Albrecht Dürer, Navis Stultorum (in S. Brant, Narrenschiff - 1497)

giovedì 31 marzo 2011

CoCoCo 17 - Como non accoglie? ("Föra di ball" e i veleni ideologici)

Föra di ball. Come al solito, la politica italiana sa mostrare il suo peggio, con la consueta mescolanza di invettive, frasi ad effetto intrise di volgarità e violenza, non di rado temperate da dichiarazioni successive, che intanto però hanno raggiunto il loro scopo: quello di compiacere gli istinti peggiori delle folle, di prospettare soluzioni semplicistiche e grossolane a problemi complessi, nel nome del rifiuto dell’umanità comune, dell’esaltazione degli egoismi, della negazione delle responsabilità. Prospettando il sogno irrealistico, ma suggestivo per le menti deboli, di potersi eternamente arroccare a difesa dei propri privilegi, escludendo i più deboli e presentandoli come una massa di criminali pronti ad invaderci.
Non sono frasi estemporanee, ma sono studiate con la cura di provocare il massimo danno possibile alla coscienza civile, la cui erosione non è ormai da molto tempo sotterranea, nascosta, ma è impunemente affiorata alla superficie, senza che neppure se ne provi vergogna, ma anzi rivendicando orgogliosamente un proprio diritto a dire frasi malvagie; fesserie, sì, ma che avvelenano giorno dopo giorno la coscienza dei cittadini. Tanto il capo “può permettersi di dire quello che vuole perché è il capo. Il capo è il capo e non si discute”. (P. Stiffoni, senatore della Lega).
È un’opera di lungo termine, non è iniziata da ora, e da tempo ne vediamo i frutti perversi. Una volta scoperto che l’esaltazione del male ha un tornaconto elettorale, nessuno li trattiene più, ogni sparata è buona: non esitano a definire, con compiaciuto disprezzo, l’attaccamento ai valori più alti della civiltà occidentale “buonismo”. Sono arrivati ad esaltare la “cattiveria” come rozzo stile di gestione dei problemi e delle emergenze, e in effetti non è possibile fare altrimenti.
Come insegna S. Agostino, se non ci sforziamo di praticare la bontà, opera di per sé non semplice, impegnativa, non priva di sacrifici, non è che rimaniamo fermi dove siamo. Semplicemente scivoliamo indietro, regrediamo ad uno stato inferiore alla nostra dignità di esseri razionali. Ci adattiamo al male, lo facciamo diventare la nostra condizione abituale, diventiamo incapaci di riconoscere i nostri doveri di solidarietà umana e cristiana. Ha un bel dire la Cei che “serve una nuova stagione di inclusione sociale”, quando chi sta al potere naviga nella direzione diametralmente opposta. Peccato che, insieme, anche tutto il Paese scivoli inevitabilmente nel declino, avendo smarrito le proprie energie spirituali prima ancora che la competitività economica.
Poi, ipocritamente siamo anche capaci di sparare balle sull’opportunità di aiutare i profughi “a casa loro”. Ci rendiamo conto? Un governo che ha sistematicamente decurtato proprio le risorse per le organizzazioni non governative, riducendole al lumicino, dovrebbe avere la minima credibilità per realizzare un’operazione tanto complessa e impegnativa? La realtà è che si è unicamente preoccupati di spostare il problema fuori dalla vista, incapaci come si è di risolvere pure gli altri, quelli di casa propria, nel segno del bene comune. In questo processo, va riconosciuto, opera anche un’ipocrisia non molto dissimile da parte di quei politicanti dei paesi comunitari, che con la loro azione stanno contribuendo ad affossare anche quella grande aspirazione all’unità di azione europea, sola condizione per non finire marginalizzati dalle altre potenze mondiali, ora fortemente in crisi.
Veniamo a noi: questo veleno ha raggiunto pure Como, penetrando in profondità nel cuore di quanti si affannano a negare che esistano strutture per l’accoglienza dei profughi sul nostro territorio. Fatto grave, perché esprime, all’indomani delle celebrazioni dell’Unità, la negazione di una solidarietà rivolta in primis ai nostri concittadini italiani che sono in questo momento alle prese con l’emergenza sulla loro isola. A Como non ci sono posti? Sarebbe dovere di un’amministrazione capace di affrontare i problemi il predisporli: stiamo parlando di qualche decina di persone, non di una fiumana incontrollabile. Ma è evidente che gli egoismi, la logica del tornaconto, il conformarsi alla pancia dell’elettorato (concepito forse come peggiore di quello che è) portano in fondo proprio a questo: l’incapacità della gestione lungimirante e, alla fine, anche la perdita del controllo della gestione ordinaria. Io sto chiedendo ora all’Amministrazione di dare un segno concreto che contraddica questa logica perversa, individuando sul territorio comunale un luogo per l’accoglienza anche di un piccolo numero di persone. Se lo faceste, otterreste certamente tutto l’appoggio dei rappresentanti del PD. Ma occorre coraggio. Potete dire di averlo?
Comunico in conclusione che il nostro gruppo si riserva di valutare ulteriori passi formali alla luce delle prossime decisioni che la giunta vorrà assumere meno su questo tema, così come in considerazione delle determinazioni della Regione e della Prefettura per l'ospitalità dei rifugiati nella nostra provincia.

domenica 27 marzo 2011

Prescrizione sempre più breve, sogno di tutti i corrotti

L’Italia, paese ai primissimi posti delle classifiche europee per il suo tasso di corruzione, non ha tuttavia ancora il primato assoluto! Suvvia, diamoci da fare! Dev’essere per questo che l’istituzione parlamentare sta progressivamente smantellando i pochi argini giuridici rimasti, al fine di agevolare ulteriormente i trasgressori. Un ultimo passo significativo si deve al deputato Paniz del PdL, che ha fatto approvare in Commissione Giustizia alla Camera una norma che introduce tempi di prescrizione ancora più brevi per i reati, purché siano commessi da incensurati.
Ergo, visti i tempi della giustizia italiana e le infinite furberie dilatorie degli avvocati d’alto bordo, salteranno una serie di procedimenti a carico del solito noto. Non vogliamo però perdere tempo pensando a lui, che appartiene ormai al passato, per quanto non se ne sia ancora accorto e continui a scaldare (per l’eternità?) il cuore dei suoi tifosi.
Preoccupa invece l’invito a delinquere che, non c’è da dubitarne, sarà prontamente raccolto da una schiera di nostrani farabutti (beninteso, ancora incensurati), incoraggiati a tentare ogni genere di imbroglio dalla prospettiva dell’impunità. Infatti, prima dovrebbero essere beccati e, poi, ben difficilmente l’eventuale processo potrà arrivare a compimento. Così il prosciolto, rimasto formalmente incensurato, tramite questo meccanismo perverso potrà continuare le sue malefatte a piacere.
Alla faccia di Cesare Beccaria, della certezza della pena e della sorpassata idea che la giustizia sia uguale per tutti. Immaginiamo quanto i cittadini onesti si sentiranno tutelati da questa norma, nel caso sia approvata dalla Camera il 6 aprile, a perpetua vergogna delle nostre istituzioni più sacre.

giovedì 10 marzo 2011

CoCoCo 16 - Mozione sugli aumenti tariffari dei parcheggi

Rilevo anzitutto una difficoltà di intervenire in materia con elementi ricavati unicamente dalle dichiarazioni alla stampa, la quale ha opportunamente riferito le decsioni che la Giunta ha preso senza voler prima consultare le Commissioni e il Consiglio, ma in maniera necessariamente sintetica. Avrei infatti voluto porre qualche domanda preliminare a fine di chiarimento, ma mi trovo costretta a formularla nel corso dell'intervento.
1) La doverosa premessa del mio intervento, credo ben nota a questo Consiglio quanto disattesa nei fatti, è che giuridicamente si ritiene nullo il verbale di accertamento e contestazione per sosta vietata in un’area di parcheggio a pagamento se nella zona non è presente anche un’area di parcheggio libera. Lo hanno stabilito le Sezioni Unite della Cassazione, con la sentenza n. 116 del 9 gennaio 2007, confermando la decisione del Giudice di Pace di Cagliari che sulla base del suddetto principio dichiarava la nullità ed inefficacia di alcuni verbali di accertamento e contestazione per sosta vietata e condannava il Comune di Quartu Sant’Elena al rimborso delle spese processuali.
L’art. 7, comma 8 del codice della strada, infatti, stabilisce che “qualora il comune assuma l’esercizio diretto del parcheggio con custodia o lo dia in concessione ovvero disponga l’installazione dei dispositivi di controllo di durata della sosta di cui al comma 1, lettera f) , su parte della stessa area o su altra parte nelle immediate vicinanze, deve riservare una adeguata area destinata a parcheggio rispettivamente senza custodia, o senza dispositivi di controllo di durata della sosta.
Tale obbligo non sussiste nei casi di:
- area pedonale;
- zona a traffico limitato;
- zone definite "A" dall’articolo 2 del DM 1444/68 e in altre zone di particolare rilevanza urbanistica, opportunamente individuate e delimitate dalla giunta nelle quali sussistano esigenze e condizioni particolari di traffico”.
Secondo i giudici della Suprema Corte il giudice di merito non ha esercitato un inammissibile controllo su scelte di merito rimesse all’esercizio del potere discrezionale dell’amministrazione, ma ha solo rilevato vizi di legittimità dei provvedimenti amministrativi istitutivi delle zone di parcheggio a pagamento, consistenti nella violazione dell’obbligo di prevedere anche aree di parcheggio libero.
Concentro ora la mia attenzione sull'area del “Pulesin” e osservo che, pur abitando in prossimità della stessa, non mi ero mai accorto di trovarmi nel centro storico.
Mi chiedo percio: esiste un atto con il quale l'area di via Bellinzona prospiciente il “Pulesin” viene ufficialmente definita zona di particolare rilevanza urbanistica?
Ovviamente, in assenza di queste atto, rientreremmo nella casistica testé descritta. Soprattutto, faccio notare che, essendo ormai definita come zona blu tutta la vicina via Cantoni, è evidente che non c'è più una sola striscia bianca nelle prossimità. Pertanto la decisione di far pagare la sosta anche solo in forma forfettaria, sarebbe illegale.
2) Le nuove tariffe - peraltro - trovano giustificazione dalla necessità di recuperare risorse (350mila euro circa) da destinare al trasporto pubblico dopo i pesanti tagli ai trasferimenti operati da Stato e Regione. Chi nega la necessità di denaro per mandare avanti la macchina comunale? Tuttavia l'intenzione va dichiarata per quello che effettivamente è: mettere le mani nelle tasche dei cittadini, operare una forma di prelievo diretto e indipendente dal livello di reddito dei cittadini. Non è vero che questa parte politica non aumenta le tasse. Solo che lo fa nella maniera più ingiusta, con aumento dei costi e diminuzione dei servizi.
3) Concludo in positivo, di fronte a questo mezzo disastro progettuale, con un augurio sincero che gli utenti che provengono da fuori città, tartassati come gli altri, ritengano ancora più conveniente l'abbonamento al posteggio Valmulini, che prevede sosta e biglietto del bus a 38 euro al mese. Almeno per tamponare quello che appare uno dei tanti fallimenti di questa giunta.

lunedì 7 marzo 2011

CoCoCo 15 - Commemorazione di Shahbaz Bhatti

Shahbaz Bhatti, Ministro per le minoranze religiose del Pakistan, cattolico, è stato ucciso pochi giorni or sono a Islamabad. Un commando armato gli ha sparato mentre viaggiava in auto vicino al mercato di un quartiere residenziale della capitale: aveva 35 anni ed era stato appena confermato nell’incarico dopo un rimpasto del governo, in cui era l’unico ministro cristiano, nonostante le pressioni dei gruppi fondamentalisti islamici.
È la seconda vittima in due mesi della battaglia per riformare la legge sulla blasfemia, che comporta la pena di morte. Il 4 gennaio era stato ucciso da un uomo della sua scorta il governatore del Punjab, Salmaan Taseer, battutosi anche lui per la modifica di una legge che pur non avendo finora portato ad esecuzioni capitali è usata come arma di pressione sulle minoranze religiose.
Bhatti era presidente dell'Apma (All Pakistan Minorities Alliance), un'organizzazione rappresentativa delle comunità emarginate e delle minoranze religiose del Pakistan, che opera su vari fronti in sostegno dei bisognosi, dei poveri, dei perseguitati. Negli ultimi mesi era stato minacciato di morte anche per essersi battuto per la grazia ad Asia Bibi, la donna cristiana condannata a morte nel giugno 2009 proprio in base a quella legge e attualmente in attesa del processo d’appello davanti alla Corte di Lahore. Bhatti aveva dichiarato di recente: “Ringrazio Dio per avermi dato questa opportunità di continuare la mia lotta per le minoranze oppresse del Pakistan: i cristiani e le altre minoranze sono cittadini del Pakistan e hanno gli stessi diritti di qualsiasi altro cittadini perché i nostri padri hanno sacrificato la loro vita per il Paese. So che potrei essere assassinato se continuerò la mia battaglia, ma non ho paura”. Durante la sua visita al Pontefice nello scorso settembre egli aveva dato testimonianza del suo impegno per la pacifica convivenza fra le comunità religiose del paese. Come afferma nel suo testamento spirituale, “se tali sforzi continueranno sono convinto che riusciremo a vincere i cuori e le menti degli estremisti. Le genti non si odieranno, non uccideranno nel nome della religione, ma si ameranno le une le altre, porteranno armonia, coltiveranno la pace e la comprensione in questa regione”. Chiedo che il Consiglio commemori questa luminosa figura con un minuto di silenzio, anche perché tutti si rendano conto dell'urgenza drammatica della difesa della libertà religiosa e dei cristiani oggetto di violenza e persecuzione in varie parti del mondo.

domenica 6 marzo 2011

Dove sta il "magna-magna"? L'ennesimo spreco alla faccia della crisi

Gli Italiani andranno dunque al voto amministrativo, quest’anno, in una data distinta da quella dei referendum. Lo annuncia il ministro Maroni, giustificando la decisione con motivi evidentemente inattaccabili, ossia il “seguire la tradizione che vede sempre distinte le votazioni”. Nulla a che vedere, naturalmente, con il trucco per cui, cercando di diminuire il quorum, si tenta di far fallire una consultazione su temi “sensibili” che rischiano di disturbare le linee stabilite in alto.
Peccato che, come affermano non solo le opposizioni imbufalite, ma anche il “Sole-24 Ore”, questo scherzetto costerà ai contribuenti italiani qualcosa tra i 300 e i 350 milioni di euro. Denaro di cui, in questi tempi di tagli ai servizi e di rincari contestuali, non sembra proprio opportuno fare spreco. Chissà, forse si conta sul fatto che la gente sia distratta dal gossip e dalle risse quotidiane per comprendere dove si gettano i suoi soldi…
Lo stesso quotidiano rilancia poi l’unica proposta sensata, ossia una norma, possibilmente di un solo articolo, che istituisca l’obbligo di evitare duplicazioni in caso di consultazioni elettorali multiple. Proprio perché sensata, è da dubitare che questa casta, sensibile solo alle proprie convenienze immediate, la metterà mai in atto.
Comunque complimenti, ministro Maroni! Nessun gesto poteva mettere meglio in evidenza l’autentico spirito di servizio che anima gli attuali governanti, i quali hanno preteso di rappresentare “il nuovo”, di fare gli interessi della gente contro “Roma ladrona”, e poi coprono le loro furberie con scuse che sarebbero apparse risibili anche ad un funzionario della Prima Repubblica.

giovedì 3 marzo 2011

Inculcare la "verità"

Non è un problema, per il Presidente del Consiglio, distogliere l'attenzione dal reale operato del suo governo: basta lanciare affermazioni provocatorie, sostenendo il giorno dopo che sono state male interpretate, come quelle recentissime sulla scuola pubblica. Sentiamo perciò una delle più alte cariche dello stato cercare l'applauso col messaggio che «educare i figli liberamente vuol dire non essere costretti a mandarli in una scuola di Stato dove ci sono degli insegnanti che vogliono inculcare dei principi che sono il contrario di quelli che i genitori vogliono inculcare ai loro figli educandoli nell'ambito della loro famiglia». Testuale.
Forse ha ragione il ministro Gelmini a correre ai ripari sostenendo che è erronea l'antitesi tra scuola statale e scuola paritaria, essendo entrambe aperte al pubblico: ma non concorre proprio ad accentuare simili contrapposizioni chi, mentre finanzia l'istruzione non statale, purtroppo promuovendo anche istituti di dubbia reputazione, sottrae costantemente risorse a quella statale?
Comunque non è la questione della decadenza della pubblica istruzione ad avermi agghiacciato in questo caso, bensì la logica evidente nelle parole del Premier, che molti mezzi di informazione hanno stemperato evitando di riportare per due volte la parola "inculcare" da lui ripetuta. Sono andato apposta a risentire l'audio, che dovrebbe amareggiare ed indignare ogni insegnante, ma anche ogni genitore. Sarebbe ben sconfortante, infatti, che tanto la scuola quanto le famiglie si occupassero di "inculcare", ossia di indottrinare, di infondere a viva forza concetti ed opinioni nelle menti dei giovani, i quali meritano rispetto ed il confronto aperto con adulti che li interpellino e li sollecitino, ma soprattutto consentano loro di sviluppare una propria autonomia critica nei confronti di tutti i messaggi.
È triste, ma assai significativo che il concetto di “educazione” sia comparso nel discorso di quel personaggio, forse più abituato alla manipolazione delle menti con le ossessive tecniche pubblicitarie e propagandistiche di cui ha mostrato di essere maestro, come elemento funzionale all'“inculcare”. I suoi numerosi adoratori dovrebbero pertanto riflettere sul disprezzo che, oltre la facciata sorridente e lo straparlare di “amore”, quest'uomo prova nei confronti del popolo italiano. Lo rivelano in particolare le parole da lui pronunciate nel 2004: “la media è un ragazzo di seconda media che nemmeno siede al primo banco... È a loro che devo parlare”. E come? Forse inculcando una serie di certezze che trovano scarso fondamento nei fatti, ma che si rivelano utili a garantirgli la sottomissione di quanti preferiscono una fiduciosa narcosi all'impietoso confronto con la realtà?

martedì 22 febbraio 2011

Un Parlamento che condona, promuove, incoraggia gli abusi

Con l'avvallo della Lega e del Pdl (Casoli) e, ancor più vergognosamente per me, del PD (Gasbarri) è stato approvato in Senato l'emendamento 2366 al famigerato "Milleproroghe", che esenta i partiti dal pagamento integrale delle multe per le innumerevoli affissioni abusive della campagna elettorale del marzo 2010, ossia quelle dei prepotenti che occupano spazi non destinati a loro.
Non sono noccioline: tra sanzioni per manifesti abusivi e spese di defissione i Comuni ci rimettono ogni volta da 80 a 100 milioni, ed essendo ormai il sesto condono nell'arco della "seconda repubblica", vi è chi calcola che dal 1994 questa furberia sia arrivata a costarci addirittura un miliardo e duecentomila euro. Infatti con questo andazzo le multe non rientrano mai, mentre le spese per ripulire i muri vanno comunque sostenute dalle amministrazioni locali.
C'è un termine per definire tutto questo?
È difficile evitare il turpiloquio, quando coloro che siedono in Parlamento per stabilire le regole sono i primi ad escogitare sistemi per aggirarle, incoraggiando i farabutti a nuovi abusi in occasione anche di future elezioni.
Comunque credo che sia appropriato parlare in questo caso di una profonda, inescusabile disonestà, la quale rende indegni i sostenitori di questo emendamento di occupare con onore il loro posto.
Ma, francamente, non sono anche un po' cretini, questi politici che pontificano contro il qualunquismo delle critiche generiche nei confronti della casta e poi non perdono occasione per offrire loro un fondamento più che adeguato? Con quale faccia vengano poi a chiederci il voto (faccia che appunto campeggia sui manifesti, abusivi e non), è un mistero. O meglio, è fin troppo chiaro: contano sul fatto che cittadini disattenti o rassegnati, ma anche conniventi o affascinati dalla sfacciataggine dei pataccari, li confermino sulle loro beneamate poltrone, dimostrando così che la prova elettorale, pur producendo risultati pienamente legittimi, non è affatto un test di intelligenza.

lunedì 21 febbraio 2011

CoCoCo 14 - Studenti sì, ma non critici...

Intervengo a proposito della lettera dell'assessore Faverio pubblicata sulla “Provincia” del 17 febbraio, sul patrocinio negato per una manifestazione degli studenti di Como. Preoccupato dei toni irritati nei confronti degli studenti, presentati sostanzialmente come inaffidabili, ho voluto svolgere una piccola indagine per sentire anche l'altra campana. I fatti da me accertati li posso riassumere come segue:
1. Gli studenti hanno inteso organizzare una giornata di studio e di riflessione sulla situazione della scuola in generale, e specificamente a Como, e non una manifestazione di protesta politica. La sintesi della loro posizione offerta dalla “Provincia” del 16 febbraio è stata in proposito precisa;
2. Tale fatto è confermato dalla scelta di una giornata domenicale, che da un lato conferma la serietà delle loro intenzioni, dall'altro che non si puntava alla replica di manifestazioni di protesta per le quali, com'è noto, si ricorre purtroppo all'interruzione delle lezioni infrasettimanali per cercare la partecipazione più ampia;
3. Che i giovani organizzino un percorso conoscitivo e di confronto sui temi che li riguardano mi sembra degno della massima considerazione, soprattutto se si guarda alle tante manifestazioni di disimpegno e di indifferenza contemporanee, nonché ai pessimi esempi che arrivano sempre più frequenti dal mondo degli adulti;
4. L'iniziativa, pur prevedendo anche un concerto, non è mai stata presentata dai proponenti come una “giornata della creatività”: se l'Assessore l'ha intesa come tale, ha capito male, e la cosa meraviglia un poco, dal momento che si sarebbe trattato di una sorta di doppione di quella giornata che viene ormai da molti anni organizzata verso la fine di ogni anno scolastico;
5. Il Comune, naturalmente, può decidere di non patrocinare direttamente una simile iniziativa, può anche evitare di offrire spazi in alternativa: deve essere chiaro, però, che questa è una scelta politica, magari motivata da un eccessivo timore, sulla quale non intendo neppure pronunciarmi. Però l'istituzione in questo modo dimostra di non saper essere “casa comune” per questi ragazzi. Temo che essi si faranno, una volta di più, un'idea della politica come il luogo della mera appartenenza di parte o dell'affermazione di interessi, il cui accesso è consentito solo a prezzo di sottomissioni più o meno abominevoli, ed è un peccato;
6. Ho trovato peraltro molto significativo nel comunicato dell'assessore, che egli adombrasse la possibilità dell'intervento di adulti (tra virgolette!) fomentatori all'interno della scuola di chissà quali macchinazioni politiche: questa sì, nella sua totale inconsistenza, è una manifestazione di pregiudizio ideologico, e meno male che, con un artificio retorico, egli la smentisce per affermare la sprovvedutezza degli studenti;
7. Una occasione perduta, dunque: sono peraltro certo, in cuor mio, che dietro a tutto ciò stia semplicemente l'ingenuità e la buona fede di un assessore un poco disattento, e non la strumentalizzazione politica di chi teme che l'analisi delle condizioni operative della scuola italiana e dei provvedimenti assunti per trasformarla suscitino le critiche dei diretti interessati.
8. Mi sembrerebbe opportuno, a questo punto, riprendere contatto con gli studenti o aiutarli a realizzare l'iniziativa, anche senza necessità del patrocinio: in fondo una giornata di studio può essere ridotta all'osso, logisticamente parlando. L'importante comunque, è che questi nostri ragazzi non vengano dipinti come degli sciocchi, o in malafede, perché non lo sono affatto.

lunedì 14 febbraio 2011

CoCoCo 13 - Ritardo inaccettabile nell'erogazione del “buono sociale”

Intendo riferirmi brevemente a quanto abbiamo appreso dalla denuncia della “Provincia” relativa al bando comunale per il cosiddetto “buono sociale”, un aiuto destinato a persone anziane e disabili residenti in città. Viene riferito, sulla scorta delle testimonianze degli interessati, che “chi è stato ammesso non ha ancora ricevuto un solo euro. Senza contare che l'entità del contributo è stata drasticamente ridotta rispetto agli anni scorsi. [...] Il bando è stato pubblicato l'anno scorso, a fine giugno, con il termine per la presentazione delle domande fissato al 28 luglio. Peccato che, ad oggi, nessuno dei beneficiari (circa 250 persone in tutto) abbia ottenuto il contributo previsto, pari a 180 euro mensili”. Precisa l'ufficio stampa comunale che “le procedure di verifica delle richieste si sono concluse solo a metà dicembre e purtroppo è subentrato un disguido amministrativo in ragioneria. Le risorse verranno comunque erogate a breve”
Purtroppo, però, sono passati sei mesi abbondanti dalla scadenza del bando, per un buono sociale che oltretutto nel tempo è andato calando da 330 euro mensili a 250 e infine agli attuali 180. A parte la valutazione negativa del fatto che, complice la crisi, il Comune ha inteso ridurre le risorse destinate ad anziani e disabili, intervengo affinché il grave fatto segnalato rimanga agli atti di questo consiglio, esortando l'Amministrazione a risolvere immediatamente quanto è stato dalla stessa descritto come un mero disguido. Assicuro peraltro che vigileremo sulla risoluzione del problema, consapevoli che non stiamo parlando di una questione accessoria, ma del mancato rispetto di un preciso diritto di cittadini, ottenuto secondo una procedura rigorosamente determinata e rispettata dai richiedenti: l'averla finora disattesa da parte dell'ente pubblico è del tutto inaccettabile e vi si deve porre senza esitazione rimedio.

martedì 8 febbraio 2011

Fine triste e inconsapevole

L'imperatore Carlo V, pochi anni prima di morire, constatato il sostanziale fallimento del suo grandioso progetto di unificare l'Europa cristiana sotto il proprio scettro, diede prova di grande saggezza abdicando e ritirandosi nel monastero di San Jeronimo di Yuste nell'Estremadura, ove praticò la meditazione per prepararsi all'imminente passaggio alla vita eterna. C'è da scommettere che non tutti gli anziani potenti di oggi saprebbero seguire un simile modello, ma qualcuno potrebbe forse trarre ispirazione da esso, cercando di concludere la propria vita in maniera più decorosa e salutare di come non abbia mostrato di saperla trascorrere. Un tempo era naturale che l'approssimarsi della fine spingesse gli uomini ad accentuare la riflessione sul loro destino ultimo, cercando di porre rimedio, quando possibile, agli errori commessi. Oggi sembra più diffusa l'esibizione di un vitalismo sguaiato e tanto più triste, quanto più cerca di distogliere dall'immagine della morte e, con ciò, dalla possibilità di un perfezionamento spirituale, proiettando la persona nello squallore di comportamenti patetici e umilianti, se non palesemente indegni.
Quanto più difficile dev'essere allora la condizione di chi è circondato da uno stuolo di adulatori plaudenti, che lo incoraggiano a perseverare nella dissolutezza, o addirittura da procacciatori interessati di quelli che Pascal definiva i “piaceri impestati”. Sono scelte e fatti privati, per carità. Ma non si troverà mai nessuno che voglia veramente bene a questi sventurati soggetti? Nessuno sarà in grado di esortarli ad un atto di ravvedimento, se non di aperto pentimento, a cambiare rotta in modo significativo? Neanche uno dei tanti sedicenti liberali richiamerà le considerazioni di J. S. Mill sulla libertà dell'esistenza, la quale consiste nel dominare le proprie passioni, non certo nell'esserne dominati? Non ci potrà essere un consigliere onesto, un teologo illuminato, un uomo capace di un atto di vera carità, che osi disturbare il potente con un discorso poco gradito alle sue orecchie intorpidite, che non tema di essere tacciato di fastidioso moralismo dai parassiti che alimentano i vizi del padrone?

lunedì 7 febbraio 2011

CoCoCo 12 - Adesione al patto dei sindaci europei per l’energia

Dal momento che posso rinviare all'intervento circostanziato della consigliera Magni, esprimo qui conclusivamente una sintesi della discussione interna al nostro gruppo consiliare, anche per offrire alla città un primo segnale di una disponibilità fattiva alla riduzione dei tempi dei lavori consiliari, che valga in piccola parte a compensare altri momenti dispersivi del passato.
Nel merito della delibera, rilevo anzitutto che l'atto che siamo chiamati ad approvare è in sé pienamente condivisibile, esprimendo in modo non equivoco la prospettiva ambientalista (nella versione propositiva, “del fare”) che caratterizza i valori statutari del Partito Democratico, nonché la corrispondenza a precisi impegni internazionali; del resto, chi potrebbe ragionevolmente opporsi all'applicazione degli accordi di Kyoto, considerando la degradata situazione attuale, di cui l'inquinamento dell'aria nella pianura padana è la più attuale manifestazione? Concordo con il consigliere Ajani sulle difficoltà e sui ritardi evidenziati, il che è tuttavia un incentivo a impegnarsi con più convinzione e coerenza per recuperare il tempo perduto.
Tale atto prevede inoltre un impegno preciso per i Sindaci ad operare attivamente e a relazionare su quanto si è compiuto, riducendo così il rischio che tutto si risolva in pure chiacchiere, o almeno costringendo gli eventuale inadempienti a pagare un prezzo politico in caso di negligenza. Esprimendo una valutazione favorevole, propongo che si pervenga rapidamente all'approvazione dell'atto senza eccessivi prolungamenti del dibattito, fatta salva la valutazione dell'emendamento che presentiamo (Magni).

lunedì 31 gennaio 2011

CoCoCo 11 - Cementificazione e invenduto nell'edilizia residenziale

In questi anni, assistendo alla proliferazione di nuovi palazzi in città, e specialmente nelle aree esterne alla convalle, mi sono spesso chiesto a quali reali esigenze rispondessero gli innumerevoli nuovi cantieri. Soprattutto considerando la situazione demografica sostanzialmente stabile della città. Voglio perciò dare il giusto risalto alla pubblicazione, sulla “Provincia” del 27 gennaio, dei risultati di uno studio commissionato dall’Ordine degli Architetti e condotto da Lorenzo Bellicini, direttore tecnico del Cresme (Centro ricerche economiche e sociali di mercato per l’edilizia e il territorio), da cui si desume che “nell’edilizia residenziale le percentuali di stock di abitazioni costruite da architetti e rimaste invendute ha segnato un costante incremento: 15,1% nel 2006, 17,5% nel 2007, 26,2% nel 2008, 38,1% nel 2009, fino ad arrivare alla previsione del 42% per il 2010. Analogo discorso vale per gli uffici (che sono passati dal 15,3% del 2006 al 37,6% del 2010), per il commerciale (dal 12,3% al 33,1%) e per i capannoni industriali (dal 12,8% al 36,7%). Una costante ascesa dell’invenduto, che va di pari passo con il crollo della nuova produzione residenziale: 4.659 abitazioni, pari a 1.559 migliaia di metri cubi nel 2006; 3.283 case, pari a 1.220 mmc di volumetria nel 2007; 3.131 abitazioni, pari a 1.271 migliaia di metri cubi nel 2008; dato costante nel 2009; discesa a 2.574 case nel 2010, pari a 1.002 mmc; per scendere ancor di più a una previsione di 2.039 abitazioni, pari a 815 mmc nel 2011. In cinque anni il decremento registrato è superiore al 56%”. In sintesi, le previsioni per il 2011 affermano che oltre il 40% delle abitazioni rimarranno invendute e, rispetto al 2006, le nuove costruzioni residenziali saranno il 56% in meno.
Di fronte a simili dati è inevitabile chiedersi perché si sia costruito tanto. La risposta a questa domanda esula forse dagli orizzonti di questo Consiglio, e non mi provo neppure ad azzardarla. Eppure il dato è del massimo rilievo per la nostra attività di amministratori. Tanto per l'elaborazione del prossimo Piano di Governo del Territorio, quanto per l'esame delle autorizzazioni che piovono e sempre più pioveranno in quest'aula nelle more del PGT, sarebbe insensato prescindere dall'evidenza concreta di queste rilevazioni oggettive.
È vero che a Como è fortemente attiva una “lobby del cemento”, che trova ampia accoglienza su una parte della stampa, rivendicando l'importanza economica delle costruzioni, quasi che determinassero un'automatica generazione di ricchezza per la città. Ma questi dati dimostrano che tantissime di queste operazioni non hanno per nulla un carattere di necessità e non rispondono affatto ad una richiesta del mercato. Pertanto dobbiamo chiederci se debbano ancora sussistere, a fronte del prezzo altissimo richiesto in termini di consumo del territorio, e cioè con l'alterazione definitiva di una risorsa non rinnovabile.
Imbruttire la città, soffocare le prospettive con sempre nuove colate di cemento implica ricadute pesanti sotto il profilo ambientale e turistico, generando una diminuzione della qualità della vita dei residenti, oltre a maggiori costi generali e a minori entrate, ad esempio sotto il profilo turistico.
Non si tratta, naturalmente, di condannare l'attività edilizia tout court; al contrario, riteniamo che questa possa e debba svolgere un ruolo insostituibile nella riqualificazione dei volumi esistenti. Di fronte a questi dati schiaccianti, però, non possiamo non rivolgere un appello alla ragione di tutti i consiglieri: se amiamo la città, dobbiamo assumere finalmente la consapevolezza che l'equilibrio urbanistico è da tempo seriamente minacciato e deve essere salvaguardato, da parte nostra, con priorità assoluta. Se abbiamo questa consapevolezza, dobbiamo tradurla in atti amministrativi coerenti ed essere capaci di dire basta alla cementificazione del territorio, tanto nella redazione del PGT, quanto negli atti consiliari. Non un metro cubo di più. E su questo, non sulle chiacchiere, essere valutati dai cittadini.