Albrecht Dürer, Navis Stultorum (in S. Brant, Narrenschiff - 1497)

giovedì 22 ottobre 2009

Bontà

Fin dai tempi di Esopo i lupi, al fine di operare indisturbati, cercano di presentarsi sotto mentite spoglie e forniscono giustificazioni non richieste per ingentilire la propria immagine. Certo, se un malvagio pretende di passare per buono, il suo non è un compito facile. Prendiamo ad esempio un pluriomicida, reo magari di ulteriori, notorie violenze: le sue professioni di bontà apparirebbero a tutti poco credibili, spingendo tutt'al più a qualche interrogativo sulla sua effettiva salute mentale. È probabile che anche un occasionale attaccabrighe, facile all'ira, aggressivo e manesco, stenterebbe a convincere del suo amore per il prossimo persino coloro che sono meglio disposti nei suoi confronti.
E nel caso di un corruttore, materiale o morale, di un sultano delle clientele? Qui le cose cambiano. Non che il suo presentarsi come un uomo pieno di nobili sentimenti sia di per sé più convincente, almeno per chi lo conosce e sa di cosa sia realmente capace. Piuttosto, egli potrebbe trovare facilmente dei sostenitori interessati tra coloro che ha corrotto, i quali avrebbero ogni convenienza a mascherare la natura dei loro rapporti, così come fra i molti che tiene a libro paga (non si deve forse curare con ogni mezzo la propria immagine, in una società fondata sull’apparire?), e persino fra gli inconsapevoli destinatari di quest’opera di propaganda martellante. Questi ultimi, avendo finito per credere alle esternazioni amorevoli di colui che si autodichiara buono e giusto, senza poter distinguere la realtà dalla finzione, si ritroverebbero perciò pronti ad accanirsi contro gli eventuali critici del sedicente sant’uomo: i dubbi sarebbero interpretati come manifestazioni di odio, il dissenso come un’eresia perversa, le prove documentali verrebbero disconosciute, nonostante l’evidenza, come parte di un complotto persecutorio: d’altra parte, è noto che gli uomini buoni devono spesso subire il martirio da parte dei cattivi. La cui cattiveria è confermata dal fatto che (orrore!) non disdegnano di appellarsi a leggi e regole. E difatti il copione preferito da questo ipotetico corruttore dovrebbe essere quello di presentarsi come una vittima processuale di poteri oscuri, che se la prendono con lui proprio e soltanto perché “è buono”, perché “vuole piacere a tutti” e ha il consenso, anzi l’amore, del popolo, realizzando in tal modo una splendida illustrazione di quei meccanismi così finemente descritti da Orwell, per cui è vero non ciò che corrisponde ad un’esperienza diretta, ma ciò che viene dettato dall’alto attraverso i meccanismi del condizionamento ideologico.
Ma come può essermi venuto in mente che questo abbia a che fare con la realtà in cui vivo? Chiedo scusa: ho straparlato, ho sragionato. Infatti sono cose che possono accadere solo in un mio immaginario regno fantastico, magari posto al confine con quello della favolistica classica, in modo che i lupi possano andare e venire dall’uno all’altro a loro piacimento.