Albrecht Dürer, Navis Stultorum (in S. Brant, Narrenschiff - 1497)

venerdì 29 luglio 2011

Attori

Sin dall'epoca della Commedia dell'Arte, l'Italia ha visto cimentarsi nella pratica della recitazione gran quantità di persone. Anche in tempi recenti, produciamo eccellenti attori di teatro, che purtroppo non raccolgono in genere gli stessi riconoscimenti di quelli, solitamente mediocri, che si dedicano al cinema, o alla banalità assoluta delle fiction televisive.
Vi è però un'ultima categoria di attori, che sembra quella meglio sistemata di tutte. Lo possiamo constatare facilmente in quella serie di episodi sempre più farseschi che la politica nazionale ci sottopone, culminata ora nell'istituzione di pseudo-sedi ministeriali nella Villa Reale di Monza. Vi è il fondato sospetto che ci costeranno care senza servire a niente, ma chi saprebbe rinunciare al quadretto di una classe politica che celebra se stessa e la propria capacità di incantare le masse? I salamelecchi della circostanza, e soprattutto la foto di Bossi che sventola una mazzetta di denaro millantando di “portare i soldi al Nord” ci rivelano meglio ancora delle tante contraddittorie dichiarazioni delle pagine politiche, che alla guida del paese si è installata da anni una simpatica compagnia di guitti in grado di recitare meravigliosamente “a soggetto”, secondo l'estro del momento, nonché abilissimi nell'aggirare sistematicamente i nodi irrisolti di un paese in crisi. E nel piazzare intanto i “figli d'arte” su remunerate poltrone nei vari Consigli politici ed amministrativi, restando sempre in sella e raccontandoci che va tutto per il meglio. Le claques che ancora li applaudono, presumono davvero che l'illusione durerà per sempre? O si ricrederanno, una volta che il sipario sarà bruscamente calato?

lunedì 25 luglio 2011

Show volgari alla festa PD di Campiano

http://www.zeroviolenzadonne.it/rassegna/pdfs/1389c426fa20a85c5a599bd300ecc3e1.pdf
Leggiamo anche che secondo il Pd locale ''le polemiche dei giorni scorsi hanno prodotto un'immagine distorta e sbagliata della festa e delle iniziative che contiene'' e ''la moralita' e coerenza con i valori del partito dei volontari non possono essere messi in discussione'' anzi ''dopo 65 anni di storia la festa di Campiano, cosi' come la dignita' dei volontari che la realizzano, sono un patrimonio di cui il Pd e' orgoglioso e che intende salvaguardare''. Da qui il richiamo agli organizzatori, nato dalla ''necessita' di mantenere lo spirito di aggregazione e di partecipazione della comunita' che ha sempre contraddistinto la festa, ed evitare situazioni che producono divisioni, lacerazioni e contrasti''.
In effetti, era proprio difficile pensarci prima... Se queste fossero le capacità di leggere la società e di affermare valori del PD, saremmo a posto! Questo episodio, come la più lieve - ma non indifferente - vicenda del manifesto con le gambe femminili in bella vista, testimoniano che per "esser come la gggggente", spesso si rinuncia a riflettere, facendo prevalere una assoluta superficialità che sconfina nella stupidità politica, prima ancora che umana. La mercificazione del corpo femminile (indipendentemente dal consenso prezzolato dell'interessata) non è stato forse il tratto più caratterizzante della subcultura berlusconiana, in lunghi anni di TV ben prima che nelle ville sarde o tra le mura di Palazzo Grazioli? Ci vuole un master in scienze della comunicazione per capirlo? Il rimedio tentato di fronte alle sacrosante proteste delle donne del PD (uno spogliarello maschile) appare poi come una piena convalida del fatto che la grossolanità era intesa, voluta, difesa.
Che idea della persona, quale progetto di società ne emerge? E ai vertici del partito, costa tanto mostrarsi un poco più incisivi, richiedendo almeno pubbliche scuse di fronte a queste offese alla dignità umana? Temono di essere qualificati come bacchettoni?

lunedì 18 luglio 2011

Corporazioni + privilegi = declino inarrestabile

Se il paese un giorno andrà a fondo, è ovvio, le responsabilità saranno molteplici. Sembra tuttavia che in questi giorni una discreta parte se la siano voluta assumere quei rappresentanti di corporazioni seduti in Parlamento a difendere interessi e rendite di una ristretta parte di Italiani, contro gli altri. Come definire altrimenti l'atteggiamento di quelle decine di avvocati-parlamentari della maggioranza che hanno minacciato di non votare la manovra finanziaria se non si fossero azzerate le liberalizzazioni riguardanti il loro Ordine? E cosa pensare di quella quindicina di sindaci e presidenti di Provincia-parlamentari, che hanno annunciato un'analoga, cieca opposizione pur di non perdere il diritto al cumulo delle cariche e degli emolumenti?
Già, perché a motivare la difesa con fiero cipiglio della categoria cui appartengono questi illustri rappresentanti del popolo (ma, nella sostanza, lo sono davvero?) è soprattutto l'intoccabilità del privilegio di continuare a esercitare la professione o le altre cariche amministrative anche durante il mandato elettivo, in spregio a qualunque conflitto di interessi, cumulando reddito e indennità, e anzi incrementando il volume dei clienti e degli affari grazie alla carica ricoperta, a differenza di quanto avviene ad esempio per professori e magistrati che devono andare in aspettativa. E un avvocato può addirittura legiferare sulla materia delle cause di cui si sta occupando!
Ma perché stupirsi? In un frangente tanto grave come l'attuale, la maggioranza al completo è stata lesta nel caricare gli Italiani dei necessari sacrifici, guardandosi bene però dall'annullare spese che non portano alcun beneficio alla collettività, come i vitalizi degli ex parlamentari, e dall'approvare la tante volte promessa riduzione degli emolumenti di quelli in carica, con il taglio delle auto blu e di altri privilegi. Chissà se, per costoro, siamo davvero tutti sulla stessa barca?

giovedì 14 luglio 2011

CoCoCo35 - Mozione sulle persecuzioni religiose

Voglio premettere che lo spirito che anima la mozione è ampiamente condivisibile. Tutte le persecuzioni dovute a motivi ideologici, religiosi, all'orientamento sessuale o all'esercizio della libertà di coscienza che spetta ad ogni persona vanno condannate senza alcuna riserva, ed è in tale spirito che gli attentati e le persecuzioni anticristiane sono da considerarsi esecrabili. Ed è giusto attivarsi con ogni mezzo per denunciare, sensibilizzare e, possibilmente, modificare questa situazione. Non certo con uno spirito di parte: gli atti di islamofobia o di antisemitismo sono altrettanto esecrabili di quelli compiuti contro le minoranze cristiane in altri paesi. Il riconoscimento delle sofferenze degli uni non deve avvenire al prezzo della negazione di quelle degli altri.
Troppi sono i luoghi in cui si continuano le persecuzioni religiose, nonostante i governi abbiano a suo tempo firmato la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo; in molti casi il rispetto di questi diritti è stabilmente ignorato, o si registrano peggioramenti, come appare dall'ultima edizione della World Watch List, la lista nera dei paesi ove la persecuzione è reale. Vediamo ai primi posti Corea del Nord, Iran, Afghanistan, Arabia Saudita, Somalia, Maldive, Yemen, Iraq, Uzbekistan, Laos, Pakistan, registrando purtroppo peggioramenti assai sensibili in Afghanistan, Pakistan, Nigeria, Marocco.
"In Iraq ormai rimangono solo circa 334.000 cristiani a causa della persecuzione e della generale situazione di violenza e disperazione, meno della metà delle presenze registrate nel 1991. Dalla caduta di Saddam Hussein, la loro condizione si è considerevolmente deteriorata. I cristiani pagano il prezzo dell’atmosfera anti-occidentale che si respira nel paese e sono visti come collaborazionisti dell’Occidente.
In Afghanistan si è intensificata la persecuzione dei cristiani ex mussulmani da parte del governo. I cristiani afghani non vengono accettati nella loro società prevalentemente islamica e la legislazione non è chiara in merito ai loro diritti religiosi, determinando manifestazioni di violenza incontrollata nei loro confronti e la richiesta della condanna a morte di questi apostati dall’Islam.
In Pakistan le leggi anti-blasfemia vengono di continuo applicate ingiustamente a danno dei cristiani, principalmente per redimere questioni personali. L’arresto della cristiana pakistana Asia Noreen (Bibi) nel 2009 e la sua successiva condanna all’impiccagione per blasfemia in novembre hanno attirato l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale, ma è solo uno dei tanti casi. La gravità della situazione è testimoniata dalla recente uccsione di Shahbaz Bhatti, Ministro per le minoranze religiose del Pakistan, cattolico, preceduta da quella del governatore del Punjab, Salmaan Taseer, colpevole di aver messo in discussione la legislazione vigente, che ho anche ricordato a Marzo in questa sala.
Anche nella Nigeria del Nord la condizione dei cristiani è notevolmente peggiorata in quest'ultimo anno. Le violenze hanno portato alla morte di circa 2.000 persone, alla fuga di altri 4.000, alla distruzione di migliaia di abitazioni di cristiani. Sono state distrutte varie chiese, incarcerato un certo numero di cristiani e rapiti almeno 100 bambini, sequestrati a quanto sembra affinché siano poi educati come musulmani".
Sempre consultando la World Watch List, emerge con tutta evidenza che la matrice persecutoria è variegata, a seconda delle aree geografiche, con un integralismo non solo islamico, ma anche indù e persino buddista, oltre alla tradizionale cecità antireligiosa dell'ateismo comunista, nei paesi in cui questa ideologia è rimasta a paravento di dittature schiavistiche e di oligarchie, che a tutto mirano fuorché all'eguaglianza tra gli uomini.
In molti paesi peraltro comincia a destarsi la coscienza che le cose non possono più restare così come sono, così come si è anche coscienti che di fatto l’Islam è la prima vittima dell’integralismo islamista.
Saremmo dunque stolti a connotare la difesa dei diritti contrapponendoci ad altre tradizioni culturali e religiose, tentazione alla quale le posizioni neoconservatrici non sono sempre state aliene, nei casi peggiori proponendo un ipotetico diritto ad essere intolleranti a casa nostra finché in tutti i paesi di altra matrice non cessi l'intolleranza anticristiana. Negli USA sono emerse addirittura posizioni dementi di fanatici che si dilettano a bruciare corani o ad esaltare all'odio religioso e allo “scontro di civiltà”. Vanno condannati senza appello, per evitare degenerazioni sempre in agguato.
Dobbiamo invece invocare con forza le conquiste della laicità rettamente intesa, aperta e intelligente, che serve a proteggere noi da ogni involuzione, e ad offrire ai paesi in corso di modernizzazione una solida prospettiva democratica. Per fare un solo esempio, si potrebbe chiedere alla Turchia, che aspira a diventare un ponte con l’Europa, di cancellare la voce “religione” dalla carta di identità, ove oggi ha una potenziale funzione discriminatoria. Se sapranno trovare la necssaria coesione, la comunità internazionale, l’Unione Europea, l’Unesco, e gli altri organismi sovranazionali potranno contribuire a far cambiare le cose e le mentalità anche con pressioni economiche e interventi sull’educazione, così da fermare l’esodo e salvaguardare la sopravvivenza delle comunità cristiane locali. In questo contesto, anche una voce modesta come quella del nostro Consiglio Comunale può portare il proprio contributo.
Difendere i cristiani oggi vuol dire perciò difendere la libertà religiosa di tutte le altre comunità religiose perseguitate e i diritti umani in genere. Ricordo en passant che è in attesa di essere qui discussa una mia mozione per la concessione della cittadinanza onoraria al dissidente cinese e premio Nobel, Liu Xiaobo, che tra parentesi è lui pure cristiano. Detenuto dalla fine del 2008, Liu Xiaobo è stato condannato il 25 dicembre 2009 a undici anni di prigione e a due anni di privazione di diritti politici per "aver incitato alla sovversione contro lo Stato", nonostante il suo impegno sia sempre stato caratterizzato da un atteggiamento rigorosamente propositivo, non violento ed orientato al bene del suo paese, e si trova attualmente rinchiuso nella prigione di Jinzhou, provincia del Liaoning. Spero si possa arrivare presto anche ad una nostra decisione in tal senso.

lunedì 4 luglio 2011

CoCoCo34 - Sui cumuli di cariche dei consiglieri

La presenza dei consiglieri comunali nei vari CdA è questione di rilevanza giuridica, indubbiamente, ma è anche e soprattutto una questione di metodo: se si fosse convinti della bontà di questa procedura, la si dovrebbe istituzionalizzare, magari sostenendo che il Comune debba avervi un suo rappresentante diretto sempre o quasi sotto forma di consigliere: il che appare sommamente discutibile anche alla luce di quanto appena precisato da parte del vice Segretario generale. Argomentazioni solide in proposito non si riescono a vedere; non sembra un caso che alcuni degli interventi infastiditi della maggioranza altro non ripetano in sostanza che “è così perché così deve essere”, ossia “decidiamo noi a prescindere”.
Non si è realizzato un chiarimento introducendo nuove disposizioni all'interno dello Statuto consiliare, per cui mancano ulteriori riferimenti; ma è soprattutto è una questione di sensibilità politica, riassumibile in una domanda. Il mandato di consigliere comunale non è già sufficientemente impegnativo per non cumularsi con altri incarichi?
Non si tratta certo di questioni che abbiano a che fare con la simpatia o antipatia, né di un giudizio sulle capacità di coloro che occupano questi posti, ma di una riflessioni in termini di opportunità e sul significato generale dell'attività pilitca e sulle prerogative di chi la esercita. Il vostro atteggiamento è un chiaro segno della prassi debordante della politica, che tende a favorire l'“allineamento”, l'appartenenza alla scuderia, la spartizione correntizia dei posti, piccoli e grandi. A livelli superiori si moltiplicano gli esempi nefasti, su su per li rami, riproducendo spartizioni e lottizzazioni di cui evidentemente il malgoverno italiano non riesce proprio a fare a meno (e certo, sono sempre meno preoccupanti di quei settori grigi che periodicamente vengono ad essere scoperti dalla magistratura, su settori di faccendieri che condizionano le nomine e gli appalti grazie proprio alle connivenze politiche), ma è una magra consolazione.
Vogliamo una buona volta cambiare? È semplice: le nomine devono avere come criterio esclusivo la competenza e la non sovrapposizione degli incarichi a destra come a sinistra. I cumuli di poltrone sono simbolicamente significativi di una autoreferenzialità e in fondo di una carenza della politica, che non sa attingere ad ulteriori risorse della società civile.
Proprio per questo lo spirito di servizio rischia di non essere visibile anche quando fosse presente, soffocato dalla sensazione strabordante che la casta voglia occupare tutti gli interstizi, escludendo chi non è inserito o sottomesso. Si tratta di un segnale preoccupante e certamente avverso alla sensibilità generale.
Se foste accorti, leggendo il recente voto di Milano potreste trarre una grande lezione, ma sono certo che non riuscirete a farlo. I cittadini riescono a leggere, alla fine, la qualità di un'amministrazione. Qui, nonostante la promessa dell’Expo (non a caso caratterizzata dal poltronismo e dall'arroganza più sfacciati) gli elettori di centrodestra non si sono più identificati in questo sistema chiuso. Governare una città non è possibile senza la capacità di “governare consapevolmente” la dimensione simbolica delle azioni e degli accadimenti, la loro capacità di creare senso. Emerge in pieno l'errore di chi governare con logiche chiuse, che non si fanno carico di rappresentare il sentire diffuso.
E questo caso, se permettete, ne è l'ennesima, triste manifestazione, di cui dovete assumervi la responsabilità di fronte alla cittadinanza.

CoCoCo33 - Speculazione e gestione del territorio

Non intendo entrare nel merito delle tante critiche rivolte da varie associazioni di categoria nei confronti dell'amministrazione comunale, in gran parte condivisibili anche se non sempre attente nel distinguere le responsabilità delle parti in causa. Mi hanno però colpito alcune affermazioni recenti del presidente dei costruttori edili, che mi offrono lo spunto per uno di quegli interventi autorevolmente qualificati come “inutili” in questa sede preliminare, e che tuttavia qualcuno si ostina a considerare propri dell'attività politica, la quale – se non sa tracciare direzioni ed obiettivi – finisce poi per impantanarsi nelle risultanze del caos, dei pasticci a ripetizione e del malgoverno tanto accoratamente denunciato. Quel malgoverno che punta disarmonicamente a monetizzare e basta, quello che ci rovescia addosso la valanga di piani attuativi dei prossimi mesi, e che sembrerebbe, dalle anticipazioni, trovare piena espressione anche nel futuro PGT che non so, sinceramente, quanto intenda “governare” sul serio il territorio.
Il presidente ANCE fotografa correttamente una situazione di crisi, rafforzata dall'eccesso di costruzioni negli anni definiti “dell'euforia” e ora sanzionata dalle massicce percentuali di invenduto, se la prende a ragione con il “cattivo cemento”, a suo dire consentito dagli errori nel concedere i permessi delle amministrazioni pubbliche accompagnato da progettazioni talora di cattiva qualità: “noi costruiamo come ci dice il progettista e quanto ci permette la politica”, quasi che nessuna responsabilità competa ai costruttori per eventuali scempi. Purtroppo qui il ragionamento ha una terribile caduta, perché di questo passo dovremmo ritenere valide anche le giustificazioni a suo tempo fornite dagli imputati al Processo di Norimberga: “non abbiamo fatto altro che obbedire agli ordini”.
Vorrei però riscattare il nucleo condivisibile dell'argomentazione ora esposta: il ruolo della politica, nel concedere più o meno spensieratamente – o interessatamente? – permessi anche là dove non se se sente la necessità, oppure andando ad appesantire situazioni urbanistiche già al limite dell'ingestibilità, è stato fondamentale e va radicalmente ripensato. I piani attuativi bloccati, forse, lo saranno anche per l'inerzia dell'amministrazione: ma la soluzione non può e non deve essere quella di autorizzazioni sconsiderate con la debolissima scusa di “far ripartire l'economia”. Dalla palese contraddizione che ho evidenziato discende piuttosto una conseguenza che invito il Consiglio a far propria in maniera rigorosa, quella 1) di vigilare affinché quanto viene concesso risponda ai criteri dell'esclusivo interesse della città e di una preservazione del territorio là dove ancora non è stato invaso dal cemento, anche contro amicizie e pressioni di vario genere, nonché 2) del carico abitativo che si tende con noncuranza a rovesciare sui quartieri nell'assenza pressoché totale di interventi infrastrutturali, in primo luogo quelli riguardanti la viabilità.
È senz'altro vero che la politica deve operare per non farsi “scappare risorse e opportunità, mentre altre città costruiscono campus universitari e infrastrutture” (vedi il caso di Lecco), ma è proprio per questo che la speculazione dev'essere considerata come un avversario comune, concentrando sforzi e risorse su obiettivi condivisi.

sabato 2 luglio 2011

Lamentarsi o agire?

Sono sempre più frequenti le lettere e i discorsi che testimoniano la profonda insoddisfazione dei cittadini per l'amministrazione comasca, le cui cause sono sotto gli occhi di tutti. Non di rado, la conclusione si riassume in una previsione comprensibile, ma inquietante: la prossima volta, queste persone non si recheranno a votare.
In democrazia, un tale atteggiamento è certamente rispettabile. Ma è anche razionale? Se voglio dare una lezione a chi ha governato male, non posso farlo semplicemente disertando le urne: infatti, questo non gli impedirebbe affatto di essere rieletto e di continuare come prima. I mugugni, da soli, non gli saranno graditi, ma non producono alcuna conseguenza pratica sul suo operato.
Perché allora si dovrebbe rinunciare a priori a sperimentare un'alternativa? È ovvio che non ci siano garanzie totali di un buongoverno futuro semplicemente cambiando gli uomini, ma forse qualcuna in più rispetto a chi ha profondamente deluso. Come posso essere assolutamente sicuro che in città non vi siano altre energie, altre competenze, altri programmi, capaci magari di lavorare per un suo rilancio? Forse credendo ancora alla propaganda interessata di coloro che ho visto portare la città al degrado? Concedendo loro la possibilità di essere riconfermati al potere dai loro clienti e dalle loro “truppe cammellate”, anche se non più da me? Sarebbe proprio un bel modo di punirli per l'incapacità di cui hanno fatto mostra!