non estremista, in una direzione o nell'altra. Votare Lucini al primo turno, infatti, non è solo sensato, ma è anche conveniente. I vantaggi sono evidenti:
- dare una lezione (utile) al centrodestra rissoso ed incapace, in modo da stabilire una buona volta che i disastri e la rapacità si devono pagare;
- consentire la formazione di una maggioranza ampia e il più possibile unita, evitando il ricorso ad alleanze troppo eterogenee;
- rafforzare la squadra di amministratori scelta dal sindaco Lucini con crtiteri di affidabilità e di competenza;
- rendere più autorevole la figura del sindaco nei confronti degli interlocutori interni ed esterni al Comune;
- evitare la perdita di settimane di governo e i costi del doppio turno di elezioni, in questo momento di reale emergenza.
Votare Lucini al primo turno conviene a tutti, soprattutto conviene alla città per uscire dall'emergenza.
Votare il Partito Democratico e i suoi candidati, inoltre, contribuisce a rafforzare ulteriormente il "nocciolo duro" dell'alleanza che sostiene Lucini e lo metterà in grado di governare più efficacemente.

giovedì 12 aprile 2012

Leggere i programmi altrui? Troppo faticoso, lasciateci sognare...

A volte le dichiarazioni in campagna elettorale lasciano perplessi. Ma di solito si tratta della classica divergenza di opinioni, per cui ognuno rimane legittimamente del suo parere. Altra cosa è il travisamento della realtà, come nel caso della dichiarazione sul programma che la candidata PdL Bordoli pubblica sulla propria pagina elettorale Facebook il 29 marzo. Dice la signora di essere “la sola a voler garantire” trasparenza e legalità, e afferma spavaldamente che “la sinistra e il suo candidato fanno finta di nulla invece”. Ovviamente sono rimasto di stucco. Prima però di decidere a quale dei più profondi gironi infernali condannare Lucini per tanta nequizia, ho voluto controllare, prendendo in mano questi benedetti programmi.
Quanto parla effettivamente il PdL di questi temi? 24 righe in totale, quasi tutte nella corposa voce “sicurezza”, che a ben vedere è un altro tema (pp. 1, 13, 14). Nel programma di Lucini vi sono dedicate 127 righe (pp. 3-4, 6, 7, 8, 10) includendo la trasparenza dell'attività comunale, delle nomine, quella economica, la lotta alla corruzione e la sicurezza. Solo 5 volte tanto, e non si tratta di ripetizioni affogate in un discorso ridondante, ma di punti specifici compresi in elenchi.
Mi scuso con i lettori per l'atteggiamento da contabile, che peraltro la professionalità della signora Bordoli saprà apprezzare, e anche per il mio ingenuo convincimento che la prima forma di onestà e trasparenza sia quella di rispettare i dati di fatto. Forse sono fuori dal mondo.
O forse la politica comasca ha bisogno di persone che sappiano leggere la realtà per quella che è, e non per come preferiscono immaginarsela.

giovedì 5 aprile 2012

Elezioni a Como e buon senso latitante

"Il buon senso è la cosa meglio ripartita nel mondo: ciascuno, infatti, pensa di esserne ben provvisto". L'aforisma di Cartesio torna alla mente nel momento in cui si contempla il panorama davvero inusuale delle liste che si presentano a Como alle prossime elezioni. Hanno raggiunto la cifra di 24, con 16 candidati sindaci, solo un paio dei quali ha un'alleanza di liste a suo sostegno. Sembra il trionfo dell'individualismo politico.
È un segnale incoraggiante o preoccupante? È assai probabile che il fallimento totale dell'amministrazione uscente abbia stimolato la volontà di tante persone ad impegnarsi direttamente, e questo, in astratto, sarebbe un bene per la democrazia e la partecipazione, pur prescindendo dalle competenze effettive di ciascuno.
Ma quali possibilità concrete hanno tali liste di arrivare al governo della città? Perché non hanno saputo convergere, almeno a gruppi, su di un progetto comune, rafforzando così le probabilità di essere rappresentate in consiglio?
Temo che la risposta stia soprattutto nel male, sempre più diffuso in questi anni, dei personalismi senza freno. La stagione appena conclusa ne è stata ricca, culminando infine nella clamorosa spaccatura che ha riguardato l'ex partito di maggioranza. Si è dunque imparato qualcosa dal passato? Pare proprio di no.
Semplifichiamone gli esiti: se 10 liste raccogliessero ciascuna il 2,5% dei consensi, queste resterebbero tutte escluse dall'assemblea, col risultato che un quarto dell'elettorato non sarebbe minimamente rappresentato. Ciascuno naturalmente pensa e spera: "capiterà agli altri, ma non a me". Ma è saggio tutto ciò? E se anche molte di queste liste ce la facessero ad entrare, per il rotto della cuffia, quale sarebbe il quadro risultante? L'opposizione divisa in innumerevoli gruppi di un solo membro, ciascuno dei quali, per ottenere visibilità, prenderebbe la parola su tutto, moltiplicherebbe le istanze e gli ordini del giorno, rendendo lo svolgimento dei lavori più difficoltoso che mai?
Forse, se il buon senso dei candidati non ha avuto il sopravvento nella fase di costruzione dei progetti, toccherà affidarsi a quello degli elettori, sperando che almeno loro vogliano confermare l'assunto cartesiano.

mercoledì 28 marzo 2012

Personalismi di qua e di là

Pietro Vierchowod protesta, dopo la recente presentazione della lista civica a sostegno di Mario Lucini: «perchè chi ha perso le primarie si sente in dovere di fare una personale lista in appoggio al candidato ufficiale? Non sarebbe meglio che questi signori facessero la campagna elettorale per il proprio candidato, senza cercare consensi personali? La risposta si trova nel fatto che questi candidati cercano solo di far valere il proprio potere in sede di nomine in Consiglio Comunale. [...] i cittadini si renderanno conto del gioco che stanno facendo questi signori, vecchi nomi della vecchia politica che hanno rovinato Como».

Sarà anche così. Però: perché altre forze vive della città, ma con un seguito prevedibilmente modesto, sentono il bisogno di fare la propria lista personale, senza aver avviato per tempo un percorso di confronto e di condivisione sulle cose da fare, dando per scontato che "questi signori" sono tutti "vecchi" senza neppure essersi fermati a parlare? Neppure io sono particolarmente entusiasta del proliferare di liste, specie dopo un processo che aveva una sua chiara logica, come le primarie, e difatti mi candido nella lista PD, per quanto personalmente mi costi. Tuttavia la democrazia è anche e soprattutto questo: cittadini liberi che fanno le loro scelte in base alla loro coscienza (almeno per alcuni è così) e si sottopongono al giudizio di un elettorato libero. Per evitare di confondere quest'ultimo, sarebbe forse stato bene che tutti i soggetti (ripeto, tutti) avessero saputo avviare un percorso di semplificazione e di integrazione mettendo da parte il vero male di questi anni: i personalismi, l'incapacità di ascoltarsi. Se così non è stato, necessariamente la parola passa alle urne. Buona fortuna a tutti quelli che hanno davvero a cuore il bene della città.

martedì 20 marzo 2012

CoCoCo51 - Mancato invio rendicontazione

In data 19 dicembre inoltravo agli uffici, via posta elettronica, una richiesta di dati che apparentemente non presentava problematiche di sorta, e che sembra invece essere diventata una vera odissea cernezziana. Vi diletterò dunque per un minuto raccontandovela, affinché ciascuno possa trarne le debite conclusioni.
Chiedevo allora di poter conoscere l'importo degli introiti che il Comune incamera annualmente dall'attività dei mercati cittadini (coperto, mercerie, quartieri) e delle somme eventualmente spese per lavori di manutenzione.
Sono rimasto senza risposte per un paio di mesi, pur avendo inoltrato al dott. Fumagalli un paio di solleciti, sempre via email. Stavo per deporre ogni speranza, quando ecco, il medesimo si è rivolto a me di persona durante l'ultima seduta della IV commissione, assicurandomi cortesemente che i dati richiesti erano praticamente pronti e mi sarebbero stati recapitati entro fine settimana.
Indovinate il seguito? Di settimane ne sono passate alcune, senza traccia della documentazione. All'ennesimo sollecito mi veniva risposto che era questione di un paio di giorni. Nessun esito. Un incontro nel corridoio, ieri sera, posticipava la consegna di “una mezz'ora”.
Al momento in cui parlo non ho ancora ricevuto nulla. Nulla. Nulla nella posta elettronica, nulla nella casella; ammetto di non aver controllato l'arrivo di eventuali piccioni viaggiatori.
Neanche avessi chiesto uno studio sinottico sui livelli di vendita di ciascun articolo, tipologia per tipologia, con serie storiche dalla fondazione dei mercati ad oggi.
È chiaro che, alla conclusione di questo mandato, non posso fare a meno di interrogarmi sulle ragioni di questo atteggiamento. Forse sarebbe anche il caso di rivendicare maggiore rispetto non per la mia modesta persona, bensì per il ruolo che ricopro. In ogni caso, vorrei sottolineare che, se io ricevessi una richiesta di informazioni, soprattutto se fossi istituzionalmente tenuto a fornirle, mi guarderei bene dal dare formali e reiterate assicurazioni, qualora non fossi in grado di adempiere alle promesse. Ma mi rendo conto di vivere in un altro mondo rispetto a quello dell'amministrazione cittadina.
So che sono stato davvero ingeneroso. Infatti avrei potuto aspettare fino a domani sera, prima di elevare questa protesta. Dopo tante settimane, un giorno in più o in meno, magari l'ultimo...
O forse è meglio prenderla come un auspicio. La previsione, forte di un assoluta certezza da parte del diretto interessato, che la prossima amministrazione sarà quella che io auspico, e addirittura che mi si potrà vedere in consiglio tra qualche mese e consegnarmi i dati allora. Se così fosse, pur indispettito da come si è svolta la vicenda, ringrazio dell'augurio. Vorrei avere la sua stessa incrollabile fiducia...

lunedì 19 marzo 2012

Como non crederà alle panzane [?]

«Mосква слезам не верит» («Mosca non crede alle lacrime»). Il famoso detto russo viene alla mente leggendo il resoconto fatto da un quotidiano locale della serata di presentazione dei lavori per il programma del centosinistra. La prevedibilissima delusione è sintetizzata nel titolo: “La Como luciniana che bandisce sogni e colpi di scena”.
Eh, già. Niente fuochi d'artificio. Forse, di fronte ad una realtà durissima, che l'opposizione denunciava e preannunciava da anni (ma allora era tacciata di disfattismo), comincerà una buona volta una nuova era per la città? «Como non crede alle balle», potrebbe ormai essere il nuovo slogan.

martedì 6 marzo 2012

Lo sguardo (imparziale) sul futuro

E finalmente sappiamo cosa succederà dopo le elezioni di maggio. Lo immagina oggi il direttore della Provincia, "Con lo scenario tutt'altro che lunare di un'eventuale giunta Lucini immobilizzata tra ordini del giorno a favore dei No Tav, appelli per il ritiro immediato dall'Afghanistan o grandi evoluzioni sintattiche sulle criticità del concetto di accoglienza nelle società post-industriali mentre il resto della città continua beatamente ad andare a fondo."
Giudizio generoso e carico di speranza, grazie! Ricordiamo a tutti che il giornale ha solennemente dichiarato che "non si schiera con nessuno". Semmai, CONTRO qualcuno.
Poi sono gli intellettuali di sinistra a essere dei "so-tutto-io"...

lunedì 5 marzo 2012

I primi della classe

Se il PdL sceglie il suo candidato a Sindaco di Como tramite le primarie, non possiamo che rallegrarci. È un'iniezione di democrazia i cui benefici effetti non mancheranno sicuramente di proiettarsi anche nelle relazioni interne al partito. Se le procedure di voto sono state improntate alla massima correttezza, col supporto di un apposito software, veniamo ulteriormente confortati: il desiderio di trasparenza nella politica è anche una delle nostre maggiori aspirazioni. Infine, è del tutto legittima, e insindacabile, la decisione di circoscrivere la partecipazione ai soli residenti maggiorenni italiani.
Ma un minimo di signorilità non avrebbe dovuto sconsigliare ai vari portavoce di ribadire ad ogni piè sospinto la “profonda differenza” nei confronti delle recenti primarie del centrosinistra, quasi che consentire il voto ai sedicenni e ai residenti stranieri in regola fosse un terrificante abuso? Di quale “legalità” turbata andavano mai cianciando quei signori, quasi ignorassero che ogni libera associazione può fornirsi, al proprio interno, delle regole che ritiene più opportune? Credono per caso, sminuendo l'esercizio della democrazia in casa d'altri, di far meglio risaltare la loro recentissima scoperta? O sono preoccupati del giudizio di un elettorato sempre meno sonnacchioso nei confronti dei risultati di un'amministrazione ormai rinnegata da tutti, compresi gli eredi diretti?

lunedì 20 febbraio 2012

CoCoCo50 - Costruzioni inutili, consumo del territorio e PGT

Repetita iuvant, recita un antico adagio. Prendo solo un minuto per ribadire un concetto che ho espresso più volte, nelle sedute di questo Consiglio. E lo faccio con le parole di un esperto, il dirigente provinciale del settore Territorio, che valuta la scelta del PGT in dirittura d'arrivo, riguardo alla costruzione di ulteriori unità abitative, del tutto "illogica, irrazionale e immotivata".
Se fosse correttamente riportata dai giornali, la vostra replica che il PGT opera un rigoroso contenimento del consumo di suolo e ridimensiona volumetrie esistenti, non apparirebbe in sé molto credibile. Ma quel che è peggio, è che non viene considerato in misura minimamente adeguata il fabbisogno di edilizia sociale o convenzionata, sempre secondo la relazione del dott. Cosenza, che riprende anche i dati di una recente ricerca del Dipartimento Architettura e Pianificazione del Politecnico di Milano, commissionata dalla CISL.
Oltre a non presentare alcuna capacità di visione in ordine allo sviluppo della città, questa disattenzione nei confronti dell'housing sociale è tanto più controproducente, quando si considerano le migliaia di abitazioni costruite in questi anni e rimaste invendute nella nostra città.
Urge correre ai ripari, cambiare rotta.
Ma non sembra proprio che questa amministrazione sia in grado di cambiare prospettiva. Perciò, non lasciate ai comaschi altra scelta che cambiare in toto l'amministrazione. Dico l'amministrazione, naturalmente, non solo qualche faccia. O neppure quella, ma solo l'etichetta, come sembra che il centrodestra sia intenzionato a fare, tramite primarie che l'on. Butti si affanna a dire che "non si possono paragonare a quelle del centrosinistra".
Premesso che le primarie, seriamente condotte, sono sempre un esercizio di democrazia e in quanto tali vanno accolte con favore, mi dichiaro d'accordo con lui: non mi sognerei mai di proporre un paragone tanto inappropriato...

martedì 14 febbraio 2012

Como: guardare al futuro

C'è un punto in particolare, nella lettera di Gianstefano Buzzi recentemente ospitata dalla “Provincia”, che è da accogliere e condividere in pieno, e cioè il richiamo al senso di responsabilità individuale e collettiva necessario a salvare la città da una decadenza senza prospettive.
Quello che più importa è il futuro e la capacità di attivare le migliori energie sui temi dello sviluppo, non c'è dubbio. E il fatto che appaiano sulla scena tante ipotesi di liste più o meno “civiche” è anche il segnale di un possibile slancio di partecipazione diffusa, di una volontà di cambiare che è condivisa dalla maggior parte dei Comaschi. Con un rischio, lo dico subito: quello di produrre frammentazione, di disperdere energie o addirittura di contrapporre in modo poco produttivo le esperienze e le capacità di molti, scimmiottando a volte i lati peggiori della politica nazionale: gazzarre, cortine fumogene, esaltazione di problemi minuti oltre la loro reale portata, ideologie tirate in ballo a sproposito, eccetera. Purtroppo le campagne elettorali rischiano di accentuare aspetti deteriori della legittima competizione, e di vanificare gli appelli alla collaborazione tra quanti sono sinceramente animati dal desiderio di fare qualcosa di buono per la loro comunità, pur provenendo magari da prospettive differenti. E dovrebbe essere l'impegno di tutti i candidati quello di condurre il confronto sempre sul piano della proposta, mai della rissa.
Sinceramente mi auguro che ci possa essere la capacità di tutti i soggetti, oltre che di mettersi in gioco, anche di voler trovare un modo di confrontarsi che possa vicendevolmente arricchire le proposte, e porre le basi di una possibile sinergia futura, senza necessariamente annullare le differenze. Giustamente è stato detto che il futuro Consiglio comunale non dovrà avere una natura frammentaria, non ridursi a teatro di quei personalismi piccoli e grandi i quali hanno sin qui nuociuto gravemente alla politica comasca, e che dovrà recuperare un alto profilo istituzionale. Aggiungo che l'Amministrazione dovrà esprimere visibilmente e nei fatti – non solo a parole – una capacità di relazione costante con tutte le forze sane e attive della città, con le esigenze primarie dei cittadini e con un associazionismo che è tra noi ancora vitale e propositivo.
Le energie a Como ci sono, e in tanti, ogni giorno, ne facciamo esperienza. Ma occorre sapere non respingerle e non mortificarle. Per questo la via maestra per costruire relazioni, non solo tra partiti ed esperienze civiche, ma con tutte le componenti della città è rappresentata dell'ascolto, dalla disponibilità all'incontro, ad accogliere il punto di vista dell'altro per confrontarlo con le proprie visioni e per elaborare progetti quanto più possibile condivisi.
Personalmente, ritengo un segnale incoraggiante il fatto che Mario Lucini, avendo iniziato per tempo un cammino di proposta alla città, non intenda tirarsi indietro di fronte al confronto con nessuno. Ed il confronto tra le decine e decine di persone che stanno partecipando ai gruppi di lavoro sul programma mi sembra il segno di un metodo di partecipazione che si potrà non condividere, ma è almeno più genuino e più significativo di molte ricette calate dall'alto.
Sono certo che una simile disponibilità non potrà se non favorire l'incontro tra le forze economiche, professionali, sociali e culturali della nostra città. Sempre che si tratti non di “alleanze strategiche”, ma di una condivisione di percorsi. Di rivolgere lo sguardo alle soluzioni, e non alle poltrone.

lunedì 13 febbraio 2012

CoCoCo49 - Nuovi consigli di amministrazione e "occupazione" dei posti

Vengo a sapere della recente pubblicazione del bando per la nomina dei nuovi rappresentanti del comune nei consigli di amministrazione di Acsm-Agam, Spt Holding e di altri consigli direttivi. Viene spontaneo chiedersi se vi sembri davvero una scelta opportuna, intelligente (in senso proprio: di “leggere” e comprendere la situazione concreta di questo periodo) quella della designazione dei membri dei consigli delle partecipate proprio quando il vostro mandato è agli sgoccioli. Oltretutto, proprio nel momento in cui si discute se il Comune sia legittimato a mantenere quote nelle società medesime, se sia opportuno e strategico rispetto ai suoi scopi statutari? O meglio, prima ancora di avere deliberato in proposito?
Forse mi sbaglio, ma non mi risulta sia in essere una stringente tempistica basata su obblighi di legge tassativi. Obblighi che comunque, in molti casi, vengono disinvoltamente prorogati con deboli motivazioni. E qui si investe oltretutto una questione spinosa, molto dibattuta nel Paese, quella del ruolo della politica in questo genere di operazioni.
L'unica motivazione che regge nel disporre nomine su basi di collegamento politico è che il Comune viene direttamente rappresentato nei vari enti sul piano decisionale, di indirizzo. Pertanto potreste sostenere che questi consiglieri, in quanto di nomina politica, devono godere di un rapporto fiduciario con la guida dell'amministrazione.
E allora perché li si dovrebbe designare proprio ora, che siete ormai “terminati”, più o meno metaforicamente; proprio da voi, che avete illustri precedenti di decisioni improvvide, prese proprio alla viglia di un appuntamento elettorale senza volersi confrontare con nessuno?
Certo è commovente vedere quanta fiducia deponete nella continuità della vostra guida; ma è un giudizio che non depone molto favorevolmente nella capacità dei comaschi di trarre le conseguenze da quanto vedono, o che postula una loro completa perdita del senso della realtà. Chissà se vi basterà una nuova sfilza di promesse elettorali a far dimenticare lo scempio che la città ha dovuto subire in questi anni?
È anche una questione di valutazioni, direte. Vediamo le cose in modo differente.
Non è soggettiva, però, l'impressione di occupazione spietata dei centri di potere che dareste, una volta di più, con questa azione poco equilibrata. Una prova di forza, tale da condizionare operativamente la giunta futura, qualora i designati si trovassero a dover rispondere ad un'amministrazione di segno politico diverso dall'attuale.
Vi invito pertanto a sospendere questa procedura politicamente azzardata, mantenendo in essere le candidature legittimamente presentate e prorogando però i tempi della decisione al futuro mandato. La vostra credibilità non ne risentirebbe, anzi. Cogliete l'occasione che vi si presenta.

giovedì 26 gennaio 2012

CoCoCo48 - Vergognoso attacco al Presidente della Repubblica

Intervengo brevemente per esprimere il mio sconcerto di fronte alle dichiarazioni che un amministratore locale, il sindaco di un paese del bresciano, si è permesso di rivolgere al Capo dello Stato, attaccandolo con una tale mancanza di decoro umano e soprattutto istituzionale, da venirne completamente squalificato.
Già responsabile di atti discutibili, ha inteso reagire ad una legittima scelta del Presidente, che evidentemente intendeva sottolineare l'importanza del riconoscimento della dignità della persona umana in tutte le condizioni, affermando che “Gli adrensi si devono vergognare di avere un presidente della Repubblica che ha dato questa onorificenza”, e ancora, “Le onorificenze, quando sono assegnate a cani e porci, fanno divenire ingiustamente porci o cani anche chi le ha meritate”.
A parte la sintassi non proprio lineare, è vistosa la volontà di offendere, non certo di ragionare sui contenuti, ed eventualmente presentare un punto di vista alternativo, come la democrazia consente.
Non si tratta qui della libertà di valutare, ed eventualmente criticare, gli atti di una personalità politica, sia pure di quella interpretata con supremo senso della responsabilità del proprio ruolo dal Presidente Napolitano; qui si tratta semplicemente dell'espressione scomposta di toni e di forme inaccettabili per la loro violenza e volgarità, che squalificano peraltro solo chi li utilizza.
Riflette però un costume che troppi politici ormai praticano, una degenerazione costante che imbarbarisce la discussione politica e la degrada ad alterco di personaggi biasimevoli, dei quali è meglio smettere di parlare. È ora di finirla!
Sono perciò certo, nel condannare con la massima fermezza questo episodio increscioso, che offende assieme alla massima autorità politica anche tutti noi, nella nostra qualità di amministratori e di cittadini della Repubblica Italiana, sensibili ai principi di solidarietà richiamati dal dettato costituzionale, di interpretare il sentimento anche di tutti gli altri consiglieri. Esprimo insieme piena solidarietà al Capo dello Stato per questa aggressione che, sebbene la forma in cui è stata espressa non giunga all'offesa fisica, non risulta meno grave, soprattutto considerando da dove proviene.

venerdì 20 gennaio 2012

Affissioni abusive? Col plauso del PD...

Eccola qui, l'ennesima sanatoria per le affissioni abusive dei partiti politici contenuta in un emendamento al decreto Milleproroghe, firmato dai due relatori (Gianclaudio Bressa del Pd e Gioacchino Alfano del Pdl) e approvato ieri dalle commissioni Bilancio e Affari costituzionali della Camera. Ancora una volta si fissa a mille euro «per ogni anno e per provincia» la tassa da pagare per estinguere le violazioni commesse fino al 29 febbraio 2012.
Ho detto e scritto che provvedimenti come questo sono un abominio già quando erano promossi dalla Lega col Pdl, ma una qualche firma del PD si trova sempre. È una grande tristezza vedere che stavolta Bressa si aggiunge a questa accolita di irresponsabili arroganti, che esalta e premia - oggettivamente - l'illegalità, l'abuso, la prepotenza. Ci dica, Bressa, quando alle prossime elezioni i boss spendaccioni del centrodestra locale o i volenterosi attacchini padani copriranno i nostri manifesti del PD, esibendo così la loro profonda coscienza democratica come hanno già fatto cento volte (ho le foto), chi dovremo ringraziare? Verrà lei a staccarli uno per uno? E si rendono conto, i responsabili della comunicazione dei partiti, di quale immagine "onesta" si trasmette ai cittadini?

giovedì 19 gennaio 2012

CoCoCo47 - Approvata la mozione per la cittadinanza onoraria al Premio Nobel per la Pace Liu Xiaobo

Ecco il testo della mozione approvata dal Consiglio Comunale:
IL CONSIGLIO COMUNALE
PREMESSO CHE
- Nello Statuto del Comune di Como figurano tra gli obiettivi fondamentali il pieno sviluppo della persona umana e la reale partecipazione di tutti i cittadini all'organizzazione politica, sociale ed economica, per assicurare effettivi diritti di uguaglianza e libertà (art. 2), al punto che nel suo stemma è inserita la parola "Libertas" (art. 7);
- Una lunga tradizione di atti ed impegni ha fatto di Como una "città di pace", dedita a promuovere questo valore irrinunciabile, e in particolare a favorire la comprensione tra i popoli;
- Il premio Nobel per la pace 2010 è stato attribuito a Liu Xiaobo, "per la sua lunga battaglia non violenta a favore della democrazia e della pace" e dei diritti umani fondamentali in Cina.

CONSIDERATO CHE
- Da oltre due decenni, Liu Xiaobo è uno dei portavoce più rappresentativi della battaglia per l'applicazione dei diritti umani fondamentali in Cina. Infatti partecipò alle proteste e allo sciopero della fame degli studenti di Piazza Tienanmen nel 1989; fu uno degli autori e promotori di "Carta 08", il manifesto di tali diritti che è stato pubblicato in Cina il 10 dicembre 2008, in occasione del sessantesimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti umani, costantemente appellandosi al diritto alla libertà di espressione affermato nella costituzione cinese;
- Detenuto dalla fine del 2008, Liu Xiaobo è stato condannato il 25 dicembre 2009 a undici anni di prigione e a due anni di privazione dei diritti politici per "aver incitato alla sovversione contro lo Stato", nonostante il suo impegno sia sempre stato caratterizzato da un atteggiamento rigorosamente propositivo, non violento ed orientato al bene del suo paese, e si trova attualmente rinchiuso nella prigione di Jinzhou, provincia del Liaoning;
- La moglie di Liu Xiaobo, Liu Xia, dopo aver visitato il marito in carcere è stata riaccompagnata a Pechino, dove è ora soggetta a un provvedimento immotivato di arresti domiciliari, secondo una pratica comune per i coniugi dei difensori dei diritti umani, come rileva Amnesty International: infatti lo stesso è accaduto a Yuan Weijing e a Zeng Jinyan, mogli dei due noti difensori dei diritti umani Chen Guangcheng e Hu Jia.

EVIDENZIATO CHE
- Secondo le parole di Liu Xiaobo, "in termini di effetti oggettivi, è più pericoloso chiudere la bocca alle persone che bloccare il corso di un fiume. Le alte mura di una prigione non possono trattenere la libertà di espressione. Un regime non può fondare la propria legittimità sulla soppressione delle diverse opinioni politiche, né può mantenere una pace e una stabilità durevoli attraverso la censura. Perché i problemi che provengono dalla canna di una penna possono essere risolti solo dalla canna di una penna; quando si usa la canna di un fucile per risolverli, si può solo creare lo scempio dei diritti umani".

IMPEGNA IL SINDACO E LA GIUNTA
- ad attivarsi per concedere a Liu Xiaobo la cittadinanza onoraria di Como;
- ad attivarsi per richiedere in tutte le sedi competenti la liberazione del Nobel cinese e della moglie.

domenica 1 gennaio 2012

I Soloni della Padania

Che bella fine d'anno in Padania! Prima Calderoli minaccia il capo del governo, "dia le dimissioni, perché sennò la verranno a prendere a casa". Quindi Bossi insulta il capo dello stato coi toni razzisti che gli sono propri e che non ha mai rinnegato: "Terùn".
Bravi, bene: come al solito molti validi argomenti, rispetto assoluto degli altri, credibilità alla stelle. Provateci pure, a far dimenticare che negli ultimi dieci anni avete fatto solo chiacchiere e slogan (spesso volgari, sempre fasulli), non avete governato, in realtà, ma semplicemente occupato una caterva di poltrone, fino all'apoteosi della promozione regionale del vostro "Trota", e offrendo in cambio al paese la soluzione decisiva dei "ministeri a Monza".
Quanta miseria, morale e politica. Fino a quando gli sciocchi tollereranno, ameranno, seguiranno gli imbroglioni che li sfruttano? Alla dabbenaggine non c'è davvero mai fine?

[a domanda, preciso]:

Io (NB: uomo del nord, come un'altra maggioranza di nordici che non vota lega) mi limito a constatare due fatti abbastanza evidenti: 1-le promesse non mantenute dopo un decennio di governo; 2-un linguaggio politico quantomeno ripugnante, a tratti accostabile alle peggiori esperienze storiche del passato.
Non sono certo indifferente ai problemi del mio territorio, né agli abusi di una classe politica che per tanti anni, e spesso ancora oggi utilizza i problemi generali e quelli del Sud per costruirsi comode posizioni. Ma mi sembra evidente che tanti di quelli che inalberano i problemi del Nord si sono di fatto comportati in maniera speculare, e che, tranne qualche sporadica eccezione, si è promossa una quantità di personaggi inadeguati (e mi sento generoso). In compenso si è diffusa una mitologia antistorica e risibile, indegna di menti adulte, e uno spirito grettamente antisolidaristico, che è un reale veleno per le coscienze. Ma soprattutto la convinzione che le spiegazioni grossolane, le soluzioni semplicistiche siano adeguate ad affrontare la complessità dei problemi attuali, è il lascito più sconcertante che questa politica ha prodotto.
Ho troppo rispetto per il buonsenso e la concretezza delle persone che abitano i nostri paesi e le nostre città, per pensare che - dopo aver coltivato comprensibilmente la speranza che questa fosse la strada da percorrere in vista di un reale cambiamento - non sia iniziato un processo di ripensamento critico. Vedere in questi anni la creazione di una dinastia familiare in stile nordcoreano per la successione al Capo (il quale, molto democraticamente, "ha sempre ragione"), la totale sudditanza agli interessi processuali e affaristici di Berlusconi (che dieci anni prima Bossi definiva "mafioso") e la piena corresponsabilità nell'inazione politica del decennio peggio governato della storia repubblicana, secondo me sta facendo ricredere molti di coloro che, come qualcuno giustamente afferma, hanno seguito silenziosamente la bandiera verde, e che si sono visti proporre in cambio... "i ministeri a Monza".
Gli altri, quelli che amano gli elmi cornuti, le ampolle con l'acqua del dio Po, la chiusura dell'economia e i protezionismi (in un orizzonte globalizzato!), quando non gli insulti razzisti o peggio, possono continuare a illudersi finché campano, chi glielo impedisce?. Quello di cui sono sicuro è che non vedranno mai migliorare concretamente la loro esistenza ad opera di polticanti cialtroni. Spero solo che intanto il paese non perda troppo tempo, perché la nostra attuale alternativa non è la Padania. Ma la Grecia.