Albrecht Dürer, Navis Stultorum (in S. Brant, Narrenschiff - 1497)

giovedì 26 settembre 2013

Quanta (vergognosa) pochezza!

COLPO DI STATO? A volte il servilismo dà alla testa...
Schifani e Brunetta: "La definizione di 'colpo di Stato' non è inquietante ma è invece assolutamente realistica e pienamente condivisibile". Tutto perché un politico corrotto è stato giudicato colpevole dopo tre gradi di giudizio (e innumerevoli prescrizioni in processi bloccati con leggi ad personam).
Le dichiarazioni di queste ore sono una perfetta autovalutazione del livello umano, morale e politico di parte non esigua, purtroppo, della nostra classe dirigente. Una completa mancanza di dignità che ci espone una volta di più al disprezzo dei paesi civili, ove lo stato di diritto è considerato cosa sacra, non "cosa nostra".
Questa o è la solita farsa, o è grossolana, colpevole, eversiva (questa sì) ignoranza istituzionale, che si dovrebbe aver vergogna a mostrare, e che invece si ostenta con l'arroganza di un gregge impazzito.

lunedì 23 settembre 2013

CoCoCo 2013-13: Cessione farmacie comunali, sacrifici senza ragione?

Il dibattito ha evidenziato che il tema in discussione è complesso, e suscita, com'era prevedibile, reazioni contrastanti. Però sgombriamo il campo da un equivoco. La proposta uscita dalla giunta non ha affatto il carattere di una soluzione ideale, né di una scelta presa a cuor leggero, ma si giustifica pienamente con l'oggettiva gravità della situazione che ci troviamo ad affrontare. Se disconosciamo questo aspetto, diventa facile suscitare obiezioni polemiche, quasi pensassimo di alienare le farmacie per futili motivi, magari perché ci è venuta improvvisamente a noia una parte del patrimonio comunale che ha avuto una sua storia ed un significato. E in primo luogo sarebbe onesto riconoscere che le farmacie, nella situazione odierna, non svolgono più un ruolo strategico e insostituibile per il Comune, e che la loro funzione di presidio sul territorio può essere altrettanto bene svolta dal privato, senza alcuna perdita per l’utenza.
Una conferma è data dal fatto che il tema non è nuovo: in commissione IV, della quale ho fatto parte già nel mandato precedente, l'argomento era stato esaminato almeno in un paio di sedute, suscitando magari qualche perplessità, ma evidenziando anche le criticità di una gestione non ottimale e di una remuneratività perlomeno contenuta (tra l'altro, come abbiamo visto, destinata a diminuire drasticamente con una eventuale prossima gestione).
Certo, sarebbe bello, in condizioni ideali, poter prendere altro tempo per studiare tutta una gamma di soluzioni alternative; sarebbe forse produttivo, in termini economici, approntare piani operativi di rilancio della redditività delle farmacie, che le renderebbero magari leggermente più appetibili a futuri acquirenti, ma nel lungo o lunghissimo termine. Viene anche da chiedersi perché queste azioni non siano state messe in campo dalle amministrazioni precedenti, le quali tra l'altro erano assai meno gravate dall'attuale contrazione delle entrate. Sarebbe bello, infatti, che non ci fosse una pesante crisi economica in atto, che ha tra l'altro l'effetto di deprezzare inevitabilmente questo genere di attività. Soprattutto, ancor più bello sarebbe che il bilancio comunale odierno fosse florido, e che con questa ricchezza si potesse far fronte alle tantissime incombenze e responsabilità connesse all’amministrazione cittadina realizzando nuovi progetti, potenziando i servizi e curando le strutture in modo ottimale.
Peccato che queste ipotesi siano lontanissime dalla realtà. I fatti ci dicono che le risorse a disposizione sono sempre in calo, mentre i costi dell’erogazione dei servizi aumentano, come le necessità sociali e problemi da affrontare. Chissà, forse il fatto che gran parte degli interventi in quest’aula abbiano messo tra parentesi questa situazione a dir poco drammatica, mentre proponevano legittime alternative di rinvio e di conservazione delle farmacie comunali, è solo un segno di grande ottimismo. Mi auguro che le proposte di razionalizzazione e di risparmio che sono state adombrate possano trovare qualche realistica concretizzazione tra breve, anche se temo che poi i tavoli di questo consiglio potrebbero essere inondati di lacrime per futuri tagli ai servizi o minacce ai posti di lavoro. Sarebbe poi interessante capire dove si possa andare a reperire qualche risorsa aggiuntiva per fronteggiare il crollo dei trasferimenti centrali, senza aggravare il carico fiscale. Nel qual caso, i maldicenti potranno ripetere che la sinistra non è capace di fare altro.
Veramente, qui ci è stato detto a più riprese che la sinistra non è capace neppure di fare la sinistra. Anziché tutelare i meno abbienti li opprimeremmo, creando disoccupazione e privando la popolazione dell’assistenza sanitaria, o qualcosa del genere. E tutto perché, privi di capacità gestionali, per raccattare qualche soldo saremmo lieti di svendere i “gioielli di famiglia”.
Questa espressione ricorrente, tra l'altro, impone un breve ragionamento: qual è, infatti, il senso del mantenimento di risorse aggiuntive in una famiglia? Dipende evidentemente da vari fattori, primo fra i quali la congiuntura economica. Se stessimo parlando della manutenzione di un’abitazione dalle fondamenta pericolanti, in presenza di scarse risorse, non saremmo disposti a rinunciare a qualche mobile di pregio, pur di rimettere in sicurezza lo stabile? Vogliamo dimenticare che le urgenze sono pressanti in tutti i settori, che le fondamenta della macchina comunale sono a rischio, che in particolare si rischia di non poter fronteggiare i tanti compiti di assistenza sociale, primo fra tutti il diritto ad un’abitazione decorosa? E, venendo anche alla sufficienza con cui sono stati trattati i manti stradali – perché se con questi soldi si riempissero le buche poi le strade si consumerebbero di nuovo, e quindi resteremo senza nulla – non hanno alcun valore, anche economico, l’incolumità delle persone, la sicurezza viaria, la diminuzione dei contenziosi per infortuni, l’evitare l’aumento delle polizze assicurative per il Comune? Ed è chiaro che i pezzi da mettere in vendita devono avere qualche reale valore, perché a tutti piacerebbe disfarsi senza sforzo dei “rami secchi”, ma per questi ahimè non c’è mercato. Ecco, la sensazione è che si sia sorvolato sulle fondamenta a rischio della nostra casa comune, parlando invece molto dell’arredamento. La sua cura è un'attività doverosa e ragionevole; per esso è sempre legittimo preoccuparsi, valutandone le modalità di conservazione e la fine che potrebbe fare in caso di cessione. Cosa che la giunta ha peraltro considerato con attenzione. Ma quando la casa crolla, sappiamo che fine fa anche la mobilia.
Per questo non ho dubbi a definire infondate le critiche verso l’attuale assessore al bilancio, che compie invece un lavoro certosino e da togliere il sonno per cercare di far quadrare i conti con i mezzi a disposizione. Purtroppo non ha la capacità, come altri, di evocare le forme fantasmatiche che pure sono a tratti aleggiate in quest’aula, e, continuando la magia, di trasformarle in denaro sonante. Ma questo solo perché è una persona seria, che chiede in questo momento al Consiglio, e alla maggioranza in particolare, di condividere con senso di responsabilità le enormi difficoltà del momento per reperire risorse.
Credete veramente che si sia tanto ingenui da non sapere che un provvedimento come l’attuale possa apparire impopolare? Ma la questione in gioco è proprio quella delle responsabilità concrete che ci si sa assumere nella gestione della cosa pubblica. Io vedo, per fortuna, una giunta che non ha paura di fare scelte, una volta che in coscienza si sia convinta di operare nell’interesse pubblico. Questo non vuol dire essere a prova di errore, e quindi ben vengano – se veramente attuabili – tutti i suggerimenti per far meglio. Ma non i rinvii, le mere ipotesi, le velleità che non possiamo più permetterci.
Purtroppo un riformismo che sia capace di affrontare realisticamente le questioni, specie se fa appello al senso di responsabilità e se propone sacrifici, in Italia non sembra trovare più di tanto un terreno adatto per attecchire. Anche i governi degli ultimi vent'anni lo testimoniano: chi veramente si è adoperato per ottenere miglioramenti significativi nella conduzione dei conti pubblici (al punto che l’Italia ha incredibilmente maturato le condizioni per l’ingresso nella moneta unica), per ben due volte è stato fatto fuori, non senza il concorso di parti della sua stessa maggioranza, per cedere il passo a quelli dalle soluzioni facili - che però, guarda caso, nascondono la polvere sotto il tappeto e arrivano a negare l'esistenza della crisi, fino a quando questa non esplode in tutta la sua gravità. Allora, naturalmente, “è colpa dell'Europa”. Un bel risultato davvero per il paese e per le classi disagiate!
Sacrifici: una parola orribile, che in genere i politici hanno paura di pronunciare, preferendo evocare ristoranti pieni e villaggi vacanze presi d'assalto... Ma negare l'evidenza, ora, serve davvero a poco. Occorre un diverso coraggio, l'unico veramente utile ad amministrare in queste condizioni. E una maggioranza su questo, nel nostro Consiglio, esiste ed è convinta. Non siamo qui solo per “salvare il salvabile”, stiamo condividendo un'impostazione di governo di cui conosciamo la sincerità e la positività. Non facciamoci impressionare dal fatto che, anche per evitare ripetizioni e consumo del tempo che potrebbe essere dedicato anche agli altri argomenti amministrativi, non prendiamo tutti la parola.
Voglio perciò dire al Sindaco e all'assessore al bilancio che ci avranno dalla loro parte sempre, finché continueranno a motivare in maniera compiuta e convincente le loro proposte, che nei mesi passati abbiamo potuto discutere, indirizzare e alla fine approvare, magari anche con qualche comprensibile disagio residuo. Il metodo che si è messo in atto, quello di una condivisione e dell'ascolto delle nostre osservazioni e proposte, in particolare per quanto riguarda una significativa destinazione sociale dell'introito della vendita delle farmacie, va continuato e ulteriormente rafforzato. Non tutti i risultati si vedranno a breve termine; forse non tutte le scelte avranno lo stesso impatto positivo, anche se ce lo auguriamo. Ma, anche con questo passo difficile di oggi, siamo certi di stare contribuendo alle necessità ineludibili della nostra città.

giovedì 5 settembre 2013

Ricattatori "in nome del popolo" e della "democrazia"?

Ma tutti gli Italiani, e gli elettori, saranno davvero senza vergogna come coloro che passano settimane e settimane a ribadire che un condannato in terzo grado non deve decadere dal parlamento perché "votato da 10 milioni di Italiani", e a ricattare un paese in estrema difficoltà con la minaccia di far saltare il governo?
Beh, sì, lo dico chiaro: in effetti, quando ho votato B., intendevo chiedere esattamente che venisse legalizzata la corruzione, favoriti l'evasione fiscale ed il falso in bilancio, e magari raccomandati il lenocinio, la prostituzione ed il prossenetismo.
Sono il popolo sovrano, non potete toccare i miei beniamini, non è democratico.
E non raccontatemi che le leggi vanno applicate per tutti, che viviamo in uno stato di diritto, perché non capisco il concetto.