
Albrecht Dürer, Navis Stultorum (in S. Brant, Narrenschiff - 1497)
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giovedì 14 luglio 2011
CoCoCo35 - Mozione sulle persecuzioni religiose
Voglio premettere che lo spirito che anima la mozione è ampiamente condivisibile. Tutte le persecuzioni dovute a motivi ideologici, religiosi, all'orientamento sessuale o all'esercizio della libertà di coscienza che spetta ad ogni persona vanno condannate senza alcuna riserva, ed è in tale spirito che gli attentati e le persecuzioni anticristiane sono da considerarsi esecrabili. Ed è giusto attivarsi con ogni mezzo per denunciare, sensibilizzare e, possibilmente, modificare questa situazione. Non certo con uno spirito di parte: gli atti di islamofobia o di antisemitismo sono altrettanto esecrabili di quelli compiuti contro le minoranze cristiane in altri paesi. Il riconoscimento delle sofferenze degli uni non deve avvenire al prezzo della negazione di quelle degli altri.
Troppi sono i luoghi in cui si continuano le persecuzioni religiose, nonostante i governi abbiano a suo tempo firmato la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo; in molti casi il rispetto di questi diritti è stabilmente ignorato, o si registrano peggioramenti, come appare dall'ultima edizione della World Watch List, la lista nera dei paesi ove la persecuzione è reale. Vediamo ai primi posti Corea del Nord, Iran, Afghanistan, Arabia Saudita, Somalia, Maldive, Yemen, Iraq, Uzbekistan, Laos, Pakistan, registrando purtroppo peggioramenti assai sensibili in Afghanistan, Pakistan, Nigeria, Marocco.
"In Iraq ormai rimangono solo circa 334.000 cristiani a causa della persecuzione e della generale situazione di violenza e disperazione, meno della metà delle presenze registrate nel 1991. Dalla caduta di Saddam Hussein, la loro condizione si è considerevolmente deteriorata. I cristiani pagano il prezzo dell’atmosfera anti-occidentale che si respira nel paese e sono visti come collaborazionisti dell’Occidente.
In Afghanistan si è intensificata la persecuzione dei cristiani ex mussulmani da parte del governo. I cristiani afghani non vengono accettati nella loro società prevalentemente islamica e la legislazione non è chiara in merito ai loro diritti religiosi, determinando manifestazioni di violenza incontrollata nei loro confronti e la richiesta della condanna a morte di questi apostati dall’Islam.
In Pakistan le leggi anti-blasfemia vengono di continuo applicate ingiustamente a danno dei cristiani, principalmente per redimere questioni personali. L’arresto della cristiana pakistana Asia Noreen (Bibi) nel 2009 e la sua successiva condanna all’impiccagione per blasfemia in novembre hanno attirato l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale, ma è solo uno dei tanti casi. La gravità della situazione è testimoniata dalla recente uccsione di Shahbaz Bhatti, Ministro per le minoranze religiose del Pakistan, cattolico, preceduta da quella del governatore del Punjab, Salmaan Taseer, colpevole di aver messo in discussione la legislazione vigente, che ho anche ricordato a Marzo in questa sala.
Anche nella Nigeria del Nord la condizione dei cristiani è notevolmente peggiorata in quest'ultimo anno. Le violenze hanno portato alla morte di circa 2.000 persone, alla fuga di altri 4.000, alla distruzione di migliaia di abitazioni di cristiani. Sono state distrutte varie chiese, incarcerato un certo numero di cristiani e rapiti almeno 100 bambini, sequestrati a quanto sembra affinché siano poi educati come musulmani".
Sempre consultando la World Watch List, emerge con tutta evidenza che la matrice persecutoria è variegata, a seconda delle aree geografiche, con un integralismo non solo islamico, ma anche indù e persino buddista, oltre alla tradizionale cecità antireligiosa dell'ateismo comunista, nei paesi in cui questa ideologia è rimasta a paravento di dittature schiavistiche e di oligarchie, che a tutto mirano fuorché all'eguaglianza tra gli uomini.
In molti paesi peraltro comincia a destarsi la coscienza che le cose non possono più restare così come sono, così come si è anche coscienti che di fatto l’Islam è la prima vittima dell’integralismo islamista.
Saremmo dunque stolti a connotare la difesa dei diritti contrapponendoci ad altre tradizioni culturali e religiose, tentazione alla quale le posizioni neoconservatrici non sono sempre state aliene, nei casi peggiori proponendo un ipotetico diritto ad essere intolleranti a casa nostra finché in tutti i paesi di altra matrice non cessi l'intolleranza anticristiana. Negli USA sono emerse addirittura posizioni dementi di fanatici che si dilettano a bruciare corani o ad esaltare all'odio religioso e allo “scontro di civiltà”. Vanno condannati senza appello, per evitare degenerazioni sempre in agguato.
Dobbiamo invece invocare con forza le conquiste della laicità rettamente intesa, aperta e intelligente, che serve a proteggere noi da ogni involuzione, e ad offrire ai paesi in corso di modernizzazione una solida prospettiva democratica. Per fare un solo esempio, si potrebbe chiedere alla Turchia, che aspira a diventare un ponte con l’Europa, di cancellare la voce “religione” dalla carta di identità, ove oggi ha una potenziale funzione discriminatoria. Se sapranno trovare la necssaria coesione, la comunità internazionale, l’Unione Europea, l’Unesco, e gli altri organismi sovranazionali potranno contribuire a far cambiare le cose e le mentalità anche con pressioni economiche e interventi sull’educazione, così da fermare l’esodo e salvaguardare la sopravvivenza delle comunità cristiane locali. In questo contesto, anche una voce modesta come quella del nostro Consiglio Comunale può portare il proprio contributo.
Difendere i cristiani oggi vuol dire perciò difendere la libertà religiosa di tutte le altre comunità religiose perseguitate e i diritti umani in genere. Ricordo en passant che è in attesa di essere qui discussa una mia mozione per la concessione della cittadinanza onoraria al dissidente cinese e premio Nobel, Liu Xiaobo, che tra parentesi è lui pure cristiano. Detenuto dalla fine del 2008, Liu Xiaobo è stato condannato il 25 dicembre 2009 a undici anni di prigione e a due anni di privazione di diritti politici per "aver incitato alla sovversione contro lo Stato", nonostante il suo impegno sia sempre stato caratterizzato da un atteggiamento rigorosamente propositivo, non violento ed orientato al bene del suo paese, e si trova attualmente rinchiuso nella prigione di Jinzhou, provincia del Liaoning. Spero si possa arrivare presto anche ad una nostra decisione in tal senso.
Troppi sono i luoghi in cui si continuano le persecuzioni religiose, nonostante i governi abbiano a suo tempo firmato la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo; in molti casi il rispetto di questi diritti è stabilmente ignorato, o si registrano peggioramenti, come appare dall'ultima edizione della World Watch List, la lista nera dei paesi ove la persecuzione è reale. Vediamo ai primi posti Corea del Nord, Iran, Afghanistan, Arabia Saudita, Somalia, Maldive, Yemen, Iraq, Uzbekistan, Laos, Pakistan, registrando purtroppo peggioramenti assai sensibili in Afghanistan, Pakistan, Nigeria, Marocco.
"In Iraq ormai rimangono solo circa 334.000 cristiani a causa della persecuzione e della generale situazione di violenza e disperazione, meno della metà delle presenze registrate nel 1991. Dalla caduta di Saddam Hussein, la loro condizione si è considerevolmente deteriorata. I cristiani pagano il prezzo dell’atmosfera anti-occidentale che si respira nel paese e sono visti come collaborazionisti dell’Occidente.
In Afghanistan si è intensificata la persecuzione dei cristiani ex mussulmani da parte del governo. I cristiani afghani non vengono accettati nella loro società prevalentemente islamica e la legislazione non è chiara in merito ai loro diritti religiosi, determinando manifestazioni di violenza incontrollata nei loro confronti e la richiesta della condanna a morte di questi apostati dall’Islam.
In Pakistan le leggi anti-blasfemia vengono di continuo applicate ingiustamente a danno dei cristiani, principalmente per redimere questioni personali. L’arresto della cristiana pakistana Asia Noreen (Bibi) nel 2009 e la sua successiva condanna all’impiccagione per blasfemia in novembre hanno attirato l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale, ma è solo uno dei tanti casi. La gravità della situazione è testimoniata dalla recente uccsione di Shahbaz Bhatti, Ministro per le minoranze religiose del Pakistan, cattolico, preceduta da quella del governatore del Punjab, Salmaan Taseer, colpevole di aver messo in discussione la legislazione vigente, che ho anche ricordato a Marzo in questa sala.
Anche nella Nigeria del Nord la condizione dei cristiani è notevolmente peggiorata in quest'ultimo anno. Le violenze hanno portato alla morte di circa 2.000 persone, alla fuga di altri 4.000, alla distruzione di migliaia di abitazioni di cristiani. Sono state distrutte varie chiese, incarcerato un certo numero di cristiani e rapiti almeno 100 bambini, sequestrati a quanto sembra affinché siano poi educati come musulmani".
Sempre consultando la World Watch List, emerge con tutta evidenza che la matrice persecutoria è variegata, a seconda delle aree geografiche, con un integralismo non solo islamico, ma anche indù e persino buddista, oltre alla tradizionale cecità antireligiosa dell'ateismo comunista, nei paesi in cui questa ideologia è rimasta a paravento di dittature schiavistiche e di oligarchie, che a tutto mirano fuorché all'eguaglianza tra gli uomini.
In molti paesi peraltro comincia a destarsi la coscienza che le cose non possono più restare così come sono, così come si è anche coscienti che di fatto l’Islam è la prima vittima dell’integralismo islamista.
Saremmo dunque stolti a connotare la difesa dei diritti contrapponendoci ad altre tradizioni culturali e religiose, tentazione alla quale le posizioni neoconservatrici non sono sempre state aliene, nei casi peggiori proponendo un ipotetico diritto ad essere intolleranti a casa nostra finché in tutti i paesi di altra matrice non cessi l'intolleranza anticristiana. Negli USA sono emerse addirittura posizioni dementi di fanatici che si dilettano a bruciare corani o ad esaltare all'odio religioso e allo “scontro di civiltà”. Vanno condannati senza appello, per evitare degenerazioni sempre in agguato.
Dobbiamo invece invocare con forza le conquiste della laicità rettamente intesa, aperta e intelligente, che serve a proteggere noi da ogni involuzione, e ad offrire ai paesi in corso di modernizzazione una solida prospettiva democratica. Per fare un solo esempio, si potrebbe chiedere alla Turchia, che aspira a diventare un ponte con l’Europa, di cancellare la voce “religione” dalla carta di identità, ove oggi ha una potenziale funzione discriminatoria. Se sapranno trovare la necssaria coesione, la comunità internazionale, l’Unione Europea, l’Unesco, e gli altri organismi sovranazionali potranno contribuire a far cambiare le cose e le mentalità anche con pressioni economiche e interventi sull’educazione, così da fermare l’esodo e salvaguardare la sopravvivenza delle comunità cristiane locali. In questo contesto, anche una voce modesta come quella del nostro Consiglio Comunale può portare il proprio contributo.
Difendere i cristiani oggi vuol dire perciò difendere la libertà religiosa di tutte le altre comunità religiose perseguitate e i diritti umani in genere. Ricordo en passant che è in attesa di essere qui discussa una mia mozione per la concessione della cittadinanza onoraria al dissidente cinese e premio Nobel, Liu Xiaobo, che tra parentesi è lui pure cristiano. Detenuto dalla fine del 2008, Liu Xiaobo è stato condannato il 25 dicembre 2009 a undici anni di prigione e a due anni di privazione di diritti politici per "aver incitato alla sovversione contro lo Stato", nonostante il suo impegno sia sempre stato caratterizzato da un atteggiamento rigorosamente propositivo, non violento ed orientato al bene del suo paese, e si trova attualmente rinchiuso nella prigione di Jinzhou, provincia del Liaoning. Spero si possa arrivare presto anche ad una nostra decisione in tal senso.
lunedì 7 marzo 2011
CoCoCo 15 - Commemorazione di Shahbaz Bhatti
Shahbaz Bhatti, Ministro per le minoranze religiose del Pakistan, cattolico, è stato ucciso pochi giorni or sono a Islamabad. Un commando armato gli ha sparato mentre viaggiava in auto vicino al mercato di un quartiere residenziale della capitale: aveva 35 anni ed era stato appena confermato nell’incarico dopo un rimpasto del governo, in cui era l’unico ministro cristiano, nonostante le pressioni dei gruppi fondamentalisti islamici.
È la seconda vittima in due mesi della battaglia per riformare la legge sulla blasfemia, che comporta la pena di morte. Il 4 gennaio era stato ucciso da un uomo della sua scorta il governatore del Punjab, Salmaan Taseer, battutosi anche lui per la modifica di una legge che pur non avendo finora portato ad esecuzioni capitali è usata come arma di pressione sulle minoranze religiose.
Bhatti era presidente dell'Apma (All Pakistan Minorities Alliance), un'organizzazione rappresentativa delle comunità emarginate e delle minoranze religiose del Pakistan, che opera su vari fronti in sostegno dei bisognosi, dei poveri, dei perseguitati. Negli ultimi mesi era stato minacciato di morte anche per essersi battuto per la grazia ad Asia Bibi, la donna cristiana condannata a morte nel giugno 2009 proprio in base a quella legge e attualmente in attesa del processo d’appello davanti alla Corte di Lahore. Bhatti aveva dichiarato di recente: “Ringrazio Dio per avermi dato questa opportunità di continuare la mia lotta per le minoranze oppresse del Pakistan: i cristiani e le altre minoranze sono cittadini del Pakistan e hanno gli stessi diritti di qualsiasi altro cittadini perché i nostri padri hanno sacrificato la loro vita per il Paese. So che potrei essere assassinato se continuerò la mia battaglia, ma non ho paura”. Durante la sua visita al Pontefice nello scorso settembre egli aveva dato testimonianza del suo impegno per la pacifica convivenza fra le comunità religiose del paese. Come afferma nel suo testamento spirituale, “se tali sforzi continueranno sono convinto che riusciremo a vincere i cuori e le menti degli estremisti. Le genti non si odieranno, non uccideranno nel nome della religione, ma si ameranno le une le altre, porteranno armonia, coltiveranno la pace e la comprensione in questa regione”. Chiedo che il Consiglio commemori questa luminosa figura con un minuto di silenzio, anche perché tutti si rendano conto dell'urgenza drammatica della difesa della libertà religiosa e dei cristiani oggetto di violenza e persecuzione in varie parti del mondo.
È la seconda vittima in due mesi della battaglia per riformare la legge sulla blasfemia, che comporta la pena di morte. Il 4 gennaio era stato ucciso da un uomo della sua scorta il governatore del Punjab, Salmaan Taseer, battutosi anche lui per la modifica di una legge che pur non avendo finora portato ad esecuzioni capitali è usata come arma di pressione sulle minoranze religiose.
Bhatti era presidente dell'Apma (All Pakistan Minorities Alliance), un'organizzazione rappresentativa delle comunità emarginate e delle minoranze religiose del Pakistan, che opera su vari fronti in sostegno dei bisognosi, dei poveri, dei perseguitati. Negli ultimi mesi era stato minacciato di morte anche per essersi battuto per la grazia ad Asia Bibi, la donna cristiana condannata a morte nel giugno 2009 proprio in base a quella legge e attualmente in attesa del processo d’appello davanti alla Corte di Lahore. Bhatti aveva dichiarato di recente: “Ringrazio Dio per avermi dato questa opportunità di continuare la mia lotta per le minoranze oppresse del Pakistan: i cristiani e le altre minoranze sono cittadini del Pakistan e hanno gli stessi diritti di qualsiasi altro cittadini perché i nostri padri hanno sacrificato la loro vita per il Paese. So che potrei essere assassinato se continuerò la mia battaglia, ma non ho paura”. Durante la sua visita al Pontefice nello scorso settembre egli aveva dato testimonianza del suo impegno per la pacifica convivenza fra le comunità religiose del paese. Come afferma nel suo testamento spirituale, “se tali sforzi continueranno sono convinto che riusciremo a vincere i cuori e le menti degli estremisti. Le genti non si odieranno, non uccideranno nel nome della religione, ma si ameranno le une le altre, porteranno armonia, coltiveranno la pace e la comprensione in questa regione”. Chiedo che il Consiglio commemori questa luminosa figura con un minuto di silenzio, anche perché tutti si rendano conto dell'urgenza drammatica della difesa della libertà religiosa e dei cristiani oggetto di violenza e persecuzione in varie parti del mondo.
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