Albrecht Dürer, Navis Stultorum (in S. Brant, Narrenschiff - 1497)

giovedì 15 giugno 2017

Verantwortung

In un ballottaggio elettorale, inevitabilmente, la scelta viene polarizzata in modo da deludere una parte consistente dell'elettorato, a partire da chi aveva puntato con convinzione su un altro candidato rispetto ai due contendenti rimasti. È comprensibile quindi la tentazione, per molti, di evitare il voto successivo in nome di una maggiore coerenza, della distanza politica più o meno marcata dai candidati, ecc. Quando addirittura non si scade nell'appiattimento di tutte le posizioni, in parte evidenziata anche dell'astensionismo del primo turno: "sono tutti uguali" (se, bontà loro, non sono anche "tutti ladri" et similia). Questa peraltro è una posizione rivelatrice; dato che chi possiede un minimo di capacità logiche si accorge che un'equivalenza assoluta è impossibile, l'astenersi da ogni valutazione diventa solo una scorciatoia per evitare di trovarsi coinvolti in qualcosa di lontano dalle proprie aspirazioni.
Ma è davvero saggio non tener conto delle conseguenze delle proprie scelte? Se le alternative non sono equivalenti, perché astenersi, col rischio concreto di favorire qualcosa che, se attentamente considerato, può risultare peggiore, a volte molto peggiore? Naturalmente secondo una propria valutazione, del tutto personale: ed è questo il punto. In nome di quale principio dovrei rinunciare a valutare e quindi a scegliere di conseguenza? Non finisco per abdicare ad una delle caratteristiche che più profondamente mi qualificano come persona dotata di raziocinio?
Per quanto ci possa trasmettere una sensazione di superiorità morale, la non-scelta rischia di celare un autoinganno. Certo, votando per una parte come "male minore" dovrei subire il peso di una scelta sgradita; certo, dovrei farmi carico di qualcosa che condivido solo in parte, o molto poco. Ma, posto che nulla mi vieta di essere critico anche mentre faccio una scelta di voto lontana dai miei ideali, riaffermo almeno l'intelligenza (in senso etimologico, la comprensione adeguata) della negatività maggiore dell'alternativa che escludo. Cosa c'è di più rispettoso della mia capacità di intendere? Perché dovrei sentirmi sminuito dal saper valutare consapevolmente le conseguenze del voto in un senso o nell'altro? Proprio perché ho la certezza di non essere infallibile, non è forse più prudente assumere una prospettiva di responsabilità per il futuro della mia comunità?
La lingua tedesca esprime col termine Verantwortung questa situazione onerosa, di portare un peso che in senso figurato esprime assieme consapevolezza e responsabilità. Pensare concretamente al futuro, allora, valorizzare le istanze che anche solo parzialmente sento più affini alle mie è perdere tempo, oppure investire in una opzione che renderà meno insopportabile lo scenario politico dei prossimi cinque anni? Non c'è speranza di vedere realizzato qualcosa di buono, sia pure in modo incompleto? E soprattutto, di evitare scelte pesantemente negative per l'idea di città che ho in mente? Le istanze sociali contro l'individualismo, l'apertura alla mondialità contro le chiusure particolaristiche: davvero tutto viene reso equivalente con l'affermazione dell'uno o dell'altro dei contendenti? In fondo sottrarsi alla responsabilità ora invocata (perché “non c'è differenza”) non è forse un'affermazione, ancorché elaborata, di indifferenza? Appunto, il non voler vedere le alternative, che sempre permangono e mi interrogano, anche se sono meno marcate, meno nette di quanto auspicherei.
Posso anche non voler affrontare questa scelta, non portare questo peso: ma il giudizio che esprimo, oltre che sui politici non sufficientemente “belli e buoni”, non finisce per essere anche un giudizio sulla mia forza e sulla mia capacità di interpretare gli eventi?