Albrecht Dürer, Navis Stultorum (in S. Brant, Narrenschiff - 1497)

venerdì 20 febbraio 2009

Astrazioni

"Un'idea, un concetto, un'idea / finché resta un'idea è soltanto un'astrazione / se potessi mangiare un'idea / avrei fatto la mia rivoluzione". Così Giorgio Gaber. Così la triste (non solo per me) vicenda del PD.
Non basta credere nella bontà di un progetto, l'ho imparato a mie spese. I progetti camminano sulle gambe delle persone, e molti, troppi hanno rivelato una tragica insufficienza. Non certo per mancanza di intelligenza o di esperienza, ma per assenza di umiltà, di solidarietà, di condivisione: non parlo dei termini evocati nei discorsi, ma delle prassi costantemente e colpevolmente replicate. D'altra parte, si raccoglie quello che si è seminato.
Vari - certo - gli errori di Veltroni, ma nessuno al suo posto avrebbe potuto realizzare qualcosa di vitale, per non dire efficace, con questa compagnia di strateghi e maghi della politica, tutti orgogliosamente compresi nel loro ruolo e indifferenti alle operazioni di cura e di accoglienza del nuovo nato. L'importante era assicurare la propria sopravvivenza politica.
Grandiosi poi i regolamenti astratti, altisonanti ed iperuranici, le rigidità ridicole e razziste della parità di genere imposta con il bilancino del farmacista e l'arroganza di una lobby sempliciona (quanti fantasmi di sesso femminile in questi mesi, almeno in ambito locale!), le assemblee oceaniche che si convocano per acclamare - non certo per dibattere e costruire insieme - e che fanno da contraltare alla quasi completa assenza di luoghi e di occasioni di confronto ad ogni livello, ma soprattutto nella "base"?
E, infine, il "popolo": non sono più sicuro che le primarie (ottime perché democratiche, ma comunque strumento delicato) siano un'opportunità che "noi" sappiamo davvero usare per crescere. Io le ho viste impiegate più per fomentare divisioni, per rivendicare superiorità politiche o morali, per schierarsi e dividersi senza più sapersi ricomporre, per sentenziare in maniera oppositiva o comunque sospettosa anche a mesi di distanza. Forse ciascuno è troppo abituato ad aver ragione, per poter comprendere le ragioni degli altri suoi compagni di avventura e lasciarsene fecondare, per abituarsi a pensare in maniera più aperta e autenticamente "laica".
Non sostengo che "l'avevo detto". Ho continuato a sperare anche dopo le esperienze più sgradevoli e sfiducianti. Ma quanto più temevo, i peggiori presagi, li ho visti realizzarsi giorno dopo giorno sotto i miei occhi fino ad oggi.
Parole di speranza? In un'altra occasione, forse...