Albrecht Dürer, Navis Stultorum (in S. Brant, Narrenschiff - 1497)
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mercoledì 2 novembre 2016

Che paura! (di cambiare)

Leggo e riporto: «Cara Italia, vuoi accentrare il potere su un premier che avrà in mano il Quirinale, la Corte Costituzionale ed il Parlamento?». Noooooooo, risponderei anch'io terrorizzato. Ma mi chiedo: sarà davvero così, o si considerano la "cara Italia" ed il sottoscritto come babbei suggestionabili?
La seconda che hai detto, rispondono 50 e passa costituzionalisti per il no, che nonostante l'avversione hanno già decisamente negato che questa riforma sia «l’anticamera di uno stravolgimento totale dei principi della nostra Costituzione e di una sorta di nuovo autoritarismo». Com'è ovvio, ci sono persone corrette in entrambi gli schieramenti. Ma una proliferazione così massiccia di propagandisti sguaiati e in malafede mi era capitato di rado di vederla.
Devo confessare che in particolare questo, ed altri simili appelli per il no, gentilmente conditi di "servi del potere", "culto della personalità" (di Renzi!), presunta illeggibilità del testo degli articoli (va bene che stiamo diventando analfabeti funzionali, ma insomma...) e contumelie varie, fanno venire più di un dubbio sul vero significato politico del voto.
Poi, quando sento parlare Brunetta e Salvini, maestri di eloquenza e di abilità dialettica, i dubbi scompaiono del tutto.

domenica 2 novembre 2014

Si può valutare l'utilità dei referendum locali o si infrange un dogma?

A volte sembra che la gente non ricordi bene.
C'è chi argomenta che "il centrosinistra" avrebbe in passato fatto ricorso all'arma del referendum, a Como, spesso e volentieri, quindi non può impedirlo ad altri. Ma le cose mi sembrano un poco diverse:
1) nessuno vuole impedire nulla, le regole sono chiare, se si raccolgono le firme su quesiti ammissibili, si voterà. Il voto non avrà nessun carattere vincolante, ma pazienza. Le operazioni non saranno proprio a costo zero; ma pazienza.
2) per amore di verità, dopo l'esperienza del 2000 (su temi peraltro effettivamente propositivi) il referendum del 2009 (con quesito sul Sant'Anna che tra l'altro si sovrapponeva alla delibera d'indirizzo consiliare) non venne proposto dal centrosinistra.
Fu in realtà una fuga in avanti solitaria di Paco, contro il parere di tutti gli altri, che poi si rassegnarono a dare una mano per la raccolta ed il voto tenuto anche conto della coincidenza con la tornata referendaria nazionale che consentiva l'abbattimento dei costi.
Io ricordo bene la certezza (in senso negativo, ahimé) che avevo in quei giorni: scegliere il referendum per promuovere temi anche importanti significava andare incontro al fallimento, eliminando al contempo altre possibilità di conseguire questi obiettivi. Cosa puntualmente verificatasi.
3) resta il fatto che siamo in democrazia. Si è liberi di promuovere tutti i referendum che si vuole, ma si dovebbe poter essere liberi di pensare che non sono strumenti efficaci, almeno in certi casi.
O se, in altro senso, certamente lo sono, è in quanto servono a ottenere un quarto d'ora di celebrità in più.
P.S.: per chi leggesse da un altro pianeta o da una dimensione parallela, il riferimento è a una consultazione cittadina per decidere... dove piazzare un monumento. Un tema, evidentemente, vitale.

mercoledì 15 aprile 2009

Calderoli colpisce ancora

Onore all'estensore primo della legge-porcata in materia elettorale, il ministro Calderoli (non è un ossimoro, è la nostra realtà politica...) che si erge a difensore della democrazia minacciata... dal referendum. Salta agli occhi di tutti che, se un referendum non garba a lui, ipso facto è cosa antidemocratica.
Come afferma il giurista Giovanni Guzzetta, ''La sua sedicente interpretazione costituzionale circa l'illegittimita' dell'abbinamento del referendum alle elezioni del 7 giugno non meriterebbe nemmeno un commento, se provenisse da uno studente di giurisprudenza: basterebbe bocciarlo. Purtroppo proviene da un ministro, il quale ignora il fatto che non esista alcun diritto alla segretezza dell'astensione, essendo l'astensione un fatto pubblico, di cui e' data notizia nei registri elettorali".
La realtà è che questo referendum non va tanto posto a carico di coloro che hanno redatto e proposto i quesiti, ma soprattutto va celebrato tenendo conto degli oltre 821 mila cittadini che l'hanno firmato e di tutti i cittadini, che hanno e devono avere il diritto di esprimere il proprio voto in proposito, senza i sotterfugi e gli sgambetti che vorrebbe imporre loro Calderoli, facendo ritornare gli elettori più volte alle urne nel giro di pochi giorni. Bell'esempio, quello dei politici che esortano a non andare a votare, a boicottare questa o quella consultazione. Soprattutto è un autogol clamoroso quello della "Lega sprecona", secondo la quale potremmo permetterci di buttare quasi 400 mila euro dalla finestra per compiacere lorsignori, diventati evidentemente, con l'abitudine al potere, molto più "romani" e membri della "casta" di quanto non farebbe loro piacere ammettere.