Albrecht Dürer, Navis Stultorum (in S. Brant, Narrenschiff - 1497)

sabato 14 agosto 2010

Cani da guardia

Come non gioire? Anche i quotidiani che conducono un'azione di attacco frontale alle imprese immobiliari del presidente della Camera, rivendicano un ruolo istituzionale di “cane da guardia” per la stampa, oltretutto sottolineando nella loro azione di non voler “mollare la presa”.
Fanno benissimo, se riportano elementi veri. C'è un solo neo: un cane da guardia onesto, a difesa di una proprietà onesta, latra e difende contro ogni minaccia, vera o presunta, per tutelare la dimora. Non è selettivo, non agisce “a orologeria”, preso com'è nell'adempimento della missione.
La casa da difendere, nella metafora di origine anglosassone, è evidentemente il diritto del pubblico di conoscere sempre i fatti, massime per quanto riguarda i politici che ne richiedono la fiducia, spesso presentandosi diversi da quello che sono veramente. Idealmente, un'informazione onesta non serve gli interessi di parte, non deve soggiacere a un padrone o un padrino, massime se si tratta di un politico rivale dai trascorsi ancor meno specchiati. Attaccherebbe, sui temi scottanti, anche altre mariolerie: che so, quelle di un pluriprosciolto per decorrenza dei termini, di un mandante di corruttori con sentenze passate in giudicato, di un procacciatore di ville e tenute pagate una frazione del loro valore reale...
Certo, nulla impedisce a questo padrone di circondarsi di pitbull addestrati a sbranare gli avversari, attaccando a comando. Sempre di cani si tratta. Ma non ci si venga a dire che questi rientrano nella nobile categoria dei “cani da guardia”.

giovedì 12 agosto 2010

Como: tornare al voto per le poltrone?

Sono mere chiacchiere ferragostane quelle che rimbalzano sui giornali in questi giorni? Si prevede infatti che le elezioni anticipate dovute alle rissosità nazionali avranno contraccolpi a catena nel comasco, con la fine anticipata della giunta provinciale, e oltre. Carioni si accomoderebbe nel futuro parlamento, determinando il rimescolamento degli equilibri e delle cariche anche in comune di Como, dove la giunta Bruni traballa un giorno sì e l'altro pure per lotte di potere tribali, che il sindaco medesimo qualifica “di incredibile bassezza”. Gli unici problemi sul tavolo sono poltrone e nomine, le dispute riguardano le percentuali di spartizione della torta, dimostrando quale sia il fondamento dell'impegno politico per questi signori: promuovere se stessi e i propri sodali, mentre la città affonda nei problemi irrisolti, tra i miasmi dell'impianto di depurazione e l'assenza colpevole del piano di regolamentazione degli spazi commerciali, che doveva essere per legge definito... solo sette anni fa! E questa non è solo incuria, ma un tangibile ed ingiustificabile ostacolo alla libertà d'impresa, alla faccia del liberalismo ostentato a parole, ma avversato nei fatti. La concorrenza reale va evitata a tutti i costi, quando si è dedicato l'impegno di decenni a radicare un sistema di clientele che in certi settori consente di operare, di fatto, solo agli affiliati.
Di fronte a questa situazione, se i cittadini non prendono una buona volta il coraggio a due mani e non cambiano le loro radicate abitudini di voto, che sembrano aver premiato soprattutto incapaci e/o carrieristi, la prudenza non basterà. Si butteranno al vento i denari necessari a nuove elezioni, solo per consentire qualche promozione di apparato, per liberare qualche spazio di protagonismo agli ambiziosi che tengono più all'immagine che alla sostanza di un serio lavoro per la città.
Ci vogliamo liberare dai paraocchi ideologici o dagli improbabili referendum sul carisma dei capi, e valutare soltanto la qualità dell'amministrazione fin qui ricevuta, con il necessario rigore? Oppure vogliamo che tutto resti in sostanza immutato, cambiando solo le maschere di qualche personaggio? A leggere qualche organo d'informazione si direbbe che qualcuno lo auspichi e lavori in tal senso, screditando le potenziali alternative. Succede ad esempio che il segretario PD dichiari che, in questa situazione, nuove elezioni locali sarebbero ulteriore tempo perso per la città, che occorre trovare la forza di affrontare subito i problemi più gravi e puntare a qualche forma di condivisione degli sforzi, anche al di là degli schieramenti: semplice buonsenso. E cosa fa, una volta di più, l'ineffabile titolista di un giornale? Riassume testualmente che a Como “Il PD non si muove. Come se la cosa non lo riguardasse”. I padrini politici saranno certo contenti per la rappresentazione ad usum delphini, l'intelligenza dei lettori (e forse anche l'articolista) un po' meno...