Albrecht Dürer, Navis Stultorum (in S. Brant, Narrenschiff - 1497)
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martedì 30 ottobre 2018

Como, la cattiva amministrazione che si dimostra anche inutile


RICAPITOLANDO.

1. Dati di fatto
L'amministrazione di centrodestra, secondo quanto dichiara oggi una consigliera di maggioranza:
- riduce la sicurezza a un mero fatto di polizia, senza capire la complessità del fenomeno
- nega strumenti che eliminano il disagio oltre il degrado
- finge di non vedere la possibilità di infiltrazioni malavitose
- è sorda alle competenze presenti nel consiglio comunale quando sottopongono i problemi
- toglie panchine e wifi per creare disagio agli stranieri (e ai comaschi no?)
- ha realizzato un autentico monumento allo spreco (Infopoint in affitto)
- emette ordinanze per il decoro natalizio assolutamente inutili
- le applica in maniera becera e ottiene con le stesse figuracce nazionali per la città
- sanifica il portico di San Francesco con modalità inutilmente vessatorie
- impedisce sistematicamente di attuare i lavori socialmente utili per i migranti che farebbero capire le vie di una possibile integrazione (non sia mai!)
- evita di trovare soluzioni al problema dei barboni, scaricando tutto il peso sulle associazioni di volontariato che si devono arrangiare
- nega una Commissione speciale su questi problemi (chiesta all'interno della maggioranza, non come provocazione dell'opposizione)
- nega la ricostituzione della Consulta dei servizi sociali.

2. Un parere personale
Da cittadini, dobbiamo ringraziare chi ha posto le questioni con questa evidenza palmare.
Sappiamo che ci sono molti altri segni di insensibilità sociale che vengono lanciati come "messaggi" per far capire che chi comanda lo fa a muso duro, evidenziando peraltro con un risibile "cattivismo" l'egemonia leghista sull'intera compagine.
Ma anche tutti gli altri temi centrali del rilancio della città sono trattati con una straordinaria e incomprensibile inerzia. Tutto è paralizzato. Il sindaco in sostanza continua a ripetere che non si aspettava una tale complessità.
Questa maggioranza ha così sancito il proprio completo fallimento politico, prima ancora che amministrativo.
Se ai Comaschi sta bene che per qualche anno ancora Como prosegua nel degrado di una mera funzione di "vetrina" della politica regressiva di un leghismo delle piccinerie, tutto OK.
Altrimenti, con un minimo di decenza, si prenda responsabilmente atto di questa inadeguatezza e ci si liberi da questo malgoverno.

venerdì 4 maggio 2018

Mussolini positivo, come no. Del resto anche Hitler amava i cani...

Lara Magoni, neo assessora regionale al Turismo della Lombardia in quota Fratelli d'Italia ed ex campionessa di sci, rilascia senza che nessuno glielo abbia chiesto valutazioni risibili e farneticanti sul periodo fascista. Come in molti altri post di disinformazione in rete, sarebbero "state fatte molte cose buone", eccetera.
A parte l'assoluta ignoranza di chi pontifica senza avere UN dato storico corretto, ma rimastica semplicemente la propaganda neofascista, è strabiliante anche il linguaggio adottato da questo soggetto: "le leggi che tutelano i lavoratori nascono PROPRIO TUTTE dal fascismo. Tutti condanniamo l'eccidio del quale SONO STATI TUTTI COINVOLTI e per il quale c'è da vergognarsi ma ora basta COMBATTERE I FANTASMI...dopo settant'anni... Visto e considerato che QUESTI BENEFIT piacciono a tutti". Ho evidenziato in maiuscolo idiozie talmente evidenti che non avrebbero neppure bisogno di una puntuale disamina (che altri hanno già fatto), perché sono insostenibili sul piano concettuale, oltre che storico:
- TUTTE le leggi che tutelano i lavoratori? Certo non le prime (anteriori al fascismo), né quelle varate nell'Italia repubblicana e più sostanziali;
- TUTTI COINVOLTI nell'eccidio? Chi? Tutti gli Italiani portano le stesse responsabilità? Magari per equiparare i caduti, carnefici e vittime?
- I FANTASMI non sono tali solo per i nostalgici e gli ignoranti galattici? Quelli che vogliono sminuire la gravità di parole, atti, gesti dei loro amici neofascisti lanciando loro una strizzatina d'occhio e sperando di recuperare qualche voto?
- I BENEFIT. Così adesso si chiamerebbero i DIRITTI dei lavoratori? Sono per caso diventati una graziosa concessione di qualche padrone?
Adesso mi chiedo: ma se si applicasse il rigore, la disciplina, il controllo, la precisione richiesti da una pratica sportiva ad alto livello anche all'esercizio di responsabilità politiche, quali conseguenze dovrebbe trarre da sé la neo assessora?
Davvero, in coscienza, una che parla e verosimilmente pensa così si ritiene adeguata a un compito pubblico?
E chi l'ha designata non prova almeno un poco di vergogna?

mercoledì 14 marzo 2018

Como: quale dialogo con chi non vuol sentire?

Ormai sono innumerevoli i casi nei quali, rispetto all'amministrazione precedente, si percepisce la profonda differenza di atteggiamento da parte di coloro che si sono collocati con supponenza alla guida della città e che respingono sistematicamente il dialogo. La consigliera Patrizia Lissi ha appena subito un volgare attacco personale senza fondamento, evidente dimostrazione del fastidio che provoca volendo approfondire le ragioni delle manovre decise nel Palazzo senza confronto con i cittadini.
A parte la questione delle mense, con discutibile soluzione calata dall'alto, è di questi giorni la sconcertante decisione di respingere l'O.d.G. del cons. Gabriele Guarisco (PD), per risolvere il problema dei cittadini che vivono nella zona di Baraggia e che rimangono senza autobus. La maggioranza RESPINGE e poi, per bocca dell'ass. alla Mobilità e Trasporti Vincenzo Bella, dichiara: “La bocciatura dell’ordine del giorno non costituisce di certo un rigetto della proposta che è stata presentata", ecc. (???). Un'altra occasione di confronto costruttivo che viene perduta per arroganza. Ma approvare qualcosa proposto dall'opposizone, evidentemente, è peccato mortale per chi ha già la verità in tasca.

giovedì 8 marzo 2018

Como: amministrazione di centrodestra in stato confusionale

Leggo oggi che Il Tribunale ha respinto il ricorso contro gli ex esponenti della giunta di Palazzo Cernezzi e i tecnici indicati come possibili responsabili dei problemi del viadotto dei Lavatoi.
Se è vero quel che viene riportato (fonte: ETV) che "non è possibile procedere contro ex assessori e dirigenti per i quali, eventuali responsabilità dovrebbero essere accertate dalla Corte dei Conti e non da un giudice ordinario", viene qualche dubbio sulla linearità e opportunità della condotta legale di un'Amministrazione che non saprebbe neppure dove indirizzare le istanze.
Inoltre il Tribunale ha condannato il Comune di Como anche a pagare 3.038 euro ciascuno alle controparti Gerosa, Molinari, Viola e Gilardoni per le spese legali.
Cioè più di 12.000 euro dei cittadini buttati per un'ipotesi oltretutto mal presentata. Chi ne risponde? In questo caso la Corte dei Conti non avrà nulla da osservare?
Come giustamente osserva Stefano Fanetti, "È l’ennesima riprova di un Comune in stato confusionale. La politica non sta riuscendo nel compito di mettere ordine". Sembra che debba anche mettere ordine nelle proprie idee: cosa un po' difficile, quando non si ha nessuna prospettiva di città e la linea finora mostrata sembra essere quella del tirare a campare, facendo il meno possibile per non scontentare nessuno e non attirarsi critiche.

martedì 8 settembre 2015

Parliamo del nulla...

Pare che anche in consiglio comunale a Como sarà posta in discussione una mozione per contrastare la diffusione nelle scuole della fantomatica teoria del gender, promossa da un centrodestra evidentemente a corto di proposte politico-amministrative, e che prova a galleggiare agitando le paure, volta a volta delle “invasioni straniere” o della “deriva sociale e morale” che attacca le famiglie “naturali”.
Gli studi sul genere – i cosiddetti “gender studies” – hanno inteso chiarire come nel tempo, nella storia e nella cultura siano state costruite le identità femminili e maschili. Se, da un lato, sottolineano l'evoluzione storica dei principi che reggono l’ordine sessuale, dall'altro sono ben lontani dal negare la rilevanza delle differenze corporee. Si può leggere in proposito la lucida intervista a Judith Butler http://www.lavoroculturale.org/sulla-teoria-del-gender-judith-butler/.
Mi pare che da noi sia in atto invece una stolida operazione sottoculturale con conclamata strumentalizzazione politica, che ha creato dal nulla una "teoria gender", facendola peraltro esistere ed esprimendone le pseudoargomentazioni solo... nei testi che attaccano la teoria gender. Si tratta, in sintesi, di distorcere e stravolgere a bella posta le indicazioni pedagogiche che mirano a combattere nella scuola la discriminazioni e gli stereotipi mortificanti, agitando lo spettro di un "inquinamento" delle menti dei nostri poveri bimbi. In pratica... la solita bufala. Come dimostrano i social network e il livello medio della politica e della comunicazione in Italia, purtroppo, per le bufale c'è però un ampio mercato e, chissà, un tornaconto elettorale.
Tornando al nostro consiglio comunale: forse non c'è nulla di drammatico nel soffermarsi sui parti della fantasia, così che si potrà affrontare una ulteriore discussione sul nulla provocando pochi danni, se non in termini di tempo perso, denaro pubblico sprecato e pazienza del sottoscritto messa alla prova.
Ma se dovessimo continuare su questa linea converrà che ci attrezziamo: comincerei ad esempio attivando iniziative per promuovere il gemellaggio di Como con qualche splendida località della Terra di Mezzo. Avete preferenze?

domenica 10 maggio 2015

La politica che cambia le carte in tavola, che noia

Sconcertante. Così si potrebbe definire la lettura delle dichiarazioni pubblicate venerdì 8 maggio  sul “Corriere di Como” da parte di rappresentanti dell’opposizione in merito all’area Ticosa. Nel teatrino della politica, non è una novità: tecnicamente, si chiama “rivoltare la frittata” delle responsabilità. Però le stupidaggini e le falsità sono sempre una mancanza di rispetto nei confronti dei cittadini, e quindi tocca replicare alle accuse ingiuste, infondate e strumentali.
In breve, si dice che “il PD” con “ricatti e ostruzionismo” ha fatto crollare il valore dell’area. Qualcuno  ignora che i prezzi variano nel tempo, e che li fa il mercato, non le chiacchiere dei politicanti? Le fantasie “ricattatorie” non sono fumo per mascherare l’incompetenza di chi governava prima la città? E soprattutto,  se il bene è “guasto” e privo in realtà di valore a causa dell’amianto,  la colpa è di chi lo sta rimettendo a posto, oppure dell’incompetente che  lo spacciava per buono e ha rifilato questa ennesima rogna alla città?
Si propone una laurea honoris causa in economia.
Si aggiunge che bisognava fare “subito” un parcheggio a pagamento per incassare, anziché spendere soldi per la bonifica. Peccato che le procedure, una volta avviate, vadano completate, pena ulteriori sanzioni di cui la città non ha bisogno. Oltretutto si sarebbe chiusa per sempre la porta alle prospettive di riqualificazione dell’area a servizio della comunità, che ancora sembrano aperte. Il parcheggio è l’ipotesi sensata, ma minimalista, che l’amministrazione ha sempre avuto presente, ed è però un ripiego, che sancirebbe doppiamente la dabbenaggine di chi avviò trionfalmente l’operazione Ticosa con fuochi d’artificio e superficialità illimitata. Dovevate farlo allora, verrebbe da dire, se era così semplice!
Si propone una laurea honoris causa in urbanistica.
Infine,  sulle sempiterne accuse di “incapacità” all’amministrazione, è comodo e falso affermare che si fosse assicurata, per le enormi magagne e lo sfacelo che il centrodestra lasciò, una impossibile “soluzione immediata”. Immediata, e costante, è stata però l’applicazione per affrontare i problemi e costruire le soluzioni, anche se con le mani legate dai pesanti vincoli normativi ereditati.  I bilanci comunali, prosciugati dalle bonifiche, ne sanno qualcosa. Grazie ancora, cari ex assessori!
Maghi e miracoli stanno da un’altra parte, e non dubitiamo che li vedremo comparire a mazzi in campagna elettorale. L’amministrazione Lucini fa con pazienza ogni sforzo, e lotta anche contro situazioni impreviste, per venire a capo delle grandi ferite che altri hanno inferto a Como. Non abbiamo paura del giudizio degli elettori, ma le persone sensate capiscono che i risultati, su questi grandi temi, vanno valutati al termine del mandato. Per gli altri, più o meno facinorosi, proponiamo una laurea honoris causa in futurologia.

martedì 29 novembre 2011

CoCoCo44 - Mancata pubblicazione dei redditi dichiarati dai consiglieri

Un brevissimo intervento per constatare come la pubblicazione dei redditi dichiarati dai consiglieri veda, anche quest'anno, diversi rifiuti a consentire di attuare questo dovere di trasparenza. Non della mia parte politica, per fortuna.
Da cittadino, non riesco a cogliere alcun motivo plausibile per un simile diniego. Se qualcuno però vede una sola valida ragione per escludere dai doveri di ordine etico imposti dal ruolo di rappresentante dei cittadini questo esercizio di chiarezza, lo prego di farmelo sapere. Sarà un prezioso spunto di meditazione, di cui ringrazio in anticipo.

giovedì 27 ottobre 2011

CoCoCo40 - Resoconti del Consiglio e confusione delle responsabilità

I commenti alla scorsa seduta del Consiglio sono stati di varia natura, com'è ovvio. Quelli più efficaci e corretti colgono appieno il significato politico della mozione di sfiducia, che può piacere o meno, essere condivisa o no, addirittura essere posta in atto oppure no, come il sindaco, more solito, ha annunciato di voler fare. Ma qualcosa ha pur voluto dire, anzi molto.
Altri purtroppo hanno cercato di sminuire questo forte giudizio politico, che è anche una valutazione dell'operato e insieme un'esibizione della reale compattezza e della convinzione che sorreggono (si fa per dire) l'attuale maggioranza.
Questi ultimi anno purtroppo avuto gioco facile per le intemperanze di qualcuno, che possono aver trovato appiglio in atteggiamenti discutibili, ma non si giustificano mai in una sede come questa. Sono spettacoli ai quali purtroppo abbiamo dovuto abituarci e che non giovano purtroppo al decoro di quest'aula né all'immagine che la cittadinanza ne riceve.
Sarebbe però corretto che le valutazioni su quanto accade, nelle ricostruzioni offerte al pubblico, evitassero di coinvolgere il Consiglio in quanto tale, ossia tutti i consiglieri, che non hanno tutti lo stesso atteggiamento, non tutti affrontano le questioni con lo stesso “piglio”, diciamo così, non tutti si lasciano andare, non tutti usano lo stesso linguaggio, non tutti considerano l'aula allo stesso modo, non tutti attentano alla dignità dell'istituzione. Ed è un fatto evidente, niente affatto difficile da cogliere.
Non voglio certo dire che non si possa esprimere un giudizio sull'utilità o meno di certe sedute, sulla produttività stessa del Consiglio, sull'efficacia del lavoro complessivo, naturalmente anche sulle capacità dell'opposizione. Bisognerebbe però essere capaci di distinguere il giudizio politico, che andrebbe espresso chiaramente come tale, non come una sorta di resoconto obiettivo, dal resoconto altrettanto obiettivo di quanto accaduto, attribuendo perciò le responsabilità individuali a coloro cui competono. A ciascuno il suo: non una melassa nella quale gli atteggiamenti si confondono, una notte in cui tutti i gatti sono bigi – e così, alle prossime elezioni, tutti potranno presentarsi come nulla fosse, perché “mal comune mezzo gaudio”. Non è così, e bisogna dirlo.
A me ad esempio appare chiaro di chi sia la responsabilità della situazione quasi disperata, certamente disperante, nella quale versa la nostra città. Il Consiglio qui c'entra poco: magari avesse avuto la possibilità di intervenire in maniera determinante, o perlomeno di esercitare una forte e stabile funzione d'indirizzo. Ma anche questa funzione, lo sappiamo bene, può essere esercitata efficacemente solo se c'è una controparte disposta ad ascoltare.
Non c'è stata, in questi anni: e forse anche qui, in questo atteggiamento si trova la spiegazione di certi episodi comunque deprecabili, la radice di uno svuotamento di senso di tante sedute poco consone alla dignità della nostra funzione.

venerdì 12 agosto 2011

Squali

Ebbene, dopo anni di gestione spensierata è giunto il momento di valutare appieno l'opera di governo di un centrodestra illusionista, oppure no? Meno tasse, promozione dell'impresa, sostegno della famiglia: ecco le balle più clamorose, fra le tante promesse mai realizzate. Si accompagnano a cose meno confessabili, come lo scarso contrasto alla corruzione e all'evasione fiscale, e ancor più al costante rigonfiamento delle spese correnti, con l'obiettivo principale di mantenere consenso e di continuare ad impinguare amici, clienti e cricche varie.
Ora, però, sembra che il limite del baratro sia stato raggiunto e non resti che mettere mano a provvedimenti straordinari. Lacrime e sangue saranno ripartiti in egual misura per tutti? In realtà il sospetto è che operai e ceto medio, la gente comune, resteranno fregati per bene: continuano a dir loro che in sostanza non cambierà nulla, prendendo tempo per studiare il modo di far pagare la massa dei fessi e lasciare intatti i grandi patrimoni e i traffici degli speculatori. Spolpato per bene l'osso della cosa pubblica con cattive gestioni ed infiniti sprechi, strombazzano per bocca di economisti mignon e giornali-megafono la ricetta miracolosa: è indispensabile vendere tutti i beni dello stato. Tutti, senza esclusione: non c'è che dire, è una bella sparata per tempi di crisi.
Suona come un meraviglioso progetto liberista. Forse un atto di ravvedimento, per un governo che in tanti anni non ha saputo liberalizzare nessun settore, e che la concorrenza vera, la competizione ad armi pari l'ha sempre avversata, tutelando allo spasimo le corporazioni e il duopolio televisivo? O non è magari l'occasione propizia per svendere gli ultimi gioielli di famiglia, consegnando un patrimonio pubblico nelle mani dei più furbi, degli intrallazzatori che sanno coltivare le amicizie politiche, delle cordate e degli squali che poi – come avviene nel caso di tanti uffici ministeriali, costretti a versare affitti esorbitanti – fanno pagare a caro prezzo l'utilizzo degli stessi beni alla collettività?
Fissare lo sguardo sulla condizione attuale del paese è difficile, e può essere veramente sgradevole; ma continuare a fidarsi di chi ci dice che realizzerà il miracolo “senza metterci le mani in tasca” e tenta di operare un incanto, sia pur meno spiacevole, proiettando miraggi nelle nostre menti, è solo un inconsapevole suicidio.

domenica 23 gennaio 2011

Libri al rogo

Cosa può spingere un amministratore pubblico a promuovere iniziative tanto inutili quanto funeste? Perché infangare l'immagine dell'ente che si rappresenta con un grossolano oltraggio all'articolo 21 della nostra Costituzione che, sarà bene ricordarlo, recita: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”? È quanto vorremmo chiedere all’assessore provinciale alla cultura di Venezia e a quello regionale veneto che, spalleggiati da alcuni colleghi di centrodestra, hanno intimato a biblioteche e scuole di mettere al bando (in quanto “cattivi esempi”) i libri di numerosi autori firmatari di un appello del 2004 che prendeva spunto dal caso di Cesare Battisti per discutere di terrorismo, degli “anni di piombo” e delle leggi relative, tra i quali Saviano.
Trovo davvero deplorevole il fatto che Battisti non stia scontando la pena nelle patrie galere, e mi auguro che si trovi presto una soluzione per fargli espiare la condanna definitiva. Ma non mi sognerei mai di invocare misure persecutorie nei confronti di chi la pensa diversamente da me, attuando procedure tipiche dei periodi più oscuri della storia passata. A quale cultura fa riferimento chi mette al bando libri che ritiene “diseducativi”, oltretutto non per il loro contenuto ma perché le convinzioni degli autori non corrispondono a quelle di chi detiene il potere? Peserà di più la formazione giovanile da nostalgico del Ventennio o la smania di garantirsi un po' di visibilità, tipica di tanti politicanti vanesi? In Italia è inutile sperare nelle dimissioni, o almeno nel pentimento, di chi rappresenta in maniera tanto indegna le istituzioni pubbliche: speriamo almeno che chi ha avuto la disgrazia di eleggerli apra gli occhi e li valuti per quello che sono.

giovedì 12 agosto 2010

Como: tornare al voto per le poltrone?

Sono mere chiacchiere ferragostane quelle che rimbalzano sui giornali in questi giorni? Si prevede infatti che le elezioni anticipate dovute alle rissosità nazionali avranno contraccolpi a catena nel comasco, con la fine anticipata della giunta provinciale, e oltre. Carioni si accomoderebbe nel futuro parlamento, determinando il rimescolamento degli equilibri e delle cariche anche in comune di Como, dove la giunta Bruni traballa un giorno sì e l'altro pure per lotte di potere tribali, che il sindaco medesimo qualifica “di incredibile bassezza”. Gli unici problemi sul tavolo sono poltrone e nomine, le dispute riguardano le percentuali di spartizione della torta, dimostrando quale sia il fondamento dell'impegno politico per questi signori: promuovere se stessi e i propri sodali, mentre la città affonda nei problemi irrisolti, tra i miasmi dell'impianto di depurazione e l'assenza colpevole del piano di regolamentazione degli spazi commerciali, che doveva essere per legge definito... solo sette anni fa! E questa non è solo incuria, ma un tangibile ed ingiustificabile ostacolo alla libertà d'impresa, alla faccia del liberalismo ostentato a parole, ma avversato nei fatti. La concorrenza reale va evitata a tutti i costi, quando si è dedicato l'impegno di decenni a radicare un sistema di clientele che in certi settori consente di operare, di fatto, solo agli affiliati.
Di fronte a questa situazione, se i cittadini non prendono una buona volta il coraggio a due mani e non cambiano le loro radicate abitudini di voto, che sembrano aver premiato soprattutto incapaci e/o carrieristi, la prudenza non basterà. Si butteranno al vento i denari necessari a nuove elezioni, solo per consentire qualche promozione di apparato, per liberare qualche spazio di protagonismo agli ambiziosi che tengono più all'immagine che alla sostanza di un serio lavoro per la città.
Ci vogliamo liberare dai paraocchi ideologici o dagli improbabili referendum sul carisma dei capi, e valutare soltanto la qualità dell'amministrazione fin qui ricevuta, con il necessario rigore? Oppure vogliamo che tutto resti in sostanza immutato, cambiando solo le maschere di qualche personaggio? A leggere qualche organo d'informazione si direbbe che qualcuno lo auspichi e lavori in tal senso, screditando le potenziali alternative. Succede ad esempio che il segretario PD dichiari che, in questa situazione, nuove elezioni locali sarebbero ulteriore tempo perso per la città, che occorre trovare la forza di affrontare subito i problemi più gravi e puntare a qualche forma di condivisione degli sforzi, anche al di là degli schieramenti: semplice buonsenso. E cosa fa, una volta di più, l'ineffabile titolista di un giornale? Riassume testualmente che a Como “Il PD non si muove. Come se la cosa non lo riguardasse”. I padrini politici saranno certo contenti per la rappresentazione ad usum delphini, l'intelligenza dei lettori (e forse anche l'articolista) un po' meno...

giovedì 17 giugno 2010

Sindaci in guerra

È guerra tra i sindaci di Como e di San Fermo sul canone di 650mila euro annui che l'azienda ospedaliera verserà a quest’ultimo quale contropartita degli oneri che verosimilmente graveranno sul comune ospitante il nosocomio. A parte i toni accesi ed eccessivi, su due cose riferite dai giornali il sindaco Bruni ha perfettamente ragione: in questa vicenda «il senso di responsabilità pubblica è totalmente assente» e «se l'ospedale non aprisse, sarebbe una sciagura e un errore gravissimo», che farebbe ridere tutta Italia. Ma è credibile che tutte le colpe debbano ricadere sul comune limitrofo al capoluogo? Si tratta davvero, come Bruni sostiene con le sue bordate, di «tangenti pubbliche», del «pizzo che va pagato al Comune di San Fermo per poter aver fatto l'ospedale»?
Chissà se il sindaco comasco rinfocola la polemica perché ha a cuore le sorti dei futuri bilanci ospedalieri, o se piuttosto cerca di distogliere l’attenzione dal come e dal perché si è giunti a tale stato di cose. Citiamo ancora: «probabilmente nell'accordo di programma andava puntualizzato meglio, ma allora l'emergenza era non perdere i finanziamenti e comunque non si sapeva dove esattamente sarebbe stato costruito l'ospedale». Impressionanti le analogie con il copione delle paratie (e, speriamo di no, con la Ticosa): bisognava fare in fretta, così non siamo stati molto attenti…
Ma quale professionalità offrono gli uffici tecnici dei nostri enti pubblici, se non riescono a mettere in evidenza fatti tanto banali come una linea di confine tra due comuni? Quale capacità di programmazione possiedono i nostri politici, se non prevedono per tempo le complicazioni più banali che seguono dalle loro avventate delibere? Cosa impediva di trovare un diverso accordo prima di posare la prima pietra, con il consueto codazzo di autorità festanti e la grancassa degli annunci? Mascetti ha buon gioco nel replicare che, in sostanza, Bruni ha firmato un accordo di programma senza capire fino in fondo ciò che comportava: sarà un tantino spregiudicato, ma non fa che portare acqua al suo mulino. Vale la pena di ricordare, per un attimo, come questi politici si sono presentati nelle campagne elettorali: dichiarandosi competenti, capaci, efficienti, operosi, il meglio sulla piazza. Non si dicono forse abituati – a differenza di certi poveri idealisti – a muoversi da professionisti nel complesso mondo degli affari? A trattare con autorità ed organismi di ogni livello con una pretesa perizia? A fare regolarmente a meno di un confronto con la cittadinanza, paghi del mandato elettorale che consente loro di calare dall’alto decisioni di enorme peso, com’è stata appunto la localizzazione del nuovo Sant’Anna?
Un lungo catalogo di mezzi insuccessi sembra smentire questa propaganda: se anche le opere alla fine si realizzeranno, vi sarà una quantità di costi aggiuntivi oppure di ritardi che fa pensare a tutto, fuori che a particolari capacità di curare il pubblico interesse. Anziché contro il proprio collega confinante, allora, sarebbe più produttivo che il sindaco di Como rivolgesse la sua vis polemica contro le storture dell’ultima manovra finanziaria governativa, che affama i comuni scaricando la gran parte dei sacrifici nel taglio dei servizi ai cittadini (benché mi renda conto che questo comporterebbe maggiori rischi per la sua carriera politica), o si dedicasse magari ad un sano ripensamento autocritico.

lunedì 16 novembre 2009

Probi viri... e bestie grame

Grande attenzione sulla ribalta nazionale, in queste settimane, alla città di Como, purtroppo in coincidenza con le celebrazioni per la caduta del Muro più celebre del XX secolo. È toccato così a noi comaschi dare al resto d’Italia la cattiva impressione che ci facesse piacere rinchiuderci dietro alte pareti, o che ci desse fastidio la vista del lago, o che da noi sia normale che i progetti approvati in un modo si modifichino senza che nessuno, o quasi, lo venga a sapere. Alla luce di questa disastrosa esperienza, vi è chi tenta già un primo bilancio pubblicando il giudizio delle categorie economiche e sociali, dei cittadini e delle associazioni, e arrivando a registrare una bocciatura senza appello per la giunta di Palazzo Cernezzi. Ciò che doveva rappresentare il fiore all’occhiello dell’Amministrazione (paratie, Ticosa, piano del traffico, futuro dell’ex S. Anna, per non dire dei tanti progetti fermi al palo) si ritorce invece contro i promotori per l’evidente incapacità progettuale e/o operativa dimostrata dai responsabili. Paradossale è ora il caso del cantiere che prosegue imperterrito nell’innalzamento di muraglie, che “tanto, poi, verranno sostituite”: si inaugura così un nuovo metodo ingegneristico, ben più logico di quelli ingenuamente seguiti per secoli, che immagino diventerà ben presto punto di riferimento nelle facoltà universitarie europee.
Nel panorama della “pioggia di critiche” ai saggi amministratori comaschi, tuttavia, quello che più colpisce è che non vengano espressi giudizi negativi nei confronti dei singoli assessori di giunta, tutte considerate persone per bene, bensì del solo organismo nel suo complesso. Qualcuno arriva a scomodare Cicerone il quale, con abbondante diplomazia (fors’anche perché parte in causa), affermava essere i senatori uomini degni, pur considerando il senato una bestia grama: Senatores probi viri, senatus autem mala bestia.
Davvero strano: di solito in un gruppo l’intero è maggiore e migliore della somma delle parti. Pensiamo, che so, ai Beatles o ai Pink Floyd, ad un coro ben diretto, a una squadra di calcio che gioca pensando al collettivo, per giunta divertendosi. Come mai, se gli ingredienti sono tanto buoni, il risultato è così deludente? Forse perché le competenze, più che reali e dimostrate, sono mero frutto di propaganda? Oppure i grandi talenti presenti (in una giunta peraltro “a ricambio costante”) non sono bene amalgamati e vengono mal gestiti dal direttore d’orchestra, sempre più spesso chiamato in causa per una gestione verticistica e affatto partecipata, quel sindaco che sembra oggi raccogliere i frutti di un decisionismo tutto chiuso in sé stesso? Misteri della poltica comasca, nella quale più che i risultati concreti si mettono in luce soprattutto aspiranti primedonne, battibecchi tra galletti, individui assorti nei giochi di potere e nei posizionamenti delle correnti, sullo sfondo di interessi economici sempre più visibili man mano che aumentano le cubature edificate in una città non certo particolarmente soggetta ad incrementi demografici.
Qualcuno dubita, peraltro, che alle prossime elezioni sentiremo ancora le stesse persone parlare di efficienza, buon governo, merito e capacità progettuali? Nel mondo del calcio, in cui settimanalmente si raccontano tante baggianate, sono comunque più seri: chi prenderebbe per buone le affermazioni dei giocatori di una squadra che si proclamassero campioni, “fenomeni”, “piedi d’oro”, dopo averla condotta per via direttissima alla retrocessione?

giovedì 23 aprile 2009

Il risparmio energetico è per gli altri. Noi siamo più furbi

Poteva il nostro sensibilissimo governo di centrodestra restare inerte dinanzi alla "giornata della terra"? Certo che no! Infatti nella Commissione Industria del Senato è appena stato approvato un emendamento della maggioranza che toglie il divieto di commercializzare dal 2010 elettrodomestici di classe energetica inferiore alla classe A e dal 2011 di lampadine ad incandescenza: quello varato dal precedente governo Prodi. Di energia in Italia ce n'è da sprecare, evidentemente, e poi tra breve (giorni o al massimo settimane) produrremo energia nucleare pulitissima, economicissima, sicurissima...
Il provvedimento anti-ecologico viene preso proprio mentre è in corso il vertice del G8 Ambiente di Siracusa. Mentre in Europa, e con Obama anche in Usa, si è finalmente capito che le tecnologie verdi e l'efficienza energetica sono il più opportuno strumento anticrisi, per rilanciare le nostre economie, il centrodestra italiano (che già si è messo in evidenza agli occhi del mondo approvando in Senato un'assurda mozione negazionista sui cambiamenti climatici in cui si affermava tra l'altro che il riscaldamento globale non esiste), prosegue con la sua passione per le misure di retroguardia, mentre su di un altro fronte cerca a più riprese di consentire una caccia sempre meno controllata, anche a vantaggio delle lobby produttrici di armi.
Sono operanti forti interessi economici degli "amici", certamente, ma anche un vecchio riflesso condizionato a pensare con fastidio a tutte le preoccupazioni ambientali, derubricate evidentemente nella categoria "lacci e lacciuoli".
Oltre ad infischiarsene bellamente del pianeta che lasceremo ai nostri figli, questi ultimi geniali provvedimenti penalizzano proprio l'industria italiana, che in particolare nel settore degli elettrodomestici è all'avanguardia nei modelli ad alta efficienza: il divieto a vendere lavatrici, lavastoviglie e frigoriferi di vecchia generazione rappresenterebbe infatti per le nostre imprese un oggettivo vantaggio competitivo.