Albrecht Dürer, Navis Stultorum (in S. Brant, Narrenschiff - 1497)

giovedì 25 marzo 2010

Le scuole (non) si arrangino

Confesso che sono rimasto allibito leggendo le dichiarazioni del ministro dell’Istruzione Gelmini contro la prassi delle scuole di chiedere un contributo volontario alle famiglie per riuscire a coprire una parte delle spese correnti più urgenti. Con una certa durezza, ella asserisce sugli organi di stampa che “va evitata questa prassi un po’ lamentosa e in pochi casi giustificata”, la colpa della quale sarebbe dei dirigenti che non sanno stare nei budget.
In quanto genitore, ma anche contribuente, sono il primo a dolermi del fatto che mi sia richiesto un apporto ulteriore per garantire l’educazione dei miei figli, e comprendo benissimo che anche poche decine di euro rischiano di gravare in maniera pesante su molti bilanci familiari. E tuttavia, non sono queste dichiarazioni ministeriali uno scaricabarile, pietoso sì, ma da primato mondiale?
Chi, anno dopo anno, ha letteralmente prosciugato le risorse da destinare all’istruzione nel nostro Paese? Chi ha lasciato al suo predecessore Fioroni l’onere di ripianare le bollette della raccolta dei rifiuti, che da anni le scuole non erano più in grado di pagare? Ignora forse, il ministro, di essere attualmente in debito con esse per quasi un miliardo e mezzo di euro, soldi che dovevano già da tempo essere nelle casse degli istituti? Come deve suonare ai cittadini l’assicurazione che per il 2010-2011 verranno erogati ad hoc ben… 10 milioni, pari a circa 80 euro al mese per istituto?
Non è poi particolarmente odioso questo tentativo di mettere famiglie e scuole le une contro le altre, con un populismo tanto più ripugnante, quanto più proviene da chi ha le massime responsabilità gestionali? Capisco che le priorità di questo governo siano state ben altre: risanare le voragini provocate da amministratori “amici” del Meridione (Catania e Palermo), accollare a tutti noi cittadini i debiti di Alitalia per regalarla di fatto ad imprenditori che realizzeranno i loro congrui profitti non appena saranno liberi di venderla ad Air France; poi ci sono da pagare gli stipendi e le prebende della Casta, gli affitti esorbitanti delle due Camere saliti in questi giorni agli onori della cronaca, le maxi pensioni degli ex parlamentari, e via discorrendo. Per tacere delle decine di opere inutili che hanno disperso miliardi, a onor del vero non solo da oggi.
Insomma, famiglie, studenti e presidi tacciano e subiscano: conti alla mano, nei bilanci predisposti da Tremonti nell’ultimo decennio, la scuola pubblica è stata solo e soltanto una voce sulla quale operare tagli pesanti, annunciando magari “rivoluzioni” didattiche che ne lasciano immutata la struttura farraginosa e burocratica e non ne promuovono la riqualificazione (che, se seria, costa).
Tanto, si sa che ci sono sempre altre soluzioni per chi può permettersele. E noialtri, invece? Dovremmo sempre lasciar fare, per non essere “lamentosi”?

venerdì 19 marzo 2010

Paperone e i Bassotti

Siamo in campagna elettorale, d'accordo: ma perché questa politica deve sempre più spesso offendere l'intelligenza dei cittadini? Non sembra essere tanto questione di idee e programmi diversi, di ricette concrete per l'amministrazione che vadano confrontate: no, sentiamo invece parlare di chiudere programmi televisivi o di inchieste giudiziarie “a orologeria”, oppure di politici professionisti ma pasticcioni, che non sanno neppure come si presenta una lista, e il tutto sarebbe colpa della Banda Bassotti che dà addosso a Paperone? Dei paladini dell'Odio che si coalizzano per sconfiggere quelli dell'Amore? Magari per accogliere poi la provvida consolazione di chi ostenta un sorriso suadente: l'Amore vince sempre...
Viene da chiedersi se questa sia ancora politica, oppure avanspettacolo dei più scadenti. Non so davvero quanto possa essere valida la filosofia di certi capipopolo, basata sulla constatazione che il livello intellettivo medio della popolazione italiana non supera la seconda media, ma è davvero necessario svilire il dibattito fino a questo punto? Chi, dei lettori di questa pagina, prenderebbe per buone semplificazioni tanto grossolane, specie se provenienti da un simile pulpito? Chi si arrischierebbe mai ad elargire il suo voto sulla base di simili considerazioni, inadatte persino a motivare il tifo per una squadra di calcio, figuriamoci per un partito o per un leader?
Ma siamo in Italia, dirà qualcuno. Qui certe sceneggiate sono normali, la faziosità detta legge, noi elettori veniamo trattati come cretini da blandire o da spaventare con le invasioni straniere, il ritorno del comunismo, il vampirismo del fisco. E intanto, si perde il tempo necessario a creare le condizioni per dare qualche spiraglio di speranza alle giovani generazioni. Riuscire a creare uguali punti di partenza, abolire i privilegi, premiare il merito, favorire il rispetto della legalità dovrebbero essere i cardini dell'azione politica a beneficio del Paese in questi anni di crisi strutturale: ma sono obiettivi presi in seria considerazione da chi si agita tanto sotto elezioni, o l'unica preoccupazione è quella di occupare sempre più posti e posticini di potere?

domenica 14 marzo 2010

Il lupo che fa la morale agli agnelli...


Con colpevole ritardo prendo atto della pubblicazione del libro più comico degli ultimi secoli, che fin dal titolo mi mette di buonumore. Evidentemente sputare insulti a raffica contro chi non la pensa come te e ha la pretesa (assurda, nel nostro paese) di veder rispettate le regole della democrazia e del diritto è un puro atto di amore. Come mostrano anche i giornalisti-pitbull al costante servizio del padrone, pronti a sbranare a volte anche oltre le sue aspettative...
Non resta che suggerire, come fonti interpretative più adeguate alla bisogna, le Favole di Fedro e il volumetto filosofico (assai serio, peraltro) di Harry G. Frankfurt, On Bullshit.

giovedì 4 marzo 2010

Liste, pasticci e arroganza

Dopo che per più volte, nelle precedenti elezioni, le regole di presentazione delle liste non sembravano aver creato problemi, una certa politica scopre improvvisamente che queste sono ingombranti “orpelli” e che uccidono la democrazia, determinando l'esclusione di coloro che non sono stati capaci di consegnare gli elenchi nei tempi e modi previsti dalla legge. Da notare, per inciso, che tali leggi sono state volute non da altri che dalla politica stessa, e che non sembra segno di particolare intelligenza rivolgere l'accusa di complottare a chi, semplicemente, ha il compito – anzi, l'obbligo - di farle rispettare.
Assistiamo addirittura al paradosso di chi contesta la competenza di una commissione, e nel contempo le intima con accenti non proprio cortesi di procedere ad una nuova verifica delle firme delle altre liste. Compaiono infine anche altri personaggi che, con grande senso della misura e del ruolo istituzionale ricoperto, si dicono “pronti a tutto” (ci è consentito di provare qualche brivido?).
Certo, si ha il diritto di convocare le piazze, non si capisce se per manifestare più il proprio sconforto o il proprio dissenso, ma è con simili azioni che si trasforma il torto in ragione?
È sensato auspicare che si trovi una soluzione politica condivisa a un tale pasticcio, ma non si può fare a meno di notare che i toni usati dagli esponenti del ceto politico coinvolti sono improntati non all'autocritica, quanto all'arroganza e allo scaricabarile. Il fine non è forse quello di celare, ancorché goffamente, un'evidente incompetenza, tanto più grave se manifestata da professionisti della politica? Non si cerca poi con ogni mezzo di non pagare le serie conseguenze del proprio errore, diversamente da quanto capita ai comuni cittadini?
Non sono, insomma, le forme di un copione ben noto (anche troppo!) a noi comaschi, come ha dimostrato tra l'altro la recente gestione del “muro della vergogna” lungo il nostro lago?