Albrecht Dürer, Navis Stultorum (in S. Brant, Narrenschiff - 1497)

lunedì 31 gennaio 2011

CoCoCo 11 - Cementificazione e invenduto nell'edilizia residenziale

In questi anni, assistendo alla proliferazione di nuovi palazzi in città, e specialmente nelle aree esterne alla convalle, mi sono spesso chiesto a quali reali esigenze rispondessero gli innumerevoli nuovi cantieri. Soprattutto considerando la situazione demografica sostanzialmente stabile della città. Voglio perciò dare il giusto risalto alla pubblicazione, sulla “Provincia” del 27 gennaio, dei risultati di uno studio commissionato dall’Ordine degli Architetti e condotto da Lorenzo Bellicini, direttore tecnico del Cresme (Centro ricerche economiche e sociali di mercato per l’edilizia e il territorio), da cui si desume che “nell’edilizia residenziale le percentuali di stock di abitazioni costruite da architetti e rimaste invendute ha segnato un costante incremento: 15,1% nel 2006, 17,5% nel 2007, 26,2% nel 2008, 38,1% nel 2009, fino ad arrivare alla previsione del 42% per il 2010. Analogo discorso vale per gli uffici (che sono passati dal 15,3% del 2006 al 37,6% del 2010), per il commerciale (dal 12,3% al 33,1%) e per i capannoni industriali (dal 12,8% al 36,7%). Una costante ascesa dell’invenduto, che va di pari passo con il crollo della nuova produzione residenziale: 4.659 abitazioni, pari a 1.559 migliaia di metri cubi nel 2006; 3.283 case, pari a 1.220 mmc di volumetria nel 2007; 3.131 abitazioni, pari a 1.271 migliaia di metri cubi nel 2008; dato costante nel 2009; discesa a 2.574 case nel 2010, pari a 1.002 mmc; per scendere ancor di più a una previsione di 2.039 abitazioni, pari a 815 mmc nel 2011. In cinque anni il decremento registrato è superiore al 56%”. In sintesi, le previsioni per il 2011 affermano che oltre il 40% delle abitazioni rimarranno invendute e, rispetto al 2006, le nuove costruzioni residenziali saranno il 56% in meno.
Di fronte a simili dati è inevitabile chiedersi perché si sia costruito tanto. La risposta a questa domanda esula forse dagli orizzonti di questo Consiglio, e non mi provo neppure ad azzardarla. Eppure il dato è del massimo rilievo per la nostra attività di amministratori. Tanto per l'elaborazione del prossimo Piano di Governo del Territorio, quanto per l'esame delle autorizzazioni che piovono e sempre più pioveranno in quest'aula nelle more del PGT, sarebbe insensato prescindere dall'evidenza concreta di queste rilevazioni oggettive.
È vero che a Como è fortemente attiva una “lobby del cemento”, che trova ampia accoglienza su una parte della stampa, rivendicando l'importanza economica delle costruzioni, quasi che determinassero un'automatica generazione di ricchezza per la città. Ma questi dati dimostrano che tantissime di queste operazioni non hanno per nulla un carattere di necessità e non rispondono affatto ad una richiesta del mercato. Pertanto dobbiamo chiederci se debbano ancora sussistere, a fronte del prezzo altissimo richiesto in termini di consumo del territorio, e cioè con l'alterazione definitiva di una risorsa non rinnovabile.
Imbruttire la città, soffocare le prospettive con sempre nuove colate di cemento implica ricadute pesanti sotto il profilo ambientale e turistico, generando una diminuzione della qualità della vita dei residenti, oltre a maggiori costi generali e a minori entrate, ad esempio sotto il profilo turistico.
Non si tratta, naturalmente, di condannare l'attività edilizia tout court; al contrario, riteniamo che questa possa e debba svolgere un ruolo insostituibile nella riqualificazione dei volumi esistenti. Di fronte a questi dati schiaccianti, però, non possiamo non rivolgere un appello alla ragione di tutti i consiglieri: se amiamo la città, dobbiamo assumere finalmente la consapevolezza che l'equilibrio urbanistico è da tempo seriamente minacciato e deve essere salvaguardato, da parte nostra, con priorità assoluta. Se abbiamo questa consapevolezza, dobbiamo tradurla in atti amministrativi coerenti ed essere capaci di dire basta alla cementificazione del territorio, tanto nella redazione del PGT, quanto negli atti consiliari. Non un metro cubo di più. E su questo, non sulle chiacchiere, essere valutati dai cittadini.

lunedì 24 gennaio 2011

CoCoCo 10 - Utilizzo sportivo dell'Ippocastano e pubblicità negativa per le Paratie

Desidero anzitutto dare voce ad una proposta atta a riqualificare la zona dell'Ippocastano, elaborata dai giovani del PD, e già formalizzata dalla consigliera Magni sotto forma di emendamento al passato bilancio, ma respinta dalla maggioranza, con poche illuminate eccezioni. Si tratta della realizzazione di campi da calcetto al posto dell'attuale parcheggio nell'area dell'Ippocastano. Essi si presenterebbero come strutture di grande utilità per la carenza di offerte analoghe in città, nonché in grado di soddisfare una sentita esigenza dei giovani, in un modo realmente utile al loro benessere. Data la presenza dell'autosilo di via Castelnuovo, tutt'altro che sovraffollato, di quello appena inaugurato del Valduce e di quello di prossima realizzazione in via Zezio, non vi sarebbe un'incidenza negativa per le esigenze di parcheggio.
Considerato che a suo tempo l'assessore Gaddi motivò il parere negativo della Giunta affermando che sarebbe stata realizzata un'area di sosta per i camper, ma che tale destinazione non è comparsa nella relazione previsionale e programmatica, e che, al contrario, nelle ultime settimane è apparsa la notizia che nell'area Ippocastano il Comune di Como avrebbe intenzione di realizzare un autosilo, ritengo importante ripensare ad un cambiamento di rotta.
La carenza di strutture sportive per i giovani è una realtà negativa, che potrebbe anche essere affrontata prendendo in considerazione altre zone oltre a quella dell'Ippocastano, come il San Martino o altri contesti: è però importante è che questa situazione cambi. Como non ha bisogno di solo cemento, non tutte le realizzazioni devono contare più di sei piani: per questo chiederò alla consigliera Magni di riproporre il suo emendamento, ma chiedo sin d'ora a tutti i consiglieri di avviare una riflessione che porti ad un esito favorevole per questa richiesta.
In secondo luogo, pongo all'attenzione del Consiglio e della Giunta il fatto che i notiziari televisivi del fine settimana hanno dato ampio risalto alla situazione del cantiere delle famigerate paratie a lago, e in che termini! Como torna nuovamente alla ribalta con un messaggio ben chiaro, che tutta l'Italia ha inequivocabilmente ricevuto: in queste condizioni, la nostra città deluderà i turisti, molti dei quali, anche se non sono stati invitati a scegliere altre destinazioni, probabilmente lo faranno. Non dico che i cronisti abbiano avuto secondi fini, quanto che la descrizione oggettiva dei fatti incolpa il cantiere e chi lo ha gestito in questo modo scriteriato di tale ricaduta sommamente negativa.
Traetene le debite conseguenze. Non intervenire con rapidità e con decisione, operando le scelte corrette, porta a risultati controproducenti sul piano dell'economia turistica. È pur vero che le mostre, almeno a parere dei loro tifosi, portano in città tanti milioni di euro che non si possono neppure contare; tuttavia sarà difficile che possano bastare a compensare il disastro che si preannuncia.

domenica 23 gennaio 2011

Libri al rogo

Cosa può spingere un amministratore pubblico a promuovere iniziative tanto inutili quanto funeste? Perché infangare l'immagine dell'ente che si rappresenta con un grossolano oltraggio all'articolo 21 della nostra Costituzione che, sarà bene ricordarlo, recita: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”? È quanto vorremmo chiedere all’assessore provinciale alla cultura di Venezia e a quello regionale veneto che, spalleggiati da alcuni colleghi di centrodestra, hanno intimato a biblioteche e scuole di mettere al bando (in quanto “cattivi esempi”) i libri di numerosi autori firmatari di un appello del 2004 che prendeva spunto dal caso di Cesare Battisti per discutere di terrorismo, degli “anni di piombo” e delle leggi relative, tra i quali Saviano.
Trovo davvero deplorevole il fatto che Battisti non stia scontando la pena nelle patrie galere, e mi auguro che si trovi presto una soluzione per fargli espiare la condanna definitiva. Ma non mi sognerei mai di invocare misure persecutorie nei confronti di chi la pensa diversamente da me, attuando procedure tipiche dei periodi più oscuri della storia passata. A quale cultura fa riferimento chi mette al bando libri che ritiene “diseducativi”, oltretutto non per il loro contenuto ma perché le convinzioni degli autori non corrispondono a quelle di chi detiene il potere? Peserà di più la formazione giovanile da nostalgico del Ventennio o la smania di garantirsi un po' di visibilità, tipica di tanti politicanti vanesi? In Italia è inutile sperare nelle dimissioni, o almeno nel pentimento, di chi rappresenta in maniera tanto indegna le istituzioni pubbliche: speriamo almeno che chi ha avuto la disgrazia di eleggerli apra gli occhi e li valuti per quello che sono.

sabato 15 gennaio 2011

Al diavolo la Corte Costituzionale (e la democrazia)

All’indomani della sentenza della Corte Costituzionale sul cosiddetto “legittimo impedimento”, è ovvio assistere ai commenti più diversi. Si resta francamente perplessi, tuttavia, nel leggere le dichiarazioni di certi politici, che parlano di un “rovesciamento dei cardini non solo della nostra Costituzione ma di ogni ordine democratico”, mentre altri auspicano che il Parlamento “ripristini l’equilibrio tra i poteri sovrani”.
Ma di cosa vanno cianciando? Che idea ha della democrazia colui che ritiene che la massima autorità in tema di valutazione costituzionale debba accettare supinamente gli obbrobri giuridici generati da una politica profondamente corrotta dal servilismo e dagli interessi di parte? Solo chi ha per norma l’obbedienza cieca a un capo, e la convinzione che i potenti sono “più uguali” degli altri cittadini, può dimenticare che il fondamento della democrazia consiste nella separazione rigorosa tra i poteri e nella reciproca autonomia.
Se anche, in un remoto passato, questi signori avessero letto Montesquieu, si può star certi che preferiscono calpestarlo, in nome di un’attività legislativa instancabilmente piegata alle convenienze di partito o addirittura di singoli individui, che si pretendono intoccabili dalla giustizia e amano appellarsi agli atti di fede dei loro sostenitori piuttosto che alla certezza del diritto. Tra l’altro, converrebbe anche ai ladri di polli o ai bancarottieri consorziarsi in nuovi partiti politici ed invocare la scusa della “persecuzione giudiziaria” per scongiurare le condanne…
Comunque è ormai pressoché certo che i famigerati processi, se anche si dovessero celebrare, vedranno vanificato il lavoro di indagine e il dibattimento dalla tagliola della prescrizione, a suo tempo opportunamente accorciata dagli stessi soggetti. Il mondo è dei furbi. Chissà, forse sarebbe coerente che questo principio sostituisse l’ormai anacronistico “la legge è uguale per tutti” nelle aule di giustizia della nostra disgraziata Repubblica.

giovedì 13 gennaio 2011

CoCoCo9 - La terra dei crateri (situazione delle strade urbane)

Durante la sospensione dell'attività consiliare, la cronaca ha segnalato con grande evidenza il problema del dissesto della rete viaria, urbana e non solo. Non starò ora a dar conto di quanto si è verificato e tuttora si può constatare: mi basta dire che le strade da me percorse quotidianamente evidenziano sempre nuove sorprese spiacevoli, costringendo me e tutti gli altri utenti a manovre – talvolta disperate – per ridurre il più possibile i potenziali danni ai veicolo, confidando nella sua robustezza forse oltre quanto è lecito sperare.
Comunque non sono qui tanto per lamentarmi della situazione, cosa che già in molti hanno fatto con piena ragione, quanto per reclamare una ben diversa programmazione in sede del prossimo bilancio, affinché si possa abbandonare la politica dei rattoppi, sempre condotta in affanno, nei tempi sbagliati e senza mezzi adeguati, in favore di una graduale sistemazione a regola d'arte del manto stradale urbano.
Non valgono, infatti, le vostre reiterate giustificazioni che invocano a scusante la mancanza di soldi, e ancor meno quelle che pretendono essere questa una situazione accettabile, dato che non siamo la Svizzera, vista evidentemente come una specie di Eldorado. Ma davvero le scelte degli amministratori valgono a prescindere dagli effetti che producono? Oppure si valuta proprio la capacità di soddisfare alle necessità primarie della città con i mezzi a disposizione e, se questi non bastano, procurandosene altri? Magari smettendo di sprecarli in consulenze o in festeggiamenti prima della realizzazione di grandi opere che è possibile non vedano mai la luce?
Se in bilancio mancano risorse per gli interventi più essenziali, vuol dire che questo è stato fatto male e che, non appena possibile, occorre cambiarlo. Un amministratore deve saper stabilire le priorità, fra le quali quelle infrastrutturali appaiono di gran lunga le più rilevanti, perché indispensabili alla promozione delle attività economiche e alla valorizzazione del turismo: oppure, provatevi a convincere i cittadini che un territorio dissestato costituisce una grande attrazione. “Como, terra dei crateri” suona in effetti piuttosto bene...