
Albrecht Dürer, Navis Stultorum (in S. Brant, Narrenschiff - 1497)
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mercoledì 7 novembre 2018
I bulli al governo? Sanno solo ricattare (per meglio fregare i cittadini)
Ora che è stato approvata in Regione Lombardia, a scrutinio segreto, la mozione 48 proposta dalla Lega sull'utilizzo dei richiedenti asilo nella manutenzione del verde pubblico che prevede, tra gli altri punti, l'impegno a concedere premi nei bandi solo agli enti locali Lombardi che non facciano ricorso a richiedenti asilo, possiamo dirlo: questa NON è una mozione degna di un Paese democratico, è un ricatto da bulli.
Si dimostra che al governo stanno personaggi squallidi, che con la loro prepotenza vogliono trasformare la nostra civiltà e il valore dell'integrazione in una contrapposizione costante tra poveri: mantenere aperti i problemi anziché risolverli.
Perché sono INCAPACI di pensare in termini di bene comune e vogliono speculare sui conflitti per mantere il loro sottopotere e le prebende, che garantiscono di vivere alla faccia nostra anziché cercarsi un mestiere.
E anche Como, nelle cronache amministrative quotidiane, è un ottimo esempio di questa politica che ringhia e abbaia, convinta di mostrarsi forte quando invece è solo violenta (violenza indiretta, secondo il modello di Galtung, ma non per questo meno violenta).
Sono disgustosi.
Bisogna però che cominciamo a dirglielo in faccia.
Si dimostra che al governo stanno personaggi squallidi, che con la loro prepotenza vogliono trasformare la nostra civiltà e il valore dell'integrazione in una contrapposizione costante tra poveri: mantenere aperti i problemi anziché risolverli.
Perché sono INCAPACI di pensare in termini di bene comune e vogliono speculare sui conflitti per mantere il loro sottopotere e le prebende, che garantiscono di vivere alla faccia nostra anziché cercarsi un mestiere.
E anche Como, nelle cronache amministrative quotidiane, è un ottimo esempio di questa politica che ringhia e abbaia, convinta di mostrarsi forte quando invece è solo violenta (violenza indiretta, secondo il modello di Galtung, ma non per questo meno violenta).
Sono disgustosi.
Bisogna però che cominciamo a dirglielo in faccia.
martedì 9 gennaio 2018
L'Euro come cartina di tornasole della malafede politica?
Il cosiddetto "candidato premier" - sì, è un titolo, anche se da operetta - dei M5S ci informa oggi che l’Euro, la moneta causa di tutti i mali dell'Italia, sulla quale lui e tanti altri demagoghi giuravano di voler chiamare il popolo al referendum, si può tenere.
Ma guarda. Non ci dicono che hanno cambiato opinione sull'argomento, il che equivarrebbe ad ammettere che prima sostenevano una tesi palesemente stupida e dannosa e si sono ricreduti. No, è solo che ora non è più "il momento per l’Italia di uscire dall’Euro perché l’asse franco-tedesco non è più così forte". Invece prima era sensato? Ci ritenete tutti idioti? Forse sì, vista la penosa figura di quell'altra parlamentare che pochi giorni or sono indiceva, nelle sue intenzioni, il referendum sull'abolizione della moneta comunitaria, per poi rifiutarsi di dire come avrebbe votato (perché "il voto è segreto", come no?).
Mi chiedo come una cialtronaggine così piramidale possa essere ancora presa sul serio da qualcuno. Soprattutto provenendo da un ex-movimento ormai normalizzatosi a partito, ma nel modo peggiore, dato che viene di fatto diretto da un vertice autoritario e privatistico che nessuno ha eletto dal basso, in termini mai visti nei decenni della storia della nostra democrazia. Altro che l'eguaglianza e la trasparenza invocate alle origini, ormai è evidente che siamo di fronte a una grossolana rappresentazione non priva di ambiguità potenzialmente pericolose. Una presa in giro da parte di qualunquisti che ogni volta rincorrono quelli che pensano essere gli umori del momento (vedi il dietrofront sullo ius soli) e che - per ora, con una comunicazione particolarmente mirata e grazie a una pletora di intervistatori acritici - tentano di mascherare una vistosa e diffusa incapacità.
Di ragionare, prima ancora che di governare.
lunedì 24 luglio 2017
Se sai, parla; altrimenti ti conviene tacere. Sì, figuriamoci...
Di fronte alle tante manifestazioni antivacciniste, nonché alla sequela interminabile di bufale diffuse sui social media, vengono spesso diffuse ammonizioni basate sul puro buon senso, riassumibili nello schema "se sai, parla; altrimenti ti conviene tacere". Ovviamente il "sapere" è inteso in senso forte: avrai fatto un corso di studi approfondito, sviluppato una competenza specifica, svolto attività professionale riconosciuta in quell'ambito, eccetera.
Lo schema purtroppo non funziona, perché molti si convincono di essere nel giusto a priori, escludendo quindi la possibilità del "non ho ancora capito", "devo ancora studiare", "ci sono scienziati che dedicano tutta la vita a questi argomenti" (non io).
"Ho capito" allora equivale a "provo una forte emozione" che genera il convincimento; non a caso spesso questo si accompagna con un serie di "buone ragioni" a giustificare l'opposizione agli esperti certificati (complottismo, dietrologie, poteri forti...). Particolarmente insidioso il supposto "esercizio del dubbio" - sacrosanta caratteristica della razionalità evoluta - invocato però unidirezionalmente, cioè contro la tesi opposta, non per mettere in discussione criticamente magari anche la mia fede. Quella no, è difesa dalla "libertà di scelta", quella che ti consentirebbe di scegliere per i tuoi figli il destino di potenziale veicolo di epidemie o di curare le loro malattie con il rituale dell'acqua fresca.
Perché di questo, in fondo, si tratta: di fedi che si basano su valutazioni non razionali; cosa buona e giusta se si parla dell'imponderabile, dell'aldilà o anche delle squadre di calcio, ma non ammissibile in ambito di valutazioni espresse dalla comunità scientifica. Qui le tesi eventualmente vengono messe in discussione da chi ha una preparazione adeguata e prove sperimentalmente verificabili, non dall'uomo della strada. Il quale, senza troppo accorgersene, tanto più si dibatte e si agita, tanto più porta "argomenti", tanto più manifesta la propria ignoranza e superstizione. Il fatto che stia tentando di fare "massa critica", beh, un po' preoccupa. La storia ci insegna che viene utilizzato politicamente da persone altrettanto ignoranti (infatti, "sono uno di voi"), dotate del talento di sfruttare l'irrazionalità altrui per costruire consenso. Anche a costo di distruggere le precarie conquiste del pensiero razionale.
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martedì 31 dicembre 2013
Capire il mondo per essere liberi dai ciarlatani e dalle paure
Leggo i risultati dell’analisi condotta dall’Ocse sulle competenze alfabetiche, matematiche ed informatiche dei cittadini adulti di 24 paesi, compresi nella fascia d’età tra i 16 e i 65 anni, da cui il nostro paese esce con un quadro sconfortante, venendo collocata all’ultimo posto in assoluto per competenze di lettura, al penultimo per la capacità di far di conto e di utilizzare in modo efficace le tecnologie informatiche. Si veda anche il post http://larcipelago.wordpress.com/2013/10/11/gli-italiani-e-labc-della-democrazia/.
Poi, se qualcuno riflette sulla drammatica verità di questo dato di fatto, lo accusano di parlare di "differenza antropologica" e di darsi arie di superiorità. Cosa che non è vera, ma viene usata come facile arma dagli imbecilli senza argomentazioni. Quante volte lo rilevo anche personalmente nei dibattiti politici, ahimè.
L'ignoranza e la carenza di discernimento però non sono mali (solo) individuali, ma sociali. Il punto di rilevanza collettiva è che:
1) sulla base di queste profonde carenze si costruiscono durature operazioni politiche, la cui impronta demagogica (e truffaldina) è perciò invisibile ai diretti destinatari ("seguitemi e vi farò ricchi", "la colpa è degli stranieri, dell'Europa, del complotto plutocratico" ecc.).
2) Qualunque panzana, bufala, accusa volgare senza prove, dietrologia d'accatto, pseudocura miracolosa trova comunque un fervido gruppo di sostenitori e diffusori che non ascoltano altre “ragioni” che le loro. Scienza e opinione urlata sono sullo stesso piano, perchè non si possiedono gli strumenti critici minimi utili a distinguere. Vale forse la pena di ricordare che etimologicamente "critica" indica appunto questa capacità di analisi e valutazione oggettiva dei fatti e dei contesti, non quella di sputare sentenze "in opposizione" e per partito preso. Le nostre bacheche Facebook ne sono la manifestazione lampante, così come quei siti di "informazione" palesemente grottesca e satirica (?), le cui castronerie vengono regolarmente prese sul serio e rilanciate, purché si possa dare addosso a qualcuno. Mala tempora currunt... e forse sarebbe il caso di investire massicciamente nell'istruzione (per davvero, non a parole), prima di venire travolti dal declino, anche economico, che la diffusione della stupidità porta inevitabilmente con sé.
Poi, se qualcuno riflette sulla drammatica verità di questo dato di fatto, lo accusano di parlare di "differenza antropologica" e di darsi arie di superiorità. Cosa che non è vera, ma viene usata come facile arma dagli imbecilli senza argomentazioni. Quante volte lo rilevo anche personalmente nei dibattiti politici, ahimè.
L'ignoranza e la carenza di discernimento però non sono mali (solo) individuali, ma sociali. Il punto di rilevanza collettiva è che:
1) sulla base di queste profonde carenze si costruiscono durature operazioni politiche, la cui impronta demagogica (e truffaldina) è perciò invisibile ai diretti destinatari ("seguitemi e vi farò ricchi", "la colpa è degli stranieri, dell'Europa, del complotto plutocratico" ecc.).
2) Qualunque panzana, bufala, accusa volgare senza prove, dietrologia d'accatto, pseudocura miracolosa trova comunque un fervido gruppo di sostenitori e diffusori che non ascoltano altre “ragioni” che le loro. Scienza e opinione urlata sono sullo stesso piano, perchè non si possiedono gli strumenti critici minimi utili a distinguere. Vale forse la pena di ricordare che etimologicamente "critica" indica appunto questa capacità di analisi e valutazione oggettiva dei fatti e dei contesti, non quella di sputare sentenze "in opposizione" e per partito preso. Le nostre bacheche Facebook ne sono la manifestazione lampante, così come quei siti di "informazione" palesemente grottesca e satirica (?), le cui castronerie vengono regolarmente prese sul serio e rilanciate, purché si possa dare addosso a qualcuno. Mala tempora currunt... e forse sarebbe il caso di investire massicciamente nell'istruzione (per davvero, non a parole), prima di venire travolti dal declino, anche economico, che la diffusione della stupidità porta inevitabilmente con sé.
martedì 1 ottobre 2013
Senza decoro, più o meno come sempre
Di fronte al cumulo impressionante di menzogne che il più noto pregiudicato e nemico della giustizia sta scaricando in questo giorno sugli Italiani, cercando di affossare le speranze che si torni ad affrontare i problemi veri del paese (di cui peraltro non gli è mai importato nulla, alla faccia di tutti i creduloni), viene solo da pensare che Al Capone ha saputo uscire di scena con molto più stile.
giovedì 4 aprile 2013
CoCoCo 2013-5: Falsità sui mancati risparmi della giunta
Da un po' di tempo in qua si assiste ad un fenomeno curioso. Anche a Como le parole in libertà si associano sempre più frequentemente ai numeri in libertà. Entrambi rigorosamente sganciati da precisi riferimenti a dati di fatto, o meglio, ben disposti a deformare i fatti alla carlona, come viene viene.
È chiaro: in politica, e sul piano amministrativo, si presentano spesso fenomeni di complessa lettura che possono disorientare chi non vuole andare in profondità e non sente il bisogno di verificare, perché tanto ha già la verità in tasca. Stupisce magari che il sistema dell'informazione, logicamente pronto a raccogliere e rilanciare le polemiche, appaia in qualche caso disinteressato ai necessari controlli, o anche più banalmente, a chiedere lumi ai diretti interessati, e consenta di propalare autentiche fole, di cui il sindaco e la giunta sembrano essere i primi bersagli.
Vogliamo qualche esempio?
Si legge:
- che “non sono stati fatti risparmi sul personale” – e non è vero: dall’insediamento non è stato rinnovato il mandato legato alla precedente amministrazione di 8 segretarie di Sindaco e Assessori per complessivi € 242.000 annui; dei 3 dirigenti a mandato nella precedente amministrazione ne son stati sostituiti solo 2 con ulteriore risparmio di € 120.000; considerando minori costi sulla segreteria generale di €12.000. Si calcola perciò un risparmio annuo di € 374.000;
- che “la riorganizzazione del personale prevede 5 ulteriori aree dirigenziali con un maggior costo di € 25.000” – e non è vero: le aree definite dalla precedente amministrazione erano 8; con la riorganizzazione in corso diventeranno 5 o 6 (quindi non 13), con un risparmio di € 10-15.000.
Inoltre la precedente giunta, nel quinquennio 2007-2012, ha erogato ai nove dirigenti che sono andati in pensione “bonus” per complessivi € 968.000. Questa giunta ha deciso che non saranno più erogate buonuscite ai dirigenti che andranno in pensione durante questo mandato. È evidente come questa decisione si traduca in un ulteriore, consistente risparmio.
Non si tratta di limitare il legittimo diritto di critica, ma sarebbe saggio evitare, se possibile, di lanciare al vento accuse infondate. Quale sia il senso di responsabilità nei confronti della "casa comune" di simili sparate, lo giudicheranno i cittadini comaschi. Ho fiducia che sapranno distinguere tra le difficoltà oggettive dell' nell'interese della città in queste difficili condizioni - e i risultati potranno misurarsi solo nel medio termine - e le chiacchiere inconsitenti di chi si oppone "a prescindere".
È chiaro: in politica, e sul piano amministrativo, si presentano spesso fenomeni di complessa lettura che possono disorientare chi non vuole andare in profondità e non sente il bisogno di verificare, perché tanto ha già la verità in tasca. Stupisce magari che il sistema dell'informazione, logicamente pronto a raccogliere e rilanciare le polemiche, appaia in qualche caso disinteressato ai necessari controlli, o anche più banalmente, a chiedere lumi ai diretti interessati, e consenta di propalare autentiche fole, di cui il sindaco e la giunta sembrano essere i primi bersagli.
Vogliamo qualche esempio?
Si legge:
- che “non sono stati fatti risparmi sul personale” – e non è vero: dall’insediamento non è stato rinnovato il mandato legato alla precedente amministrazione di 8 segretarie di Sindaco e Assessori per complessivi € 242.000 annui; dei 3 dirigenti a mandato nella precedente amministrazione ne son stati sostituiti solo 2 con ulteriore risparmio di € 120.000; considerando minori costi sulla segreteria generale di €12.000. Si calcola perciò un risparmio annuo di € 374.000;
- che “la riorganizzazione del personale prevede 5 ulteriori aree dirigenziali con un maggior costo di € 25.000” – e non è vero: le aree definite dalla precedente amministrazione erano 8; con la riorganizzazione in corso diventeranno 5 o 6 (quindi non 13), con un risparmio di € 10-15.000.
Inoltre la precedente giunta, nel quinquennio 2007-2012, ha erogato ai nove dirigenti che sono andati in pensione “bonus” per complessivi € 968.000. Questa giunta ha deciso che non saranno più erogate buonuscite ai dirigenti che andranno in pensione durante questo mandato. È evidente come questa decisione si traduca in un ulteriore, consistente risparmio.
Non si tratta di limitare il legittimo diritto di critica, ma sarebbe saggio evitare, se possibile, di lanciare al vento accuse infondate. Quale sia il senso di responsabilità nei confronti della "casa comune" di simili sparate, lo giudicheranno i cittadini comaschi. Ho fiducia che sapranno distinguere tra le difficoltà oggettive dell' nell'interese della città in queste difficili condizioni - e i risultati potranno misurarsi solo nel medio termine - e le chiacchiere inconsitenti di chi si oppone "a prescindere".
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mercoledì 18 luglio 2012
CoCoCo 2012-4: Emolumenti degli amministratori e responsabilità individuale
Rinuncio ai privilegi: ai mezzi di trasporto gratuiti, all'adeguamento automatico delle indennità in misura percentuale, come i nostri deputati (ma non si dimentichi l'assemblea regionale siciliana, che costa ai cittadini 4 volte tanto quelle delle altre regioni), al vitalizio dopo alcuni mesi di mandato, e interrompo qui una lista che potrebbe essere ben più lunga.
Ovviamente nessuno di noi percepisce tutto ciò: ma di noi si sta parlando, e ci si vuol far credere che le indennità municipali, nella misura stabilita attualmente, rappresentino un privilegio, pur avendo già subito un taglio a fronte della crisi (quindi il segnale, il “buon esempio”, se di quello si trattava, è già stato dato qualche mese fa), e questo diviene evidente nel subemendamento che azzera di fatto ogni emolumento persino a quei lavoratori a tempo pieno, di fatto, che sono Sindaco e assessori.
Francamente, il senso delle proporzioni mi sembra difettare; o meglio si sostiene una posizione in sé legittima, ma per nulla liberale e assai problematica proprio sul terreno della democrazia. In modo assai corretto il Sindaco ha richiamato il principio che l'accesso alle cariche pubbliche non può essere limitato solo a chi possiede ampi mezzi personali, che possono rendergli del tutto indifferente il percepire o meno delle indennità.
Ma dato che il punto è stato sufficientemente chiarito, vorrei ricordare qualcosa che sappiamo tutti assai bene: esiste cioè un metodo semplicissimo per diminuire l'incidenza economica della nostra attività sul bilancio comunale, ossia limitare le sedute del Consiglio al numero effettivamente indispensabile. Mi rammento che più volte, durante lo scorso mandato, sono stati pubblicati degli utili raffronti, che mostravano come cittadine a noi prossime, Varese o Lecco ad esempio, tenessero un numero di sedute significativamente inferiore a quelle di Como, senza per questo mancare ai doveri amministrativi.
Perché dunque non attuare nei fatti una riduzione dei costi che è certo meno eclatante di fronte all'opinione pubblica, ma non meno effettiva, come quella che deriva da un autocontingentamento degli interventi e dei tempi? Nessuno di noi, certo, interviene a vuoto: e consentitemi di confermarvi, cari colleghi, che effettivamente il suono della voce di ognuno di voi è di per sé bello da ascoltare, e produce gradite vibrazioni nell'aria. Si comprende perciò che si voglia poterla udire lungamente, e forse le facoltà che il regolamento concede sono state predisposte a tale scopo.
Ma questo flusso armonioso di parole, ahimé, lo si è visto, ha un costo: perciò sono certo che, grazie anche alla riflessione suscitata dal presente emendamento, per il futuro potremo impegnarci, ciascuno per la propria parte, a contenerlo un poco, rendendo più spedite le nostre discussioni e di conseguenza meno frequenti le nostre sedute. La vera riduzione dei costi, al di là dei facili effetti populistici, passa tanto da un’accorta pianificazione, quanto dal senso di responsabilità individuale. E qui, per coerenza, mi taccio.
Ovviamente nessuno di noi percepisce tutto ciò: ma di noi si sta parlando, e ci si vuol far credere che le indennità municipali, nella misura stabilita attualmente, rappresentino un privilegio, pur avendo già subito un taglio a fronte della crisi (quindi il segnale, il “buon esempio”, se di quello si trattava, è già stato dato qualche mese fa), e questo diviene evidente nel subemendamento che azzera di fatto ogni emolumento persino a quei lavoratori a tempo pieno, di fatto, che sono Sindaco e assessori.
Francamente, il senso delle proporzioni mi sembra difettare; o meglio si sostiene una posizione in sé legittima, ma per nulla liberale e assai problematica proprio sul terreno della democrazia. In modo assai corretto il Sindaco ha richiamato il principio che l'accesso alle cariche pubbliche non può essere limitato solo a chi possiede ampi mezzi personali, che possono rendergli del tutto indifferente il percepire o meno delle indennità.
Ma dato che il punto è stato sufficientemente chiarito, vorrei ricordare qualcosa che sappiamo tutti assai bene: esiste cioè un metodo semplicissimo per diminuire l'incidenza economica della nostra attività sul bilancio comunale, ossia limitare le sedute del Consiglio al numero effettivamente indispensabile. Mi rammento che più volte, durante lo scorso mandato, sono stati pubblicati degli utili raffronti, che mostravano come cittadine a noi prossime, Varese o Lecco ad esempio, tenessero un numero di sedute significativamente inferiore a quelle di Como, senza per questo mancare ai doveri amministrativi.
Perché dunque non attuare nei fatti una riduzione dei costi che è certo meno eclatante di fronte all'opinione pubblica, ma non meno effettiva, come quella che deriva da un autocontingentamento degli interventi e dei tempi? Nessuno di noi, certo, interviene a vuoto: e consentitemi di confermarvi, cari colleghi, che effettivamente il suono della voce di ognuno di voi è di per sé bello da ascoltare, e produce gradite vibrazioni nell'aria. Si comprende perciò che si voglia poterla udire lungamente, e forse le facoltà che il regolamento concede sono state predisposte a tale scopo.
Ma questo flusso armonioso di parole, ahimé, lo si è visto, ha un costo: perciò sono certo che, grazie anche alla riflessione suscitata dal presente emendamento, per il futuro potremo impegnarci, ciascuno per la propria parte, a contenerlo un poco, rendendo più spedite le nostre discussioni e di conseguenza meno frequenti le nostre sedute. La vera riduzione dei costi, al di là dei facili effetti populistici, passa tanto da un’accorta pianificazione, quanto dal senso di responsabilità individuale. E qui, per coerenza, mi taccio.
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