Albrecht Dürer, Navis Stultorum (in S. Brant, Narrenschiff - 1497)

martedì 14 febbraio 2012

Como: guardare al futuro

C'è un punto in particolare, nella lettera di Gianstefano Buzzi recentemente ospitata dalla “Provincia”, che è da accogliere e condividere in pieno, e cioè il richiamo al senso di responsabilità individuale e collettiva necessario a salvare la città da una decadenza senza prospettive.
Quello che più importa è il futuro e la capacità di attivare le migliori energie sui temi dello sviluppo, non c'è dubbio. E il fatto che appaiano sulla scena tante ipotesi di liste più o meno “civiche” è anche il segnale di un possibile slancio di partecipazione diffusa, di una volontà di cambiare che è condivisa dalla maggior parte dei Comaschi. Con un rischio, lo dico subito: quello di produrre frammentazione, di disperdere energie o addirittura di contrapporre in modo poco produttivo le esperienze e le capacità di molti, scimmiottando a volte i lati peggiori della politica nazionale: gazzarre, cortine fumogene, esaltazione di problemi minuti oltre la loro reale portata, ideologie tirate in ballo a sproposito, eccetera. Purtroppo le campagne elettorali rischiano di accentuare aspetti deteriori della legittima competizione, e di vanificare gli appelli alla collaborazione tra quanti sono sinceramente animati dal desiderio di fare qualcosa di buono per la loro comunità, pur provenendo magari da prospettive differenti. E dovrebbe essere l'impegno di tutti i candidati quello di condurre il confronto sempre sul piano della proposta, mai della rissa.
Sinceramente mi auguro che ci possa essere la capacità di tutti i soggetti, oltre che di mettersi in gioco, anche di voler trovare un modo di confrontarsi che possa vicendevolmente arricchire le proposte, e porre le basi di una possibile sinergia futura, senza necessariamente annullare le differenze. Giustamente è stato detto che il futuro Consiglio comunale non dovrà avere una natura frammentaria, non ridursi a teatro di quei personalismi piccoli e grandi i quali hanno sin qui nuociuto gravemente alla politica comasca, e che dovrà recuperare un alto profilo istituzionale. Aggiungo che l'Amministrazione dovrà esprimere visibilmente e nei fatti – non solo a parole – una capacità di relazione costante con tutte le forze sane e attive della città, con le esigenze primarie dei cittadini e con un associazionismo che è tra noi ancora vitale e propositivo.
Le energie a Como ci sono, e in tanti, ogni giorno, ne facciamo esperienza. Ma occorre sapere non respingerle e non mortificarle. Per questo la via maestra per costruire relazioni, non solo tra partiti ed esperienze civiche, ma con tutte le componenti della città è rappresentata dell'ascolto, dalla disponibilità all'incontro, ad accogliere il punto di vista dell'altro per confrontarlo con le proprie visioni e per elaborare progetti quanto più possibile condivisi.
Personalmente, ritengo un segnale incoraggiante il fatto che Mario Lucini, avendo iniziato per tempo un cammino di proposta alla città, non intenda tirarsi indietro di fronte al confronto con nessuno. Ed il confronto tra le decine e decine di persone che stanno partecipando ai gruppi di lavoro sul programma mi sembra il segno di un metodo di partecipazione che si potrà non condividere, ma è almeno più genuino e più significativo di molte ricette calate dall'alto.
Sono certo che una simile disponibilità non potrà se non favorire l'incontro tra le forze economiche, professionali, sociali e culturali della nostra città. Sempre che si tratti non di “alleanze strategiche”, ma di una condivisione di percorsi. Di rivolgere lo sguardo alle soluzioni, e non alle poltrone.