Albrecht Dürer, Navis Stultorum (in S. Brant, Narrenschiff - 1497)

giovedì 16 maggio 2013

Premier e segretario PD uniti: è questo il problema?

Leggo considerazioni pensose e anche sensate sul mantenimento o meno della coincidenza nel PD tra la figura del candidato premier e quella del segretario di partito. Cosa che non piace a Matteo Renzi, per cui vi è chi auspica "un confronto duro, ma su contenuti, strategie, rigenerazione etica, fra candidati molto competitivi e credibili [...] per definire e qualificare la prospettiva del partito", e chi ricorda le scelte fondative nell'architettura del PD e le analogie con altri sistemi, europei e non.
Ma è questo il problema? O lo è la distanza siderale tra i principi e la prassi (e la qualità umana, verrebbe da aggiungere)? "Un fermo anzi fermissimo controllo del partito è essenziale alla stabilità e forza del premier", e si potrebbe essere d'accordo. Ma non è che forse, ma forse, anche l'unificazione dei due ruoli giova a poco in uno strano partito che (a parte le belle parole dello statuto) un istante dopo che ha eletto un segretario comincia a darsi da fare per impallinarlo? Con una dialettica interna che tutto è, fuorché interna? Un partito che non ha esitato neppure a far fuori il suo padre fondatore? Forse, eh, dico forse?