Albrecht Dürer, Navis Stultorum (in S. Brant, Narrenschiff - 1497)

lunedì 19 agosto 2013

Eclissi della ragione ed eclissi della lingua

La giornata odierna non passerà alla storia per la pubblicazione del documento "Italia riformista. La sinistra che governa" di Boccia, che annuncia tra l'altro con preoccupazione: "l'autobiografia di una nazione non è più rinviabile e non è data dagli eroi di turno né da questo ecumenismo sentimentale che fa della settima potenza mondiale una terra senz'anima né identità".
Sarà. Difficile che una nuova anima ed identità vengano da un documento tanto "leggero" e anche mal scritto. Qualche concetto, e qualche critica alle tensioni improduttive e autolesionistiche interne al PD, con la sua scarsa capacità di riformare veramente la politica italiana, sono pure condivisibili ("è l'eclissi della ragione il vero male della sinistra italiana nella quale il Pd non si pone mai come faro ma sempre come barca in mezzo a una tempesta"), ma la lingua è spesso, per usare un verbo caro all'estensore, assai "pastrocchiata". Fa realmente presagire il peggio per il prossimo (?) dibattito congressuale del PD.
Solo qualche esempio per le future antologie del politichese:
- i nostri figli, nati già con l'hi-tech incorporato
- pezzi di società in libera uscita
- alcuni sindacati spesso seduti sulle proprie tessere
- non ci sarà più futuro per il futuro. E il presente, così com'è, è destinato a morire
- la soluzione ai suoi problemi e non l'alluvione di parolismi ad effetto.

Al di là dei "parolismi", purtroppo, le soluzioni... qui non si vedono granché, ricondotte a un generico riformismo 2.0 (espressione abusatissima nella quale la parte veramente significativa sembra purtroppo essere sempre più lo "zero"). E il testo si presenta più come un tentativo di marcare una posizione, di dire "ci siamo anche noi, e vogliamo contare", intestandosi una certa dose di "nuovismo", che di proporre al confronto un credibile progetto operativo. È legittimo, ma non si discosta molto da quella prassi politica che si critica non senza ragione.
E di certo, assieme all'impegno concettuale, richiederebbe migliori competenze espressive.