Albrecht Dürer, Navis Stultorum (in S. Brant, Narrenschiff - 1497)

giovedì 22 maggio 2014

CoCoCo 2014-8: Un dibattito che poteva rimanere nell'ambito delle mere possibilità

L'esperienza in Consiglio Comunale riserva sempre nuove sorprese: in questa occasione, un dibattito tra i più inconsistenti cui nella storia dell'aula sia stato dato assistere. Né personalmente posso dissociarmi: se, replicando, decido di prendervi parte, significa che questo diventa anche il mio dibattito, ne assumo la responsabilità. Tutto sta a capire se pronunciarlo, questo intervento, facendo perdere anch'io un po' di tempo all'aula, o se lasciarlo a livello di riflessione abbastanza sconsolata.
Devo riconoscere che questo tempo passato in discussioni che ritengo inconcludenti (come dirò tra poco) a me personalmente è servito molto. Perciò, senza ironia, o perlomeno con una ironia molto più contenuta di quanto mi è abituale, ringrazierei tutti coloro che sono intervenuti, perché mi hanno aiutato a capire meglio come mai, pur avendo iniziato (“da zero”, per così dire, senza altre attività di partito precedenti) la mia esperienza politica ormai quasi dodici anni fa, e avendo ricoperto vari incarichi, interiormente io non sia mai riuscito a considerarmi “un politico”, ma al massimo un cittadino che si mette temporaneamente a disposizione per l'attività politica. È una contraddizione che avverto tanto più viva, proprio perché non credo nella retorica del “noi” (i buoni cittadini) e “loro” (i cattivi politici) che oggi sembra andare per la maggiore: ci sono, è vero, tanti cattivi politicanti, gente che pensa al proprio tornaconto sopra ogni altra cosa, o considera la politica come la continuazione della guerra con altri strumenti, atta perlopiù a nutrire un orgoglio personale senza misura né ritegno. Le conclusioni personali a cui sono arrivato non interessano a nessuno, per cui le sorvolo. Ma questo spiega almeno in parte l'ottica in cui mi pongo quando dico di ritenere che nella presente circostanza i soldi dei cittadini potevano veramente essere spesi meglio. La stampa ha già avuto occasione di rimarcare questo fatto, e ha pienamente ragione, tanto più che, da una ricognizione che per ora ho condotto in modo abbastanza episodico, ma che mi riprometto di approfondire analiticamente appena otterrò alcuni altri dati, la produttività del nostro consiglio comunale – parlo in termini semplicemente quantitativi – è drammaticamente inferiore, anche nell'ordine di due/tre volte in meno, rispetto ai consigli dei capoluoghi confinanti. Questo non può che derivare dal modo con cui sono intesi i lavori d'aula, ossia dal peculiare utilizzo che ciascun consigliere fa – pur nella piena legittimità delle sue funzioni – del tempo che gli è messo a disposizione dal Regolamento.
Non a caso, anche in quella che appariva una attività diversa dal consueto (presentare candidature alla presidenza del Consiglio e procedere all'elezione), si è sollevata una questione regolamentare, sulla quale sia ben chiaro che non posso sollevare obiezioni di sorta: una volta che si è precisato che l'assenza di una specifica previsione in proposito rende di fatto equiparabile l'atto che ci siamo accinti a votare alle altre delibere, la questione dei tempi di ogni intervento si decide da sé, e quindi va riconosciuta l'abilità di chi ha saputo orientare in tal senso la questione.
Non si può però non rilevare che i precedenti non sono mai andati in tal senso, ossia non c'è mai stato un dibattito preliminare a simili elezioni. E c'era una valida ragione: si tratta infatti di un atto di nomina, non di una delibera in senso proprio. Cos'ha avuto da dire l'aula, al di là dell'attestazione di stima per le qualità di uno dei candidati proposti da parte dell'opposizione (stima alla quale mi associo)? Cosa ha occupato tante ore? Semplice: al ripetuto grido di “nulla di personale”, nelle forme più varie e più o meno pertinenti, si è invece scatenato il consueto arrembaggio ai tanti torti della maggioranza, ai suoi vizi, all'assenza di dialogo, e soprattutto alle presunte “ragioni” per cui il candidato proposto dal Partito Democratico non sarebbe qualificato a svolgere una funzione super partes, con apprezzamenti tutt'altro che neutri. Cui prodest? Certo non giova alla qualità del dibattito politico, né alla comprensione del cittadino comune, il quale vedrà senz'altro rafforzata la sensazione che la politica attuale sia fatta di nulla, o quasi.
È legittimo che una parte dell'aula si senta meno garantita da una personalità rispetto a un'altra, ma che si sprechino ore per farlo presente è certamente un'anomalia, un segno di malfunzionamento grave di questo Consiglio. Per fare mente locale, risulta forse a qualcuno che nelle ben più importanti occasioni dell'elezione dei presidenti di Camera o Senato, o dello stesso Presidente della Repubblica, le aule si attardino in digressioni interminabili sull'opportunità dell'una o dell'altra scelta, dipingendo in modo positivo o negativo le presunte qualità dei candidati?
D'altronde, perché in tali occasioni il voto è sempre segreto? Non forse proprio in quanto è una valutazione insieme politica e di coscienza? Frutto magari di riflessioni, discussioni ampie e di valutazioni che i gruppi politici hanno tutto il diritto di fare, consultandosi al loro interno e con gli altri, ma predisponendo le riunioni in altri tempi, senza metterle a carico del bilancio comunale, ossia dei contribuenti? Se qualcuno poi vuole riferire ai quattro venti il perché e il percome del suo voto lo potrà sempre fare a mezzo di conferenze stampa o chiacchierate al bar. Certo sarebbe stato molto più opportuno non consumare invano tanto tempo che potrebbe essere più utilmente dedicato ai problemi dell'amministrazione reale.

giovedì 8 maggio 2014

CoCoCo 2014-7: Sul Piano delle alienazioni e valorizzazioni Immobiliari per l'anno 2014 e il triennio 2014/2016.

Nel nostro Comune è stato varato qualche settimana fa il programma triennale dei lavori pubblici, noto anche come piano delle opere. “Per il 2014, sono previsti investimenti per un totale di 6milioni e 800mila euro e sul triennale di quasi 18milioni di euro (17milioni e 958mila euro) Nell’elenco per il 2014 figurano interventi per la sistemazione straordinaria dei marciapiedi (150mila euro l’importo per il 2014; 470mila euro il totale 2014-2016), per gli asfalti 700mila euro (un milione e 600mila euro il totale 2014-2016), per la manutenzione straordinaria degli impianti di illuminazione (150mila euro l’importo per il 2014; 410mila euro il totale 2014-2016), per la manutenzione straordinaria della pavimentazione del centro città (150mila euro l’importo per il 2014; 610mila euro il totale 2014-2016), per la riqualificazione di piazza Grimoldi e via Pretorio (450mila euro l’importo totale per il 2014), per interventi di mobilità sostenibile (200mila euro l’importo per il 2014; 600mila euro il totale 2014-2016), per la manutenzione straordinaria del verde pubblico (200mila euro l’importo totale per il 2014), per la velostazione per il ricovero delle biciclette a Como Borghi (160mila euro di cui 130mila euro finanziati dalla Fondazione Cariplo), per lavori di manutenzione straordinaria delle case comunali (440mila euro l’importo per il 2014; 840mila euro il totale 2014-2016), per le scuole (un milione e 230mila euro per il 2014, due milioni e 300mila euro il totale 2014-2016), per i muri a lago del lido di Villa Geno (200mila euro per il 2014, 400 mila euro il totale 2014-2016). In elenco figura anche la riqualificazione e la valorizzazione del portico del Broletto per l’allestimento di un punto di informazione turistica (250mila euro l’importo per il 2014; 450mila euro il totale 2014-2016), (lavori definiti insieme agli albergatori e che saranno finanziati attraverso l’imposta di soggiorno)”. (Cfr. http://ecoinformazioni.wordpress.com/2014/02/25/como-programma-triennale-delle-opere)
La priorità individuate saranno scuole, case e strade nonché i lavori di completamento della rete fognaria, che se non fossero ultimati potrebbero portar l’ente ad essere sanzionato. Qualcuno non esita a chiamare questa una mancanza di visione, di prospettiva, di capacità di intervento. Lo possiamo senz'altro ascoltare, in nome della libertà di espressione e del ruolo di opposizione che è il sale della democrazia, ma è ben difficile che con la parzialità possa riuscire a convincerci.
Qualcun altro (Mario Lucini) in proposito ha ricordato più opportunamente che “i Comuni operano in situazioni estreme ed è necessario e urgente che il Governo intervenga per modificare i parametri del patto di stabilità e quelli del fondo di solidarietà. Como ha i conti in ordine, ma il patto di stabilità ci strozza. Per il 2014 la forbice che dovremo garantire è stata addirittura aumentata e portata a 10milioni di euro; quanto alla quota dovuta per alimentare il fondo di solidarietà il Comune di Como nel 2013 ha versato 8 milioni e 800mila euro”; anche per il 2014 non c'è da aspettarsi nulla di buono.
È solo in questo contesto che può essere letto il piano delle alienazioni che ci apprestiamo a votare. In questa fase congiunturale, il reperimento di risorse attraverso la dismissione di immobili non connaturati alle esigenze specifiche della gestione cittadina rappresenta un'importante, anzi cruciale fonte di finanziamento degli investimenti che l’Amministrazione intende realizzare a vantaggio della collettività.
Si deve tener conto che sarebbe in ogni caso opportuna e necessaria una chiara identificazione della corrispondenza o meno dei beni rispetto alle funzioni istituzionali dell'ente comunale, anche in considerazione degli oneri di gestione certamente non irrisori che la loro amministrazione comporta. Inoltre questo passaggio è allo stato il solo che possa consentire di disporre di capitali da destinare agli scopi che abbiamo ricordato in partenza, senza la necessità di ricorrere al reperimento di capitali onerosi attraverso l’indebitamento. Suppongo inoltre che nessuno dei presenti si sognerebbe di invocare come alternativa percorribile l'aumento di una pressione fiscale che è giunta già a livelli estremi. E allora?
Prescindere da questa condizione di fatto, sminuirla o tacerla, significa solo mostrare una parte della verità e quindi proporre una lettura sostanzialmente irrealistica dello stato delle cose. Si può certo sperare, o meglio sognare che le risorse arrivino da altre fonti, più o meno attendibili rispetto a quelle che il piano mette in essere – infatti anche queste risorse, non ce lo nascondiamo, rischiano di essere almeno in parte virtuali: ma è certo che senza disporne concretamente il programma di alienazione non ci sarebbe alcuna possibilità di vederle neppur parzialmente realizzate.
Si lamenta, comprensibilmente, che si cedono beni destinati a non fare più ritorno nella disponibilità pubblica. Ora, da un lato questo può dispiacere, ma è difficile non vedere come il provvedimento altro non faccia che assecondare quanto disposto da una puntuale normativa in proposito, che trova attuazione in questi anni su tutto il territorio nazionale. Non ce lo inventiamo noi, spinti da chissà quale ispirazione nefanda. Stiamo dando attuazione all'art. 58 della legge 133/2008, che dispone in pratica un concreto incremento delle alienazioni da parte degli Enti locali, le quali non si sono diffuse a caso: esse vengono infatti fortemente incoraggiate dai mancati introiti dei trasferimenti agli enti e dalla carenza sempre maggiore di liquidità. Che questa sia una colpa imputabile alla presente amministrazione non sembra sostenibile; invece, che in anni passati governi insensibili ad un autentico risanamento dei conti pubblici e orientati piuttosto all'ottenimento del consenso con metodi rozzazmente populistici (inclusa la negazione della crisi economica in corso), e pronti perciò a nascondere la polvere sotto il tappeto piuttosto che intervenire con serietà e rigore, sembra essere un dato storicamente consolidato. A noi tocca purtroppo fronteggiare il risultato di tale insipienza, e anche del fatto che tanti cittadini sembrano preferire il facile richiamo del pifferaio magico di turno, che li convince senza fatica dell'inutilità di compiere sacrifici nel nome dell'interesse comune. Fino al momento in cui la realtà non può più essere occultata. Spero ci siamo resi conto tutti che questo momento è già arrivato da tempo anche a Como. Se così non fosse, propongo qualche altra recente dichiarazione in merito alla sofferta decisione delle dismissioni di beni acquisiti dalle generazioni del passato. Questa scelta è infatti stata vista come “la prova che le amministrazioni precedenti siano state lungimiranti e dunque noi oggi possiamo utilizzare questo capitale”; “se si ragiona con il cuore si dovrebbero mantenere, ma a livello di portafoglio è necessario dismetterle” (il capogruppo leghista di Varese Giulio Moroni). “La vendita è legata al Patto di stabilità, particolarmente severo” (l’esponente Pdl, Stefano Crespi, presidente della Commissione relativa). Tra Como e Varese ci sono poco più di 20 km in linea d'aria. Difficile pensare che si tratti di due mondi tanto diversi. Vero è invece che è spesso in atto il gioco delle parti, per cui le maggioranze e le opposizioni si stanno confrontando in modo analogo, sia pure a ruoli invertiti: il giudizio in proposito non spetta a noi, e lo lasciamo volentieri agli elettori che esprimeranno la loro valutazione tra qualche anno. Anche perché allora sarà possibile misurare concretamente i risultati di un processo ormai avviato, anziché limitarsi ad ascoltare le funeste previsioni dei profeti di sventura.
Una parola infine sulle ventilate “valorizzazioni preventive” del patrimonio, che almeno in apparenza consentirebbero un incremento del valore dei beni e quindi successive realizzazioni più cospicue. La giunta sarebbe colpevole di non averle prese in considerazione, per l'incapacità che le viene aprioristicamente tributata con la consueta generosità. Tuttavia sono le valutazioni degli esperti a generare più di una perplessità in materia. Infatti, nonostante il vasto potenziale di gran parte degli immobili siti in Italia, nonché lo sforzo del legislatore in relazione ai processi di valorizzazione degli immobili pubblici, è un fatto evidente che non si è assistito ad una ondata di interventi in tale ambito. Tra le principali cause si annoverano gli aspetti procedurali, in generale, e le peculiari caratteristiche del contesto economico attuale. In particolare:
- nonostante lo sforzo normativo perseguito dal legislatore in tale ambito negli ultimi tempi, il percorso amministrativo – procedurale risulta complesso e caratterizzato da tempistiche incerte poco in linea con il mercato;
- la forte carenza di liquidità sui mercati finanziari [...] rallenta significativamente i processi di finanziamento delle operazioni immobiliari;
- e soprattutto l’arresto del mercato immobiliare registrato negli ultimi anni, con particolare riferimento alla domanda di immobili, determina un innalzamento del livello di rischio delle operazioni. (Cfr. http://www.edilbox.it/mercato-edilizia/95/gestione-immobiliare-sostenibile-un-percorso-di-valorizzazione-attualmente-praticabile.aspx)
Se ci riferiamo appunto allo specifico della nostra situazione, è chiaro come la prospettiva di effettuare forti investimenti in tal senso, con garanzie di rientro quantomeno incerte, risulti abbastanza fantasiosa. A meno di non indicare con chiarezza dove si andrebbero a reperire queste risorse aggiuntive, e di mettere in conto i tempi certamente non brevi di simili interventi. Dopo di che, si rimarrebbe ugualmente esposti alle forti incertezze del mercato attuale. Non sembra proprio una strada agevole da percorrere, e neppure in grado di offrire una prospettiva rassicurante.
In conclusione, noi ci dichiariamo favorevoli a questo piano di interventi, che valutiamo un atto ponderato, articolato e soprattutto corrispondente ai provvedimenti legislativi seguiti in questi anni da una pluralità di Amministrazioni che si sono viste in grado di valutare le opportunità offerte da questo processo in rapporto ai fabbisogni pregressi e alle strategie di futuro sviluppo a cui aspirano le singole comunità urbane. Non lo consideriamo evidentemente il rimedio a tutti i problemi che affliggono la nostra città, ma riteniamo insensato demonizzarlo e chiuderci pregiudizialmente a questa prospettiva, che ha in sé la potenzialità concreta di contribuire ad affrontare una fase difficile e insieme a rendere possibile il rilancio di un'azione amministrativa più efficace.
Di tutto cuore, ci auguriamo risultati almeno parzialmente adeguati ad affontare le grandi sfide della gestione cittadina e a supportare la realizzazione del nostro programma. Che potrà apparire, è vero, rallentata e in certi ambiti ancora da avviare proprio a causa delle pesanti ipoteche del recente passato, sommate alle avversità congiunturali, ma che non è certo stata trascurata né dimenticata ed è sicuramente destinata a risultare più percepibile nel tempo a venire, anche per il rinnovato impegno che la giunta Lucini e la maggioranza sono chiamate ad esprimere in questo passaggio politicamente complesso.