
Albrecht Dürer, Navis Stultorum (in S. Brant, Narrenschiff - 1497)
domenica 6 marzo 2011
Dove sta il "magna-magna"? L'ennesimo spreco alla faccia della crisi
Gli Italiani andranno dunque al voto amministrativo, quest’anno, in una data distinta da quella dei referendum. Lo annuncia il ministro Maroni, giustificando la decisione con motivi evidentemente inattaccabili, ossia il “seguire la tradizione che vede sempre distinte le votazioni”. Nulla a che vedere, naturalmente, con il trucco per cui, cercando di diminuire il quorum, si tenta di far fallire una consultazione su temi “sensibili” che rischiano di disturbare le linee stabilite in alto.
Peccato che, come affermano non solo le opposizioni imbufalite, ma anche il “Sole-24 Ore”, questo scherzetto costerà ai contribuenti italiani qualcosa tra i 300 e i 350 milioni di euro. Denaro di cui, in questi tempi di tagli ai servizi e di rincari contestuali, non sembra proprio opportuno fare spreco. Chissà, forse si conta sul fatto che la gente sia distratta dal gossip e dalle risse quotidiane per comprendere dove si gettano i suoi soldi…
Lo stesso quotidiano rilancia poi l’unica proposta sensata, ossia una norma, possibilmente di un solo articolo, che istituisca l’obbligo di evitare duplicazioni in caso di consultazioni elettorali multiple. Proprio perché sensata, è da dubitare che questa casta, sensibile solo alle proprie convenienze immediate, la metterà mai in atto.
Comunque complimenti, ministro Maroni! Nessun gesto poteva mettere meglio in evidenza l’autentico spirito di servizio che anima gli attuali governanti, i quali hanno preteso di rappresentare “il nuovo”, di fare gli interessi della gente contro “Roma ladrona”, e poi coprono le loro furberie con scuse che sarebbero apparse risibili anche ad un funzionario della Prima Repubblica.
Peccato che, come affermano non solo le opposizioni imbufalite, ma anche il “Sole-24 Ore”, questo scherzetto costerà ai contribuenti italiani qualcosa tra i 300 e i 350 milioni di euro. Denaro di cui, in questi tempi di tagli ai servizi e di rincari contestuali, non sembra proprio opportuno fare spreco. Chissà, forse si conta sul fatto che la gente sia distratta dal gossip e dalle risse quotidiane per comprendere dove si gettano i suoi soldi…
Lo stesso quotidiano rilancia poi l’unica proposta sensata, ossia una norma, possibilmente di un solo articolo, che istituisca l’obbligo di evitare duplicazioni in caso di consultazioni elettorali multiple. Proprio perché sensata, è da dubitare che questa casta, sensibile solo alle proprie convenienze immediate, la metterà mai in atto.
Comunque complimenti, ministro Maroni! Nessun gesto poteva mettere meglio in evidenza l’autentico spirito di servizio che anima gli attuali governanti, i quali hanno preteso di rappresentare “il nuovo”, di fare gli interessi della gente contro “Roma ladrona”, e poi coprono le loro furberie con scuse che sarebbero apparse risibili anche ad un funzionario della Prima Repubblica.
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giovedì 3 marzo 2011
Inculcare la "verità"
Non è un problema, per il Presidente del Consiglio, distogliere l'attenzione dal reale operato del suo governo: basta lanciare affermazioni provocatorie, sostenendo il giorno dopo che sono state male interpretate, come quelle recentissime sulla scuola pubblica. Sentiamo perciò una delle più alte cariche dello stato cercare l'applauso col messaggio che «educare i figli liberamente vuol dire non essere costretti a mandarli in una scuola di Stato dove ci sono degli insegnanti che vogliono inculcare dei principi che sono il contrario di quelli che i genitori vogliono inculcare ai loro figli educandoli nell'ambito della loro famiglia». Testuale.
Forse ha ragione il ministro Gelmini a correre ai ripari sostenendo che è erronea l'antitesi tra scuola statale e scuola paritaria, essendo entrambe aperte al pubblico: ma non concorre proprio ad accentuare simili contrapposizioni chi, mentre finanzia l'istruzione non statale, purtroppo promuovendo anche istituti di dubbia reputazione, sottrae costantemente risorse a quella statale?
Comunque non è la questione della decadenza della pubblica istruzione ad avermi agghiacciato in questo caso, bensì la logica evidente nelle parole del Premier, che molti mezzi di informazione hanno stemperato evitando di riportare per due volte la parola "inculcare" da lui ripetuta. Sono andato apposta a risentire l'audio, che dovrebbe amareggiare ed indignare ogni insegnante, ma anche ogni genitore. Sarebbe ben sconfortante, infatti, che tanto la scuola quanto le famiglie si occupassero di "inculcare", ossia di indottrinare, di infondere a viva forza concetti ed opinioni nelle menti dei giovani, i quali meritano rispetto ed il confronto aperto con adulti che li interpellino e li sollecitino, ma soprattutto consentano loro di sviluppare una propria autonomia critica nei confronti di tutti i messaggi.
È triste, ma assai significativo che il concetto di “educazione” sia comparso nel discorso di quel personaggio, forse più abituato alla manipolazione delle menti con le ossessive tecniche pubblicitarie e propagandistiche di cui ha mostrato di essere maestro, come elemento funzionale all'“inculcare”. I suoi numerosi adoratori dovrebbero pertanto riflettere sul disprezzo che, oltre la facciata sorridente e lo straparlare di “amore”, quest'uomo prova nei confronti del popolo italiano. Lo rivelano in particolare le parole da lui pronunciate nel 2004: “la media è un ragazzo di seconda media che nemmeno siede al primo banco... È a loro che devo parlare”. E come? Forse inculcando una serie di certezze che trovano scarso fondamento nei fatti, ma che si rivelano utili a garantirgli la sottomissione di quanti preferiscono una fiduciosa narcosi all'impietoso confronto con la realtà?
Forse ha ragione il ministro Gelmini a correre ai ripari sostenendo che è erronea l'antitesi tra scuola statale e scuola paritaria, essendo entrambe aperte al pubblico: ma non concorre proprio ad accentuare simili contrapposizioni chi, mentre finanzia l'istruzione non statale, purtroppo promuovendo anche istituti di dubbia reputazione, sottrae costantemente risorse a quella statale?
Comunque non è la questione della decadenza della pubblica istruzione ad avermi agghiacciato in questo caso, bensì la logica evidente nelle parole del Premier, che molti mezzi di informazione hanno stemperato evitando di riportare per due volte la parola "inculcare" da lui ripetuta. Sono andato apposta a risentire l'audio, che dovrebbe amareggiare ed indignare ogni insegnante, ma anche ogni genitore. Sarebbe ben sconfortante, infatti, che tanto la scuola quanto le famiglie si occupassero di "inculcare", ossia di indottrinare, di infondere a viva forza concetti ed opinioni nelle menti dei giovani, i quali meritano rispetto ed il confronto aperto con adulti che li interpellino e li sollecitino, ma soprattutto consentano loro di sviluppare una propria autonomia critica nei confronti di tutti i messaggi.
È triste, ma assai significativo che il concetto di “educazione” sia comparso nel discorso di quel personaggio, forse più abituato alla manipolazione delle menti con le ossessive tecniche pubblicitarie e propagandistiche di cui ha mostrato di essere maestro, come elemento funzionale all'“inculcare”. I suoi numerosi adoratori dovrebbero pertanto riflettere sul disprezzo che, oltre la facciata sorridente e lo straparlare di “amore”, quest'uomo prova nei confronti del popolo italiano. Lo rivelano in particolare le parole da lui pronunciate nel 2004: “la media è un ragazzo di seconda media che nemmeno siede al primo banco... È a loro che devo parlare”. E come? Forse inculcando una serie di certezze che trovano scarso fondamento nei fatti, ma che si rivelano utili a garantirgli la sottomissione di quanti preferiscono una fiduciosa narcosi all'impietoso confronto con la realtà?
martedì 22 febbraio 2011
Un Parlamento che condona, promuove, incoraggia gli abusi
Con l'avvallo della Lega e del Pdl (Casoli) e, ancor più vergognosamente per me, del PD (Gasbarri) è stato approvato in Senato l'emendamento 2366 al famigerato "Milleproroghe", che esenta i partiti dal pagamento integrale delle multe per le innumerevoli affissioni abusive della campagna elettorale del marzo 2010, ossia quelle dei prepotenti che occupano spazi non destinati a loro.
Non sono noccioline: tra sanzioni per manifesti abusivi e spese di defissione i Comuni ci rimettono ogni volta da 80 a 100 milioni, ed essendo ormai il sesto condono nell'arco della "seconda repubblica", vi è chi calcola che dal 1994 questa furberia sia arrivata a costarci addirittura un miliardo e duecentomila euro. Infatti con questo andazzo le multe non rientrano mai, mentre le spese per ripulire i muri vanno comunque sostenute dalle amministrazioni locali.
C'è un termine per definire tutto questo?
È difficile evitare il turpiloquio, quando coloro che siedono in Parlamento per stabilire le regole sono i primi ad escogitare sistemi per aggirarle, incoraggiando i farabutti a nuovi abusi in occasione anche di future elezioni.
Comunque credo che sia appropriato parlare in questo caso di una profonda, inescusabile disonestà, la quale rende indegni i sostenitori di questo emendamento di occupare con onore il loro posto.
Ma, francamente, non sono anche un po' cretini, questi politici che pontificano contro il qualunquismo delle critiche generiche nei confronti della casta e poi non perdono occasione per offrire loro un fondamento più che adeguato? Con quale faccia vengano poi a chiederci il voto (faccia che appunto campeggia sui manifesti, abusivi e non), è un mistero. O meglio, è fin troppo chiaro: contano sul fatto che cittadini disattenti o rassegnati, ma anche conniventi o affascinati dalla sfacciataggine dei pataccari, li confermino sulle loro beneamate poltrone, dimostrando così che la prova elettorale, pur producendo risultati pienamente legittimi, non è affatto un test di intelligenza.
Non sono noccioline: tra sanzioni per manifesti abusivi e spese di defissione i Comuni ci rimettono ogni volta da 80 a 100 milioni, ed essendo ormai il sesto condono nell'arco della "seconda repubblica", vi è chi calcola che dal 1994 questa furberia sia arrivata a costarci addirittura un miliardo e duecentomila euro. Infatti con questo andazzo le multe non rientrano mai, mentre le spese per ripulire i muri vanno comunque sostenute dalle amministrazioni locali.
C'è un termine per definire tutto questo?
È difficile evitare il turpiloquio, quando coloro che siedono in Parlamento per stabilire le regole sono i primi ad escogitare sistemi per aggirarle, incoraggiando i farabutti a nuovi abusi in occasione anche di future elezioni.
Comunque credo che sia appropriato parlare in questo caso di una profonda, inescusabile disonestà, la quale rende indegni i sostenitori di questo emendamento di occupare con onore il loro posto.
Ma, francamente, non sono anche un po' cretini, questi politici che pontificano contro il qualunquismo delle critiche generiche nei confronti della casta e poi non perdono occasione per offrire loro un fondamento più che adeguato? Con quale faccia vengano poi a chiederci il voto (faccia che appunto campeggia sui manifesti, abusivi e non), è un mistero. O meglio, è fin troppo chiaro: contano sul fatto che cittadini disattenti o rassegnati, ma anche conniventi o affascinati dalla sfacciataggine dei pataccari, li confermino sulle loro beneamate poltrone, dimostrando così che la prova elettorale, pur producendo risultati pienamente legittimi, non è affatto un test di intelligenza.
lunedì 21 febbraio 2011
CoCoCo 14 - Studenti sì, ma non critici...
Intervengo a proposito della lettera dell'assessore Faverio pubblicata sulla “Provincia” del 17 febbraio, sul patrocinio negato per una manifestazione degli studenti di Como. Preoccupato dei toni irritati nei confronti degli studenti, presentati sostanzialmente come inaffidabili, ho voluto svolgere una piccola indagine per sentire anche l'altra campana. I fatti da me accertati li posso riassumere come segue:
1. Gli studenti hanno inteso organizzare una giornata di studio e di riflessione sulla situazione della scuola in generale, e specificamente a Como, e non una manifestazione di protesta politica. La sintesi della loro posizione offerta dalla “Provincia” del 16 febbraio è stata in proposito precisa;
2. Tale fatto è confermato dalla scelta di una giornata domenicale, che da un lato conferma la serietà delle loro intenzioni, dall'altro che non si puntava alla replica di manifestazioni di protesta per le quali, com'è noto, si ricorre purtroppo all'interruzione delle lezioni infrasettimanali per cercare la partecipazione più ampia;
3. Che i giovani organizzino un percorso conoscitivo e di confronto sui temi che li riguardano mi sembra degno della massima considerazione, soprattutto se si guarda alle tante manifestazioni di disimpegno e di indifferenza contemporanee, nonché ai pessimi esempi che arrivano sempre più frequenti dal mondo degli adulti;
4. L'iniziativa, pur prevedendo anche un concerto, non è mai stata presentata dai proponenti come una “giornata della creatività”: se l'Assessore l'ha intesa come tale, ha capito male, e la cosa meraviglia un poco, dal momento che si sarebbe trattato di una sorta di doppione di quella giornata che viene ormai da molti anni organizzata verso la fine di ogni anno scolastico;
5. Il Comune, naturalmente, può decidere di non patrocinare direttamente una simile iniziativa, può anche evitare di offrire spazi in alternativa: deve essere chiaro, però, che questa è una scelta politica, magari motivata da un eccessivo timore, sulla quale non intendo neppure pronunciarmi. Però l'istituzione in questo modo dimostra di non saper essere “casa comune” per questi ragazzi. Temo che essi si faranno, una volta di più, un'idea della politica come il luogo della mera appartenenza di parte o dell'affermazione di interessi, il cui accesso è consentito solo a prezzo di sottomissioni più o meno abominevoli, ed è un peccato;
6. Ho trovato peraltro molto significativo nel comunicato dell'assessore, che egli adombrasse la possibilità dell'intervento di adulti (tra virgolette!) fomentatori all'interno della scuola di chissà quali macchinazioni politiche: questa sì, nella sua totale inconsistenza, è una manifestazione di pregiudizio ideologico, e meno male che, con un artificio retorico, egli la smentisce per affermare la sprovvedutezza degli studenti;
7. Una occasione perduta, dunque: sono peraltro certo, in cuor mio, che dietro a tutto ciò stia semplicemente l'ingenuità e la buona fede di un assessore un poco disattento, e non la strumentalizzazione politica di chi teme che l'analisi delle condizioni operative della scuola italiana e dei provvedimenti assunti per trasformarla suscitino le critiche dei diretti interessati.
8. Mi sembrerebbe opportuno, a questo punto, riprendere contatto con gli studenti o aiutarli a realizzare l'iniziativa, anche senza necessità del patrocinio: in fondo una giornata di studio può essere ridotta all'osso, logisticamente parlando. L'importante comunque, è che questi nostri ragazzi non vengano dipinti come degli sciocchi, o in malafede, perché non lo sono affatto.
1. Gli studenti hanno inteso organizzare una giornata di studio e di riflessione sulla situazione della scuola in generale, e specificamente a Como, e non una manifestazione di protesta politica. La sintesi della loro posizione offerta dalla “Provincia” del 16 febbraio è stata in proposito precisa;
2. Tale fatto è confermato dalla scelta di una giornata domenicale, che da un lato conferma la serietà delle loro intenzioni, dall'altro che non si puntava alla replica di manifestazioni di protesta per le quali, com'è noto, si ricorre purtroppo all'interruzione delle lezioni infrasettimanali per cercare la partecipazione più ampia;
3. Che i giovani organizzino un percorso conoscitivo e di confronto sui temi che li riguardano mi sembra degno della massima considerazione, soprattutto se si guarda alle tante manifestazioni di disimpegno e di indifferenza contemporanee, nonché ai pessimi esempi che arrivano sempre più frequenti dal mondo degli adulti;
4. L'iniziativa, pur prevedendo anche un concerto, non è mai stata presentata dai proponenti come una “giornata della creatività”: se l'Assessore l'ha intesa come tale, ha capito male, e la cosa meraviglia un poco, dal momento che si sarebbe trattato di una sorta di doppione di quella giornata che viene ormai da molti anni organizzata verso la fine di ogni anno scolastico;
5. Il Comune, naturalmente, può decidere di non patrocinare direttamente una simile iniziativa, può anche evitare di offrire spazi in alternativa: deve essere chiaro, però, che questa è una scelta politica, magari motivata da un eccessivo timore, sulla quale non intendo neppure pronunciarmi. Però l'istituzione in questo modo dimostra di non saper essere “casa comune” per questi ragazzi. Temo che essi si faranno, una volta di più, un'idea della politica come il luogo della mera appartenenza di parte o dell'affermazione di interessi, il cui accesso è consentito solo a prezzo di sottomissioni più o meno abominevoli, ed è un peccato;
6. Ho trovato peraltro molto significativo nel comunicato dell'assessore, che egli adombrasse la possibilità dell'intervento di adulti (tra virgolette!) fomentatori all'interno della scuola di chissà quali macchinazioni politiche: questa sì, nella sua totale inconsistenza, è una manifestazione di pregiudizio ideologico, e meno male che, con un artificio retorico, egli la smentisce per affermare la sprovvedutezza degli studenti;
7. Una occasione perduta, dunque: sono peraltro certo, in cuor mio, che dietro a tutto ciò stia semplicemente l'ingenuità e la buona fede di un assessore un poco disattento, e non la strumentalizzazione politica di chi teme che l'analisi delle condizioni operative della scuola italiana e dei provvedimenti assunti per trasformarla suscitino le critiche dei diretti interessati.
8. Mi sembrerebbe opportuno, a questo punto, riprendere contatto con gli studenti o aiutarli a realizzare l'iniziativa, anche senza necessità del patrocinio: in fondo una giornata di studio può essere ridotta all'osso, logisticamente parlando. L'importante comunque, è che questi nostri ragazzi non vengano dipinti come degli sciocchi, o in malafede, perché non lo sono affatto.
lunedì 14 febbraio 2011
CoCoCo 13 - Ritardo inaccettabile nell'erogazione del “buono sociale”
Intendo riferirmi brevemente a quanto abbiamo appreso dalla denuncia della “Provincia” relativa al bando comunale per il cosiddetto “buono sociale”, un aiuto destinato a persone anziane e disabili residenti in città. Viene riferito, sulla scorta delle testimonianze degli interessati, che “chi è stato ammesso non ha ancora ricevuto un solo euro. Senza contare che l'entità del contributo è stata drasticamente ridotta rispetto agli anni scorsi. [...] Il bando è stato pubblicato l'anno scorso, a fine giugno, con il termine per la presentazione delle domande fissato al 28 luglio. Peccato che, ad oggi, nessuno dei beneficiari (circa 250 persone in tutto) abbia ottenuto il contributo previsto, pari a 180 euro mensili”. Precisa l'ufficio stampa comunale che “le procedure di verifica delle richieste si sono concluse solo a metà dicembre e purtroppo è subentrato un disguido amministrativo in ragioneria. Le risorse verranno comunque erogate a breve”
Purtroppo, però, sono passati sei mesi abbondanti dalla scadenza del bando, per un buono sociale che oltretutto nel tempo è andato calando da 330 euro mensili a 250 e infine agli attuali 180. A parte la valutazione negativa del fatto che, complice la crisi, il Comune ha inteso ridurre le risorse destinate ad anziani e disabili, intervengo affinché il grave fatto segnalato rimanga agli atti di questo consiglio, esortando l'Amministrazione a risolvere immediatamente quanto è stato dalla stessa descritto come un mero disguido. Assicuro peraltro che vigileremo sulla risoluzione del problema, consapevoli che non stiamo parlando di una questione accessoria, ma del mancato rispetto di un preciso diritto di cittadini, ottenuto secondo una procedura rigorosamente determinata e rispettata dai richiedenti: l'averla finora disattesa da parte dell'ente pubblico è del tutto inaccettabile e vi si deve porre senza esitazione rimedio.
Purtroppo, però, sono passati sei mesi abbondanti dalla scadenza del bando, per un buono sociale che oltretutto nel tempo è andato calando da 330 euro mensili a 250 e infine agli attuali 180. A parte la valutazione negativa del fatto che, complice la crisi, il Comune ha inteso ridurre le risorse destinate ad anziani e disabili, intervengo affinché il grave fatto segnalato rimanga agli atti di questo consiglio, esortando l'Amministrazione a risolvere immediatamente quanto è stato dalla stessa descritto come un mero disguido. Assicuro peraltro che vigileremo sulla risoluzione del problema, consapevoli che non stiamo parlando di una questione accessoria, ma del mancato rispetto di un preciso diritto di cittadini, ottenuto secondo una procedura rigorosamente determinata e rispettata dai richiedenti: l'averla finora disattesa da parte dell'ente pubblico è del tutto inaccettabile e vi si deve porre senza esitazione rimedio.
martedì 8 febbraio 2011
Fine triste e inconsapevole
L'imperatore Carlo V, pochi anni prima di morire, constatato il sostanziale fallimento del suo grandioso progetto di unificare l'Europa cristiana sotto il proprio scettro, diede prova di grande saggezza abdicando e ritirandosi nel monastero di San Jeronimo di Yuste nell'Estremadura, ove praticò la meditazione per prepararsi all'imminente passaggio alla vita eterna. C'è da scommettere che non tutti gli anziani potenti di oggi saprebbero seguire un simile modello, ma qualcuno potrebbe forse trarre ispirazione da esso, cercando di concludere la propria vita in maniera più decorosa e salutare di come non abbia mostrato di saperla trascorrere. Un tempo era naturale che l'approssimarsi della fine spingesse gli uomini ad accentuare la riflessione sul loro destino ultimo, cercando di porre rimedio, quando possibile, agli errori commessi. Oggi sembra più diffusa l'esibizione di un vitalismo sguaiato e tanto più triste, quanto più cerca di distogliere dall'immagine della morte e, con ciò, dalla possibilità di un perfezionamento spirituale, proiettando la persona nello squallore di comportamenti patetici e umilianti, se non palesemente indegni.
Quanto più difficile dev'essere allora la condizione di chi è circondato da uno stuolo di adulatori plaudenti, che lo incoraggiano a perseverare nella dissolutezza, o addirittura da procacciatori interessati di quelli che Pascal definiva i “piaceri impestati”. Sono scelte e fatti privati, per carità. Ma non si troverà mai nessuno che voglia veramente bene a questi sventurati soggetti? Nessuno sarà in grado di esortarli ad un atto di ravvedimento, se non di aperto pentimento, a cambiare rotta in modo significativo? Neanche uno dei tanti sedicenti liberali richiamerà le considerazioni di J. S. Mill sulla libertà dell'esistenza, la quale consiste nel dominare le proprie passioni, non certo nell'esserne dominati? Non ci potrà essere un consigliere onesto, un teologo illuminato, un uomo capace di un atto di vera carità, che osi disturbare il potente con un discorso poco gradito alle sue orecchie intorpidite, che non tema di essere tacciato di fastidioso moralismo dai parassiti che alimentano i vizi del padrone?
Quanto più difficile dev'essere allora la condizione di chi è circondato da uno stuolo di adulatori plaudenti, che lo incoraggiano a perseverare nella dissolutezza, o addirittura da procacciatori interessati di quelli che Pascal definiva i “piaceri impestati”. Sono scelte e fatti privati, per carità. Ma non si troverà mai nessuno che voglia veramente bene a questi sventurati soggetti? Nessuno sarà in grado di esortarli ad un atto di ravvedimento, se non di aperto pentimento, a cambiare rotta in modo significativo? Neanche uno dei tanti sedicenti liberali richiamerà le considerazioni di J. S. Mill sulla libertà dell'esistenza, la quale consiste nel dominare le proprie passioni, non certo nell'esserne dominati? Non ci potrà essere un consigliere onesto, un teologo illuminato, un uomo capace di un atto di vera carità, che osi disturbare il potente con un discorso poco gradito alle sue orecchie intorpidite, che non tema di essere tacciato di fastidioso moralismo dai parassiti che alimentano i vizi del padrone?
lunedì 7 febbraio 2011
CoCoCo 12 - Adesione al patto dei sindaci europei per l’energia
Dal momento che posso rinviare all'intervento circostanziato della consigliera Magni, esprimo qui conclusivamente una sintesi della discussione interna al nostro gruppo consiliare, anche per offrire alla città un primo segnale di una disponibilità fattiva alla riduzione dei tempi dei lavori consiliari, che valga in piccola parte a compensare altri momenti dispersivi del passato.
Nel merito della delibera, rilevo anzitutto che l'atto che siamo chiamati ad approvare è in sé pienamente condivisibile, esprimendo in modo non equivoco la prospettiva ambientalista (nella versione propositiva, “del fare”) che caratterizza i valori statutari del Partito Democratico, nonché la corrispondenza a precisi impegni internazionali; del resto, chi potrebbe ragionevolmente opporsi all'applicazione degli accordi di Kyoto, considerando la degradata situazione attuale, di cui l'inquinamento dell'aria nella pianura padana è la più attuale manifestazione? Concordo con il consigliere Ajani sulle difficoltà e sui ritardi evidenziati, il che è tuttavia un incentivo a impegnarsi con più convinzione e coerenza per recuperare il tempo perduto.
Tale atto prevede inoltre un impegno preciso per i Sindaci ad operare attivamente e a relazionare su quanto si è compiuto, riducendo così il rischio che tutto si risolva in pure chiacchiere, o almeno costringendo gli eventuale inadempienti a pagare un prezzo politico in caso di negligenza. Esprimendo una valutazione favorevole, propongo che si pervenga rapidamente all'approvazione dell'atto senza eccessivi prolungamenti del dibattito, fatta salva la valutazione dell'emendamento che presentiamo (Magni).
Nel merito della delibera, rilevo anzitutto che l'atto che siamo chiamati ad approvare è in sé pienamente condivisibile, esprimendo in modo non equivoco la prospettiva ambientalista (nella versione propositiva, “del fare”) che caratterizza i valori statutari del Partito Democratico, nonché la corrispondenza a precisi impegni internazionali; del resto, chi potrebbe ragionevolmente opporsi all'applicazione degli accordi di Kyoto, considerando la degradata situazione attuale, di cui l'inquinamento dell'aria nella pianura padana è la più attuale manifestazione? Concordo con il consigliere Ajani sulle difficoltà e sui ritardi evidenziati, il che è tuttavia un incentivo a impegnarsi con più convinzione e coerenza per recuperare il tempo perduto.
Tale atto prevede inoltre un impegno preciso per i Sindaci ad operare attivamente e a relazionare su quanto si è compiuto, riducendo così il rischio che tutto si risolva in pure chiacchiere, o almeno costringendo gli eventuale inadempienti a pagare un prezzo politico in caso di negligenza. Esprimendo una valutazione favorevole, propongo che si pervenga rapidamente all'approvazione dell'atto senza eccessivi prolungamenti del dibattito, fatta salva la valutazione dell'emendamento che presentiamo (Magni).
lunedì 31 gennaio 2011
CoCoCo 11 - Cementificazione e invenduto nell'edilizia residenziale
In questi anni, assistendo alla proliferazione di nuovi palazzi in città, e specialmente nelle aree esterne alla convalle, mi sono spesso chiesto a quali reali esigenze rispondessero gli innumerevoli nuovi cantieri. Soprattutto considerando la situazione demografica sostanzialmente stabile della città. Voglio perciò dare il giusto risalto alla pubblicazione, sulla “Provincia” del 27 gennaio, dei risultati di uno studio commissionato dall’Ordine degli Architetti e condotto da Lorenzo Bellicini, direttore tecnico del Cresme (Centro ricerche economiche e sociali di mercato per l’edilizia e il territorio), da cui si desume che “nell’edilizia residenziale le percentuali di stock di abitazioni costruite da architetti e rimaste invendute ha segnato un costante incremento: 15,1% nel 2006, 17,5% nel 2007, 26,2% nel 2008, 38,1% nel 2009, fino ad arrivare alla previsione del 42% per il 2010. Analogo discorso vale per gli uffici (che sono passati dal 15,3% del 2006 al 37,6% del 2010), per il commerciale (dal 12,3% al 33,1%) e per i capannoni industriali (dal 12,8% al 36,7%). Una costante ascesa dell’invenduto, che va di pari passo con il crollo della nuova produzione residenziale: 4.659 abitazioni, pari a 1.559 migliaia di metri cubi nel 2006; 3.283 case, pari a 1.220 mmc di volumetria nel 2007; 3.131 abitazioni, pari a 1.271 migliaia di metri cubi nel 2008; dato costante nel 2009; discesa a 2.574 case nel 2010, pari a 1.002 mmc; per scendere ancor di più a una previsione di 2.039 abitazioni, pari a 815 mmc nel 2011. In cinque anni il decremento registrato è superiore al 56%”. In sintesi, le previsioni per il 2011 affermano che oltre il 40% delle abitazioni rimarranno invendute e, rispetto al 2006, le nuove costruzioni residenziali saranno il 56% in meno.
Di fronte a simili dati è inevitabile chiedersi perché si sia costruito tanto. La risposta a questa domanda esula forse dagli orizzonti di questo Consiglio, e non mi provo neppure ad azzardarla. Eppure il dato è del massimo rilievo per la nostra attività di amministratori. Tanto per l'elaborazione del prossimo Piano di Governo del Territorio, quanto per l'esame delle autorizzazioni che piovono e sempre più pioveranno in quest'aula nelle more del PGT, sarebbe insensato prescindere dall'evidenza concreta di queste rilevazioni oggettive.
È vero che a Como è fortemente attiva una “lobby del cemento”, che trova ampia accoglienza su una parte della stampa, rivendicando l'importanza economica delle costruzioni, quasi che determinassero un'automatica generazione di ricchezza per la città. Ma questi dati dimostrano che tantissime di queste operazioni non hanno per nulla un carattere di necessità e non rispondono affatto ad una richiesta del mercato. Pertanto dobbiamo chiederci se debbano ancora sussistere, a fronte del prezzo altissimo richiesto in termini di consumo del territorio, e cioè con l'alterazione definitiva di una risorsa non rinnovabile.
Imbruttire la città, soffocare le prospettive con sempre nuove colate di cemento implica ricadute pesanti sotto il profilo ambientale e turistico, generando una diminuzione della qualità della vita dei residenti, oltre a maggiori costi generali e a minori entrate, ad esempio sotto il profilo turistico.
Non si tratta, naturalmente, di condannare l'attività edilizia tout court; al contrario, riteniamo che questa possa e debba svolgere un ruolo insostituibile nella riqualificazione dei volumi esistenti. Di fronte a questi dati schiaccianti, però, non possiamo non rivolgere un appello alla ragione di tutti i consiglieri: se amiamo la città, dobbiamo assumere finalmente la consapevolezza che l'equilibrio urbanistico è da tempo seriamente minacciato e deve essere salvaguardato, da parte nostra, con priorità assoluta. Se abbiamo questa consapevolezza, dobbiamo tradurla in atti amministrativi coerenti ed essere capaci di dire basta alla cementificazione del territorio, tanto nella redazione del PGT, quanto negli atti consiliari. Non un metro cubo di più. E su questo, non sulle chiacchiere, essere valutati dai cittadini.
Di fronte a simili dati è inevitabile chiedersi perché si sia costruito tanto. La risposta a questa domanda esula forse dagli orizzonti di questo Consiglio, e non mi provo neppure ad azzardarla. Eppure il dato è del massimo rilievo per la nostra attività di amministratori. Tanto per l'elaborazione del prossimo Piano di Governo del Territorio, quanto per l'esame delle autorizzazioni che piovono e sempre più pioveranno in quest'aula nelle more del PGT, sarebbe insensato prescindere dall'evidenza concreta di queste rilevazioni oggettive.
È vero che a Como è fortemente attiva una “lobby del cemento”, che trova ampia accoglienza su una parte della stampa, rivendicando l'importanza economica delle costruzioni, quasi che determinassero un'automatica generazione di ricchezza per la città. Ma questi dati dimostrano che tantissime di queste operazioni non hanno per nulla un carattere di necessità e non rispondono affatto ad una richiesta del mercato. Pertanto dobbiamo chiederci se debbano ancora sussistere, a fronte del prezzo altissimo richiesto in termini di consumo del territorio, e cioè con l'alterazione definitiva di una risorsa non rinnovabile.
Imbruttire la città, soffocare le prospettive con sempre nuove colate di cemento implica ricadute pesanti sotto il profilo ambientale e turistico, generando una diminuzione della qualità della vita dei residenti, oltre a maggiori costi generali e a minori entrate, ad esempio sotto il profilo turistico.
Non si tratta, naturalmente, di condannare l'attività edilizia tout court; al contrario, riteniamo che questa possa e debba svolgere un ruolo insostituibile nella riqualificazione dei volumi esistenti. Di fronte a questi dati schiaccianti, però, non possiamo non rivolgere un appello alla ragione di tutti i consiglieri: se amiamo la città, dobbiamo assumere finalmente la consapevolezza che l'equilibrio urbanistico è da tempo seriamente minacciato e deve essere salvaguardato, da parte nostra, con priorità assoluta. Se abbiamo questa consapevolezza, dobbiamo tradurla in atti amministrativi coerenti ed essere capaci di dire basta alla cementificazione del territorio, tanto nella redazione del PGT, quanto negli atti consiliari. Non un metro cubo di più. E su questo, non sulle chiacchiere, essere valutati dai cittadini.
lunedì 24 gennaio 2011
CoCoCo 10 - Utilizzo sportivo dell'Ippocastano e pubblicità negativa per le Paratie
Desidero anzitutto dare voce ad una proposta atta a riqualificare la zona dell'Ippocastano, elaborata dai giovani del PD, e già formalizzata dalla consigliera Magni sotto forma di emendamento al passato bilancio, ma respinta dalla maggioranza, con poche illuminate eccezioni. Si tratta della realizzazione di campi da calcetto al posto dell'attuale parcheggio nell'area dell'Ippocastano. Essi si presenterebbero come strutture di grande utilità per la carenza di offerte analoghe in città, nonché in grado di soddisfare una sentita esigenza dei giovani, in un modo realmente utile al loro benessere. Data la presenza dell'autosilo di via Castelnuovo, tutt'altro che sovraffollato, di quello appena inaugurato del Valduce e di quello di prossima realizzazione in via Zezio, non vi sarebbe un'incidenza negativa per le esigenze di parcheggio.
Considerato che a suo tempo l'assessore Gaddi motivò il parere negativo della Giunta affermando che sarebbe stata realizzata un'area di sosta per i camper, ma che tale destinazione non è comparsa nella relazione previsionale e programmatica, e che, al contrario, nelle ultime settimane è apparsa la notizia che nell'area Ippocastano il Comune di Como avrebbe intenzione di realizzare un autosilo, ritengo importante ripensare ad un cambiamento di rotta.
La carenza di strutture sportive per i giovani è una realtà negativa, che potrebbe anche essere affrontata prendendo in considerazione altre zone oltre a quella dell'Ippocastano, come il San Martino o altri contesti: è però importante è che questa situazione cambi. Como non ha bisogno di solo cemento, non tutte le realizzazioni devono contare più di sei piani: per questo chiederò alla consigliera Magni di riproporre il suo emendamento, ma chiedo sin d'ora a tutti i consiglieri di avviare una riflessione che porti ad un esito favorevole per questa richiesta.
In secondo luogo, pongo all'attenzione del Consiglio e della Giunta il fatto che i notiziari televisivi del fine settimana hanno dato ampio risalto alla situazione del cantiere delle famigerate paratie a lago, e in che termini! Como torna nuovamente alla ribalta con un messaggio ben chiaro, che tutta l'Italia ha inequivocabilmente ricevuto: in queste condizioni, la nostra città deluderà i turisti, molti dei quali, anche se non sono stati invitati a scegliere altre destinazioni, probabilmente lo faranno. Non dico che i cronisti abbiano avuto secondi fini, quanto che la descrizione oggettiva dei fatti incolpa il cantiere e chi lo ha gestito in questo modo scriteriato di tale ricaduta sommamente negativa.
Traetene le debite conseguenze. Non intervenire con rapidità e con decisione, operando le scelte corrette, porta a risultati controproducenti sul piano dell'economia turistica. È pur vero che le mostre, almeno a parere dei loro tifosi, portano in città tanti milioni di euro che non si possono neppure contare; tuttavia sarà difficile che possano bastare a compensare il disastro che si preannuncia.
Considerato che a suo tempo l'assessore Gaddi motivò il parere negativo della Giunta affermando che sarebbe stata realizzata un'area di sosta per i camper, ma che tale destinazione non è comparsa nella relazione previsionale e programmatica, e che, al contrario, nelle ultime settimane è apparsa la notizia che nell'area Ippocastano il Comune di Como avrebbe intenzione di realizzare un autosilo, ritengo importante ripensare ad un cambiamento di rotta.
La carenza di strutture sportive per i giovani è una realtà negativa, che potrebbe anche essere affrontata prendendo in considerazione altre zone oltre a quella dell'Ippocastano, come il San Martino o altri contesti: è però importante è che questa situazione cambi. Como non ha bisogno di solo cemento, non tutte le realizzazioni devono contare più di sei piani: per questo chiederò alla consigliera Magni di riproporre il suo emendamento, ma chiedo sin d'ora a tutti i consiglieri di avviare una riflessione che porti ad un esito favorevole per questa richiesta.
In secondo luogo, pongo all'attenzione del Consiglio e della Giunta il fatto che i notiziari televisivi del fine settimana hanno dato ampio risalto alla situazione del cantiere delle famigerate paratie a lago, e in che termini! Como torna nuovamente alla ribalta con un messaggio ben chiaro, che tutta l'Italia ha inequivocabilmente ricevuto: in queste condizioni, la nostra città deluderà i turisti, molti dei quali, anche se non sono stati invitati a scegliere altre destinazioni, probabilmente lo faranno. Non dico che i cronisti abbiano avuto secondi fini, quanto che la descrizione oggettiva dei fatti incolpa il cantiere e chi lo ha gestito in questo modo scriteriato di tale ricaduta sommamente negativa.
Traetene le debite conseguenze. Non intervenire con rapidità e con decisione, operando le scelte corrette, porta a risultati controproducenti sul piano dell'economia turistica. È pur vero che le mostre, almeno a parere dei loro tifosi, portano in città tanti milioni di euro che non si possono neppure contare; tuttavia sarà difficile che possano bastare a compensare il disastro che si preannuncia.
domenica 23 gennaio 2011
Libri al rogo
Cosa può spingere un amministratore pubblico a promuovere iniziative tanto inutili quanto funeste? Perché infangare l'immagine dell'ente che si rappresenta con un grossolano oltraggio all'articolo 21 della nostra Costituzione che, sarà bene ricordarlo, recita: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”? È quanto vorremmo chiedere all’assessore provinciale alla cultura di Venezia e a quello regionale veneto che, spalleggiati da alcuni colleghi di centrodestra, hanno intimato a biblioteche e scuole di mettere al bando (in quanto “cattivi esempi”) i libri di numerosi autori firmatari di un appello del 2004 che prendeva spunto dal caso di Cesare Battisti per discutere di terrorismo, degli “anni di piombo” e delle leggi relative, tra i quali Saviano.
Trovo davvero deplorevole il fatto che Battisti non stia scontando la pena nelle patrie galere, e mi auguro che si trovi presto una soluzione per fargli espiare la condanna definitiva. Ma non mi sognerei mai di invocare misure persecutorie nei confronti di chi la pensa diversamente da me, attuando procedure tipiche dei periodi più oscuri della storia passata. A quale cultura fa riferimento chi mette al bando libri che ritiene “diseducativi”, oltretutto non per il loro contenuto ma perché le convinzioni degli autori non corrispondono a quelle di chi detiene il potere? Peserà di più la formazione giovanile da nostalgico del Ventennio o la smania di garantirsi un po' di visibilità, tipica di tanti politicanti vanesi? In Italia è inutile sperare nelle dimissioni, o almeno nel pentimento, di chi rappresenta in maniera tanto indegna le istituzioni pubbliche: speriamo almeno che chi ha avuto la disgrazia di eleggerli apra gli occhi e li valuti per quello che sono.
Trovo davvero deplorevole il fatto che Battisti non stia scontando la pena nelle patrie galere, e mi auguro che si trovi presto una soluzione per fargli espiare la condanna definitiva. Ma non mi sognerei mai di invocare misure persecutorie nei confronti di chi la pensa diversamente da me, attuando procedure tipiche dei periodi più oscuri della storia passata. A quale cultura fa riferimento chi mette al bando libri che ritiene “diseducativi”, oltretutto non per il loro contenuto ma perché le convinzioni degli autori non corrispondono a quelle di chi detiene il potere? Peserà di più la formazione giovanile da nostalgico del Ventennio o la smania di garantirsi un po' di visibilità, tipica di tanti politicanti vanesi? In Italia è inutile sperare nelle dimissioni, o almeno nel pentimento, di chi rappresenta in maniera tanto indegna le istituzioni pubbliche: speriamo almeno che chi ha avuto la disgrazia di eleggerli apra gli occhi e li valuti per quello che sono.
sabato 15 gennaio 2011
Al diavolo la Corte Costituzionale (e la democrazia)
All’indomani della sentenza della Corte Costituzionale sul cosiddetto “legittimo impedimento”, è ovvio assistere ai commenti più diversi. Si resta francamente perplessi, tuttavia, nel leggere le dichiarazioni di certi politici, che parlano di un “rovesciamento dei cardini non solo della nostra Costituzione ma di ogni ordine democratico”, mentre altri auspicano che il Parlamento “ripristini l’equilibrio tra i poteri sovrani”.
Ma di cosa vanno cianciando? Che idea ha della democrazia colui che ritiene che la massima autorità in tema di valutazione costituzionale debba accettare supinamente gli obbrobri giuridici generati da una politica profondamente corrotta dal servilismo e dagli interessi di parte? Solo chi ha per norma l’obbedienza cieca a un capo, e la convinzione che i potenti sono “più uguali” degli altri cittadini, può dimenticare che il fondamento della democrazia consiste nella separazione rigorosa tra i poteri e nella reciproca autonomia.
Se anche, in un remoto passato, questi signori avessero letto Montesquieu, si può star certi che preferiscono calpestarlo, in nome di un’attività legislativa instancabilmente piegata alle convenienze di partito o addirittura di singoli individui, che si pretendono intoccabili dalla giustizia e amano appellarsi agli atti di fede dei loro sostenitori piuttosto che alla certezza del diritto. Tra l’altro, converrebbe anche ai ladri di polli o ai bancarottieri consorziarsi in nuovi partiti politici ed invocare la scusa della “persecuzione giudiziaria” per scongiurare le condanne…
Comunque è ormai pressoché certo che i famigerati processi, se anche si dovessero celebrare, vedranno vanificato il lavoro di indagine e il dibattimento dalla tagliola della prescrizione, a suo tempo opportunamente accorciata dagli stessi soggetti. Il mondo è dei furbi. Chissà, forse sarebbe coerente che questo principio sostituisse l’ormai anacronistico “la legge è uguale per tutti” nelle aule di giustizia della nostra disgraziata Repubblica.
Ma di cosa vanno cianciando? Che idea ha della democrazia colui che ritiene che la massima autorità in tema di valutazione costituzionale debba accettare supinamente gli obbrobri giuridici generati da una politica profondamente corrotta dal servilismo e dagli interessi di parte? Solo chi ha per norma l’obbedienza cieca a un capo, e la convinzione che i potenti sono “più uguali” degli altri cittadini, può dimenticare che il fondamento della democrazia consiste nella separazione rigorosa tra i poteri e nella reciproca autonomia.
Se anche, in un remoto passato, questi signori avessero letto Montesquieu, si può star certi che preferiscono calpestarlo, in nome di un’attività legislativa instancabilmente piegata alle convenienze di partito o addirittura di singoli individui, che si pretendono intoccabili dalla giustizia e amano appellarsi agli atti di fede dei loro sostenitori piuttosto che alla certezza del diritto. Tra l’altro, converrebbe anche ai ladri di polli o ai bancarottieri consorziarsi in nuovi partiti politici ed invocare la scusa della “persecuzione giudiziaria” per scongiurare le condanne…
Comunque è ormai pressoché certo che i famigerati processi, se anche si dovessero celebrare, vedranno vanificato il lavoro di indagine e il dibattimento dalla tagliola della prescrizione, a suo tempo opportunamente accorciata dagli stessi soggetti. Il mondo è dei furbi. Chissà, forse sarebbe coerente che questo principio sostituisse l’ormai anacronistico “la legge è uguale per tutti” nelle aule di giustizia della nostra disgraziata Repubblica.
giovedì 13 gennaio 2011
CoCoCo9 - La terra dei crateri (situazione delle strade urbane)
Durante la sospensione dell'attività consiliare, la cronaca ha segnalato con grande evidenza il problema del dissesto della rete viaria, urbana e non solo. Non starò ora a dar conto di quanto si è verificato e tuttora si può constatare: mi basta dire che le strade da me percorse quotidianamente evidenziano sempre nuove sorprese spiacevoli, costringendo me e tutti gli altri utenti a manovre – talvolta disperate – per ridurre il più possibile i potenziali danni ai veicolo, confidando nella sua robustezza forse oltre quanto è lecito sperare.
Comunque non sono qui tanto per lamentarmi della situazione, cosa che già in molti hanno fatto con piena ragione, quanto per reclamare una ben diversa programmazione in sede del prossimo bilancio, affinché si possa abbandonare la politica dei rattoppi, sempre condotta in affanno, nei tempi sbagliati e senza mezzi adeguati, in favore di una graduale sistemazione a regola d'arte del manto stradale urbano.
Non valgono, infatti, le vostre reiterate giustificazioni che invocano a scusante la mancanza di soldi, e ancor meno quelle che pretendono essere questa una situazione accettabile, dato che non siamo la Svizzera, vista evidentemente come una specie di Eldorado. Ma davvero le scelte degli amministratori valgono a prescindere dagli effetti che producono? Oppure si valuta proprio la capacità di soddisfare alle necessità primarie della città con i mezzi a disposizione e, se questi non bastano, procurandosene altri? Magari smettendo di sprecarli in consulenze o in festeggiamenti prima della realizzazione di grandi opere che è possibile non vedano mai la luce?
Se in bilancio mancano risorse per gli interventi più essenziali, vuol dire che questo è stato fatto male e che, non appena possibile, occorre cambiarlo. Un amministratore deve saper stabilire le priorità, fra le quali quelle infrastrutturali appaiono di gran lunga le più rilevanti, perché indispensabili alla promozione delle attività economiche e alla valorizzazione del turismo: oppure, provatevi a convincere i cittadini che un territorio dissestato costituisce una grande attrazione. “Como, terra dei crateri” suona in effetti piuttosto bene...
Comunque non sono qui tanto per lamentarmi della situazione, cosa che già in molti hanno fatto con piena ragione, quanto per reclamare una ben diversa programmazione in sede del prossimo bilancio, affinché si possa abbandonare la politica dei rattoppi, sempre condotta in affanno, nei tempi sbagliati e senza mezzi adeguati, in favore di una graduale sistemazione a regola d'arte del manto stradale urbano.
Non valgono, infatti, le vostre reiterate giustificazioni che invocano a scusante la mancanza di soldi, e ancor meno quelle che pretendono essere questa una situazione accettabile, dato che non siamo la Svizzera, vista evidentemente come una specie di Eldorado. Ma davvero le scelte degli amministratori valgono a prescindere dagli effetti che producono? Oppure si valuta proprio la capacità di soddisfare alle necessità primarie della città con i mezzi a disposizione e, se questi non bastano, procurandosene altri? Magari smettendo di sprecarli in consulenze o in festeggiamenti prima della realizzazione di grandi opere che è possibile non vedano mai la luce?
Se in bilancio mancano risorse per gli interventi più essenziali, vuol dire che questo è stato fatto male e che, non appena possibile, occorre cambiarlo. Un amministratore deve saper stabilire le priorità, fra le quali quelle infrastrutturali appaiono di gran lunga le più rilevanti, perché indispensabili alla promozione delle attività economiche e alla valorizzazione del turismo: oppure, provatevi a convincere i cittadini che un territorio dissestato costituisce una grande attrazione. “Como, terra dei crateri” suona in effetti piuttosto bene...
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