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La città è tornata indietro invece di andare avanti […] la sicurezza è peggiorata in maniera impressionante […] sembra un quarto mondo.
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Non voglio parlare degli altri (sic) ma certamente la scelta di un candidato che appare estraneo al mondo del centrosinistra sembra dire che questi partiti si vergognano di loro stessi.
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Sanno di non aver fatto niente e arrivano questi pseudo imprenditori che saltellano da destra a sinistra e avendo i soldi pensano di convincere i comaschi a dimenticare gli ultimi cinque anni.
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Nel 2012 siamo stati puniti giustamente, ma ne sono seguiti anni di niente
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Abbiamo una squadra rinnovata al 99%, idee chiare e un candidato che tutti conoscono.
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II fatto che non abbia un'esperienza politica può anche rivelarsi utile se, come sta avvenendo, è circondato da alcune persone che invece conoscono la realtà dell'amministrazione.

Albrecht Dürer, Navis Stultorum (in S. Brant, Narrenschiff - 1497)
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giovedì 20 aprile 2017
Salvini a Como: contro il principio di realtà e contro la logica
È un esercizio
vano, analizzare le esternazioni di un politicante? Probabilmente sì.
Abituati come sono a farsi applaudire da masse acritiche, certi
personaggi girano il Paese proponendo slogan senza grande fondamento
nella realtà effettuale, ma capaci di suscitare emozioni utili a
condizionare le menti deboli. Quando però vengono a casa tua a
farlo, la grossolanità della cosa ti colpisce più direttamente,
anche se sai che è pura propaganda slegata dai fatti. Il capo della
Lega plana su Como per la campagna elettorale del “suo” candidato
sindaco. Più “suo” che dell’intero centrodestra, a giudicare
dall’attivismo confusionario ma chiassoso con cui la Lega cerca di
accreditarsi come una soluzione per la città, pur arrivando da
cinque anni di opposizione totalmente inconcludente, in pratica poco
più che schiamazzi contro le presunte “invasioni” straniere.
Salvini
ovviamente deve coprire le profonde debolezze progettuali della sua
fazione politica, e perciò parte all’attacco, con dei punti
davvero qualificanti (seguono citazioni testuali):
C’è una
sola frase vera tra le sei. L’avete trovata? È l’ultima:
infatti l’inesperienza politica non è necessariamente un male,
anzi può consentire un rinnovamento e una prospettiva di rilancio
per una realtà cittadina che deve affrontare i suoi tanti problemi,
sempre che sia accompagnato da una squadra esperta. Incidentalmente
l’affermazione è valida anche per il competitor del
centrosinistra, che a giudizio di chi scrive ha una visione assai più
interessante e lungimirante rispetto alla parte avversa, la quale
mira di fatto a una cosa sola (sempre Salvini dixit):
“riprendersi” la città, un termine che è rivelatore dello
spirito di servizio alla base del progetto.
Peccato però che
il punto 6 entri in rotta di collisione logica con il 5: Salvini
rivela qui la propria (prevedibile) inadeguatezza matematica, dato
che un rinnovamento al 99% dovrebbe eliminare in pratica la totalità
della vecchia classe dirigente della destra comasca. Questa, al
contrario, ha pilotato l’operazione di designazione del candidato
dall’alto, con accordi politici di vertice; inoltre molti suoi
esponenti già ammiccano dai manifesti elettorali e finiranno per
riempire anche le liste, dato che il voto di quell’area conta poco
sul coinvolgimento della “base” e molto invece sul patronaggio
politico. È prevedibile che l'effettiva capacità di accreditamento
nei confronti delle categorie sociali determinerà gli esiti del
confronto tra i due veri contendenti nella competizione comasca,
comprimari a parte; anche se la destra ha il problema di dover
fornire qualche concreta garanzia di rinnovamento, nel segno della
competenza, ed è qui che incontra reali problemi ad andare oltre il
mugugno. Sarà sufficiente, per chi ha condotto l'opposizione nel
modo più inconcludente (con l'unico esito di costringere il
consiglio comunale a sedute-fiume anche per l'approvazione dei
provvedimenti più semplici), convincere l'area moderata di possedere
le capacità millantate (ma già allora esaurite) nell'era-Bruni e
tragicamente risoltesi nelle voragini e nella paralisi della macchina
comunale che Lucini ha poi faticosamente cercato di rimettere in
moto?
Quanto agli altri
punti, si tratta né più né meno che di un consueto rosario di
falsità ed esagerazioni inanellate l'una sull’altra: alla
sconfitta elettorale sarebbero seguiti anni “di niente”
dell’amministrazione cittadina, cosa che i Comaschi sanno (e
vedono) non essere affatto vera. PGT, Trevitex, Villa Olmo, raccolta
differenziata, rete di sostegno sociale strenuamente difesa,
riqualificazione di aree importanti nel centro e in periferia,
promozione del turismo con numeri record, ecc. ecc. stanno a
dimostrarlo. Non c’è ovviamente peggior cieco di chi non vuol
vedere, e quindi riconosciamo inutile l’impresa di contrastare la
propaganda negativa con la quale del resto le destre europee cercano
sempre di influenzare l’opinione pubblica. Lasciamoli al loro
catastrofismo farlocco, senza ovviamente nasconderci le molte
questioni lasciate aperte dalla giunta uscente che andranno riportate
nell'agenda politica dei prossimi anni.
Se le capacità logiche e il rispetto della realtà latitano, la
finezza espressiva di questo piazzista del nulla invece merita un
minimo di considerazione. Risulta quasi divertente, e anche un po'
patetico, che un parlamentare europeo mai conosciuto per particolare
produttività, essendo invece totalmente impegnato a girare l’Italia
sputando sentenze contro gli avversari politici, dia dello “pseudo
imprenditore” a chi ha una non breve storia di successi
professionali, questa sì, in grado di certificare qualche capacità
che possa essere messa a servizio della città.
Che “coi soldi”
si possa far dimenticare qualcosa ai Comaschi è un'altra palese
assurdità, anche perché come detto non c'è nulla da nascondere sul
recente passato amministrativo, che andrebbe solo conosciuto meglio.
Tante realizzazioni (alcune non adeguatamente comunicate), qualche
errore e varie opere in corso richiedono di essere valutate per
quello che sono, non per le calunnie interessate di una parte.
Che i partiti del
centrosinistra, in particolare il Partito Democratico, debbano
vergognarsi di qualcosa è una vera e propria scemenza, da respingere
al mittente; che essi debbano riflettere su eventuali errori per
correggerli è senz'altro opportuno, ma tra questi non rientra certo
l'avere selezionato il proprio candidato con la partecipazione
popolare delle primarie, né la disponibilità al dialogo con tutte
le forze politiche europeiste, non xenofobe e antirazziste,
interessate a rilanciare la città nei prossimi dieci anni, e nemmeno
l'avere promosso la partecipazione di circa duecento cittadini nella
redazione del programma che è in corso in questi giorni.
Queste sono
differenze autentiche, da rivendicare e sulle quali invitare tutta la
cittadinanza a una riflessione e a una scelta ponderata: da un lato
c'è una politica intesa come partecipazione, aperta all'ascolto e
alla progettazione del futuro della città. Dall'altro, come Salvini
è venuto a insegnarci, soprattutto polemiche inconcludenti,
determinate dalla volontà di ricostruire meccanismi di potere logori
e antiquati, ispirati a visioni parziali e divisive e da un
“professionismo della paura” che sta producendo disastri
(autentici) per la convivenza civile in Europa. E Como è molto,
molto più avanzata di come una destra reazionaria (e, nonostante
qualche camuffamento, per nulla moderata) la vuole rappresentare.
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domenica 2 novembre 2014
Si può valutare l'utilità dei referendum locali o si infrange un dogma?
A volte sembra che la gente non ricordi bene.
C'è chi argomenta che "il centrosinistra" avrebbe in passato fatto ricorso all'arma del referendum, a Como, spesso e volentieri, quindi non può impedirlo ad altri. Ma le cose mi sembrano un poco diverse:
1) nessuno vuole impedire nulla, le regole sono chiare, se si raccolgono le firme su quesiti ammissibili, si voterà. Il voto non avrà nessun carattere vincolante, ma pazienza. Le operazioni non saranno proprio a costo zero; ma pazienza.
2) per amore di verità, dopo l'esperienza del 2000 (su temi peraltro effettivamente propositivi) il referendum del 2009 (con quesito sul Sant'Anna che tra l'altro si sovrapponeva alla delibera d'indirizzo consiliare) non venne proposto dal centrosinistra.
Fu in realtà una fuga in avanti solitaria di Paco, contro il parere di tutti gli altri, che poi si rassegnarono a dare una mano per la raccolta ed il voto tenuto anche conto della coincidenza con la tornata referendaria nazionale che consentiva l'abbattimento dei costi.
Io ricordo bene la certezza (in senso negativo, ahimé) che avevo in quei giorni: scegliere il referendum per promuovere temi anche importanti significava andare incontro al fallimento, eliminando al contempo altre possibilità di conseguire questi obiettivi. Cosa puntualmente verificatasi.
3) resta il fatto che siamo in democrazia. Si è liberi di promuovere tutti i referendum che si vuole, ma si dovebbe poter essere liberi di pensare che non sono strumenti efficaci, almeno in certi casi.
O se, in altro senso, certamente lo sono, è in quanto servono a ottenere un quarto d'ora di celebrità in più.
P.S.: per chi leggesse da un altro pianeta o da una dimensione parallela, il riferimento è a una consultazione cittadina per decidere... dove piazzare un monumento. Un tema, evidentemente, vitale.
C'è chi argomenta che "il centrosinistra" avrebbe in passato fatto ricorso all'arma del referendum, a Como, spesso e volentieri, quindi non può impedirlo ad altri. Ma le cose mi sembrano un poco diverse:
1) nessuno vuole impedire nulla, le regole sono chiare, se si raccolgono le firme su quesiti ammissibili, si voterà. Il voto non avrà nessun carattere vincolante, ma pazienza. Le operazioni non saranno proprio a costo zero; ma pazienza.
2) per amore di verità, dopo l'esperienza del 2000 (su temi peraltro effettivamente propositivi) il referendum del 2009 (con quesito sul Sant'Anna che tra l'altro si sovrapponeva alla delibera d'indirizzo consiliare) non venne proposto dal centrosinistra.
Fu in realtà una fuga in avanti solitaria di Paco, contro il parere di tutti gli altri, che poi si rassegnarono a dare una mano per la raccolta ed il voto tenuto anche conto della coincidenza con la tornata referendaria nazionale che consentiva l'abbattimento dei costi.
Io ricordo bene la certezza (in senso negativo, ahimé) che avevo in quei giorni: scegliere il referendum per promuovere temi anche importanti significava andare incontro al fallimento, eliminando al contempo altre possibilità di conseguire questi obiettivi. Cosa puntualmente verificatasi.
3) resta il fatto che siamo in democrazia. Si è liberi di promuovere tutti i referendum che si vuole, ma si dovebbe poter essere liberi di pensare che non sono strumenti efficaci, almeno in certi casi.
O se, in altro senso, certamente lo sono, è in quanto servono a ottenere un quarto d'ora di celebrità in più.
P.S.: per chi leggesse da un altro pianeta o da una dimensione parallela, il riferimento è a una consultazione cittadina per decidere... dove piazzare un monumento. Un tema, evidentemente, vitale.
lunedì 26 novembre 2012
Chi strepita contro la Nave dei folli?
"Le secondarie, terziarie, nullarie del pdmenoelle di questa domenica di novembre 2012, data che verrà ricordata come l'ennesimo giorno dei morti della Seconda Repubblica, sono una rappresentazione senza contenuti, un'auto celebrazione di comparse, un grottesco viaggio nella pazzia, come nell'opera satirica medioevale la "Nave dei Folli" di Sebastian Brant...". Così - riprendendo anche la bella immagine tardoquattrocentesca che campeggia in testa a questa pagina - furoreggia nel suo blog un Beppe Grillo ancor più livoroso e tonitruante del solito, visibilmente preoccupato di sminuire in tutti i modi il significato delle primarie del centrosinistra. Se c'è un dato che balza agli occhi, infatti, è la massiccia partecipazione popolare, ancor più significativa in un momento di disaffezione verso la politica e in particolare verso i partiti (i quali hanno fatto molto per meritarsela). Queste sarebbero dunque "primarie dei folli [...] un bromuro sociale, un calmante, servono a dare al popolo l'illusione di decidere, a pagamento (partecipare costa due euro), il premier che salverà l'Italia dal baratro".
Non esistendo da noi il premierato, non esisterebbe di conseguenza neppure il candidato premier. Quindi, saremmo tutti degli illusi.
Già, e invece sarà intelligente chi pensasse seriamente che la coalizione che fa le primarie poi non candiderà a presidente del futuro governo la persona indicata dal voto? È vero che né i comici né i politici devono dimostrare capacità logiche straordinarie, ma argomenti tanto deboli è insolito ritrovarli. Che non ci sia la garanzia o l'automatismo della vittoria elettorale alle politiche è un'ovvietà, che il Presidente della Repubblica darà l'incarico considerando l'effettivo risultato delle urne, pure. Ma che gli elettori di centrosinistra abbiano la possibilità di una scelta democratica che non è stata sinora consentita ai simpatizzanti di altri partiti è un dato di fatto. Che vale a mettere in mostra con più evidenza le ambiguità di movimenti comandati da “capi” inclini alla scomunica, che non tollerano dissensi e stabiliscono i criteri di purezza politica in relazione alla sudditanza.
Un po' di compassione, comunque, a Grillo la si può concedere. A furia di agitare le piazze, si era già convinto di avere il monopolio completo del "popolo". E di poterlo magari teleguidare.
A parte i suggerimenti sull'uso del bromuro, forse a questo tribuno un po' sguaiato farebbe bene ripassare con più calma le regole della democrazia. È vero, “uno vale uno”. Ma se un cittadino non segue i vari "vaffa..." e gli isterismi che pure la politica va suscitando, forse perché sa tenere i nervi saldi e sa pensare con la sua testa, merita rispetto. Non una sequela di insulti da ciarlatani.
Non esistendo da noi il premierato, non esisterebbe di conseguenza neppure il candidato premier. Quindi, saremmo tutti degli illusi.
Già, e invece sarà intelligente chi pensasse seriamente che la coalizione che fa le primarie poi non candiderà a presidente del futuro governo la persona indicata dal voto? È vero che né i comici né i politici devono dimostrare capacità logiche straordinarie, ma argomenti tanto deboli è insolito ritrovarli. Che non ci sia la garanzia o l'automatismo della vittoria elettorale alle politiche è un'ovvietà, che il Presidente della Repubblica darà l'incarico considerando l'effettivo risultato delle urne, pure. Ma che gli elettori di centrosinistra abbiano la possibilità di una scelta democratica che non è stata sinora consentita ai simpatizzanti di altri partiti è un dato di fatto. Che vale a mettere in mostra con più evidenza le ambiguità di movimenti comandati da “capi” inclini alla scomunica, che non tollerano dissensi e stabiliscono i criteri di purezza politica in relazione alla sudditanza.
Un po' di compassione, comunque, a Grillo la si può concedere. A furia di agitare le piazze, si era già convinto di avere il monopolio completo del "popolo". E di poterlo magari teleguidare.
A parte i suggerimenti sull'uso del bromuro, forse a questo tribuno un po' sguaiato farebbe bene ripassare con più calma le regole della democrazia. È vero, “uno vale uno”. Ma se un cittadino non segue i vari "vaffa..." e gli isterismi che pure la politica va suscitando, forse perché sa tenere i nervi saldi e sa pensare con la sua testa, merita rispetto. Non una sequela di insulti da ciarlatani.
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