Albrecht Dürer, Navis Stultorum (in S. Brant, Narrenschiff - 1497)
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giovedì 26 settembre 2013

Quanta (vergognosa) pochezza!

COLPO DI STATO? A volte il servilismo dà alla testa...
Schifani e Brunetta: "La definizione di 'colpo di Stato' non è inquietante ma è invece assolutamente realistica e pienamente condivisibile". Tutto perché un politico corrotto è stato giudicato colpevole dopo tre gradi di giudizio (e innumerevoli prescrizioni in processi bloccati con leggi ad personam).
Le dichiarazioni di queste ore sono una perfetta autovalutazione del livello umano, morale e politico di parte non esigua, purtroppo, della nostra classe dirigente. Una completa mancanza di dignità che ci espone una volta di più al disprezzo dei paesi civili, ove lo stato di diritto è considerato cosa sacra, non "cosa nostra".
Questa o è la solita farsa, o è grossolana, colpevole, eversiva (questa sì) ignoranza istituzionale, che si dovrebbe aver vergogna a mostrare, e che invece si ostenta con l'arroganza di un gregge impazzito.

giovedì 5 settembre 2013

Ricattatori "in nome del popolo" e della "democrazia"?

Ma tutti gli Italiani, e gli elettori, saranno davvero senza vergogna come coloro che passano settimane e settimane a ribadire che un condannato in terzo grado non deve decadere dal parlamento perché "votato da 10 milioni di Italiani", e a ricattare un paese in estrema difficoltà con la minaccia di far saltare il governo?
Beh, sì, lo dico chiaro: in effetti, quando ho votato B., intendevo chiedere esattamente che venisse legalizzata la corruzione, favoriti l'evasione fiscale ed il falso in bilancio, e magari raccomandati il lenocinio, la prostituzione ed il prossenetismo.
Sono il popolo sovrano, non potete toccare i miei beniamini, non è democratico.
E non raccontatemi che le leggi vanno applicate per tutti, che viviamo in uno stato di diritto, perché non capisco il concetto.

sabato 3 agosto 2013

Minacce contro la giustizia

«O la politica è capace di trovare delle soluzioni capaci di ripristinare un normale equilibrio fra i poteri dello Stato - ha detto oggi Sandro Bondi dopo la condanna definitiva del suo capo Berlusconi - [...] oppure l'Italia rischia davvero una forma di guerra civile dagli esiti imprevedibili per tutti».
Davvero molto comodo minacciare in questo modo, specie dopo che per anni si è cercato in tutti i modi di alterare il "normale equilibrio" con caterve di leggi ad personam, peraltro incidentalmente utili anche a bancarottieri e mafiosi vari.
Italia mia, benché 'l parlar sia indarno a le piaghe mortali che nel bel corpo tuo sí spesse veggio, "le soluzioni" sono ben chiare agli occhi degli onesti. Corrispondono al semplice rispetto della legge, con la conseguente assunzione di responsabilità da parte dei condannati.
Oltre ad una seria riflessione politica su cosa siamo diventati.
Ma come rinunciare alla menzogna sistematica, all'uso della politica come mezzo di saccheggio del paese, e anche ad abbondanti dosi di cialtroneria e servilismo?
Questo nel nostro paese si è dimostrato impossibile, quindi avanti così: grida guerresche e minacce di scontri civili da parte di chi rivela quanto sia in realtà provvisto di senso civico e di rispetto per la giustizia.

lunedì 5 novembre 2012

CoCoCo 2012-6: Intervento su mozione per il taglio dei trasferimenti pubblici ai partiti

È vero che il testo in discussione non attiene a materie direttamente governate da questo consiglio e dall'amministrazione cittadina, ma vale ad esprimere un'indicazione forte nei confronti di una tendenza deleteria e pericolosa, da parte di alcuni settori della politica, all'abuso delle risorse necessarie per il funzionamento delle istituzioni democratiche.

Ho detto risorse necessarie: non vogliamo sostenere posizioni estreme e anche poco realistiche, come l'azzeramento dei compensi per tutte le cariche elettive, per la ragione che aprirebbero la via ad una pratica della politica come riservata a pochi. D'altra parte il finanziamento dell'attività politica può avere una dimensione ragionevole (e viene del resto prevista in tutte le democrazie compiute) e deve avere come misura quella di coprire solo le vere spese inerenti l'attività a favore della collettività, la diffusione delle idee e dei programmi, lo studio dei problemi e l'elaborazione di soluzioni, grazie anche all'apporto di competenze specialistiche, che non si improvvisano. Al di là di un sobrio sostentamento dell'impegno di chi non vuole trarre dalla politica i mezzi per l'arricchimento o un supposto avanzamento sociale non si deve andare. E gli approfittatori dovrebbero essere cacciati dai partiti che non vogliono diventare... delle fogne.

Un esempio luminoso lo avremmo tutti, davanti agli occhi: quello offerto dai padri fondatori della repubblica, in un'epoca di oggettive difficoltà per un paese bisognoso di ricostruzione, capaci di ostentare uno stile fatto di semplicità e di modestissimi rimborsi ed esenzioni, quelli più strettamente connessi all'attività parlamentare. A volte neppure di quelli.
La cronaca dei recenti decenni ha visto invece una sostanziale degenerazione dell'attività politica, intesa sempre più come occupazione dei centri di potere e di controllo della spesa pubblica, che non a caso è andata gonfiandosi a dismisura, favorendo il male parallelo di una corruzione crescente. La “Milano da bere” che fu a suo tempo elevata a paradigma di un successo amministrativo ed elettorale, e che era in realtà guasta fin nelle fondamenta. Credo che la maggior parte di noi si fosse illusa, negli anni di Tangentopoli, che questo aberrante fenomeno potesse trovar fine. Amaramente dobbiamo constatare che non è stato così, e che anzi sono state elaborate forme sempre nuove di saccheggio dei beni pubblici. Lasciando ora da parte i mille scandali legati all'attività di faccendieri in stretta connivenza con alcuni centri di potere politico, resta comunque intollerabile il caso recente di consigli regionali capaci di moltiplicare le spese per i gruppi oltre ogni parvenza di senso, proprio nel segno dell'arraffare a man bassa, finché ancora c'è qualche risorsa. Vi sono in Italia intere regioni e capoluoghi di provincia in deficit profondo, non per aver subito particolari catastrofi, ma perché gestiti con una concezione familistica e clientelare del potere, che dispensa prebende, consulenze, posti di lavoro più o meno inutili al sottobosco di una politica sempre più vorace.
Il “listino” delle ultime elezioni lombarde, finalmente abolito, ha del resto messo in luce anche queste modalità di selezione assurdamente votata a premiare con stipendi pubblici di peso che sarebbe eccessivo anche per ottimi amministratori, anche e sopratutto personalità inette e rapaci, che hanno ottenuto tale privilegio per meriti (se di meriti si può parlare) che non si possono certo considerare legati al servizio pubblico. Infine, l'inconcepibile libertà senza controllo di cui hanno potuto approfittare alcuni tesorieri di partito per accaparrarsi risorse da gestire sempre contro il pubblico interesse, e spesso anche contro quello dei loro partiti, fa capire con chiarezza che è venuto il momento di finirla con questo andazzo.
Non è il consiglio comunale di Como che può intervenire direttamente in merito. Ma l'invito che con questa mozione si rivolge al sindaco affinché in tutte le sedi opportune faccia presente l'imbarazzo e lo scandalo che la politica “vera” prova nei confronti di quella disonesta ed approfittatrice, credo sia comunque opportuno e sensato. So che il Sindaco lo condivide appieno e che non lascerà diventare lettera morta questo nostro indirizzo. In questo modo, oltre che con il nostro comportamento di cittadini e di amministratori, speriamo di contribuire un poco al necessario ed indifferibile rinnovamento della politica italiana.

giovedì 26 gennaio 2012

CoCoCo48 - Vergognoso attacco al Presidente della Repubblica

Intervengo brevemente per esprimere il mio sconcerto di fronte alle dichiarazioni che un amministratore locale, il sindaco di un paese del bresciano, si è permesso di rivolgere al Capo dello Stato, attaccandolo con una tale mancanza di decoro umano e soprattutto istituzionale, da venirne completamente squalificato.
Già responsabile di atti discutibili, ha inteso reagire ad una legittima scelta del Presidente, che evidentemente intendeva sottolineare l'importanza del riconoscimento della dignità della persona umana in tutte le condizioni, affermando che “Gli adrensi si devono vergognare di avere un presidente della Repubblica che ha dato questa onorificenza”, e ancora, “Le onorificenze, quando sono assegnate a cani e porci, fanno divenire ingiustamente porci o cani anche chi le ha meritate”.
A parte la sintassi non proprio lineare, è vistosa la volontà di offendere, non certo di ragionare sui contenuti, ed eventualmente presentare un punto di vista alternativo, come la democrazia consente.
Non si tratta qui della libertà di valutare, ed eventualmente criticare, gli atti di una personalità politica, sia pure di quella interpretata con supremo senso della responsabilità del proprio ruolo dal Presidente Napolitano; qui si tratta semplicemente dell'espressione scomposta di toni e di forme inaccettabili per la loro violenza e volgarità, che squalificano peraltro solo chi li utilizza.
Riflette però un costume che troppi politici ormai praticano, una degenerazione costante che imbarbarisce la discussione politica e la degrada ad alterco di personaggi biasimevoli, dei quali è meglio smettere di parlare. È ora di finirla!
Sono perciò certo, nel condannare con la massima fermezza questo episodio increscioso, che offende assieme alla massima autorità politica anche tutti noi, nella nostra qualità di amministratori e di cittadini della Repubblica Italiana, sensibili ai principi di solidarietà richiamati dal dettato costituzionale, di interpretare il sentimento anche di tutti gli altri consiglieri. Esprimo insieme piena solidarietà al Capo dello Stato per questa aggressione che, sebbene la forma in cui è stata espressa non giunga all'offesa fisica, non risulta meno grave, soprattutto considerando da dove proviene.

mercoledì 31 agosto 2011

Raccomandazioni per futuri nani e ballerine

Pochi giorni or sono è stata pubblicata da Universinet.it un'indagine tra gli studenti che si accingono ad entrare all'università, dalla quale risulterebbe che è più importante trovare una raccomandazione (86% degli intervistati) che studiare (13%), e addirittura che il 48% sarebbe disposto a concedere favori sessuali in cambio di ammissioni e promozioni. Il dato, in aumento rispetto allo scorso anno, è in sé opinabile: personalmente, confesso che mi riuscirebbe difficile crederlo per l'enorme maggioranza degli studenti che ho conosciuto nella mia attività professionale, ma ammetto che potrei peccare di ingenuità.
Lasciando ai sociologi riflessioni più circostanziate, la notizia non lascia comunque indifferenti, perché sembra confermare il radicamento di una deleteria tradizione nazionale, l'istituto della raccomandazione, quale via considerata ormai la sola efficace per raggiungere i propri scopi, anche da parte di chi, per la giovane età, dovrebbe essere meno portato al cinismo e magari, disgustato, saper contestare il cattivo esempio di tanti adulti.
Forse una certa disattenzione di educatori e famiglie, l’abitudine a lasciar correre, il pensare in termini sostanzialmente egoistici e privatistici, finisce per giustificare, agli occhi di molti, compromessi sempre meno degni della dignità della persona: non è un caso che il rispetto di essa sia ormai sistematicamente assente dalla comunicazione televisiva, la quale è in grado di proporre modelli di comportamento “al ribasso” con una forza impareggiabile.
Perché infatti meravigliarsi della diffusa propensione a vendersi, quando uomini vistosamente corrotti, ricattatori condannati dai giudici, prostitute cinematografiche e non, vengono accolti tra mille applausi nei cosiddetti salotti televisivi (non usiamo termini più appropriati, perché qualcuno sarebbe capace di offendersi)? Lo sterminato numero di coloro che una volta si definivano “nani e ballerine” se la passa tanto male, nel nostro paese? E la stessa legge elettorale in vigore per le politiche non è forse un grandioso inno alla raccomandazione, alla nomina dall'alto di candidati, eseguita sulla base di non ben chiarite fedeltà e promesse di sottomissione ai vertici?
È francamente ridicolo che l’esaltazione di comportamenti propri degli animali (per quanto riguarda la soddisfazione di istinti primordiali) e dei servi (per il procacciamento di vantaggi e privilegi a scapito dei “fessi”) sia a volte spacciata per un corollario del pensiero liberale da uomini di modesto comprendonio. In fondo, se “io sono mio”, perché non dovrei fissare un prezzo per quello che sono disposto a concedere? Cosa c’è di male?
In termini rozzamente individualistici, forse niente. Sul piano della vita comune, però, sembra ovvio che chi è incline a vendere se stesso, ancor di più sarà incline a vendere gli altri. È questo il futuro che stiamo preparando?

domenica 27 marzo 2011

Prescrizione sempre più breve, sogno di tutti i corrotti

L’Italia, paese ai primissimi posti delle classifiche europee per il suo tasso di corruzione, non ha tuttavia ancora il primato assoluto! Suvvia, diamoci da fare! Dev’essere per questo che l’istituzione parlamentare sta progressivamente smantellando i pochi argini giuridici rimasti, al fine di agevolare ulteriormente i trasgressori. Un ultimo passo significativo si deve al deputato Paniz del PdL, che ha fatto approvare in Commissione Giustizia alla Camera una norma che introduce tempi di prescrizione ancora più brevi per i reati, purché siano commessi da incensurati.
Ergo, visti i tempi della giustizia italiana e le infinite furberie dilatorie degli avvocati d’alto bordo, salteranno una serie di procedimenti a carico del solito noto. Non vogliamo però perdere tempo pensando a lui, che appartiene ormai al passato, per quanto non se ne sia ancora accorto e continui a scaldare (per l’eternità?) il cuore dei suoi tifosi.
Preoccupa invece l’invito a delinquere che, non c’è da dubitarne, sarà prontamente raccolto da una schiera di nostrani farabutti (beninteso, ancora incensurati), incoraggiati a tentare ogni genere di imbroglio dalla prospettiva dell’impunità. Infatti, prima dovrebbero essere beccati e, poi, ben difficilmente l’eventuale processo potrà arrivare a compimento. Così il prosciolto, rimasto formalmente incensurato, tramite questo meccanismo perverso potrà continuare le sue malefatte a piacere.
Alla faccia di Cesare Beccaria, della certezza della pena e della sorpassata idea che la giustizia sia uguale per tutti. Immaginiamo quanto i cittadini onesti si sentiranno tutelati da questa norma, nel caso sia approvata dalla Camera il 6 aprile, a perpetua vergogna delle nostre istituzioni più sacre.

giovedì 22 ottobre 2009

Bontà

Fin dai tempi di Esopo i lupi, al fine di operare indisturbati, cercano di presentarsi sotto mentite spoglie e forniscono giustificazioni non richieste per ingentilire la propria immagine. Certo, se un malvagio pretende di passare per buono, il suo non è un compito facile. Prendiamo ad esempio un pluriomicida, reo magari di ulteriori, notorie violenze: le sue professioni di bontà apparirebbero a tutti poco credibili, spingendo tutt'al più a qualche interrogativo sulla sua effettiva salute mentale. È probabile che anche un occasionale attaccabrighe, facile all'ira, aggressivo e manesco, stenterebbe a convincere del suo amore per il prossimo persino coloro che sono meglio disposti nei suoi confronti.
E nel caso di un corruttore, materiale o morale, di un sultano delle clientele? Qui le cose cambiano. Non che il suo presentarsi come un uomo pieno di nobili sentimenti sia di per sé più convincente, almeno per chi lo conosce e sa di cosa sia realmente capace. Piuttosto, egli potrebbe trovare facilmente dei sostenitori interessati tra coloro che ha corrotto, i quali avrebbero ogni convenienza a mascherare la natura dei loro rapporti, così come fra i molti che tiene a libro paga (non si deve forse curare con ogni mezzo la propria immagine, in una società fondata sull’apparire?), e persino fra gli inconsapevoli destinatari di quest’opera di propaganda martellante. Questi ultimi, avendo finito per credere alle esternazioni amorevoli di colui che si autodichiara buono e giusto, senza poter distinguere la realtà dalla finzione, si ritroverebbero perciò pronti ad accanirsi contro gli eventuali critici del sedicente sant’uomo: i dubbi sarebbero interpretati come manifestazioni di odio, il dissenso come un’eresia perversa, le prove documentali verrebbero disconosciute, nonostante l’evidenza, come parte di un complotto persecutorio: d’altra parte, è noto che gli uomini buoni devono spesso subire il martirio da parte dei cattivi. La cui cattiveria è confermata dal fatto che (orrore!) non disdegnano di appellarsi a leggi e regole. E difatti il copione preferito da questo ipotetico corruttore dovrebbe essere quello di presentarsi come una vittima processuale di poteri oscuri, che se la prendono con lui proprio e soltanto perché “è buono”, perché “vuole piacere a tutti” e ha il consenso, anzi l’amore, del popolo, realizzando in tal modo una splendida illustrazione di quei meccanismi così finemente descritti da Orwell, per cui è vero non ciò che corrisponde ad un’esperienza diretta, ma ciò che viene dettato dall’alto attraverso i meccanismi del condizionamento ideologico.
Ma come può essermi venuto in mente che questo abbia a che fare con la realtà in cui vivo? Chiedo scusa: ho straparlato, ho sragionato. Infatti sono cose che possono accadere solo in un mio immaginario regno fantastico, magari posto al confine con quello della favolistica classica, in modo che i lupi possano andare e venire dall’uno all’altro a loro piacimento.