Albrecht Dürer, Navis Stultorum (in S. Brant, Narrenschiff - 1497)

mercoledì 25 febbraio 2009

Dal Parlamento: prepotenti graziati, cioè premiati

Ancora una volta constato con tristezza come il Parlamento possa mutarsi in un luogo dove della legge si fa scempio. Tutti i luoghi comuni sull'arroganza della “casta” vengono puntualmente confermati grazie ad un emendamento al decreto legge “milleproroghe” con cui i partiti politici si sono graziati quattro anni di multe per i manifesti abusivi di propaganda politica. È uno dei più imponenti condoni che si sono concessi: in cambio di soli 1.000 euro all'anno per ogni provincia, vengono cancellate le innumerevoli multe che essi hanno collezionato dal 2005 ad oggi, e che in massima parte si sono ben guardati dal pagare. Decine, se non centinaia di migliaia di euro che non arriveranno mai più nelle casse già provate di ogni singolo Comune, costretto per giunta a dimostrare di essere “virtuoso” (non tutti si chiamano Roma o Catania, e possono beneficiare di amicizie particolari...). Non lo dico io, lo afferma il servizio bilancio della Camera: quel condono mette a rischio il patto di stabilità dei comuni dal prossimo anno.
Ma noi contribuenti, intanto, avevamo sostenuto di volta in volta le spese per la rimozione dei faccioni e dei simboli abusivi! Voglio perciò esprimere pubblicamente la mia gratitudine al senatore ex An, ora Pdl, Domenico Benedetti Valentini, il quale ha preparato il condono quadriennale sostenuto dai suoi tre compagni di partito (due ex An, Mugnai e Nespoli, uno ex Forza Italia, Andrea Pastore), nonché al senatore Pd, Mauro Maria Marino, già funzionario della Regione Piemonte, che proprio non poteva lasciarsi sfuggire l'occasione di evidenziare che la pratica della disonestà istituzionalizzata trova ampio consenso fra gli opposti schieramenti. Per lui un “bravo” particolare, vorrei proporlo come candidato al Nobel dell'opposizione costruttiva. Grazie infine a costoro per l'esempio educativo, che non mancherò di sottoporre ai miei allievi, illustrando ai futuri cittadini il concetto che “il reato non paga”. Grazie a nome dei contribuenti tutti, i quali penseranno con soddisfazione che le tasse non calano, è vero, ma almeno è per una buona causa: quella delle casse dei partiti.

venerdì 20 febbraio 2009

Astrazioni

"Un'idea, un concetto, un'idea / finché resta un'idea è soltanto un'astrazione / se potessi mangiare un'idea / avrei fatto la mia rivoluzione". Così Giorgio Gaber. Così la triste (non solo per me) vicenda del PD.
Non basta credere nella bontà di un progetto, l'ho imparato a mie spese. I progetti camminano sulle gambe delle persone, e molti, troppi hanno rivelato una tragica insufficienza. Non certo per mancanza di intelligenza o di esperienza, ma per assenza di umiltà, di solidarietà, di condivisione: non parlo dei termini evocati nei discorsi, ma delle prassi costantemente e colpevolmente replicate. D'altra parte, si raccoglie quello che si è seminato.
Vari - certo - gli errori di Veltroni, ma nessuno al suo posto avrebbe potuto realizzare qualcosa di vitale, per non dire efficace, con questa compagnia di strateghi e maghi della politica, tutti orgogliosamente compresi nel loro ruolo e indifferenti alle operazioni di cura e di accoglienza del nuovo nato. L'importante era assicurare la propria sopravvivenza politica.
Grandiosi poi i regolamenti astratti, altisonanti ed iperuranici, le rigidità ridicole e razziste della parità di genere imposta con il bilancino del farmacista e l'arroganza di una lobby sempliciona (quanti fantasmi di sesso femminile in questi mesi, almeno in ambito locale!), le assemblee oceaniche che si convocano per acclamare - non certo per dibattere e costruire insieme - e che fanno da contraltare alla quasi completa assenza di luoghi e di occasioni di confronto ad ogni livello, ma soprattutto nella "base"?
E, infine, il "popolo": non sono più sicuro che le primarie (ottime perché democratiche, ma comunque strumento delicato) siano un'opportunità che "noi" sappiamo davvero usare per crescere. Io le ho viste impiegate più per fomentare divisioni, per rivendicare superiorità politiche o morali, per schierarsi e dividersi senza più sapersi ricomporre, per sentenziare in maniera oppositiva o comunque sospettosa anche a mesi di distanza. Forse ciascuno è troppo abituato ad aver ragione, per poter comprendere le ragioni degli altri suoi compagni di avventura e lasciarsene fecondare, per abituarsi a pensare in maniera più aperta e autenticamente "laica".
Non sostengo che "l'avevo detto". Ho continuato a sperare anche dopo le esperienze più sgradevoli e sfiducianti. Ma quanto più temevo, i peggiori presagi, li ho visti realizzarsi giorno dopo giorno sotto i miei occhi fino ad oggi.
Parole di speranza? In un'altra occasione, forse...