Albrecht Dürer, Navis Stultorum (in S. Brant, Narrenschiff - 1497)

lunedì 16 novembre 2009

Probi viri... e bestie grame

Grande attenzione sulla ribalta nazionale, in queste settimane, alla città di Como, purtroppo in coincidenza con le celebrazioni per la caduta del Muro più celebre del XX secolo. È toccato così a noi comaschi dare al resto d’Italia la cattiva impressione che ci facesse piacere rinchiuderci dietro alte pareti, o che ci desse fastidio la vista del lago, o che da noi sia normale che i progetti approvati in un modo si modifichino senza che nessuno, o quasi, lo venga a sapere. Alla luce di questa disastrosa esperienza, vi è chi tenta già un primo bilancio pubblicando il giudizio delle categorie economiche e sociali, dei cittadini e delle associazioni, e arrivando a registrare una bocciatura senza appello per la giunta di Palazzo Cernezzi. Ciò che doveva rappresentare il fiore all’occhiello dell’Amministrazione (paratie, Ticosa, piano del traffico, futuro dell’ex S. Anna, per non dire dei tanti progetti fermi al palo) si ritorce invece contro i promotori per l’evidente incapacità progettuale e/o operativa dimostrata dai responsabili. Paradossale è ora il caso del cantiere che prosegue imperterrito nell’innalzamento di muraglie, che “tanto, poi, verranno sostituite”: si inaugura così un nuovo metodo ingegneristico, ben più logico di quelli ingenuamente seguiti per secoli, che immagino diventerà ben presto punto di riferimento nelle facoltà universitarie europee.
Nel panorama della “pioggia di critiche” ai saggi amministratori comaschi, tuttavia, quello che più colpisce è che non vengano espressi giudizi negativi nei confronti dei singoli assessori di giunta, tutte considerate persone per bene, bensì del solo organismo nel suo complesso. Qualcuno arriva a scomodare Cicerone il quale, con abbondante diplomazia (fors’anche perché parte in causa), affermava essere i senatori uomini degni, pur considerando il senato una bestia grama: Senatores probi viri, senatus autem mala bestia.
Davvero strano: di solito in un gruppo l’intero è maggiore e migliore della somma delle parti. Pensiamo, che so, ai Beatles o ai Pink Floyd, ad un coro ben diretto, a una squadra di calcio che gioca pensando al collettivo, per giunta divertendosi. Come mai, se gli ingredienti sono tanto buoni, il risultato è così deludente? Forse perché le competenze, più che reali e dimostrate, sono mero frutto di propaganda? Oppure i grandi talenti presenti (in una giunta peraltro “a ricambio costante”) non sono bene amalgamati e vengono mal gestiti dal direttore d’orchestra, sempre più spesso chiamato in causa per una gestione verticistica e affatto partecipata, quel sindaco che sembra oggi raccogliere i frutti di un decisionismo tutto chiuso in sé stesso? Misteri della poltica comasca, nella quale più che i risultati concreti si mettono in luce soprattutto aspiranti primedonne, battibecchi tra galletti, individui assorti nei giochi di potere e nei posizionamenti delle correnti, sullo sfondo di interessi economici sempre più visibili man mano che aumentano le cubature edificate in una città non certo particolarmente soggetta ad incrementi demografici.
Qualcuno dubita, peraltro, che alle prossime elezioni sentiremo ancora le stesse persone parlare di efficienza, buon governo, merito e capacità progettuali? Nel mondo del calcio, in cui settimanalmente si raccontano tante baggianate, sono comunque più seri: chi prenderebbe per buone le affermazioni dei giocatori di una squadra che si proclamassero campioni, “fenomeni”, “piedi d’oro”, dopo averla condotta per via direttissima alla retrocessione?