Albrecht Dürer, Navis Stultorum (in S. Brant, Narrenschiff - 1497)

giovedì 8 maggio 2014

CoCoCo 2014-7: Sul Piano delle alienazioni e valorizzazioni Immobiliari per l'anno 2014 e il triennio 2014/2016.

Nel nostro Comune è stato varato qualche settimana fa il programma triennale dei lavori pubblici, noto anche come piano delle opere. “Per il 2014, sono previsti investimenti per un totale di 6milioni e 800mila euro e sul triennale di quasi 18milioni di euro (17milioni e 958mila euro) Nell’elenco per il 2014 figurano interventi per la sistemazione straordinaria dei marciapiedi (150mila euro l’importo per il 2014; 470mila euro il totale 2014-2016), per gli asfalti 700mila euro (un milione e 600mila euro il totale 2014-2016), per la manutenzione straordinaria degli impianti di illuminazione (150mila euro l’importo per il 2014; 410mila euro il totale 2014-2016), per la manutenzione straordinaria della pavimentazione del centro città (150mila euro l’importo per il 2014; 610mila euro il totale 2014-2016), per la riqualificazione di piazza Grimoldi e via Pretorio (450mila euro l’importo totale per il 2014), per interventi di mobilità sostenibile (200mila euro l’importo per il 2014; 600mila euro il totale 2014-2016), per la manutenzione straordinaria del verde pubblico (200mila euro l’importo totale per il 2014), per la velostazione per il ricovero delle biciclette a Como Borghi (160mila euro di cui 130mila euro finanziati dalla Fondazione Cariplo), per lavori di manutenzione straordinaria delle case comunali (440mila euro l’importo per il 2014; 840mila euro il totale 2014-2016), per le scuole (un milione e 230mila euro per il 2014, due milioni e 300mila euro il totale 2014-2016), per i muri a lago del lido di Villa Geno (200mila euro per il 2014, 400 mila euro il totale 2014-2016). In elenco figura anche la riqualificazione e la valorizzazione del portico del Broletto per l’allestimento di un punto di informazione turistica (250mila euro l’importo per il 2014; 450mila euro il totale 2014-2016), (lavori definiti insieme agli albergatori e che saranno finanziati attraverso l’imposta di soggiorno)”. (Cfr. http://ecoinformazioni.wordpress.com/2014/02/25/como-programma-triennale-delle-opere)
La priorità individuate saranno scuole, case e strade nonché i lavori di completamento della rete fognaria, che se non fossero ultimati potrebbero portar l’ente ad essere sanzionato. Qualcuno non esita a chiamare questa una mancanza di visione, di prospettiva, di capacità di intervento. Lo possiamo senz'altro ascoltare, in nome della libertà di espressione e del ruolo di opposizione che è il sale della democrazia, ma è ben difficile che con la parzialità possa riuscire a convincerci.
Qualcun altro (Mario Lucini) in proposito ha ricordato più opportunamente che “i Comuni operano in situazioni estreme ed è necessario e urgente che il Governo intervenga per modificare i parametri del patto di stabilità e quelli del fondo di solidarietà. Como ha i conti in ordine, ma il patto di stabilità ci strozza. Per il 2014 la forbice che dovremo garantire è stata addirittura aumentata e portata a 10milioni di euro; quanto alla quota dovuta per alimentare il fondo di solidarietà il Comune di Como nel 2013 ha versato 8 milioni e 800mila euro”; anche per il 2014 non c'è da aspettarsi nulla di buono.
È solo in questo contesto che può essere letto il piano delle alienazioni che ci apprestiamo a votare. In questa fase congiunturale, il reperimento di risorse attraverso la dismissione di immobili non connaturati alle esigenze specifiche della gestione cittadina rappresenta un'importante, anzi cruciale fonte di finanziamento degli investimenti che l’Amministrazione intende realizzare a vantaggio della collettività.
Si deve tener conto che sarebbe in ogni caso opportuna e necessaria una chiara identificazione della corrispondenza o meno dei beni rispetto alle funzioni istituzionali dell'ente comunale, anche in considerazione degli oneri di gestione certamente non irrisori che la loro amministrazione comporta. Inoltre questo passaggio è allo stato il solo che possa consentire di disporre di capitali da destinare agli scopi che abbiamo ricordato in partenza, senza la necessità di ricorrere al reperimento di capitali onerosi attraverso l’indebitamento. Suppongo inoltre che nessuno dei presenti si sognerebbe di invocare come alternativa percorribile l'aumento di una pressione fiscale che è giunta già a livelli estremi. E allora?
Prescindere da questa condizione di fatto, sminuirla o tacerla, significa solo mostrare una parte della verità e quindi proporre una lettura sostanzialmente irrealistica dello stato delle cose. Si può certo sperare, o meglio sognare che le risorse arrivino da altre fonti, più o meno attendibili rispetto a quelle che il piano mette in essere – infatti anche queste risorse, non ce lo nascondiamo, rischiano di essere almeno in parte virtuali: ma è certo che senza disporne concretamente il programma di alienazione non ci sarebbe alcuna possibilità di vederle neppur parzialmente realizzate.
Si lamenta, comprensibilmente, che si cedono beni destinati a non fare più ritorno nella disponibilità pubblica. Ora, da un lato questo può dispiacere, ma è difficile non vedere come il provvedimento altro non faccia che assecondare quanto disposto da una puntuale normativa in proposito, che trova attuazione in questi anni su tutto il territorio nazionale. Non ce lo inventiamo noi, spinti da chissà quale ispirazione nefanda. Stiamo dando attuazione all'art. 58 della legge 133/2008, che dispone in pratica un concreto incremento delle alienazioni da parte degli Enti locali, le quali non si sono diffuse a caso: esse vengono infatti fortemente incoraggiate dai mancati introiti dei trasferimenti agli enti e dalla carenza sempre maggiore di liquidità. Che questa sia una colpa imputabile alla presente amministrazione non sembra sostenibile; invece, che in anni passati governi insensibili ad un autentico risanamento dei conti pubblici e orientati piuttosto all'ottenimento del consenso con metodi rozzazmente populistici (inclusa la negazione della crisi economica in corso), e pronti perciò a nascondere la polvere sotto il tappeto piuttosto che intervenire con serietà e rigore, sembra essere un dato storicamente consolidato. A noi tocca purtroppo fronteggiare il risultato di tale insipienza, e anche del fatto che tanti cittadini sembrano preferire il facile richiamo del pifferaio magico di turno, che li convince senza fatica dell'inutilità di compiere sacrifici nel nome dell'interesse comune. Fino al momento in cui la realtà non può più essere occultata. Spero ci siamo resi conto tutti che questo momento è già arrivato da tempo anche a Como. Se così non fosse, propongo qualche altra recente dichiarazione in merito alla sofferta decisione delle dismissioni di beni acquisiti dalle generazioni del passato. Questa scelta è infatti stata vista come “la prova che le amministrazioni precedenti siano state lungimiranti e dunque noi oggi possiamo utilizzare questo capitale”; “se si ragiona con il cuore si dovrebbero mantenere, ma a livello di portafoglio è necessario dismetterle” (il capogruppo leghista di Varese Giulio Moroni). “La vendita è legata al Patto di stabilità, particolarmente severo” (l’esponente Pdl, Stefano Crespi, presidente della Commissione relativa). Tra Como e Varese ci sono poco più di 20 km in linea d'aria. Difficile pensare che si tratti di due mondi tanto diversi. Vero è invece che è spesso in atto il gioco delle parti, per cui le maggioranze e le opposizioni si stanno confrontando in modo analogo, sia pure a ruoli invertiti: il giudizio in proposito non spetta a noi, e lo lasciamo volentieri agli elettori che esprimeranno la loro valutazione tra qualche anno. Anche perché allora sarà possibile misurare concretamente i risultati di un processo ormai avviato, anziché limitarsi ad ascoltare le funeste previsioni dei profeti di sventura.
Una parola infine sulle ventilate “valorizzazioni preventive” del patrimonio, che almeno in apparenza consentirebbero un incremento del valore dei beni e quindi successive realizzazioni più cospicue. La giunta sarebbe colpevole di non averle prese in considerazione, per l'incapacità che le viene aprioristicamente tributata con la consueta generosità. Tuttavia sono le valutazioni degli esperti a generare più di una perplessità in materia. Infatti, nonostante il vasto potenziale di gran parte degli immobili siti in Italia, nonché lo sforzo del legislatore in relazione ai processi di valorizzazione degli immobili pubblici, è un fatto evidente che non si è assistito ad una ondata di interventi in tale ambito. Tra le principali cause si annoverano gli aspetti procedurali, in generale, e le peculiari caratteristiche del contesto economico attuale. In particolare:
- nonostante lo sforzo normativo perseguito dal legislatore in tale ambito negli ultimi tempi, il percorso amministrativo – procedurale risulta complesso e caratterizzato da tempistiche incerte poco in linea con il mercato;
- la forte carenza di liquidità sui mercati finanziari [...] rallenta significativamente i processi di finanziamento delle operazioni immobiliari;
- e soprattutto l’arresto del mercato immobiliare registrato negli ultimi anni, con particolare riferimento alla domanda di immobili, determina un innalzamento del livello di rischio delle operazioni. (Cfr. http://www.edilbox.it/mercato-edilizia/95/gestione-immobiliare-sostenibile-un-percorso-di-valorizzazione-attualmente-praticabile.aspx)
Se ci riferiamo appunto allo specifico della nostra situazione, è chiaro come la prospettiva di effettuare forti investimenti in tal senso, con garanzie di rientro quantomeno incerte, risulti abbastanza fantasiosa. A meno di non indicare con chiarezza dove si andrebbero a reperire queste risorse aggiuntive, e di mettere in conto i tempi certamente non brevi di simili interventi. Dopo di che, si rimarrebbe ugualmente esposti alle forti incertezze del mercato attuale. Non sembra proprio una strada agevole da percorrere, e neppure in grado di offrire una prospettiva rassicurante.
In conclusione, noi ci dichiariamo favorevoli a questo piano di interventi, che valutiamo un atto ponderato, articolato e soprattutto corrispondente ai provvedimenti legislativi seguiti in questi anni da una pluralità di Amministrazioni che si sono viste in grado di valutare le opportunità offerte da questo processo in rapporto ai fabbisogni pregressi e alle strategie di futuro sviluppo a cui aspirano le singole comunità urbane. Non lo consideriamo evidentemente il rimedio a tutti i problemi che affliggono la nostra città, ma riteniamo insensato demonizzarlo e chiuderci pregiudizialmente a questa prospettiva, che ha in sé la potenzialità concreta di contribuire ad affrontare una fase difficile e insieme a rendere possibile il rilancio di un'azione amministrativa più efficace.
Di tutto cuore, ci auguriamo risultati almeno parzialmente adeguati ad affontare le grandi sfide della gestione cittadina e a supportare la realizzazione del nostro programma. Che potrà apparire, è vero, rallentata e in certi ambiti ancora da avviare proprio a causa delle pesanti ipoteche del recente passato, sommate alle avversità congiunturali, ma che non è certo stata trascurata né dimenticata ed è sicuramente destinata a risultare più percepibile nel tempo a venire, anche per il rinnovato impegno che la giunta Lucini e la maggioranza sono chiamate ad esprimere in questo passaggio politicamente complesso.