Albrecht Dürer, Navis Stultorum (in S. Brant, Narrenschiff - 1497)

martedì 31 dicembre 2013

Capire il mondo per essere liberi dai ciarlatani e dalle paure

Leggo i risultati dell’analisi condotta dall’Ocse sulle competenze alfabetiche, matematiche ed informatiche dei cittadini adulti di 24 paesi, compresi nella fascia d’età tra i 16 e i 65 anni, da cui il nostro paese esce con un quadro sconfortante, venendo collocata all’ultimo posto in assoluto per competenze di lettura, al penultimo per la capacità di far di conto e di utilizzare in modo efficace le tecnologie informatiche. Si veda anche il post http://larcipelago.wordpress.com/2013/10/11/gli-italiani-e-labc-della-democrazia/.
Poi, se qualcuno riflette sulla drammatica verità di questo dato di fatto, lo accusano di parlare di "differenza antropologica" e di darsi arie di superiorità. Cosa che non è vera, ma viene usata come facile arma dagli imbecilli senza argomentazioni. Quante volte lo rilevo anche personalmente nei dibattiti politici, ahimè.
L'ignoranza e la carenza di discernimento però non sono mali (solo) individuali, ma sociali. Il punto di rilevanza collettiva è che:
1) sulla base di queste profonde carenze si costruiscono durature operazioni politiche, la cui impronta demagogica (e truffaldina) è perciò invisibile ai diretti destinatari ("seguitemi e vi farò ricchi", "la colpa è degli stranieri, dell'Europa, del complotto plutocratico" ecc.).
2) Qualunque panzana, bufala, accusa volgare senza prove, dietrologia d'accatto, pseudocura miracolosa trova comunque un fervido gruppo di sostenitori e diffusori che non ascoltano altre “ragioni” che le loro. Scienza e opinione urlata sono sullo stesso piano, perchè non si possiedono gli strumenti critici minimi utili a distinguere. Vale forse la pena di ricordare che etimologicamente "critica" indica appunto questa capacità di analisi e valutazione oggettiva dei fatti e dei contesti, non quella di sputare sentenze "in opposizione" e per partito preso. Le nostre bacheche Facebook ne sono la manifestazione lampante, così come quei siti di "informazione" palesemente grottesca e satirica (?), le cui castronerie vengono regolarmente prese sul serio e rilanciate, purché si possa dare addosso a qualcuno. Mala tempora currunt... e forse sarebbe il caso di investire massicciamente nell'istruzione (per davvero, non a parole), prima di venire travolti dal declino, anche economico, che la diffusione della stupidità porta inevitabilmente con sé.

giovedì 12 dicembre 2013

CoCoCo 2013-15: Mobilità sostenibile e soluzioni a Como

A volte viene da pensare che uno dei difetti maggiori della politica nel nostro paese sia la cronica incapacità di progettare il futuro, guardando invece alle sole contingenze immediate e non preoccupandosi delle conseguenze a lungo termine delle decisioni (o più spesso delle non-decisioni, dell'assenza di riforme che pure sono urgenti). Questo mi sembra particolarmente vero nella progettazione degli interventi sul traffico, concepiti nel tempo più come palliativi che come azioni strutturali, risolvendosi ad intervenire quando i problemi si sono aggravati forse in modo irrimediabile, anziché cercare di prevenirli.
È perciò emblematico che la lotta all’inquinamento sia ben lungi dall’essere vinta. L’aumento vertiginoso degli sforamenti dei limiti di legge delle polveri sottili (PM10) ne è la conferma più classica e pericolosa: basta un inverno più secco del solito per mostrare la sostanziale inefficacia delle misure antismog predisposte da Regioni e Comuni. E tutti sappiamo che il PM10 provoca infiammazione delle vie aeree e che i pm 2,5 e 1, ossia le polveri ancora più sottili, passano nel circolo sanguigno e si distribuiscono nei vari organi causando reazioni infiammatorie più importanti. Il risultato è un aumento di asma, allergie, aritmie cardiache, infarti, trombosi.
L’organizzazione attuale dei trasporti, caratterizzata dall'assoluta predominanza del traffico su strada, con l’uso principalmente di automezzi privati, ha forti conseguenze negative generali, sul piano economico, sociale ed ambientale: congestione delle città, disagi e difficoltà per ciclisti e pedoni, rischi di incidenti, a cui sono connessi costi economici e sociali, insieme all'elevato inquinamento acustico ed atmosferico, al consumo di fonti energetiche non rinnovabili, alla sottrazione di suolo. Di fronte a queste evidenze, misuriamo però ogni giorno quanto siano efficaci gli inviti ai cittadini a lasciare l’auto a casa ed utilizzare i servizi pubblici. Purtroppo è sotto gli occhi di tutti che aspiriamo da un lato a una migliore qualità della vita, ma evitiamo dall'altro di assumere in modo serio i necessari impegni individuali e collettivi. Per quanto potremo continuare ad ignorare che la nostra mobilità è un sistema estremamente complesso, che influenza il funzionamento delle aree urbane e le condizioni di vita dei suoi abitanti ed ha una forte incidenza sulla qualità ambientale? Cosa fare concretamente, nel congestionato ambito urbano comasco?
Un'amministrazione cittadina non può risolvere magicamente questi problemi, ma è tenuta ad introdurre modelli di mobilità sostenibile, ispirati al principio dell’uso efficiente del territorio e delle risorse naturali e finalizzati a garantire il rispetto e l’integrità dell’ambiente. A Como, che è realtà particolarmente difficile anche per le particolarità topografiche e per una storica inerzia, questo deve comportare trasformazioni incisive, magari in forme graduali e soggette a revisione. Per essere realisti: i cambiamenti possono persino apparire lacunosi e parziali, perché soggetti a gravi vincoli di bilancio che non consentono grandi investimenti. Ma non possiamo sempre stare a guardare. Una politica che puntasse a perpetuare la situazione esistente sarebbe scellerata, ed è appunto ciò che la giunta mi sembra aver voluto scongiurare con le proposte sin qui avanzate.
Le ricette sono note: i sistemi più innovativi di mobilità contemplano il potenziamento del trasporto pubblico di merci e persone, utilizzando i sistemi meno inquinanti (es. trasporto su rotaia, autoveicoli a metano), sistemi di mobilità intermodale, aumentando la disponibilità di parcheggi-scambio nei quali è possibile lasciare la macchina per proseguire il tragitto mediante mezzi pubblici; servizi di car sharing (uso collettivo di un parco di autoveicoli, noleggiati a tempo); car pooling o uso collettivo dei mezzi privati, da parte di soggetti che devono compiere lo stesso tragitto; interventi di riqualificazione urbana; limitazione dei movimenti e della velocità dei veicoli; promozione della mobilità alternativa (ciclabile e pedonale) e di iniziative di educazione stradale e sensibilizzazione per indirizzare i cittadini ad un uso sempre più limitato del mezzo privato.
La mobilità sostenibile rappresenta un fattore di qualificazione sociale anche perché induce l’instaurarsi di processi virtuosi che portano alla riduzione del traffico e all’aumento della sicurezza stradale. Mobilità pedonale e mobilità ciclabile non sono per nulla disprezzabili, anche se presentano difficoltà. Non dovremmo perciò pensare a una valorizzazione del loro notevole potenziale per il miglioramento del sistema complessivo del traffico viaggiatori? Non è razionale il contributo a preservare l’ambiente e a promuovere un modello di vita più sano? Inoltre una mobilità “dolce” sostiene il turismo e contribuisce al risparmio nell’ambito della spesa, sia pubblica che privata, per i trasporti.
Davvero, mentre attendiamo innervositi in un incolonnamento, quando girovaghiamo a lungo per trovare un parcheggio (per nulla dire dei costi), non ci appare evidente il vantaggio comparativo di una camminata sulle distanze brevi? Non riusciamo a valutare, sia pure a grandi linee, l'elevato grado di efficacia economica dell'utilizzo del trasporto pubblico? Abbiamo proprio bisogno delle pubblicazioni mediche per comprendere i benefici che avrebbe un aumento percentuale della popolazione che svolge attività fisica nella vita quotidiana e nel tempo libero, con una diminuzione dei costi per le amministrazioni nel settore sanitario? Occorrono studi specialistici (che pure esistono) per dimostrare gli incentivi economici che una mobilità è in grado di fornire nel settore del tempo libero e del turismo? Penso a esempio ai concreti vantaggi in termini di immagine e di promozione che ha avuto Torino, legati al risalto che ha avuto sulla stampa nazionale per essere risultata la città più "eco-mobile".
Il lungo periodo ha dimostrato che, dove si libera la città dal traffico motorizzato privato si valorizzano gli spazi vitali cittadini. Spostarsi liberamente a piedi ed in bicicletta diventa possibile e piacevole. La prova è l'attuale centro storico di Como, pedonalizzato tra mille polemiche decenni or sono e dove ora, esattamente come in tutti gli altri analoghi casi in Europa, a nessuno verrebbe in mente di reintrodurre le automobili. I vantaggi sono infatti percepiti da tutti: strade e piazze possono essere recuperate ed adibite a zone di svago e di riposo, ma anche di attività commerciale.
È poi un caso che tutte le grandi città europee, e moltissimi centri di dimensioni paragonabili alle nostre, abbiano varato da ormai molti anni una politica della sosta e dei parcheggi, tutti a pagamento e con un tempo massimo di permanenza? L'esigenza di rendere più vivibili i centri urbani passa anche attraverso la leva del contingentamento dei parcheggi. Abbiamo cominciato a chiederci se destinare tutto questo spazio pubblico alle automobili sia ancora ecologicamente e socialmente sostenibile. Da qui la vera e propria inversione a U compiuta da tante amministrazioni, che dopo decenni di aumento dei posti auto ora li stanno diminuendo. Non basta infatti rendere più fluido il traffico sistemando ogni macchina nella sua casella: la rivoluzione delle principali città europee prevede anche una riduzione progressiva del numero assoluto dei parcheggi in città.
Alcune amministrazioni hanno scelto di abolire il tasso minimo di parcheggio per unità immobiliare sostituendolo con uno massimo, che a Zurigo e Stoccolma non supera 1 posto auto per appartamento. Parigi, che nei decenni passati aveva abbondato in garage, ora fa marcia indietro e vieta la realizzazione di nuovi parcheggi se le nuove edificazioni si trovano a meno di 500 metri da una fermata di mezzo pubblico. Con questa politica, negli ultimi dieci anni lungo le strade sono stati tolti 15.000 posti auto a favore delle 1.451 stazioni Velib (per 20.000 biciclette pubbliche), di spazio per motorini, car-sharing e pedoni. Il risultato di questo giro di vite è una diminuzione del 13% dei chilometri percorsi in auto dai parigini dal 2003 ad oggi. Ancora più incisiva Monaco, che ha pedonalizzato grandi parti del centro creando 120 parcheggi “Park-and-Ride” in prossimità delle stazioni ferroviarie. Inevitabilmente l'uso dell'auto negli ultimi dieci anni è sceso dal 42 al 36%, mentre il 29% degli spostamenti avviene a piedi, il 21% con i mezzi pubblici e il 14% in bicicletta.
Anche i parcheggi sotterranei, considerati fino agli anni settanta la soluzione della congestione urbana, sono ormai considerati problematici, poiché aumentano il traffico fungendo da nuovi attrattori. E in effetti sono sempre più rare le città che costruiscono autorimesse sotterranee in centro. A Breda, addirittura, hanno smantellato un parcheggio sotterraneo ricavato in un canale per rimettere l'acqua e restituirlo a barche e pescatori. Nella già citata Zurigo, per ogni posto creato sottoterra se ne toglie almeno uno in superficie.
Tornando a Como, infine, si dirà giustamente che una parte del traffico è ineliminabile, soprattutto per ragioni di lavoro dei pendolari che si recano in città: ma cosa deve fare un'amministrazione che segua con coerenza questi princìpi ispiratori, più che mettere a disposizione tariffe dedicate estremamente convenienti come quelle recentemente varate per l'interscambio? 300€ annui per parcheggio +Bus è un importo eccezionalmente conveniente (e diventano 150 per gli iscritti all'ente bilaterale del commercio e del turismo: potenzialmente migliaia di lavoratori in città), oltre alle convenzioni specifiche per dipendenti delle forze dell'ordine, che hanno esenzione per mezzi pubblici.
Non è ora di cambiare decisamente mentalità, pensando alla salute e alla qualità della vita nostra, e ancor più dei nostri figli? O siamo disposti a sacrificarle in nome di una dubbia comodità, quella che alla fine ci costringe a perpetui incolonnamenti?

lunedì 2 dicembre 2013

CoCoCo 2013-14: Slot machines e distanze di legge a Como

Ho rilevato che da qualche giorno, in Via Bellinzona, è sorto un nuovo locale “slot” dedito al gioco d'azzardo tramite le macchinette che sono già state oggetto di una mozione da me presentata il 15 ottobre del 2012, e approvata dal Consiglio, e più recentemente del provvedimento che esattamente un anno più tardi, poco più di un mese or sono, è stato varato dal Consiglio Regionale della Lombardia.
Tra le altre cose, la nuova legge considera la possibilità di concedere agevolazioni fiscali ai fini Irap, con una riduzione dello 0,92% a chi rimuove le macchinette, vieta la pubblicità sui mezzi di trasporto pubblico, e soprattutto regolamenta gli accessi agli spazi destinati alle slot, stabilendo il divieto di installazione a meno di 500 metri da scuole, luoghi di culto, impianti sportivi, strutture residenziali o semiresidenziali di ambito socio-sanitario, centri giovanili e oratori.
Il provvedimento mi sembra valido nell'impianto, considerando che anch'io, nella redazione originaria della nostra mozione, ritenevo necessario un limite minimo di distanza dai luoghi ad alta frequentazione giovanile, anche se ho poi dovuto eliminarlo per le perplessità giuridiche sollevate da qualche collega. Ora la Regione fa finalmente chiarezza in proposito, e non posso che esserne felice.
La ragione del mio intervento sta comunque nel fatto che l'esercizio di cui parlavo prima si trova sicuramente a meno di 500 metri dalla scuola media “Ugo Foscolo”. Ho misurato all'incirca 100 metri di differenza rispetto ai limiti regionali lungo l'asse via Bellinzona – via Borgovico, e la distanza si ridurrebbe ulteriormente se considerata in linea d'aria. Per nulla dire della prossimità della chiesa di S. Salvatore, che sorge a poco più di 200 metri.
Chiedo dunque all'assessorato competente di procedere cortesemente a una verifica relativa alle autorizzazioni concesse in questo caso specifico, se siano cioè compatibili con la nuova legge in termini di date e di permessi, pur ammettendo la possibilità che qui la Regione sia arrivata tardi.
Voglio ricordare i calcoli presentati di recente dal presidente del Codacons, Marco Donzelli, secondo il quale i costi sociali e sanitari legati al gioco d’azzardo e alle dipendenze da gioco sfiorano in Italia quota 7 miliardi di euro, ben superiori agli incassi dello Stato. Secondo l'associazione di consumatori, almeno per i luoghi sensibili come le scuole, la distanza è poi troppo bassa e andrebbe portata come minimo ad 1 chilometro. Il buonsenso inoltre vorrebbe che le regole, a cominciare da quella della distanza minima, debbano valere anche per le sale esistenti, stabilendo un indennizzo per il proprietario della sala gioco costretto a chiudere. Altrimenti, vista l'esplosione delle sale da gioco già avvenuta, ciò significherebbe limitarsi a fotografare una situazione di fatto, che è inaccettabile ed intollerabile.
In secondo luogo, ricordo che la Regione ha previsto, entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della legge, che la giunta lombarda predisponga un apposito marchio “No slot”, che sia rilasciato poi dai Comuni. Mancano pochi giorni a tale termine, per cui mi auguro che a Milano abbiano già adempiuto a questo atto, che credo abbia frenato l'analogo iter previsto dalla nostra mozione a Como, e in caso contrario invito l'Assessore ad adoperarsi con forza per sollecitarne l'attuazione.

martedì 1 ottobre 2013

Senza decoro, più o meno come sempre

Di fronte al cumulo impressionante di menzogne che il più noto pregiudicato e nemico della giustizia sta scaricando in questo giorno sugli Italiani, cercando di affossare le speranze che si torni ad affrontare i problemi veri del paese (di cui peraltro non gli è mai importato nulla, alla faccia di tutti i creduloni), viene solo da pensare che Al Capone ha saputo uscire di scena con molto più stile.

giovedì 26 settembre 2013

Quanta (vergognosa) pochezza!

COLPO DI STATO? A volte il servilismo dà alla testa...
Schifani e Brunetta: "La definizione di 'colpo di Stato' non è inquietante ma è invece assolutamente realistica e pienamente condivisibile". Tutto perché un politico corrotto è stato giudicato colpevole dopo tre gradi di giudizio (e innumerevoli prescrizioni in processi bloccati con leggi ad personam).
Le dichiarazioni di queste ore sono una perfetta autovalutazione del livello umano, morale e politico di parte non esigua, purtroppo, della nostra classe dirigente. Una completa mancanza di dignità che ci espone una volta di più al disprezzo dei paesi civili, ove lo stato di diritto è considerato cosa sacra, non "cosa nostra".
Questa o è la solita farsa, o è grossolana, colpevole, eversiva (questa sì) ignoranza istituzionale, che si dovrebbe aver vergogna a mostrare, e che invece si ostenta con l'arroganza di un gregge impazzito.

lunedì 23 settembre 2013

CoCoCo 2013-13: Cessione farmacie comunali, sacrifici senza ragione?

Il dibattito ha evidenziato che il tema in discussione è complesso, e suscita, com'era prevedibile, reazioni contrastanti. Però sgombriamo il campo da un equivoco. La proposta uscita dalla giunta non ha affatto il carattere di una soluzione ideale, né di una scelta presa a cuor leggero, ma si giustifica pienamente con l'oggettiva gravità della situazione che ci troviamo ad affrontare. Se disconosciamo questo aspetto, diventa facile suscitare obiezioni polemiche, quasi pensassimo di alienare le farmacie per futili motivi, magari perché ci è venuta improvvisamente a noia una parte del patrimonio comunale che ha avuto una sua storia ed un significato. E in primo luogo sarebbe onesto riconoscere che le farmacie, nella situazione odierna, non svolgono più un ruolo strategico e insostituibile per il Comune, e che la loro funzione di presidio sul territorio può essere altrettanto bene svolta dal privato, senza alcuna perdita per l’utenza.
Una conferma è data dal fatto che il tema non è nuovo: in commissione IV, della quale ho fatto parte già nel mandato precedente, l'argomento era stato esaminato almeno in un paio di sedute, suscitando magari qualche perplessità, ma evidenziando anche le criticità di una gestione non ottimale e di una remuneratività perlomeno contenuta (tra l'altro, come abbiamo visto, destinata a diminuire drasticamente con una eventuale prossima gestione).
Certo, sarebbe bello, in condizioni ideali, poter prendere altro tempo per studiare tutta una gamma di soluzioni alternative; sarebbe forse produttivo, in termini economici, approntare piani operativi di rilancio della redditività delle farmacie, che le renderebbero magari leggermente più appetibili a futuri acquirenti, ma nel lungo o lunghissimo termine. Viene anche da chiedersi perché queste azioni non siano state messe in campo dalle amministrazioni precedenti, le quali tra l'altro erano assai meno gravate dall'attuale contrazione delle entrate. Sarebbe bello, infatti, che non ci fosse una pesante crisi economica in atto, che ha tra l'altro l'effetto di deprezzare inevitabilmente questo genere di attività. Soprattutto, ancor più bello sarebbe che il bilancio comunale odierno fosse florido, e che con questa ricchezza si potesse far fronte alle tantissime incombenze e responsabilità connesse all’amministrazione cittadina realizzando nuovi progetti, potenziando i servizi e curando le strutture in modo ottimale.
Peccato che queste ipotesi siano lontanissime dalla realtà. I fatti ci dicono che le risorse a disposizione sono sempre in calo, mentre i costi dell’erogazione dei servizi aumentano, come le necessità sociali e problemi da affrontare. Chissà, forse il fatto che gran parte degli interventi in quest’aula abbiano messo tra parentesi questa situazione a dir poco drammatica, mentre proponevano legittime alternative di rinvio e di conservazione delle farmacie comunali, è solo un segno di grande ottimismo. Mi auguro che le proposte di razionalizzazione e di risparmio che sono state adombrate possano trovare qualche realistica concretizzazione tra breve, anche se temo che poi i tavoli di questo consiglio potrebbero essere inondati di lacrime per futuri tagli ai servizi o minacce ai posti di lavoro. Sarebbe poi interessante capire dove si possa andare a reperire qualche risorsa aggiuntiva per fronteggiare il crollo dei trasferimenti centrali, senza aggravare il carico fiscale. Nel qual caso, i maldicenti potranno ripetere che la sinistra non è capace di fare altro.
Veramente, qui ci è stato detto a più riprese che la sinistra non è capace neppure di fare la sinistra. Anziché tutelare i meno abbienti li opprimeremmo, creando disoccupazione e privando la popolazione dell’assistenza sanitaria, o qualcosa del genere. E tutto perché, privi di capacità gestionali, per raccattare qualche soldo saremmo lieti di svendere i “gioielli di famiglia”.
Questa espressione ricorrente, tra l'altro, impone un breve ragionamento: qual è, infatti, il senso del mantenimento di risorse aggiuntive in una famiglia? Dipende evidentemente da vari fattori, primo fra i quali la congiuntura economica. Se stessimo parlando della manutenzione di un’abitazione dalle fondamenta pericolanti, in presenza di scarse risorse, non saremmo disposti a rinunciare a qualche mobile di pregio, pur di rimettere in sicurezza lo stabile? Vogliamo dimenticare che le urgenze sono pressanti in tutti i settori, che le fondamenta della macchina comunale sono a rischio, che in particolare si rischia di non poter fronteggiare i tanti compiti di assistenza sociale, primo fra tutti il diritto ad un’abitazione decorosa? E, venendo anche alla sufficienza con cui sono stati trattati i manti stradali – perché se con questi soldi si riempissero le buche poi le strade si consumerebbero di nuovo, e quindi resteremo senza nulla – non hanno alcun valore, anche economico, l’incolumità delle persone, la sicurezza viaria, la diminuzione dei contenziosi per infortuni, l’evitare l’aumento delle polizze assicurative per il Comune? Ed è chiaro che i pezzi da mettere in vendita devono avere qualche reale valore, perché a tutti piacerebbe disfarsi senza sforzo dei “rami secchi”, ma per questi ahimè non c’è mercato. Ecco, la sensazione è che si sia sorvolato sulle fondamenta a rischio della nostra casa comune, parlando invece molto dell’arredamento. La sua cura è un'attività doverosa e ragionevole; per esso è sempre legittimo preoccuparsi, valutandone le modalità di conservazione e la fine che potrebbe fare in caso di cessione. Cosa che la giunta ha peraltro considerato con attenzione. Ma quando la casa crolla, sappiamo che fine fa anche la mobilia.
Per questo non ho dubbi a definire infondate le critiche verso l’attuale assessore al bilancio, che compie invece un lavoro certosino e da togliere il sonno per cercare di far quadrare i conti con i mezzi a disposizione. Purtroppo non ha la capacità, come altri, di evocare le forme fantasmatiche che pure sono a tratti aleggiate in quest’aula, e, continuando la magia, di trasformarle in denaro sonante. Ma questo solo perché è una persona seria, che chiede in questo momento al Consiglio, e alla maggioranza in particolare, di condividere con senso di responsabilità le enormi difficoltà del momento per reperire risorse.
Credete veramente che si sia tanto ingenui da non sapere che un provvedimento come l’attuale possa apparire impopolare? Ma la questione in gioco è proprio quella delle responsabilità concrete che ci si sa assumere nella gestione della cosa pubblica. Io vedo, per fortuna, una giunta che non ha paura di fare scelte, una volta che in coscienza si sia convinta di operare nell’interesse pubblico. Questo non vuol dire essere a prova di errore, e quindi ben vengano – se veramente attuabili – tutti i suggerimenti per far meglio. Ma non i rinvii, le mere ipotesi, le velleità che non possiamo più permetterci.
Purtroppo un riformismo che sia capace di affrontare realisticamente le questioni, specie se fa appello al senso di responsabilità e se propone sacrifici, in Italia non sembra trovare più di tanto un terreno adatto per attecchire. Anche i governi degli ultimi vent'anni lo testimoniano: chi veramente si è adoperato per ottenere miglioramenti significativi nella conduzione dei conti pubblici (al punto che l’Italia ha incredibilmente maturato le condizioni per l’ingresso nella moneta unica), per ben due volte è stato fatto fuori, non senza il concorso di parti della sua stessa maggioranza, per cedere il passo a quelli dalle soluzioni facili - che però, guarda caso, nascondono la polvere sotto il tappeto e arrivano a negare l'esistenza della crisi, fino a quando questa non esplode in tutta la sua gravità. Allora, naturalmente, “è colpa dell'Europa”. Un bel risultato davvero per il paese e per le classi disagiate!
Sacrifici: una parola orribile, che in genere i politici hanno paura di pronunciare, preferendo evocare ristoranti pieni e villaggi vacanze presi d'assalto... Ma negare l'evidenza, ora, serve davvero a poco. Occorre un diverso coraggio, l'unico veramente utile ad amministrare in queste condizioni. E una maggioranza su questo, nel nostro Consiglio, esiste ed è convinta. Non siamo qui solo per “salvare il salvabile”, stiamo condividendo un'impostazione di governo di cui conosciamo la sincerità e la positività. Non facciamoci impressionare dal fatto che, anche per evitare ripetizioni e consumo del tempo che potrebbe essere dedicato anche agli altri argomenti amministrativi, non prendiamo tutti la parola.
Voglio perciò dire al Sindaco e all'assessore al bilancio che ci avranno dalla loro parte sempre, finché continueranno a motivare in maniera compiuta e convincente le loro proposte, che nei mesi passati abbiamo potuto discutere, indirizzare e alla fine approvare, magari anche con qualche comprensibile disagio residuo. Il metodo che si è messo in atto, quello di una condivisione e dell'ascolto delle nostre osservazioni e proposte, in particolare per quanto riguarda una significativa destinazione sociale dell'introito della vendita delle farmacie, va continuato e ulteriormente rafforzato. Non tutti i risultati si vedranno a breve termine; forse non tutte le scelte avranno lo stesso impatto positivo, anche se ce lo auguriamo. Ma, anche con questo passo difficile di oggi, siamo certi di stare contribuendo alle necessità ineludibili della nostra città.

giovedì 5 settembre 2013

Ricattatori "in nome del popolo" e della "democrazia"?

Ma tutti gli Italiani, e gli elettori, saranno davvero senza vergogna come coloro che passano settimane e settimane a ribadire che un condannato in terzo grado non deve decadere dal parlamento perché "votato da 10 milioni di Italiani", e a ricattare un paese in estrema difficoltà con la minaccia di far saltare il governo?
Beh, sì, lo dico chiaro: in effetti, quando ho votato B., intendevo chiedere esattamente che venisse legalizzata la corruzione, favoriti l'evasione fiscale ed il falso in bilancio, e magari raccomandati il lenocinio, la prostituzione ed il prossenetismo.
Sono il popolo sovrano, non potete toccare i miei beniamini, non è democratico.
E non raccontatemi che le leggi vanno applicate per tutti, che viviamo in uno stato di diritto, perché non capisco il concetto.

lunedì 19 agosto 2013

Eclissi della ragione ed eclissi della lingua

La giornata odierna non passerà alla storia per la pubblicazione del documento "Italia riformista. La sinistra che governa" di Boccia, che annuncia tra l'altro con preoccupazione: "l'autobiografia di una nazione non è più rinviabile e non è data dagli eroi di turno né da questo ecumenismo sentimentale che fa della settima potenza mondiale una terra senz'anima né identità".
Sarà. Difficile che una nuova anima ed identità vengano da un documento tanto "leggero" e anche mal scritto. Qualche concetto, e qualche critica alle tensioni improduttive e autolesionistiche interne al PD, con la sua scarsa capacità di riformare veramente la politica italiana, sono pure condivisibili ("è l'eclissi della ragione il vero male della sinistra italiana nella quale il Pd non si pone mai come faro ma sempre come barca in mezzo a una tempesta"), ma la lingua è spesso, per usare un verbo caro all'estensore, assai "pastrocchiata". Fa realmente presagire il peggio per il prossimo (?) dibattito congressuale del PD.
Solo qualche esempio per le future antologie del politichese:
- i nostri figli, nati già con l'hi-tech incorporato
- pezzi di società in libera uscita
- alcuni sindacati spesso seduti sulle proprie tessere
- non ci sarà più futuro per il futuro. E il presente, così com'è, è destinato a morire
- la soluzione ai suoi problemi e non l'alluvione di parolismi ad effetto.

Al di là dei "parolismi", purtroppo, le soluzioni... qui non si vedono granché, ricondotte a un generico riformismo 2.0 (espressione abusatissima nella quale la parte veramente significativa sembra purtroppo essere sempre più lo "zero"). E il testo si presenta più come un tentativo di marcare una posizione, di dire "ci siamo anche noi, e vogliamo contare", intestandosi una certa dose di "nuovismo", che di proporre al confronto un credibile progetto operativo. È legittimo, ma non si discosta molto da quella prassi politica che si critica non senza ragione.
E di certo, assieme all'impegno concettuale, richiederebbe migliori competenze espressive.

mercoledì 14 agosto 2013

Professionisti dell'oltraggio alla certezza della pena

A proposito delle inverenconde richieste che i più accreditati azzeccagarbugli stanno formulando per annullare gli effetti di una sentenza giunta al terzo grado di giudizio: perché non osano estendere i portenti della loro scienza giuridica (quella che va sempre in senso opposto alla certezza del diritto) vincendo il ritegno e andando oltre?
Grazie a loro, i notiziari potrebbero, un giorno non lontano, diffondere annunci del seguente tenore.
Pare che per gli Italiani (solo per loro, forse neppure per tutti) sia stato finalmente attuato il procedimento per sfuggire alla morte, quando verrà il momento.
Si articola in due opzioni: 1) si chiede ed ottiene "la grazia", meglio se con strepito di tifosi; 2) si presenta ricorso al TAR, di cui è garantita l'azione paralizzante.
Per il momento non è chiaro se si ottenga effettivamente l'immortalità, oppure soltanto un rinvio sufficientemente lungo da ottenere l'"agibilità" a continuare una meschina esistenza.

giovedì 8 agosto 2013

Pensioni dorate, di certo meritate...

Ritorna con frequenza il tema delle "pensioni d'oro" di supermanager pubblici e privati: centomila persone che arrivano a percepire anche 90.000 euro al mese, con un esborso complessivo per lo Stato di oltre 13 miliardi annui (cfr. http://www.corriere.it/economia/13_agosto_08/pensioni-oro-90mila-euro-mese-baccaro_ec49b994-ffec-11e2-b484-e2fa3432c794.shtml)
Non si imporrebbe, per decenza, un contributo di solidarietà?
Ma no, ci racconteranno le consuete fandonie che "hanno versato i contributi" (sì, ma in che proporzione?), del "merito" (probabile, ma solo per alcuni: e poi, perché non vediamo premi Nobel in prima fila?), del "mercato" (l'idea di mettere regole o un tetto è ovviamente un orripilante rigurgito comunista, viva la libertà di intortare gli sciocchi).
La realtà è purtroppo che si vive rincorrendo il privilegio, cercando di ottenerlo a spese del sistema pubblico, o dei risparmiatori fregati, o grazie a connivenze legislative indegne di un paese civile. Del resto vale anche per gli stipendi, non solo per le pensioni, e assai spesso senza neppure produrre profitti proporzionati.
"Chi ama il denaro non si sazia di denaro, e chi ama le ricchezze non ne trae profitto. Anche questo è vanità" (Qoelet, 5, 10). Infatti, anche provandoci, non riusciremo a portarci tutto questo denaro nella tomba...

sabato 3 agosto 2013

Minacce contro la giustizia

«O la politica è capace di trovare delle soluzioni capaci di ripristinare un normale equilibrio fra i poteri dello Stato - ha detto oggi Sandro Bondi dopo la condanna definitiva del suo capo Berlusconi - [...] oppure l'Italia rischia davvero una forma di guerra civile dagli esiti imprevedibili per tutti».
Davvero molto comodo minacciare in questo modo, specie dopo che per anni si è cercato in tutti i modi di alterare il "normale equilibrio" con caterve di leggi ad personam, peraltro incidentalmente utili anche a bancarottieri e mafiosi vari.
Italia mia, benché 'l parlar sia indarno a le piaghe mortali che nel bel corpo tuo sí spesse veggio, "le soluzioni" sono ben chiare agli occhi degli onesti. Corrispondono al semplice rispetto della legge, con la conseguente assunzione di responsabilità da parte dei condannati.
Oltre ad una seria riflessione politica su cosa siamo diventati.
Ma come rinunciare alla menzogna sistematica, all'uso della politica come mezzo di saccheggio del paese, e anche ad abbondanti dosi di cialtroneria e servilismo?
Questo nel nostro paese si è dimostrato impossibile, quindi avanti così: grida guerresche e minacce di scontri civili da parte di chi rivela quanto sia in realtà provvisto di senso civico e di rispetto per la giustizia.

giovedì 27 giugno 2013

CoCoCo 2013-12: Concessione palestra scolastica per il Ramadan

Pochi minuti fa ho avuto l'annuncio che anche quest'anno sarà possibile per la comunità islamica celebrare il Ramadan, dal 6 luglio all’11 agosto, presso le scuole di via Cuzzi. Volevo perciò esprimere pieno appoggio e soddisfazione per l'iniziativa della Giunta, che replica quella dello scorso anno, dagli esiti pienamente positivi: essa testimonia la capacità di accoglienza e l'impegno fattivo per l'integrazione della città di Como. È quasi superfluo ricordare come la preghiera rappresenti un'esigenza spirituale fondamentale della persona umana, e sia da ritenersi tra i punti d'incontro privilegiati quando si tratti di rispondere ad esigenze di parti significative della nostra comunità cittadina.
Naturalmente ciò deve avvenire, come in questo caso, con la presenza di regole certe, che includono un deposito cauzionale e il pagamento di un canone che fornisce anche un (contenuto) introito per una palestra che durante l’estate non avrebbe avuto utilizzo. È una concessione temporanea, che potrà essere replicata solo se non ci saranno interferenze con l’attività scolastica e se le predette condizioni saranno rispettate.
Inoltre, anche sulla scorta dei risultati assai favorevoli dello scorso anno, sottolineo come il quartiere di Rebbio abbia dato valida prova di un spirito collaborativo, di saper praticare l'accoglienza, non solo a parole, senza che siano sorti futili dissidi o gesti di incomprensione da parte dei cittadini. È un esempio molto importante, che qualifica e valorizza il quartiere e i suoi abitanti, rendendolo meritevole dell'ammirazione degli altri comaschi che – ne sono certo – in altre occasioni, anche in differenti zone della città sapranno essere all'altezza delle sfide costruttive di civiltà e progresso che i nuovi tempi pongono.

lunedì 17 giugno 2013

CoCoCo 2013-11: Linguaggio incontrollato e rispetto delle persone

Prendo la parola per stigmatizzare il grave episodio verificatosi con la diffusione dell'intervista di un consigliere comunale, che preferisco non nominare, rilasciata a Radio Ciao Como Martedì 11 Giugno 2013, la quale è evidentemente irrispettosa della dignità di molti di coloro che siedono in quest'aula.
Tralasciando buona parte delle esternazioni politiche, quantomeno discutibili e a mio avviso inficiate da un soggettivismo mal controllato, ma che in democrazia vanno evidentemente accolte e valutate per quello che sono, ho trovato veramente inaccettabili gli attacchi personali (si badi bene, non politici) costantemente rivolti al sindaco, oltre alla valutazione perlomeno fantasiosa dei rapporti interni alla maggioranza.
Per quanto riguarda il primo punto, basterà ricordare che attorno al min. 6 dell'intervista il sindaco Lucini è ripetutamente definito "aborto della democrazia" (un modo alquanto incivile per dire votato da una minoranza di comaschi), nonché "bugiardo" (min. 26.00) e "seminatore di odio" (min. 7.35), che peraltro regala "mazzette elettorali" sotto forma di posti auto (min. 22.41); ovviamente sia lui, sia i membri della giunta sono brave persone solo in apparenza, ma in realtà sono degli ipocriti, dei "chierichetti che tirano sassi" oppure "si ubriacano" (minn. 9.43, 10.37).
Inoltre “è una vera anomalia che tutta la maggioranza voti allo stesso modo” (min. 2.45): si spiega solo con “l'inesperienza di alcuni soggetti” chiaramente limitati, nell'esercizio della libertà di pensiero, dalla “loro matrice cattolica”, per cui “accettano il dogma di Lucini” senza discutere, anche se “al loro interno ci sono parecchie discussioni” (min. 3.12). Sfugge forse al consigliere che una maggioranza che condivide un programma, e in cui le persone si confrontano e si rispettano, cerca di avere dei momenti di condivisione, da cui uscire con una posizione comune che sia possibilmente sintesi e mediazione dei pareri di tutti, ma tant'è.
Riprendiamo: quest'ultima evidente contraddizione non è nella mente dell'intervistato, ma nella nostra, dato che (min. 7.20) ci viene spiegato come i consiglieri che siedono in maggioranza siano "gente che non ha ancora capito cosa sia il consiglio comunale" né tanto meno la differenza tra potere esecutivo e legislativo, "e mi creda, siamo a questo livello"!, pensiamo anzi "di essere al grest" (min. 21.58) anziché in consiglio: ma non disperiamo, perché viene profetizzato che un giorno capiremo di essere umiliati dalla giunta e ci ribelleremo...
Questo non è un linguaggio colorito: è semplicemente un linguaggio incontrollato, che non si preoccupa né della verità di quanto dice, né dell'offensività di giudizi personali vistosamente infondati, e che appartengono alla soggettività di una persona che già più volte ha offeso il Consiglio Comunale nel precedente mandato, ricevendo ammonizioni ufficiali e arrivando anche a pubbliche scuse per cercare di rimediare al male fatto.
Porto quindi a conoscenza dell'intero consiglio questo comportamento perché ciascuno ne tragga le valutazioni che la sua coscienza gli detta. Personalmente mi dichiaro estremamente deluso da questa modalità di condurre il confronto politico, perché ne rappresenta un oggettivo imbarbarimento e contribuisce a deteriorare i rapporti tra le persone. Non esprimo ulteriori giudizi, anche se ritengo che chi conosce il significato delle parole che adopera con tanta leggerezza debba pensare di assumersene la responsabilità umana, prima che politica. Una responsabilità non leggera, che richiederebbe una riflessione seria sulle trasformazioni che questo atteggiamento determina nella propria interiorità, prima ancora che nelle relazioni interpersonali.

lunedì 27 maggio 2013

CoCoCo 2013-10: Operato della giunta e funzionamento degli uffici

Ritorno ancora sui lavori per l’attraversamento pedonale in via Bellinzona, di fronte a Villa Olmo: ad un passo dall’essere terminati, sono ormai da due mesi abbandonati, circondati dalle protezioni di cantiere, e tutto trasmettono fuorché un’immagine di efficienza. Da varie settimane avevo segnalato la questione all’assessorato (che ha dato anche pubbliche spiegazioni di ordine tecnico alla stampa), e giustamente è approdata all’aula anche nelle scorse preliminari. Non mi soffermo perciò sulla evidente necessità di procedere, ma vorrei prendere spunto da questa vistosa carenza, che va oltre la volontà e forse anche i poteri dell’assessore competente, per richiamare l’attenzione del Consiglio e soprattutto della Giunta sul fatto notorio che il nostro è un operato politico, i cui esiti concreti dipendono strettamente dall’efficienza degli uffici e dalla capacità di tradurre le deliberazioni in atti.
Va quindi ribadito con forza che il tema del funzionamento degli uffici risulta tutt’altro che secondario, anzi è centrale per “cambiare passo” a Como, secondo quanto ci siamo ripromessi nel nostro programma elettorale. Sappiamo per esperienza comune che, lungi dall’essere ottimale, esso presenta ampie differenziazioni a seconda dei settori. Che vi sono competenze eccellenti, ed altre meno; che, accanto a chi lavora con passione ed impegno, possono esservi situazioni di criticità. Anche il problema della carenza di organico, naturalmente, può accentuare talune disfunzioni.
In breve: pur sapendo che quella della riorganizzazione interna è una delle priorità nella quale gli assessorati si stanno impegnando, vorrei rimarcare che questa deve passare per la valutazione dei risultati effettivi, e soprattutto che il sistema di incentivazione non può più essere utilizzato come nel passato decennio, con livelli sistematicamente ancorati ai massimi al punto che, come si è letto il mese scorso, il ministero dell'Economia avrebbe richiesto al Comune la restituzione di quasi un milione di euro che sarebbe stato versato indebitamente ad alcuni dipendenti. È evidente che gli automatismi non sono in alcun caso un incoraggiamento ad una maggiore efficacia della prestazione, ma al contrario favoriscono inerzie, se non atteggiamenti di opposizione all’innovazione e alla qualità.
Gli assessori e il Sindaco sono in prima linea, “ci mettono la faccia” nei confronti della cittadinanza, come suol dirsi, e opportunamente devono essere giudicati per la direzione che hanno saputo imprimere all’attività amministrativa. Ma sarebbe intollerabile che i propositi venissero sistematicamente intralciati da passività e inefficienze.
Incoraggio e sollecito quindi la Giunta a fare un sistematico ricorso alla valutazione accurata dell’efficienza degli uffici in relazione ai progetti che stanno realizzando, operando se necessario gli ulteriori risparmi di cui il Comune ha bisogno anche e proprio laddove i risultati palesemente non siano raggiunti. Abbiamo tutti in mente quali valutazione e ricompense abbiano ricevuto in passato i costruttori del “Muro” – un vero scandalo! – perciò non aggiungo altro.
È un appello che faccio non solo e non tanto da sostenitore di questa maggioranza, quanto da cittadino che reclama il buon funzionamento della macchina amministrativa ed una qualità del servizio elevata, o almeno adeguata, che non nasce da sola, ma passa attraverso la responsabilità delle persone. Che il merito vada incentivato è un principio sacrosanto, ma che produce buoni frutti solamente se lo si fa funzionare anche nella direzione opposta.

lunedì 20 maggio 2013

CoCoCo 2013-[9]: Modifiche al regolamento di contabilità

Dopo aver contato varie volte fino a dieci, non ho portato in aula questo intervento per evitare ulteriori repliche polemiche, non perché non fossi estremamente perplesso per il tenore di molte osservazioni. Ho voluto risparmiare una decina di minuti, più le conseguenze, in un dibattito protrattosi troppo a lungo e con esiti pochissimo proficui per la città. Lo lascio qui, a futura memoria che qualche consigliere si trattiene, ogni tanto...
* * *
Bisogna dare atto che i numerosi interventi dell’opposizione, con contorno di eloquenti striscioni, hanno ottenuto un importante risultato politico: denunciare l’intenzione della maggioranza di trasformare quest’aula forse grigia, forse sorda, ma certamente non muta, in un “bivacco di manipoli”. Ma è veramente così?
Piuttosto che una discussione nel merito, volta magari a proporre una tempistica alternativa più adeguata, è sembrata una gara a chi la sparava più grossa, in tema di attacco alla democrazia, di limitazioni delle prerogative del Consiglio Comunale, addirittura di passi fatali verso il ritorno del fascismo, e soprattutto di umiliazione della sempre generosa volontà di collaborazione che dai banchi dell’opposizione fluisce come un balsamo a sanare le tante storture di una maggioranza chiusa ed ostinata. A nulla sono valse le ripetute assicurazioni dell'Assessore che quella in discussione è una proposta, che può benissimo essere corretta; a nulla, temo, varranno le eventuali modifiche che dalle fila stesse della maggioranza mi sembra si vogliano presentare. Troppo ghiotta è l'occasione di protestare, di raffigurarsi come vittime di un diktat odioso, presentato qui allo scopo di mettere un bavaglio a voci tanto soavi e gentili quanto incontenibili, che si vedrebbero costrette ora ad adattarsi ai limiti di una normativa della discussione un poco più stringente: normativa, si badi bene, certamente opinabile, ma non certo folle, dato che è la stessa adottata da decine di altri Comuni.
Come dirglielo, a questi altri Consigli, che hanno ucciso la democrazia al loro interno non consentendo di subemendare all’infinito? E come possono sopravvivere, accettando di avere una tempistica regolata, potendo così sapere prima – e non all’ultimo istante – quali variazioni esattamente vengono proposte? Quale umiliazione, infine, viene inflitta all’attuale collegio dei revisori, accusato implicitamente di non saper più lavorare alla velocità supersonica di altre felici epoche passate, quando forse bastava uno sguardo per esprimere pareri oculatissimi!
Si è detto apertis verbis che nessun comune imporrebbe una tempistica così restrittiva, menzionando espressamente altri regolamenti di contabilità, tra i quali quello della vicina Lecco. Peccato che all'art. 61 si legga testualmente (comma 3) che “Ciascun consigliere, entro l'ottavo giorno precedente a quello dell'adunanza stabilita per l'approvazione del bilancio, può presentare emendamenti allo schema di bilancio consegnandoli all'Ufficio protocollo del Comune. Ogni emendamento deve tenere conto dei principi dell'ordinamento contabile [...]” in modo da trasmetterne il testo, “con il parere di regolarità tecnica e contabile del Responsabile della Divisione Servizi Finanziari e del Collegio dei revisori […] entro il quinto giorno precedente a quello stabilito per l'adunanza di approvazione del bilancio, in copia al Sindaco, all'Assessore al bilancio, alla giunta comunale, al presidente del Consiglio Comunale ed ai capigruppo consiliari”. Che pretesa inaudita! Qualcuno corra a Lecco a informare la popolazione che questi tempi sono una inammissibile camicia di forza imposta alla libertà d'improvvisazione (eletta evidentemente a criterio guida dell'attività democratica).
Dunque sono questi, i mali inenarrabili che vengono dalla proposta illustrata dall’Assessore? E quali argomenti sono poi sottoposti a questi tremendi rischi? Stiamo parlando esclusivamente del bilancio e delle sue variazioni! Dite pure che si tratta di un documento fondamentale dell'amministrazione: è verissimo. Ma concretamente si tratta di un ambito in cui le proposte di emendamento sono espresse nei termini dello spostamento di cifre da un impiego all’altro. Ognuna di queste proposte è legittima e meritevole di considerazione; ma di certo non siamo di fronte a delicate questioni di coscienza, né a complessi tentativi di articolare la tutela dei diritti umani fondamentali: sono emendamenti che possono anche essere presentati a mazzi, e il regolamento non ostacola minimamente questa possibilità, rispettando così pienamente il pluralismo, al contrario delle temerarie affermazioni risuonate in quest'aula. Ma sarebbe forse saggio evitare di rimodularli continuamente, con scostamenti minimi che a volte – lo si è visto spesso in passato – risultano dichiaratamente pretestuosi: è quanto di fatto avviene lasciando campo ad un’incontrollata proliferazione di subemendamenti dell’ultimo minuto.
La proposta di variazione al regolamento a mio avviso evidenzia invece una sola reale finalità, ampiamente condivisibile: evitare per quanto possibile l’improvvisazione, la rincorsa affannosa alla trovata estemporanea, se non alla ripicca del momento. Si tratta di realizzare un rispetto sostanziale del consiglio e delle sue prerogative, consentendogli di lavorare meglio, e non solo delle esigenze del collegio dei revisori. Di avere cioè un quadro complessivo della serie delle proposte di modifica, una serie che sappiamo di regola assai nutrita, per valutarli con piena cognizione di causa. Peraltro temo che quella di rendere più efficiente e veloce, meno logorante e farraginosa la trattazione e l’ordine dei nostri lavori sia un'apprezzabile intenzione, ma di realizzazione ben difficile anche con questa variante. Se i colleghi di maggioranza temono davvero che la proposta in discussione limiti le prerogative dei consiglieri, li esorto a credere meno alla propaganda e al copione che abbiamo sentito recitare. Perché tutto continua a dipendere dalla volontà di ciascuno di noi di non utilizzare quest'aula come un palcoscenico, ma di concentrarci su dati di fatto; di praticare maggiore sobrietà ed essenzialità; di comprendere che quasi sempre la maggiore efficacia di una proposta corrisponde anche alla capacità di argomentare sinteticamente, senza confondere la quantità con la qualità, e che il rispetto dei tempi serve in definitiva a farci tutti lavorare meglio. Non illudiamoci, dicevo. C'è da giurare che chi ama passare piacevolmente le notti esaminando frotte di emendamenti sarà accontentato, e comunque la storia di questo consiglio ha mostrato che ci sono tante altre opzioni per assicurarsi cinque minuti in più di microfono.

giovedì 16 maggio 2013

Premier e segretario PD uniti: è questo il problema?

Leggo considerazioni pensose e anche sensate sul mantenimento o meno della coincidenza nel PD tra la figura del candidato premier e quella del segretario di partito. Cosa che non piace a Matteo Renzi, per cui vi è chi auspica "un confronto duro, ma su contenuti, strategie, rigenerazione etica, fra candidati molto competitivi e credibili [...] per definire e qualificare la prospettiva del partito", e chi ricorda le scelte fondative nell'architettura del PD e le analogie con altri sistemi, europei e non.
Ma è questo il problema? O lo è la distanza siderale tra i principi e la prassi (e la qualità umana, verrebbe da aggiungere)? "Un fermo anzi fermissimo controllo del partito è essenziale alla stabilità e forza del premier", e si potrebbe essere d'accordo. Ma non è che forse, ma forse, anche l'unificazione dei due ruoli giova a poco in uno strano partito che (a parte le belle parole dello statuto) un istante dopo che ha eletto un segretario comincia a darsi da fare per impallinarlo? Con una dialettica interna che tutto è, fuorché interna? Un partito che non ha esitato neppure a far fuori il suo padre fondatore? Forse, eh, dico forse?

sabato 4 maggio 2013

La "via stretta" del PD

Il Partito Democratico ha vissuto in queste settimane i momenti più difficili della sua storia già tormentata. Il merito di aver tentato l'incontro di tradizioni politiche importanti e diverse, ma non incompatibili, e di aver favorito la partecipazione attraverso le primarie non sembra più sufficiente a giustificarne l'esistenza. Massimo Cacciari auspica una "bella divisione consensuale" tra le anime del PD, definito un bel progetto che non può funzionare, anche perché l'astro nascente di Renzi troverà sempre un'opposizione della metà del partito. Si facciano due bei nuovi partiti, dove gli "ex" si sentirebbero finalmente a casa! A ben vedere, questi rischiano di essere già "vecchi", perché mossi da logiche identitarie che appartengono al secolo scorso; però è vero che questo spirito di chiusura alberga ancora nell'attuale PD a vari livelli. Nei vertici, con inamovibili “intelligenze superiori” o antichi signori delle tessere che cercano di replicare il proprio potere per cooptazione. Ma anche nella base che, comprensibilmente sconvolta da un'incredibile serie di errori strategici, è tentata di alimentare il risentimento verso chi sta un poco più "a destra" o "a sinistra", imputandogli tutti i mali che affliggono il partito ed invocandone la cacciata.
Sembra venuta meno la capacità di essere un partito aperto e plurale, composito nelle sue motivazioni, ma capace di scelte progettuali coraggiose e talvolta inedite, adeguate alla novità dei gravi problemi di oggi. Le diverse tradizioni politiche non dovevano riprodurre logiche di appartenenza superate, ma operare sul terreno della razionalità e del confronto, ispirandosi ad un rigoroso metodo laico, mettendo in risalto i valori prioritari della gratuità, della competenza, della condivisione progettuale. Le elezioni primarie hanno avuto un posto importante, ma non si capisce se abbiano caratterizzato in modo profondo l’essenza del partito. Il confronto su molti nodi importanti o non è mai avvenuto, o si è espresso in forme assai timide, spinti dalle urgenze del momento.
Si terrà a breve un congresso: ma se le stesse persone che hanno armato la mano dei siluratori di Prodi vorranno di fatto azzerare i pochi passi in avanti e le faticose conquiste di rinnovamento, il risultato sarà la condanna all'estinzione per un PD sempre più ripiegato su se stesso. La “porta stretta” attraverso la quale passare è necessariamente quella di un completo ricambio generazionale, non solo anagrafico, ma soprattutto di mentalità, condotto da “nativi democratici” come lo sono tanti militanti che non rimpiangono nulla dei partiti di provenienza e non vogliono replicarne le logiche.
Altrimenti sarà solo fatica sprecata.

giovedì 2 maggio 2013

La lobby delle armi: mani insanguinate, ma piene di dollari...

La Keystone Sporting Arms di Milton, in Pennsylvania, è l'azienda che produce il fucile giocattolo "Crickett" calibro 22, con il quale a Burkesville, in Kentucky, un bimbo di 5 anni ha sparato alla sorellina più piccola, uccidendola.
A parte l'ovvio interrogativo sulle capacità intellettive dei genitori e di un'opinione pubblica che incoraggia queste iniziative commericiali, possibile che chi progetta e destina specificamente un'arma al mondo dei minori (viva la libertà d'impresa!) non sia poi tenuto a rispondere in solido di ogni uso improprio e di ogni conseguenza sia pur accidentale degli strumenti di morte che produce? Si può comprendere in astratto che un adulto sia ritenuto responsabile dell'uso che fa delle armi (e al diavolo le vittime e l'evidenza delle statistiche nefaste, siamo eredi dei cowboys e degli sceriffi...) ma un bambino?

martedì 30 aprile 2013

CoCoCo 2013-8: Rispetto dell'ordinanza sui cani al guinzaglio

Devo riferire di varie segnalazioni, da parte di proprietari di cani che si recano a passeggio nelle vie cittadine, di come non sia infrequente imbattersi in soggetti che lasciano vagare liberamente il loro animale senza guinzaglio né museruola. Ciò determina situazioni di rischio non solo per le persone, ma per gli animali stessi, che potrebbero diventare vittime di reazioni difficilmente prevedibili.
Ricordo quanto disposto dall’ordinanza regionale 15 giugno 2000, n. 15394, la quale stabilisce tra l’altro “una più intensa attività di controllo del rispetto del Regolamento Polizia Veterinaria approvato con D.P.R. n. 320/54, della legge n. 281/91 «Legge quadro in materia di animali d`affezione e prevenzione del randagismo» e del Regolamento Locale di Igiene che all`Articolo 1.4.21 del regolamento tipo regionale, approvato con Delib.G.R. 28 marzo 1985, n. 49784 e Delib.G.R. 7 maggio 1985, n. 52097 prevede quanto segue:«A cura dei proprietari i cani circolanti per le vie o in altro luogo aperto al pubblico devono portare, se non condotti al guinzaglio, idonea museruola. Nei locali pubblici e nei pubblici mezzi di trasporto, i cani devono portare la museruola e devono essere tenuti al guinzaglio”, con le ovvie eccezioni per i cani da guida per ciechi e quelli in uso alle forze dell’ordine.
Mi permetto pertanto di sollecitare, tramite l’assessorato competente, un’attenzione ancora più puntuale anche da parte dei Vigili della nostra città verso questo fenomeno di inciviltà che sembra in aumento.
Non auspico certo di arrivare all’eccesso di comuni che costringono tutti i cani indistintamente a portare la museruola (lo giudico un vero e proprio errore), né voglio sollevare allarmi ingiustificati. Occorre però richiamare con decisione i cittadini più indisciplinati alla responsabilità che loro compete, se necessario elevando sanzioni ai trasgressori. Analogo richiamo vale naturalmente per la raccolta obbligatoria delle deiezioni dei propri amici animali, secondo quanto richiamato anche dal nostro Regolamento del verde pubblico e privato del 2010: la buona volontà e il rispetto delle regole praticata dall’ampia maggioranza dei proprietari non deve essere vanificata dalla maleducazione di pochi.

mercoledì 17 aprile 2013

Locali "no slot" e impegno dei consumatori

Destano perplessità le dichiarazioni di alcuni esercenti che hanno fatto l’encomiabile scelta di non installare nei loro locali macchinette per il gioco d'azzardo. In sostanza, il Comune li avrebbe delusi non riconoscendo un contributo economico o fiscale a questo gesto di buona volontà. Mi sembra corretto precisare che, nella mozione da noi approvata lo scorso ottobre in consiglio comunale, non era però previsto alcun impegno dell’amministrazione in tal senso, sostenendo invece l’apposizione di un “marchio di qualità” utile a far riconoscere ai consumatori la natura “slot free” del locale. Dipendesse da me, vorrei che ogni incentivazione al contrasto alle dipendenze, da gioco o altro, venisse comunque favorita, anche al di là dei noti problemi di bilancio. Ma occorre rendersi conto delle implicazioni giuridiche di un provvedimento che volesse accordare condizioni di favore a esercenti "virtuosi", a scapito di altri, i quali a onor del vero non svolgono un’attività contraria alle disposizioni di legge, e che agirebbero a buon diritto contro la discriminazione.
Il terreno su cui la discussione va riportata è piuttosto quello della sensibilità sociale, dell’educazione familiare e, perché no, della tensione morale. In questo senso, chi agisce bene ha già in sé la propria ricompensa. So che non è un concetto che va per la maggiore, ma proviamo a pensare cosa avverebbe se tutti lo mettessimo in pratica.
Inoltre, come consumatori è piu che opportuno venire sensibilizzati all’importanza delle proprie scelte. Per questo l’appello a scegliere con consapevolezza e determinazione quei locali che esporranno la vetrofania “no slot”, piuttosto che altri, è un nostro contributo a rafforzare l’impegno di chi fa scelte coraggiose, meritevoli di essere gratificate. Sono piccoli segnali che aiutano molto a cambiare mentalità già da ora, e che in fondo possono anche avere un’incidenza economica. Mi auguro che col tempo si possa avere qualche sorpresa positiva a riguardo.

lunedì 15 aprile 2013

CoCoCo 2013-7: Attraversamento pedonale a Villa Olmo

Avendo udito di contestazioni e polemiche riguardanti la costruzione di un attraversamento pedonale in via Bellinzona, nelle immediate vicinanze di Villa Olmo, vorrei puntualizzare che diverse di esse mi sembrano eccessive nei toni e nel merito.
Risiedo in zona, lo vedo tutti i giorni e ritengo di poter formulare qualche modesta osservazione, precisando che personalmente non ne avvertirei la necessità, e che ho sempre trovato pratico il sottopassaggio esistente.
Tuttavia esiste una vera necessità da parte dell'utenza anziana che si trova di fronte ad un reale disagio. Da anni i residenti presentavano richieste in proposito (mi pare si parlasse anche di una regolazione semaforica). Comunque è evidente che il sottopassaggio, per la presenza delle scale, non è per nulla conforme alla deambulazione di persone avanti negli anni, come pure di portatori di handicap: è purtroppo in sé una vera e propria barriera architettonica. Non sembrebbe tuttavia ragionevole un investimento ad hoc, di fronte ad un utilizzo complesso e future manutenzioni.
Va notato altresì che l'altro passaggio pedonale a raso, posto esattamente di fronte alla chiesa di S. Salvatore, è purtroppo caratterizzato dalla limitata visibilità per le autovetture, soprattutto provenienti dal Borgo Vico. Lì il rischio di incidenti non è basso, se gli autisti non prestano attenzione e non rispettano scrupolosamente le regole del traffico. Tra l'altro auspico che in conclusione degli attuali lavori vengano ivi riprisitinate le strisce pedonali ormai quasi del tutto cancellate.
Ad un'attenta osservazione, l'ingombro finale dello spartitraffico risulta contenuto. Certamente, una volta terminato il cantiere, il passaggio non costiturà una vera strettoia e il traffico non ne risentirà in modo particolare. Chi quotidianamente transita per via Borgovico sa bene che i rallentamenti avvengono per altre cause, in punti nevralgici posti più avanti (la scuola media, il piazzale S. Teresa) e in determinati orari.
Va senz'altro apprezzata la disponiblità di ASF a verificare la congruità dell'attuale dislocazione della fermata autobus. Segnalo però che la presenza del bar proprio sull'angolo con via Zamenhof induce automobilisti veramente indisciplinati a fermarsi in quel punto a tutte le ore del giorno in pieno divieto di sosta. Quelle auto sì, una volta terminata l'opera, determinerebbero una strettoia che a un tempo rallentebbe il passaggio del flusso veicolare produrrebbe traiettorie più rischiose. Occorrerà un po' di vigilanza aggiuntiva, che sono certo verrà opportunamente disposta.

martedì 9 aprile 2013

I fanfaroni che lamentano il golpe

Beppe Grillo risponde a Luigi Zanda e ai partiti che hanno bocciato l'idea di far partire le commissioni permanenti. E attacca, col suo solito stile equilibrato e ragionante, con sparate sul "Golpe" in atto.
"In Parlamento c'è ora un nuovo arrivato, un imprevisto, il M5S che vuole avviare al più presto una serie di leggi che per pdl e pdmenoelle sono come l'aglio per i vampiri. Legge sul conflitto di interessi, legge anti corruzione" eccetera.
Come no. E siccome dà la massima importanza a queste leggi, il Movimento rifiuta di far partire un qualsiasi esecutivo "a scadenza", anche se potrebbe ampiamente condizionarlo per il (presunto) bene del paese, impuntandosi invece come il più capriccioso dei bambini. O meglio, dei ricattatori politici.
Roba vecchissima, addirittura da prima repubblica. Ma siccome la memoria è corta e la ciarlataneria è grande, si punta allo sfascio che consentirebbe di rastrellare altri voti, con toni saccenti quanto inconcludenti.
"Il MoVimento 5 Stelle vuole un Parlamento in pieno esercizio da ora. Il Paese è al collasso e l'attività legislativa è bloccata. Un suicidio."
No, diciamolo pure: è un omicidio che ha una finta verginella come (ir)responsabile.
Scriverei anche "finitela di prenderci per i fondelli con il vostro cinismo politicante", ma so che di fonte al fanatismo dei fanfaroni è del tutto inutile.

lunedì 8 aprile 2013

CoCoCo 2013-6: Motivazioni (sconcertanti) di una sentenza

Il processo sul concorso truccato per un posto di agente della polizia locale a Como ha causato un grave discredito all'amministrazione comunale ed è stato viziato da un «paradosso»: a quanto pare, chi è venuto meno al dovere di mantenere il segreto a cui era tenuto, rivelando in anticipo le tracce d'esame, non è stato mai neppure imputato. I giudici di Como sono stati durissimi nel motivare la sentenza dello scorso gennaio, ora depositata e quindi accessibile alla valutazione dei cittadini di Como. Nella motivazione essi hanno dichiarato che un'inchiesta accidentata «ha sortito effetti paradossali, per i quali i soggetti a carico dei quali sono emersi indizi di reità come i primi e principali responsabili della fuga di notizie», ossia due assessori della passata amministrazione «non risultano imputati in questo processo», in quanto «si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, ineccepibile e insindacabile da un punto di vista processuale - scrive il Collegio - ma hanno così determinato una incolmabile zona d’ombra nell’accertamento della verità», tanto più grave in base «al ruolo da essi ricoperto di rappresentanti delle istituzioni che avrebbe forse richiesto una maggiore collaborazione e trasparenza».
Fin qui la citazione delle motivazioni.
Esprimo in questa sede tutto il mio sconcerto e la mia tristezza per la luce negativa che simili fatti gettano sulle istituzioni; inoltre non so se rassegnarmi o meno al fatto che in Italia chi viene coinvolto da queste situazioni, al di là degli aspetti formali e procedurali che saranno anche stati rispettati, non sappia o non voglia mai trarre le debite conseguenze politiche.

giovedì 4 aprile 2013

CoCoCo 2013-5: Falsità sui mancati risparmi della giunta

Da un po' di tempo in qua si assiste ad un fenomeno curioso. Anche a Como le parole in libertà si associano sempre più frequentemente ai numeri in libertà. Entrambi rigorosamente sganciati da precisi riferimenti a dati di fatto, o meglio, ben disposti a deformare i fatti alla carlona, come viene viene.
È chiaro: in politica, e sul piano amministrativo, si presentano spesso fenomeni di complessa lettura che possono disorientare chi non vuole andare in profondità e non sente il bisogno di verificare, perché tanto ha già la verità in tasca. Stupisce magari che il sistema dell'informazione, logicamente pronto a raccogliere e rilanciare le polemiche, appaia in qualche caso disinteressato ai necessari controlli, o anche più banalmente, a chiedere lumi ai diretti interessati, e consenta di propalare autentiche fole, di cui il sindaco e la giunta sembrano essere i primi bersagli.
Vogliamo qualche esempio?
Si legge:
- che “non sono stati fatti risparmi sul personale” – e non è vero: dall’insediamento non è stato rinnovato il mandato legato alla precedente amministrazione di 8 segretarie di Sindaco e Assessori per complessivi € 242.000 annui; dei 3 dirigenti a mandato nella precedente amministrazione ne son stati sostituiti solo 2 con ulteriore risparmio di € 120.000; considerando minori costi sulla segreteria generale di €12.000. Si calcola perciò un risparmio annuo di € 374.000;
- che “la riorganizzazione del personale prevede 5 ulteriori aree dirigenziali con un maggior costo di € 25.000” – e non è vero: le aree definite dalla precedente amministrazione erano 8; con la riorganizzazione in corso diventeranno 5 o 6 (quindi non 13), con un risparmio di € 10-15.000.
Inoltre la precedente giunta, nel quinquennio 2007-2012, ha erogato ai nove dirigenti che sono andati in pensione “bonus” per complessivi € 968.000. Questa giunta ha deciso che non saranno più erogate buonuscite ai dirigenti che andranno in pensione durante questo mandato. È evidente come questa decisione si traduca in un ulteriore, consistente risparmio.
Non si tratta di limitare il legittimo diritto di critica, ma sarebbe saggio evitare, se possibile, di lanciare al vento accuse infondate. Quale sia il senso di responsabilità nei confronti della "casa comune" di simili sparate, lo giudicheranno i cittadini comaschi. Ho fiducia che sapranno distinguere tra le difficoltà oggettive dell' nell'interese della città in queste difficili condizioni - e i risultati potranno misurarsi solo nel medio termine - e le chiacchiere inconsitenti di chi si oppone "a prescindere".

mercoledì 27 marzo 2013

Lo streaming del poco o nulla

Giornata notevole, oggi, e non solo per la semi-bufala dello "streaming epocale" dell'incontro tra Bersani e i due rappresentanti del M5S (cfr. http://www.europaquotidiano.it/2013/03/27/lincontro-tra-bersani-e-il-m5s/).
Sono davvero impressionato dall'atteggiamento di Crimi (quello dei due che, almeno, si sforza di argomentare): dato che non ci sentiamo responsabili [per il passato, imputato non senza ragione alle altre forze politiche], allora non ci assumiamo responsabilità [per il presente ed il futuro, per il quale però sarebbero stati eletti].
Assenza di logica (o di comprensione dei termini) atta a tradursi in un tatticismo già troppe volte visto, sin dalla prima repubblica. Anche se qui l'esito potrebbe essere il crac, chi se ne importa.
Quando poi Grillo distribuisce la patente di "Padre Puttaniere" anche a chi visibilmente non lo è, la disonestà intellettuale raggiunge l'apice, mostrando insieme quale sia la considerazione, da parte di chi lancia simili messaggi, delle capacità mentali di coloro che li raccolgono e li fanno propri.
Di fronte a QUESTO nuovo, mi preparo al peggio.

giovedì 21 marzo 2013

CoCoCo 2013-4: Iniziative di contrasto alle ludopatie

Riferisce oggi il quotidiano "La Provincia" che salgono a 80 i bar "slot free" che hanno deciso di evitare la presenza delle macchinette nei loro locali. Il sindaco Mario Lucini, interpellato, appoggia l'iniziativa e parla anche di un intervento del Comune di Como attraverso qualche forma di incentivazione, pur senza voler «dare patenti di buoni e cattivi».
Concordo con questa ulteriore manifestazione d'interesse e me ne rallegro, avendo anche sottoposto all'esame dell'aula la mozione per il contrasto alle ludopatie che abbiamo approvato insieme lo scorso ottobre. Vi si prevedeva tra l'altro il raccordo con "altri attori istituzionali e soggetti competenti al fine di monitorare l'incidenza delle ludopatie nella città di Como ed eventualmente di organizzare di un convegno istituzionale con contributi qualificati e analisi di percorsi di prevenzione già avviati da altri comuni italiani", nonché "la costituzione di partenariati con le scuole al fine di istituire un percorso di prevenzione per sensibilizzare i giovani alle caratteristiche potenzialmente negative delle attività ludiche on line, soprattutto se legate alle scommesse".
Ritengo perciò di cogliere l'occasione anche per sollecitare un rafforzamento della collaborazione con l'Asl e proseguire nell'opera di conoscenza del fenomeno e di contrasto già in corso.
A proposito di prevenzione, inoltre, constatato che la Federazione Gioco di Confindustria annuncia di voler creare un osservatorio con appoggio di Comuni, associazioni, Caritas, parrocchie, medici, proponendo di destinare dei fondi alle amministrazioni comunali che dovranno curare le ludopatie. Mi sembra una posizione responsabile, e mi sembrerebbe perciò opportuno destinare parte di questo contriubuto ad un'azione di sensibilizzazione nelle scuole (dove non dovrebbe mancare la sensibilità su queste ed altre tematiche attinenti le dipendenze), ad esempio con la stampa di materiale informativo, utile a proporre una riflessione nelle classi. Confido anche nella sensiblità dell'assessore ai servizi sociali per riprendere il discorso e realizzare il più ampio coinvolgimento attorno all'iniziativa.

domenica 17 marzo 2013

Comincia l'epoca delle scelte: per o contro il Paese?

Sono impressionato dalla vistosa assurdità della lettura che Crimi dà oggi del voto al Senato. Ogni opinione è certamente legittima, ma solo menti ottenebrate dallo slogan farlocco che PDmenoelle e PDL sono uguali (complimenti per l'intus-legere) possono bersi la fesseria della foglia di fico, e soprattutto del complotto che ha messo in crisi gli animi ingenui e puri.
Chi non capirebbe infatti che i due "cattivi" si sono messi d'accordo per candidare l'impresentabile Schifani, in modo da costringere i più coscienziosi dei "buoni" a votare per il meno peggio? Si fatica a non ridere. L'unica cosa rispettabile di questo sproloquio è il riconoscere la sincerità e la sofferenza di chi ha scelto Grasso e, bontà sua, il supplicare i supporter del movimento di non coprirli di contumelie o peggio, anche se "chi viola il regolamento del gruppo automaticamente si può ritenerne escluso".
"Gioco di forza" dei partiti? "Ricatto morale"? Ma smettiamo di raccontar balle!
Può esser vero che "noi siamo così, ingenui, entusiasti, pensiamo di poter scalare l’everest con le infradito…", ma forse non guasterebbe cominciare a capire per quale ragione è stato chiesto il voto, e soprattutto perché è stato concesso.
Per autorappresentarsi come una setta succube di pensieri farneticanti sul nuovo ordine mondiale? Per mandare il paese alla malora allo scopo di punire gli altri partiti dall'essere men che perfetti? Per avere in futuro il 100% di una scatola di tonno rivoltata e via sbrodolando? Un'azione politica del tutto inutile, se non contraria al bene comune, può dirsi migliore delle prassi disoneste che si dice di voler combattere?
Temo che i cittadini onesti vogliano risultati, non panzane, slogan, nuovi duci esaltati e neppure una mera funzione di controllo (in sé necessaria e auspicabile). Anche paralizzare un paese per superbia, senza neppure eliminare le maggiori storture presenti, potrebbe essere un atto malvagio.

lunedì 11 marzo 2013

CoCoCo 2013-3: Solo mozioni "comasche"?

Devo esprimere un ringraziamento sincero ai proponenti la mozione, soprattutto perché ci danno modo di ripensare al significato del nostro lavoro d'aula. Si tratta di una riflessione certamente necessaria, in quanto abbiamo assistito, in questi primi mesi, non tanto alla presentazione di problematiche che con la città avessero poco a che fare, quanto piuttosto al prolungamento spesso poco costruttivo dei tempi delle nostre sedute, tramite una pletora di emendamenti solo in parte giustificati, e soprattutto con la proliferazione di questioni procedurali sollevate speciosamente, nonché di "fatti personali" a prescindere, derivanti dall'aver colto la pronuncia del proprio nome sulle labbra di un altro, incauto consigliere.
La mozione in sé, lo dico subito, mi appare irricevibile tanto per la casistica che pretenderebbe di istituire, restringendo l'attività consiliare ad argomenti e temi strettamente legati alla città, quanto per la penalizzazione che intenderebbe imporre ai presunti trasgressori, privando l'intero consiglio del gettone di presenza.
Potrebbe persino far sorridere, questo modo di porre la questione. Infatti lascia spazio a due fondamentali interpretazioni, l'una più risibile dell'altra.
1) O siamo di fronte ad un'esaltazione del provincialismo più sfrenato, e perciò grottesco, dovendo oltretutto immaginare una sorta di tribunale che ogni volta stabilisca il grado di "comaschità" degli argomenti, e ogni volta istituire un'apposita istruttoria, con complesse operazioni di cronometraggio dei tempi effettivamente dedicati agli argomenti "alieni" per determinare la corresponsione economica ai consiglieri che vi si sono impegnati.
2) O si immagina di rendere più efficienti ed utili alla città i lavori, finendo per espungere tutte quelle tematiche che abbiano qualche attinenza con il mondo esterno. È però chiaro a tutti che, nel XXI secolo, nessuna città, tantomeno se è caploluogo di provincia, può sensatamente "chiamarsi fuori" dai problemi della realtà circostante, per la semplicissima ragione che i suoi abitanti sono già investiti, quali cittadini della Repubblica Italiana, di una serie di carichi e di oneri che non è illegittimo cercare di alleviare anche con l'appoggio politico del proprio consiglio comunale.
Essere un organo amministrativo non esime infatti dall'assumere funzioni di indirizzo politico (che come tali, sono anche richiamate espressamente dal nostro Statuto), e quindi i dibattiti su temi che riguardino la collocazione della nostra città nel contesto politico ed istituzionale del nostro paese sono tutt'altro che incongrui. E come potrebbero, del resto, approdare all'aula simili argomenti, se non fossero stati ammessi dall'ufficio di presidenza, e quindi già preliminarmente valutati come pertinenti?
Le conseguenze paradossali di un cieco atteggiamento di chiusura, poi, emergerebbero chiaramente che, senza una precisa volontà politica, non sarebbe mai stato possibile istituire né rapporti di gemellaggio, né interventi di solidarietà come quelli anche di recente deliberati, perché riferiti a realtà distanti centinaia o migliaia di chilometri dal nostro beneamato capoluogo. Ecco perché una mozione come questa non si può considerare fondata e va respinta, a meno di voler instaurare una tradizione di chiusura assai poco lodevole e che comunque non appartiene allo spirito del centrosinistra.
Se, viceversa, l'opposizione ritiene che in questo consiglio si presentino troppe mozioni, potrebbe dare una pratica soluzione cercando di coordinarsi meglio e di concordare al proprio interno una riduzione di questi interventi.
Se i tempi del dibattito su ogni singola questione apparissero eccessivamente lunghi, basterebbe evitare che ogni singolo membro di ogni singolo gruppo si sentisse in dovere di intervenire, spesso dichiarando "di non averne avuto intenzione, ma..." di essersi ricreduto, e magari solo per ribadire gli identici argomenti dei suoi predecessori.
Le critiche costruttive giovano sempre, e la maggioranza ha il dovere di tenerle in debito conto, anche se non si può chiederle di concordare automaticamente; e forse con un minimo di intelligenza le si possono anche rendere più facilmente accoglibili, come del resto mi sembra si sia già dimostrato talvolta di saper fare.
Mi auguro che sapremo rendere più costante questo atteggiamento di collaborazione; in ogni caso, cominciamo con l'evitare a tutto il consiglio, respingendo questa mozione, il paradosso che la gran parte dei consiglieri si costringa ad ascoltare con pazienza e con il dovuto rispetto argomentazioni a volte interessanti, a volte un po' meno, su temi ammessi come legittimi dall'ufficio di presidenza, e poi venga trattata come se non avesse fatto il suo lavoro.

mercoledì 13 febbraio 2013

Miseria della (giornalistica) bistecca

Riporto in calce un odierno articolo che è semplicemente da guinness della disinformazione: "I ricercatori [...] naturalmente confermano che frutta e verdura non producono più gas a effetto serra rispetto all'allevamento degli animali", ma ci farebbero riflettere che un vegetariano dovrebbe mangiare "maggiori quantità" per compensare un presunto minore apporto nutritivo.
Lo sapevamo già, grazie. Peccato che le quantità di cui si parla siano... umane e non pantagrueliche, che i carnivori non pranzino di solito con porzioni dimezzate, e che gli animali da allevamento... mangino pure loro, ecc. ecc.
La voglia di fare titoli ad effetto conduce, come troppo spesso avviene, a isolare e deformare pochi dati per trarre tesi generali insulse o infondate. E il messaggio che passa, com'è ovvio, è alla fine quello del titolo. Cioè una stronzata (nel senso tecnico illustrato dal saggio di Harry G. Frankfurt, On Bullshit).
Essendo vegetariano per scelta etica, non mi importa granché. Ma il livello della comunicazione scientifica nel nostro paese è sempre più miserevole.
L'ignoranza e l'assenza di logica impazzano, pur di dire qualcosa "di nuovo" ad ogni costo. È chiedere troppo che di temi scientifici si occupino solo persone competenti?
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La bistecca fa bene all'ambiente, mangiare vegetariano meno
Roma, 13 feb. (Adnkronos) - Mangiare vegetariano non farebbe bene all'ambiente: è questa la tesi controcorrente, destinata a far discutere, espressa in uno studio condotto da ricercatori francesi e pubblicato sul Journal of Clinical Nutrition. I ricercatori hanno analizzato le abitudini alimentari di 2000 adulti connanzionali e calcolato le emissioni di gas serra generate dalla coltivazione delle piante, dall'allevamento dei pesci e degli animali da carne e del pollame.
I ricercatori dell'Istituto Nazionale delle Ricerche Agricole di Marsiglia naturalmente confermano che frutta e verdura non producono più gas a effetto serra rispetto all'allevamento degli animali, ma hanno tuttavia scoperto, proprio dall'analisi dei comportamenti del campione le cui abitudini alimentari sono state seguite durante una 'settimana tipo', che chi si alimenta esclusivamente vegetariano ha bisogno di mangiare di più di quanto non sia necessario ad un soggetto che invece adotti una alimentazione mista.
Da qui il calcolo delle emissioni che ha compreso tutto il ciclo di vita di 400 alimenti più comunemente consumati con la relativa la quantità di Co2 prodotta da ciascuno di essi per 100 grammi di cibo prodotto. I ricercatori hanno così scoperto che le diete migliori rispetto alla salute dell'essere umano, quelle cioè ad alto contenuto di frutta, verdura e pesce non si discostavano di molto, relativamente alle emissioni di Co2 prodotte, rispetto alle diete di più basso livello qualitativo, ricche di sali e zuccheri.
Ma se è vero che per produrre 100 grammi di carne si emettono 1600 grammi di Co2, 25 volte di più di quanto non se ne emetta per produrre una quantità equivalente di frutta e verdura, i ricercatori hanno anche appurato che per ottenere dal consumo di cibo 100 chilocalorie occorre mangiare molta più verdura, frutta e pesce che non carne uova e pollame. Da qui la conclusione che quello che si riteneva fosse uno stile vita più sano e più in sintonia con l'ambiente deve essere rivisto, magari bilanciando i consumi e concedendosi ogni tanto una bistecca. (http://www.adnkronos.com/IGN/Sostenibilita/World_in_Progress/?id=3.1.4178002735)

giovedì 7 febbraio 2013

La pazienza di Lucini

"La pazienza è la più eroica delle virtù giusto perché non ha nessuna apparenza d'eroico" (Giacomo Leopardi, Zibaldone). Quindi si presta bene ad accompagnare il cammino di un sindaco coraggioso come Mario Lucini anche nel fronteggiare polemiche pretestuose. Ma è pure vero che le troppe questioni di lana caprina sollevate a vanvera, facendo cagnara senza documentarsi adeguatamente, senza capire o facendo finta di non capire, fanno davvero perdere tempo alla città, non solo a chi la amministra. Inutile, forse, sperare che l'atteggiamento si faccia più equilibrato e si modifichi.
Non ci rimane che Totò: "Ogni limite ha una pazienza", perbacco!
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Dal "Corriere di Como" - Giovedì 07 Febbraio 2013:
"Prima al telefono, poi davanti alla telecamere di Etg, il sindaco Mario Lucini ha risposto per le rime ad Alessandro Rapinese. E soprattutto, con una serie di documenti alla mano, si è detto certo di poter smontare pezzo per pezzo le tesi accusatorie del consigliere di minoranza.
Il primo tassello riguarda l’autorizzazione concessa ad autogru e autosnodati per i lavori al Palace. «Forse Rapinese non ha letto bene l’ordinanza - dice Lucini - altrimenti avrebbe notato che in un punto si dice chiaramente che era vietato transitare sul ponte della darsena». È anche vero, però, che nella stessa autorizzazione si legge che «i mezzi percorreranno largo Leopardi in contromano e in deroga alla segnaletica vigente, per raggiungere il cantiere ubicato al civico 16 del Lungo Lario Trieste-Hotel Palace».
«Ma in realtà - ribatte il primo cittadino - noi abbiamo autorizzato l’occupazione di suolo pubblico a circa 25 metri di distanza dal civico 16, appena dopo l’aiuola circolare di piazza Matteotti. Dunque i mezzi non sono transitati sul lungolago ma, da lì, grazie a un braccio meccanico, hanno provveduto a posare l’impianto di condizionamento sull’albergo». Certo, immaginare un braccio così lungo non è semplice, ma Lucini controbatte anche all’obiezione. «Io, come peraltro Rapinese, non ero sul posto la notte dei lavori, e quindi non so cosa sia successo minuto per minuto - afferma il primo cittadino - Ma siccome il consigliere si basa su documenti, lo stesso faccio io. E questi dicono in maniera chiara che il Comune non ha mai permesso ai mezzi pesanti di transitare dove c’era il divieto oltre le 20 tonnellate». «Credo che Rapinese abbia preso un granchio. E forse - conclude Lucini - farebbe bene a non farci perdere troppo tempo su cose inesistenti». Lucini, in ultimo, ha smentito che, dopo il 18 marzo 2011, siano transitati bus di Asf di peso superiore alle 20 tonnellate sul lungolago."

lunedì 21 gennaio 2013

CoCoCo 2013-2: Segnaletica orizzontale delle nostre strade

Mi soffermo brevemente sullo stato delle strade di Como, che è ben noto a tutti ed è una storica quanto sgradita eredità lasciata alla nostra amministrazione, per segnalare una reale urgenza.
A parte la manutenzione almeno dei tratti più ammalorati, che sarà certamente disposta quando il clima lo consentirà, credo sia di particolare importanza privilegiare il rinnovo della segnaletica orizzontale, e soprattutto degli attraversamenti pedonali. Constato personalmente, raccogliendo anche molte segnalazioni in proposito, la pericolosità degli attraversamenti ormai quasi cancellati, in particolare nelle strade di forte circolazione, che sono soggette a maggiore usura, e che proprio per le loro caratteristiche richiedono una piena e costante visibilità. È questa ad esempio la condizione del tratto dalla fine di via Bellinzona sino al piazzale S. Teresa e via Masia. Si deve tenere presente che uno di questi passaggi pedonali ormai non più discernibile è utilizzato negli orari delle funzioni religiose da molte persone anziane, che non possono usufruire del sottopassaggio di Villa Olmo. Mi capita molte volte di vedere automobili che non si fermano. Il che pone anche l'ulteriore problema di evidenziare le "strisce" con una colorazione adeguata per dare loro maggiore risalto e aumentare la sicurezza degli attraversamenti.
Parlo naturalmente da pedone ma anche da automobilista, in quanto la visibilità e la sicurezza sono un binomio indissolubile anche nella circolazione cittadina. È poi vero che una chiara segnaletica orizzontale nella separazione delle corsie non è una garanzia automatica contro l'inciviltà di taluni guidatori, che sembrano ignorare la necessità di rispettare gli spazi assegnati nonché la funzione degli indicatori di direzione; ma certamente è di aiuto a scongiurare incidenti dovuti alla natura "complessa" di molti tratti della nostra rete viaria. Confido perciò che a questo problema si vorrà dare una soluzione efficace e rapida, anche là dove le ristrettezze di bilancio imporranno di differire una nuova asfaltatura.

lunedì 14 gennaio 2013

CoCoCo 2013-1: Trasferimento dell'archivio storico dell’Ospedale Psichiatrico Provinciale di Como

Nei padiglioni di San Martino fino allo scorso anno si trovavano le circa 40.000 cartelle cliniche delle donne e degli uomini che tra il 1882 e il 1998 sono state ricoverati nell'Ospedale Psichiatrico Provinciale di Como. Si tratta di un Archivio preziosissimo, indispensabile per studiare la storia sociale del comasco attraverso un secolo. Il prof. Gianfranco Giudice, che ha pubblicato nel 2009 una importante ricerca storica su quello straordinario archivio (Un manicomio di confine. Storia del San Martino di Como, Laterza), denuncia ora di aver appreso che dallo scorso anno quell'Archivio non è più a Como, ma, per volontà della Direzione dell'Ospedale Sant'Anna, legittimo proprietario dell'Archivio, e col beneplacito dell'Autorità pubbliche deputate alla conservazione dei Beni culturali, si trova depositato come una merce qualunque in un magazzino presso l'interporto di Parma. Sembrerebbe che in pratica l'Archivio non potrà più essere consultato da nessuno studioso, o visionato da privati cittadini eredi di ex ricoverati nel manicomio di Como.
È della massima importanza che tutti i cittadini interessati, a cominciare dall'Amministrazione Comunale che li rappresenta, si attivino per contestare pubblicamente questo fatto incredibile ed inammissibile, che depaupera la cultura della città di Como e del suo territorio.
Non so quali ragioni abbiano spinto la nuova direzione del Sant'Anna a disporre in questo modo del patrimonio storico che ha in gestione, che include tra l'altro anche la biblioteca del vecchio manicomio con circa 3.500 volumi di grande pregio di cui ignoriamo ad oggi la destinazione; forse anch'essi sono stati depositati insieme al resto. Inoltre, al di là degli aspetti culturali rilevantissimi, si prefigura anche una possibile lesione di diritti individuali, quelli dei parenti degli ex ricoverati che chiederanno i documenti relativi ai loro familiari. In queste condizioni, come riusciranno ad averli? E in tal caso quanto tempo dovranno aspettare, e con che costi?
Mi auguro che, magari anche con la collaborazione degli organi di informazione, siano forniti al più presto dalla direzione del Sant'Anna non solo tutti i chiarimenti relativi all'attuale sistemazione, ma anche le rassicurazioni sul fatto che saranno disposte quanto prima le misure necessarie a garantire la conservazione del patrimonio culturale dell'ex OPP nella città di Como, con una sua piena accessibilità, riservandomi di investire il Consiglio Comunale dell'argomento in maniera più formalizzata qualora venga confermata la realtà del rischio che la città non rientri mai più in possesso di una parte essenziale della sua storia.