
Albrecht Dürer, Navis Stultorum (in S. Brant, Narrenschiff - 1497)
Visualizzazione post con etichetta speculazioni immobiliari. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta speculazioni immobiliari. Mostra tutti i post
martedì 27 settembre 2011
CoCoCo37 - Colpi di coda
La notizia di oggi - la possiamo ricavare dalla penna di uno dei più prolifici giornalisti cittadini - è a mio parere il varo, da parte della Giunta, del piano attuativo in via Torriani, quello bocciato dal Consiglio l'11 ottobre scorso ed ora approvato, sia pure con qualche limitazione, sfruttando ogni recesso consentito dal cosiddetto “piano sviluppo”.
Oltre all'altro intervento di via Castellini, già approvato anch'esso, apprendiamo poi delle altre vostre prossime “grandi manovre”: venerdì dovrete correre per approvarne altri sette, se non qualcuno in più, entro le scadenze consentite.
A parte l'avere letto vostre smentite preventive nelle settimane scorse (che questa situazione non si sarebbe verificata), ora puntualmente smentite dai fatti, nel vostro modo di procedere troviamo la perfetta conferma del metodo di governo che ha contrassegnato questi mandati, ossia il passare soddisfatti sopra la testa del fastidioso consiglio, di cui peraltro questa maggioranza stenta ad mantenere il controllo.
Correte, perciò, ad approvare altre volumetrie, utili senza dubbio a chi costruisce, molto meno probabilmente alla città. Correte a realizzare ulteriori spazi abitativi vuoti, montagne di invenduto, realizzando per certo un deprezzamento generalizzato del mercato immobiliare per eccesso di offerta per una città che non attira certo nuovi cittadini.
È giusto d'altronde che approfittiate delle ultime occasioni che avete per lasciare la vostra impronta sulla città futura. Probabilmente non nel segno dell'armonia e della qualità della vita, ma che importa?
Vediamo in questi mesi penosi il massimo responsabile del dissesto politico, culturale e morale nel nostro paese che si sta abbarbicando tenacemente alla gestione del potere fine a se stessa, o più ancora alla propria autoconservazione, del tutto incurante delle conseguenze per la collettività, del prestigio e della credibilità nazionale, ormai privo di direzione, e forse ulteriormente compiaciuto del fatto che con Sansone potranno perire anche molti Filistei, cioè noi. Così a Como, nel nostro piccolo, sembra emergere da questi piccoli atti la continuità di un metodo sciagurato e insensibile. Ancora una volta ignorate il dovere del confronto, modificando quanto già deliberato per assestare un ultimo colpo di coda ad una città che sotto la vostra gestione ha sempre più perso identità e bellezza, dopo avere aggravato con le carenze sempre più vistose nei servizi le condizioni di tutti e dopo avere contribuito al dissesto del bilancio con operazioni grandiose nelle intenzioni, che però non avete saputo gestire con la diligenza non dico dei grandi manager, ma neppure del buon padre di famiglia.
Oltre all'altro intervento di via Castellini, già approvato anch'esso, apprendiamo poi delle altre vostre prossime “grandi manovre”: venerdì dovrete correre per approvarne altri sette, se non qualcuno in più, entro le scadenze consentite.
A parte l'avere letto vostre smentite preventive nelle settimane scorse (che questa situazione non si sarebbe verificata), ora puntualmente smentite dai fatti, nel vostro modo di procedere troviamo la perfetta conferma del metodo di governo che ha contrassegnato questi mandati, ossia il passare soddisfatti sopra la testa del fastidioso consiglio, di cui peraltro questa maggioranza stenta ad mantenere il controllo.
Correte, perciò, ad approvare altre volumetrie, utili senza dubbio a chi costruisce, molto meno probabilmente alla città. Correte a realizzare ulteriori spazi abitativi vuoti, montagne di invenduto, realizzando per certo un deprezzamento generalizzato del mercato immobiliare per eccesso di offerta per una città che non attira certo nuovi cittadini.
È giusto d'altronde che approfittiate delle ultime occasioni che avete per lasciare la vostra impronta sulla città futura. Probabilmente non nel segno dell'armonia e della qualità della vita, ma che importa?
Vediamo in questi mesi penosi il massimo responsabile del dissesto politico, culturale e morale nel nostro paese che si sta abbarbicando tenacemente alla gestione del potere fine a se stessa, o più ancora alla propria autoconservazione, del tutto incurante delle conseguenze per la collettività, del prestigio e della credibilità nazionale, ormai privo di direzione, e forse ulteriormente compiaciuto del fatto che con Sansone potranno perire anche molti Filistei, cioè noi. Così a Como, nel nostro piccolo, sembra emergere da questi piccoli atti la continuità di un metodo sciagurato e insensibile. Ancora una volta ignorate il dovere del confronto, modificando quanto già deliberato per assestare un ultimo colpo di coda ad una città che sotto la vostra gestione ha sempre più perso identità e bellezza, dopo avere aggravato con le carenze sempre più vistose nei servizi le condizioni di tutti e dopo avere contribuito al dissesto del bilancio con operazioni grandiose nelle intenzioni, che però non avete saputo gestire con la diligenza non dico dei grandi manager, ma neppure del buon padre di famiglia.
lunedì 4 luglio 2011
CoCoCo33 - Speculazione e gestione del territorio
Non intendo entrare nel merito delle tante critiche rivolte da varie associazioni di categoria nei confronti dell'amministrazione comunale, in gran parte condivisibili anche se non sempre attente nel distinguere le responsabilità delle parti in causa. Mi hanno però colpito alcune affermazioni recenti del presidente dei costruttori edili, che mi offrono lo spunto per uno di quegli interventi autorevolmente qualificati come “inutili” in questa sede preliminare, e che tuttavia qualcuno si ostina a considerare propri dell'attività politica, la quale – se non sa tracciare direzioni ed obiettivi – finisce poi per impantanarsi nelle risultanze del caos, dei pasticci a ripetizione e del malgoverno tanto accoratamente denunciato. Quel malgoverno che punta disarmonicamente a monetizzare e basta, quello che ci rovescia addosso la valanga di piani attuativi dei prossimi mesi, e che sembrerebbe, dalle anticipazioni, trovare piena espressione anche nel futuro PGT che non so, sinceramente, quanto intenda “governare” sul serio il territorio.
Il presidente ANCE fotografa correttamente una situazione di crisi, rafforzata dall'eccesso di costruzioni negli anni definiti “dell'euforia” e ora sanzionata dalle massicce percentuali di invenduto, se la prende a ragione con il “cattivo cemento”, a suo dire consentito dagli errori nel concedere i permessi delle amministrazioni pubbliche accompagnato da progettazioni talora di cattiva qualità: “noi costruiamo come ci dice il progettista e quanto ci permette la politica”, quasi che nessuna responsabilità competa ai costruttori per eventuali scempi. Purtroppo qui il ragionamento ha una terribile caduta, perché di questo passo dovremmo ritenere valide anche le giustificazioni a suo tempo fornite dagli imputati al Processo di Norimberga: “non abbiamo fatto altro che obbedire agli ordini”.
Vorrei però riscattare il nucleo condivisibile dell'argomentazione ora esposta: il ruolo della politica, nel concedere più o meno spensieratamente – o interessatamente? – permessi anche là dove non se se sente la necessità, oppure andando ad appesantire situazioni urbanistiche già al limite dell'ingestibilità, è stato fondamentale e va radicalmente ripensato. I piani attuativi bloccati, forse, lo saranno anche per l'inerzia dell'amministrazione: ma la soluzione non può e non deve essere quella di autorizzazioni sconsiderate con la debolissima scusa di “far ripartire l'economia”. Dalla palese contraddizione che ho evidenziato discende piuttosto una conseguenza che invito il Consiglio a far propria in maniera rigorosa, quella 1) di vigilare affinché quanto viene concesso risponda ai criteri dell'esclusivo interesse della città e di una preservazione del territorio là dove ancora non è stato invaso dal cemento, anche contro amicizie e pressioni di vario genere, nonché 2) del carico abitativo che si tende con noncuranza a rovesciare sui quartieri nell'assenza pressoché totale di interventi infrastrutturali, in primo luogo quelli riguardanti la viabilità.
È senz'altro vero che la politica deve operare per non farsi “scappare risorse e opportunità, mentre altre città costruiscono campus universitari e infrastrutture” (vedi il caso di Lecco), ma è proprio per questo che la speculazione dev'essere considerata come un avversario comune, concentrando sforzi e risorse su obiettivi condivisi.
Il presidente ANCE fotografa correttamente una situazione di crisi, rafforzata dall'eccesso di costruzioni negli anni definiti “dell'euforia” e ora sanzionata dalle massicce percentuali di invenduto, se la prende a ragione con il “cattivo cemento”, a suo dire consentito dagli errori nel concedere i permessi delle amministrazioni pubbliche accompagnato da progettazioni talora di cattiva qualità: “noi costruiamo come ci dice il progettista e quanto ci permette la politica”, quasi che nessuna responsabilità competa ai costruttori per eventuali scempi. Purtroppo qui il ragionamento ha una terribile caduta, perché di questo passo dovremmo ritenere valide anche le giustificazioni a suo tempo fornite dagli imputati al Processo di Norimberga: “non abbiamo fatto altro che obbedire agli ordini”.
Vorrei però riscattare il nucleo condivisibile dell'argomentazione ora esposta: il ruolo della politica, nel concedere più o meno spensieratamente – o interessatamente? – permessi anche là dove non se se sente la necessità, oppure andando ad appesantire situazioni urbanistiche già al limite dell'ingestibilità, è stato fondamentale e va radicalmente ripensato. I piani attuativi bloccati, forse, lo saranno anche per l'inerzia dell'amministrazione: ma la soluzione non può e non deve essere quella di autorizzazioni sconsiderate con la debolissima scusa di “far ripartire l'economia”. Dalla palese contraddizione che ho evidenziato discende piuttosto una conseguenza che invito il Consiglio a far propria in maniera rigorosa, quella 1) di vigilare affinché quanto viene concesso risponda ai criteri dell'esclusivo interesse della città e di una preservazione del territorio là dove ancora non è stato invaso dal cemento, anche contro amicizie e pressioni di vario genere, nonché 2) del carico abitativo che si tende con noncuranza a rovesciare sui quartieri nell'assenza pressoché totale di interventi infrastrutturali, in primo luogo quelli riguardanti la viabilità.
È senz'altro vero che la politica deve operare per non farsi “scappare risorse e opportunità, mentre altre città costruiscono campus universitari e infrastrutture” (vedi il caso di Lecco), ma è proprio per questo che la speculazione dev'essere considerata come un avversario comune, concentrando sforzi e risorse su obiettivi condivisi.
Iscriviti a:
Post (Atom)