Albrecht Dürer, Navis Stultorum (in S. Brant, Narrenschiff - 1497)

lunedì 4 luglio 2011

CoCoCo33 - Speculazione e gestione del territorio

Non intendo entrare nel merito delle tante critiche rivolte da varie associazioni di categoria nei confronti dell'amministrazione comunale, in gran parte condivisibili anche se non sempre attente nel distinguere le responsabilità delle parti in causa. Mi hanno però colpito alcune affermazioni recenti del presidente dei costruttori edili, che mi offrono lo spunto per uno di quegli interventi autorevolmente qualificati come “inutili” in questa sede preliminare, e che tuttavia qualcuno si ostina a considerare propri dell'attività politica, la quale – se non sa tracciare direzioni ed obiettivi – finisce poi per impantanarsi nelle risultanze del caos, dei pasticci a ripetizione e del malgoverno tanto accoratamente denunciato. Quel malgoverno che punta disarmonicamente a monetizzare e basta, quello che ci rovescia addosso la valanga di piani attuativi dei prossimi mesi, e che sembrerebbe, dalle anticipazioni, trovare piena espressione anche nel futuro PGT che non so, sinceramente, quanto intenda “governare” sul serio il territorio.
Il presidente ANCE fotografa correttamente una situazione di crisi, rafforzata dall'eccesso di costruzioni negli anni definiti “dell'euforia” e ora sanzionata dalle massicce percentuali di invenduto, se la prende a ragione con il “cattivo cemento”, a suo dire consentito dagli errori nel concedere i permessi delle amministrazioni pubbliche accompagnato da progettazioni talora di cattiva qualità: “noi costruiamo come ci dice il progettista e quanto ci permette la politica”, quasi che nessuna responsabilità competa ai costruttori per eventuali scempi. Purtroppo qui il ragionamento ha una terribile caduta, perché di questo passo dovremmo ritenere valide anche le giustificazioni a suo tempo fornite dagli imputati al Processo di Norimberga: “non abbiamo fatto altro che obbedire agli ordini”.
Vorrei però riscattare il nucleo condivisibile dell'argomentazione ora esposta: il ruolo della politica, nel concedere più o meno spensieratamente – o interessatamente? – permessi anche là dove non se se sente la necessità, oppure andando ad appesantire situazioni urbanistiche già al limite dell'ingestibilità, è stato fondamentale e va radicalmente ripensato. I piani attuativi bloccati, forse, lo saranno anche per l'inerzia dell'amministrazione: ma la soluzione non può e non deve essere quella di autorizzazioni sconsiderate con la debolissima scusa di “far ripartire l'economia”. Dalla palese contraddizione che ho evidenziato discende piuttosto una conseguenza che invito il Consiglio a far propria in maniera rigorosa, quella 1) di vigilare affinché quanto viene concesso risponda ai criteri dell'esclusivo interesse della città e di una preservazione del territorio là dove ancora non è stato invaso dal cemento, anche contro amicizie e pressioni di vario genere, nonché 2) del carico abitativo che si tende con noncuranza a rovesciare sui quartieri nell'assenza pressoché totale di interventi infrastrutturali, in primo luogo quelli riguardanti la viabilità.
È senz'altro vero che la politica deve operare per non farsi “scappare risorse e opportunità, mentre altre città costruiscono campus universitari e infrastrutture” (vedi il caso di Lecco), ma è proprio per questo che la speculazione dev'essere considerata come un avversario comune, concentrando sforzi e risorse su obiettivi condivisi.