
Albrecht Dürer, Navis Stultorum (in S. Brant, Narrenschiff - 1497)
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lunedì 5 novembre 2012
CoCoCo 2012-6: Intervento su mozione per il taglio dei trasferimenti pubblici ai partiti
È vero che il testo in discussione non attiene a materie direttamente governate da questo consiglio e dall'amministrazione cittadina, ma vale ad esprimere un'indicazione forte nei confronti di una tendenza deleteria e pericolosa, da parte di alcuni settori della politica, all'abuso delle risorse necessarie per il funzionamento delle istituzioni democratiche.
Ho detto risorse necessarie: non vogliamo sostenere posizioni estreme e anche poco realistiche, come l'azzeramento dei compensi per tutte le cariche elettive, per la ragione che aprirebbero la via ad una pratica della politica come riservata a pochi. D'altra parte il finanziamento dell'attività politica può avere una dimensione ragionevole (e viene del resto prevista in tutte le democrazie compiute) e deve avere come misura quella di coprire solo le vere spese inerenti l'attività a favore della collettività, la diffusione delle idee e dei programmi, lo studio dei problemi e l'elaborazione di soluzioni, grazie anche all'apporto di competenze specialistiche, che non si improvvisano. Al di là di un sobrio sostentamento dell'impegno di chi non vuole trarre dalla politica i mezzi per l'arricchimento o un supposto avanzamento sociale non si deve andare. E gli approfittatori dovrebbero essere cacciati dai partiti che non vogliono diventare... delle fogne.
Un esempio luminoso lo avremmo tutti, davanti agli occhi: quello offerto dai padri fondatori della repubblica, in un'epoca di oggettive difficoltà per un paese bisognoso di ricostruzione, capaci di ostentare uno stile fatto di semplicità e di modestissimi rimborsi ed esenzioni, quelli più strettamente connessi all'attività parlamentare. A volte neppure di quelli.
La cronaca dei recenti decenni ha visto invece una sostanziale degenerazione dell'attività politica, intesa sempre più come occupazione dei centri di potere e di controllo della spesa pubblica, che non a caso è andata gonfiandosi a dismisura, favorendo il male parallelo di una corruzione crescente. La “Milano da bere” che fu a suo tempo elevata a paradigma di un successo amministrativo ed elettorale, e che era in realtà guasta fin nelle fondamenta. Credo che la maggior parte di noi si fosse illusa, negli anni di Tangentopoli, che questo aberrante fenomeno potesse trovar fine. Amaramente dobbiamo constatare che non è stato così, e che anzi sono state elaborate forme sempre nuove di saccheggio dei beni pubblici. Lasciando ora da parte i mille scandali legati all'attività di faccendieri in stretta connivenza con alcuni centri di potere politico, resta comunque intollerabile il caso recente di consigli regionali capaci di moltiplicare le spese per i gruppi oltre ogni parvenza di senso, proprio nel segno dell'arraffare a man bassa, finché ancora c'è qualche risorsa. Vi sono in Italia intere regioni e capoluoghi di provincia in deficit profondo, non per aver subito particolari catastrofi, ma perché gestiti con una concezione familistica e clientelare del potere, che dispensa prebende, consulenze, posti di lavoro più o meno inutili al sottobosco di una politica sempre più vorace.
Il “listino” delle ultime elezioni lombarde, finalmente abolito, ha del resto messo in luce anche queste modalità di selezione assurdamente votata a premiare con stipendi pubblici di peso che sarebbe eccessivo anche per ottimi amministratori, anche e sopratutto personalità inette e rapaci, che hanno ottenuto tale privilegio per meriti (se di meriti si può parlare) che non si possono certo considerare legati al servizio pubblico. Infine, l'inconcepibile libertà senza controllo di cui hanno potuto approfittare alcuni tesorieri di partito per accaparrarsi risorse da gestire sempre contro il pubblico interesse, e spesso anche contro quello dei loro partiti, fa capire con chiarezza che è venuto il momento di finirla con questo andazzo.
Non è il consiglio comunale di Como che può intervenire direttamente in merito. Ma l'invito che con questa mozione si rivolge al sindaco affinché in tutte le sedi opportune faccia presente l'imbarazzo e lo scandalo che la politica “vera” prova nei confronti di quella disonesta ed approfittatrice, credo sia comunque opportuno e sensato. So che il Sindaco lo condivide appieno e che non lascerà diventare lettera morta questo nostro indirizzo. In questo modo, oltre che con il nostro comportamento di cittadini e di amministratori, speriamo di contribuire un poco al necessario ed indifferibile rinnovamento della politica italiana.
Ho detto risorse necessarie: non vogliamo sostenere posizioni estreme e anche poco realistiche, come l'azzeramento dei compensi per tutte le cariche elettive, per la ragione che aprirebbero la via ad una pratica della politica come riservata a pochi. D'altra parte il finanziamento dell'attività politica può avere una dimensione ragionevole (e viene del resto prevista in tutte le democrazie compiute) e deve avere come misura quella di coprire solo le vere spese inerenti l'attività a favore della collettività, la diffusione delle idee e dei programmi, lo studio dei problemi e l'elaborazione di soluzioni, grazie anche all'apporto di competenze specialistiche, che non si improvvisano. Al di là di un sobrio sostentamento dell'impegno di chi non vuole trarre dalla politica i mezzi per l'arricchimento o un supposto avanzamento sociale non si deve andare. E gli approfittatori dovrebbero essere cacciati dai partiti che non vogliono diventare... delle fogne.
Un esempio luminoso lo avremmo tutti, davanti agli occhi: quello offerto dai padri fondatori della repubblica, in un'epoca di oggettive difficoltà per un paese bisognoso di ricostruzione, capaci di ostentare uno stile fatto di semplicità e di modestissimi rimborsi ed esenzioni, quelli più strettamente connessi all'attività parlamentare. A volte neppure di quelli.
La cronaca dei recenti decenni ha visto invece una sostanziale degenerazione dell'attività politica, intesa sempre più come occupazione dei centri di potere e di controllo della spesa pubblica, che non a caso è andata gonfiandosi a dismisura, favorendo il male parallelo di una corruzione crescente. La “Milano da bere” che fu a suo tempo elevata a paradigma di un successo amministrativo ed elettorale, e che era in realtà guasta fin nelle fondamenta. Credo che la maggior parte di noi si fosse illusa, negli anni di Tangentopoli, che questo aberrante fenomeno potesse trovar fine. Amaramente dobbiamo constatare che non è stato così, e che anzi sono state elaborate forme sempre nuove di saccheggio dei beni pubblici. Lasciando ora da parte i mille scandali legati all'attività di faccendieri in stretta connivenza con alcuni centri di potere politico, resta comunque intollerabile il caso recente di consigli regionali capaci di moltiplicare le spese per i gruppi oltre ogni parvenza di senso, proprio nel segno dell'arraffare a man bassa, finché ancora c'è qualche risorsa. Vi sono in Italia intere regioni e capoluoghi di provincia in deficit profondo, non per aver subito particolari catastrofi, ma perché gestiti con una concezione familistica e clientelare del potere, che dispensa prebende, consulenze, posti di lavoro più o meno inutili al sottobosco di una politica sempre più vorace.
Il “listino” delle ultime elezioni lombarde, finalmente abolito, ha del resto messo in luce anche queste modalità di selezione assurdamente votata a premiare con stipendi pubblici di peso che sarebbe eccessivo anche per ottimi amministratori, anche e sopratutto personalità inette e rapaci, che hanno ottenuto tale privilegio per meriti (se di meriti si può parlare) che non si possono certo considerare legati al servizio pubblico. Infine, l'inconcepibile libertà senza controllo di cui hanno potuto approfittare alcuni tesorieri di partito per accaparrarsi risorse da gestire sempre contro il pubblico interesse, e spesso anche contro quello dei loro partiti, fa capire con chiarezza che è venuto il momento di finirla con questo andazzo.
Non è il consiglio comunale di Como che può intervenire direttamente in merito. Ma l'invito che con questa mozione si rivolge al sindaco affinché in tutte le sedi opportune faccia presente l'imbarazzo e lo scandalo che la politica “vera” prova nei confronti di quella disonesta ed approfittatrice, credo sia comunque opportuno e sensato. So che il Sindaco lo condivide appieno e che non lascerà diventare lettera morta questo nostro indirizzo. In questo modo, oltre che con il nostro comportamento di cittadini e di amministratori, speriamo di contribuire un poco al necessario ed indifferibile rinnovamento della politica italiana.
mercoledì 18 luglio 2012
CoCoCo 2012-4: Emolumenti degli amministratori e responsabilità individuale
Rinuncio ai privilegi: ai mezzi di trasporto gratuiti, all'adeguamento automatico delle indennità in misura percentuale, come i nostri deputati (ma non si dimentichi l'assemblea regionale siciliana, che costa ai cittadini 4 volte tanto quelle delle altre regioni), al vitalizio dopo alcuni mesi di mandato, e interrompo qui una lista che potrebbe essere ben più lunga.
Ovviamente nessuno di noi percepisce tutto ciò: ma di noi si sta parlando, e ci si vuol far credere che le indennità municipali, nella misura stabilita attualmente, rappresentino un privilegio, pur avendo già subito un taglio a fronte della crisi (quindi il segnale, il “buon esempio”, se di quello si trattava, è già stato dato qualche mese fa), e questo diviene evidente nel subemendamento che azzera di fatto ogni emolumento persino a quei lavoratori a tempo pieno, di fatto, che sono Sindaco e assessori.
Francamente, il senso delle proporzioni mi sembra difettare; o meglio si sostiene una posizione in sé legittima, ma per nulla liberale e assai problematica proprio sul terreno della democrazia. In modo assai corretto il Sindaco ha richiamato il principio che l'accesso alle cariche pubbliche non può essere limitato solo a chi possiede ampi mezzi personali, che possono rendergli del tutto indifferente il percepire o meno delle indennità.
Ma dato che il punto è stato sufficientemente chiarito, vorrei ricordare qualcosa che sappiamo tutti assai bene: esiste cioè un metodo semplicissimo per diminuire l'incidenza economica della nostra attività sul bilancio comunale, ossia limitare le sedute del Consiglio al numero effettivamente indispensabile. Mi rammento che più volte, durante lo scorso mandato, sono stati pubblicati degli utili raffronti, che mostravano come cittadine a noi prossime, Varese o Lecco ad esempio, tenessero un numero di sedute significativamente inferiore a quelle di Como, senza per questo mancare ai doveri amministrativi.
Perché dunque non attuare nei fatti una riduzione dei costi che è certo meno eclatante di fronte all'opinione pubblica, ma non meno effettiva, come quella che deriva da un autocontingentamento degli interventi e dei tempi? Nessuno di noi, certo, interviene a vuoto: e consentitemi di confermarvi, cari colleghi, che effettivamente il suono della voce di ognuno di voi è di per sé bello da ascoltare, e produce gradite vibrazioni nell'aria. Si comprende perciò che si voglia poterla udire lungamente, e forse le facoltà che il regolamento concede sono state predisposte a tale scopo.
Ma questo flusso armonioso di parole, ahimé, lo si è visto, ha un costo: perciò sono certo che, grazie anche alla riflessione suscitata dal presente emendamento, per il futuro potremo impegnarci, ciascuno per la propria parte, a contenerlo un poco, rendendo più spedite le nostre discussioni e di conseguenza meno frequenti le nostre sedute. La vera riduzione dei costi, al di là dei facili effetti populistici, passa tanto da un’accorta pianificazione, quanto dal senso di responsabilità individuale. E qui, per coerenza, mi taccio.
Ovviamente nessuno di noi percepisce tutto ciò: ma di noi si sta parlando, e ci si vuol far credere che le indennità municipali, nella misura stabilita attualmente, rappresentino un privilegio, pur avendo già subito un taglio a fronte della crisi (quindi il segnale, il “buon esempio”, se di quello si trattava, è già stato dato qualche mese fa), e questo diviene evidente nel subemendamento che azzera di fatto ogni emolumento persino a quei lavoratori a tempo pieno, di fatto, che sono Sindaco e assessori.
Francamente, il senso delle proporzioni mi sembra difettare; o meglio si sostiene una posizione in sé legittima, ma per nulla liberale e assai problematica proprio sul terreno della democrazia. In modo assai corretto il Sindaco ha richiamato il principio che l'accesso alle cariche pubbliche non può essere limitato solo a chi possiede ampi mezzi personali, che possono rendergli del tutto indifferente il percepire o meno delle indennità.
Ma dato che il punto è stato sufficientemente chiarito, vorrei ricordare qualcosa che sappiamo tutti assai bene: esiste cioè un metodo semplicissimo per diminuire l'incidenza economica della nostra attività sul bilancio comunale, ossia limitare le sedute del Consiglio al numero effettivamente indispensabile. Mi rammento che più volte, durante lo scorso mandato, sono stati pubblicati degli utili raffronti, che mostravano come cittadine a noi prossime, Varese o Lecco ad esempio, tenessero un numero di sedute significativamente inferiore a quelle di Como, senza per questo mancare ai doveri amministrativi.
Perché dunque non attuare nei fatti una riduzione dei costi che è certo meno eclatante di fronte all'opinione pubblica, ma non meno effettiva, come quella che deriva da un autocontingentamento degli interventi e dei tempi? Nessuno di noi, certo, interviene a vuoto: e consentitemi di confermarvi, cari colleghi, che effettivamente il suono della voce di ognuno di voi è di per sé bello da ascoltare, e produce gradite vibrazioni nell'aria. Si comprende perciò che si voglia poterla udire lungamente, e forse le facoltà che il regolamento concede sono state predisposte a tale scopo.
Ma questo flusso armonioso di parole, ahimé, lo si è visto, ha un costo: perciò sono certo che, grazie anche alla riflessione suscitata dal presente emendamento, per il futuro potremo impegnarci, ciascuno per la propria parte, a contenerlo un poco, rendendo più spedite le nostre discussioni e di conseguenza meno frequenti le nostre sedute. La vera riduzione dei costi, al di là dei facili effetti populistici, passa tanto da un’accorta pianificazione, quanto dal senso di responsabilità individuale. E qui, per coerenza, mi taccio.
lunedì 25 giugno 2012
CoCoCo 2012-2: Costi della politica e trasparenza
Parliamo brevemente di cifre e di soldi. Leggo sui giornali che per il nostro dibattito sugli indirizzi di nomina nelle partecipate avremmo speso finora 10.000 euro, corrispondenti a due sedute, anche se a dire il vero il 18 giugno non si è parlato solo di questo argomento. Un titolista che la sa lunga si è portato avanti, arrivando già a quota 15.000.
Ma un giornalista che preferisce non essere menzionato mi ha fatto presente un fatto, che è ben difficile sia passato inosservato: il numero dei consiglieri comunali è diminuito, rispetto allo scorso mandato, del 20%. Perciò, ammesso che i costi della passata edizione del consiglio fossero corretti, occorrerà ricordare a qualcuno di aggiornarli, a beneficio della precisione dell'informazione.
Ringrazio comunque del richiamo, evidentemente rivolto a noi tutti, a non dilungarci eccessivamente e a non essere ripetitivi nei nostri interventi. Lo condivido, anche se il vero tema dei prossimi mesi sarà quello dell'efficacia dell'azione consiliare, e il parametrarla ai costi può essere un indicatore, ma non certo quello esclusivo. Il futuro ci giudicherà per come avremo saputo operare in favore della città.
Intanto, in tema di risparmio, preannuncio che già dal momento del suo insediamento del Presidente del consiglio, come consiglieri di maggioranza abbiamo dato un'indicazione affinché ai nostri posti l'acqua sia presente in brocca e non più in bottiglia. Ovviamente le considerazioni ambientali prevalgono sul modesto risparmio, ma crediamo che anche i piccoli segnali abbiano la loro importanza. Attendiamo perciò che, appena superate le difficoltà tecniche, si dia corso alla nostra richiesta e ne ringraziamo il Presidente.
E infine, a proposito di trasparenza: sono da qualche giorno pubblicati all'albo pretorio comunale i resoconti delle spese elettorali recenti. Una lettura che non caldeggio per la sua inesistente bellezza, ma che è comunque istruttiva. Non faccio perdere tempo al consiglio con le varie considerazioni che mi sono venute alla mente, e non ho intenzione di sindacare le scelte di nessuno né di polemizzare. Devo tuttavia rivolgere una richiesta di chiarimento alla consigliera Bordoli o al suo gruppo. Nell'unico resoconto pubblicato, a nome del candidato sindaco (a quanto pare, non vi è quello del partito che la sosteneva), accanto a stampe di giornali, media, ecc. non viene dichiarato neppure un euro per la stampa di manifesti e le affissioni, che peraltro ricordo particolarmente abbondanti. Ringrazio perciò chi saprà darmi un chiarimento su questa rendicontazione un poco inconsueta.
Ma un giornalista che preferisce non essere menzionato mi ha fatto presente un fatto, che è ben difficile sia passato inosservato: il numero dei consiglieri comunali è diminuito, rispetto allo scorso mandato, del 20%. Perciò, ammesso che i costi della passata edizione del consiglio fossero corretti, occorrerà ricordare a qualcuno di aggiornarli, a beneficio della precisione dell'informazione.
Ringrazio comunque del richiamo, evidentemente rivolto a noi tutti, a non dilungarci eccessivamente e a non essere ripetitivi nei nostri interventi. Lo condivido, anche se il vero tema dei prossimi mesi sarà quello dell'efficacia dell'azione consiliare, e il parametrarla ai costi può essere un indicatore, ma non certo quello esclusivo. Il futuro ci giudicherà per come avremo saputo operare in favore della città.
Intanto, in tema di risparmio, preannuncio che già dal momento del suo insediamento del Presidente del consiglio, come consiglieri di maggioranza abbiamo dato un'indicazione affinché ai nostri posti l'acqua sia presente in brocca e non più in bottiglia. Ovviamente le considerazioni ambientali prevalgono sul modesto risparmio, ma crediamo che anche i piccoli segnali abbiano la loro importanza. Attendiamo perciò che, appena superate le difficoltà tecniche, si dia corso alla nostra richiesta e ne ringraziamo il Presidente.
E infine, a proposito di trasparenza: sono da qualche giorno pubblicati all'albo pretorio comunale i resoconti delle spese elettorali recenti. Una lettura che non caldeggio per la sua inesistente bellezza, ma che è comunque istruttiva. Non faccio perdere tempo al consiglio con le varie considerazioni che mi sono venute alla mente, e non ho intenzione di sindacare le scelte di nessuno né di polemizzare. Devo tuttavia rivolgere una richiesta di chiarimento alla consigliera Bordoli o al suo gruppo. Nell'unico resoconto pubblicato, a nome del candidato sindaco (a quanto pare, non vi è quello del partito che la sosteneva), accanto a stampe di giornali, media, ecc. non viene dichiarato neppure un euro per la stampa di manifesti e le affissioni, che peraltro ricordo particolarmente abbondanti. Ringrazio perciò chi saprà darmi un chiarimento su questa rendicontazione un poco inconsueta.
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