Albrecht Dürer, Navis Stultorum (in S. Brant, Narrenschiff - 1497)

lunedì 20 maggio 2013

CoCoCo 2013-[9]: Modifiche al regolamento di contabilità

Dopo aver contato varie volte fino a dieci, non ho portato in aula questo intervento per evitare ulteriori repliche polemiche, non perché non fossi estremamente perplesso per il tenore di molte osservazioni. Ho voluto risparmiare una decina di minuti, più le conseguenze, in un dibattito protrattosi troppo a lungo e con esiti pochissimo proficui per la città. Lo lascio qui, a futura memoria che qualche consigliere si trattiene, ogni tanto...
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Bisogna dare atto che i numerosi interventi dell’opposizione, con contorno di eloquenti striscioni, hanno ottenuto un importante risultato politico: denunciare l’intenzione della maggioranza di trasformare quest’aula forse grigia, forse sorda, ma certamente non muta, in un “bivacco di manipoli”. Ma è veramente così?
Piuttosto che una discussione nel merito, volta magari a proporre una tempistica alternativa più adeguata, è sembrata una gara a chi la sparava più grossa, in tema di attacco alla democrazia, di limitazioni delle prerogative del Consiglio Comunale, addirittura di passi fatali verso il ritorno del fascismo, e soprattutto di umiliazione della sempre generosa volontà di collaborazione che dai banchi dell’opposizione fluisce come un balsamo a sanare le tante storture di una maggioranza chiusa ed ostinata. A nulla sono valse le ripetute assicurazioni dell'Assessore che quella in discussione è una proposta, che può benissimo essere corretta; a nulla, temo, varranno le eventuali modifiche che dalle fila stesse della maggioranza mi sembra si vogliano presentare. Troppo ghiotta è l'occasione di protestare, di raffigurarsi come vittime di un diktat odioso, presentato qui allo scopo di mettere un bavaglio a voci tanto soavi e gentili quanto incontenibili, che si vedrebbero costrette ora ad adattarsi ai limiti di una normativa della discussione un poco più stringente: normativa, si badi bene, certamente opinabile, ma non certo folle, dato che è la stessa adottata da decine di altri Comuni.
Come dirglielo, a questi altri Consigli, che hanno ucciso la democrazia al loro interno non consentendo di subemendare all’infinito? E come possono sopravvivere, accettando di avere una tempistica regolata, potendo così sapere prima – e non all’ultimo istante – quali variazioni esattamente vengono proposte? Quale umiliazione, infine, viene inflitta all’attuale collegio dei revisori, accusato implicitamente di non saper più lavorare alla velocità supersonica di altre felici epoche passate, quando forse bastava uno sguardo per esprimere pareri oculatissimi!
Si è detto apertis verbis che nessun comune imporrebbe una tempistica così restrittiva, menzionando espressamente altri regolamenti di contabilità, tra i quali quello della vicina Lecco. Peccato che all'art. 61 si legga testualmente (comma 3) che “Ciascun consigliere, entro l'ottavo giorno precedente a quello dell'adunanza stabilita per l'approvazione del bilancio, può presentare emendamenti allo schema di bilancio consegnandoli all'Ufficio protocollo del Comune. Ogni emendamento deve tenere conto dei principi dell'ordinamento contabile [...]” in modo da trasmetterne il testo, “con il parere di regolarità tecnica e contabile del Responsabile della Divisione Servizi Finanziari e del Collegio dei revisori […] entro il quinto giorno precedente a quello stabilito per l'adunanza di approvazione del bilancio, in copia al Sindaco, all'Assessore al bilancio, alla giunta comunale, al presidente del Consiglio Comunale ed ai capigruppo consiliari”. Che pretesa inaudita! Qualcuno corra a Lecco a informare la popolazione che questi tempi sono una inammissibile camicia di forza imposta alla libertà d'improvvisazione (eletta evidentemente a criterio guida dell'attività democratica).
Dunque sono questi, i mali inenarrabili che vengono dalla proposta illustrata dall’Assessore? E quali argomenti sono poi sottoposti a questi tremendi rischi? Stiamo parlando esclusivamente del bilancio e delle sue variazioni! Dite pure che si tratta di un documento fondamentale dell'amministrazione: è verissimo. Ma concretamente si tratta di un ambito in cui le proposte di emendamento sono espresse nei termini dello spostamento di cifre da un impiego all’altro. Ognuna di queste proposte è legittima e meritevole di considerazione; ma di certo non siamo di fronte a delicate questioni di coscienza, né a complessi tentativi di articolare la tutela dei diritti umani fondamentali: sono emendamenti che possono anche essere presentati a mazzi, e il regolamento non ostacola minimamente questa possibilità, rispettando così pienamente il pluralismo, al contrario delle temerarie affermazioni risuonate in quest'aula. Ma sarebbe forse saggio evitare di rimodularli continuamente, con scostamenti minimi che a volte – lo si è visto spesso in passato – risultano dichiaratamente pretestuosi: è quanto di fatto avviene lasciando campo ad un’incontrollata proliferazione di subemendamenti dell’ultimo minuto.
La proposta di variazione al regolamento a mio avviso evidenzia invece una sola reale finalità, ampiamente condivisibile: evitare per quanto possibile l’improvvisazione, la rincorsa affannosa alla trovata estemporanea, se non alla ripicca del momento. Si tratta di realizzare un rispetto sostanziale del consiglio e delle sue prerogative, consentendogli di lavorare meglio, e non solo delle esigenze del collegio dei revisori. Di avere cioè un quadro complessivo della serie delle proposte di modifica, una serie che sappiamo di regola assai nutrita, per valutarli con piena cognizione di causa. Peraltro temo che quella di rendere più efficiente e veloce, meno logorante e farraginosa la trattazione e l’ordine dei nostri lavori sia un'apprezzabile intenzione, ma di realizzazione ben difficile anche con questa variante. Se i colleghi di maggioranza temono davvero che la proposta in discussione limiti le prerogative dei consiglieri, li esorto a credere meno alla propaganda e al copione che abbiamo sentito recitare. Perché tutto continua a dipendere dalla volontà di ciascuno di noi di non utilizzare quest'aula come un palcoscenico, ma di concentrarci su dati di fatto; di praticare maggiore sobrietà ed essenzialità; di comprendere che quasi sempre la maggiore efficacia di una proposta corrisponde anche alla capacità di argomentare sinteticamente, senza confondere la quantità con la qualità, e che il rispetto dei tempi serve in definitiva a farci tutti lavorare meglio. Non illudiamoci, dicevo. C'è da giurare che chi ama passare piacevolmente le notti esaminando frotte di emendamenti sarà accontentato, e comunque la storia di questo consiglio ha mostrato che ci sono tante altre opzioni per assicurarsi cinque minuti in più di microfono.