Albrecht Dürer, Navis Stultorum (in S. Brant, Narrenschiff - 1497)

giovedì 7 febbraio 2013

La pazienza di Lucini

"La pazienza è la più eroica delle virtù giusto perché non ha nessuna apparenza d'eroico" (Giacomo Leopardi, Zibaldone). Quindi si presta bene ad accompagnare il cammino di un sindaco coraggioso come Mario Lucini anche nel fronteggiare polemiche pretestuose. Ma è pure vero che le troppe questioni di lana caprina sollevate a vanvera, facendo cagnara senza documentarsi adeguatamente, senza capire o facendo finta di non capire, fanno davvero perdere tempo alla città, non solo a chi la amministra. Inutile, forse, sperare che l'atteggiamento si faccia più equilibrato e si modifichi.
Non ci rimane che Totò: "Ogni limite ha una pazienza", perbacco!
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Dal "Corriere di Como" - Giovedì 07 Febbraio 2013:
"Prima al telefono, poi davanti alla telecamere di Etg, il sindaco Mario Lucini ha risposto per le rime ad Alessandro Rapinese. E soprattutto, con una serie di documenti alla mano, si è detto certo di poter smontare pezzo per pezzo le tesi accusatorie del consigliere di minoranza.
Il primo tassello riguarda l’autorizzazione concessa ad autogru e autosnodati per i lavori al Palace. «Forse Rapinese non ha letto bene l’ordinanza - dice Lucini - altrimenti avrebbe notato che in un punto si dice chiaramente che era vietato transitare sul ponte della darsena». È anche vero, però, che nella stessa autorizzazione si legge che «i mezzi percorreranno largo Leopardi in contromano e in deroga alla segnaletica vigente, per raggiungere il cantiere ubicato al civico 16 del Lungo Lario Trieste-Hotel Palace».
«Ma in realtà - ribatte il primo cittadino - noi abbiamo autorizzato l’occupazione di suolo pubblico a circa 25 metri di distanza dal civico 16, appena dopo l’aiuola circolare di piazza Matteotti. Dunque i mezzi non sono transitati sul lungolago ma, da lì, grazie a un braccio meccanico, hanno provveduto a posare l’impianto di condizionamento sull’albergo». Certo, immaginare un braccio così lungo non è semplice, ma Lucini controbatte anche all’obiezione. «Io, come peraltro Rapinese, non ero sul posto la notte dei lavori, e quindi non so cosa sia successo minuto per minuto - afferma il primo cittadino - Ma siccome il consigliere si basa su documenti, lo stesso faccio io. E questi dicono in maniera chiara che il Comune non ha mai permesso ai mezzi pesanti di transitare dove c’era il divieto oltre le 20 tonnellate». «Credo che Rapinese abbia preso un granchio. E forse - conclude Lucini - farebbe bene a non farci perdere troppo tempo su cose inesistenti». Lucini, in ultimo, ha smentito che, dopo il 18 marzo 2011, siano transitati bus di Asf di peso superiore alle 20 tonnellate sul lungolago."

lunedì 21 gennaio 2013

CoCoCo 2013-2: Segnaletica orizzontale delle nostre strade

Mi soffermo brevemente sullo stato delle strade di Como, che è ben noto a tutti ed è una storica quanto sgradita eredità lasciata alla nostra amministrazione, per segnalare una reale urgenza.
A parte la manutenzione almeno dei tratti più ammalorati, che sarà certamente disposta quando il clima lo consentirà, credo sia di particolare importanza privilegiare il rinnovo della segnaletica orizzontale, e soprattutto degli attraversamenti pedonali. Constato personalmente, raccogliendo anche molte segnalazioni in proposito, la pericolosità degli attraversamenti ormai quasi cancellati, in particolare nelle strade di forte circolazione, che sono soggette a maggiore usura, e che proprio per le loro caratteristiche richiedono una piena e costante visibilità. È questa ad esempio la condizione del tratto dalla fine di via Bellinzona sino al piazzale S. Teresa e via Masia. Si deve tenere presente che uno di questi passaggi pedonali ormai non più discernibile è utilizzato negli orari delle funzioni religiose da molte persone anziane, che non possono usufruire del sottopassaggio di Villa Olmo. Mi capita molte volte di vedere automobili che non si fermano. Il che pone anche l'ulteriore problema di evidenziare le "strisce" con una colorazione adeguata per dare loro maggiore risalto e aumentare la sicurezza degli attraversamenti.
Parlo naturalmente da pedone ma anche da automobilista, in quanto la visibilità e la sicurezza sono un binomio indissolubile anche nella circolazione cittadina. È poi vero che una chiara segnaletica orizzontale nella separazione delle corsie non è una garanzia automatica contro l'inciviltà di taluni guidatori, che sembrano ignorare la necessità di rispettare gli spazi assegnati nonché la funzione degli indicatori di direzione; ma certamente è di aiuto a scongiurare incidenti dovuti alla natura "complessa" di molti tratti della nostra rete viaria. Confido perciò che a questo problema si vorrà dare una soluzione efficace e rapida, anche là dove le ristrettezze di bilancio imporranno di differire una nuova asfaltatura.

lunedì 14 gennaio 2013

CoCoCo 2013-1: Trasferimento dell'archivio storico dell’Ospedale Psichiatrico Provinciale di Como

Nei padiglioni di San Martino fino allo scorso anno si trovavano le circa 40.000 cartelle cliniche delle donne e degli uomini che tra il 1882 e il 1998 sono state ricoverati nell'Ospedale Psichiatrico Provinciale di Como. Si tratta di un Archivio preziosissimo, indispensabile per studiare la storia sociale del comasco attraverso un secolo. Il prof. Gianfranco Giudice, che ha pubblicato nel 2009 una importante ricerca storica su quello straordinario archivio (Un manicomio di confine. Storia del San Martino di Como, Laterza), denuncia ora di aver appreso che dallo scorso anno quell'Archivio non è più a Como, ma, per volontà della Direzione dell'Ospedale Sant'Anna, legittimo proprietario dell'Archivio, e col beneplacito dell'Autorità pubbliche deputate alla conservazione dei Beni culturali, si trova depositato come una merce qualunque in un magazzino presso l'interporto di Parma. Sembrerebbe che in pratica l'Archivio non potrà più essere consultato da nessuno studioso, o visionato da privati cittadini eredi di ex ricoverati nel manicomio di Como.
È della massima importanza che tutti i cittadini interessati, a cominciare dall'Amministrazione Comunale che li rappresenta, si attivino per contestare pubblicamente questo fatto incredibile ed inammissibile, che depaupera la cultura della città di Como e del suo territorio.
Non so quali ragioni abbiano spinto la nuova direzione del Sant'Anna a disporre in questo modo del patrimonio storico che ha in gestione, che include tra l'altro anche la biblioteca del vecchio manicomio con circa 3.500 volumi di grande pregio di cui ignoriamo ad oggi la destinazione; forse anch'essi sono stati depositati insieme al resto. Inoltre, al di là degli aspetti culturali rilevantissimi, si prefigura anche una possibile lesione di diritti individuali, quelli dei parenti degli ex ricoverati che chiederanno i documenti relativi ai loro familiari. In queste condizioni, come riusciranno ad averli? E in tal caso quanto tempo dovranno aspettare, e con che costi?
Mi auguro che, magari anche con la collaborazione degli organi di informazione, siano forniti al più presto dalla direzione del Sant'Anna non solo tutti i chiarimenti relativi all'attuale sistemazione, ma anche le rassicurazioni sul fatto che saranno disposte quanto prima le misure necessarie a garantire la conservazione del patrimonio culturale dell'ex OPP nella città di Como, con una sua piena accessibilità, riservandomi di investire il Consiglio Comunale dell'argomento in maniera più formalizzata qualora venga confermata la realtà del rischio che la città non rientri mai più in possesso di una parte essenziale della sua storia.

domenica 23 dicembre 2012

In risposta ad alcune critiche "politiche"(?)

Solo due brevi precisazioni in ordine al mio ultimo intervento, che chiunque abbia voglia può leggere e valutare qui sotto.
1) Mi pareva di aver espresso una chiara valutazione di sostegno al PGT per l'impostazione metodologica, intervenendo perciò sull'argomento in chiave politica senza peraltro sovappormi inutilmente ai rilievi ampiamente condivisi dei colleghi che ho menzionato.
2) Ho contestato invece con forza l'atteggiamento tenuto da parte dell'opposizione nel dibattito, non tanto per i rilievi di merito, tutti legittimi anche se non sempre davvero pertinenti, quanto per l'inaccettabile ripetizione dell'etichetta di "bravi ragazzi" ma "incapaci" attibuita alla Giunta, che sembra essere diventato il mantra di chi non ha veri argomenti sostanziali e assume una connotazione a volte ridicola. Per verificare tale assunto, occorrerebbe sottoporne l'operato alla prova dei fatti, cosa che evidentemente non si può pretendere a inizio mandato.
Tutto qui. Avendo preso la parola 11 volte in consiglio dall'inizio, avendo sinora presentato un Odg, una mozione approvata sulle ludopatie e un paio di emendamenti, non so neppure se corrisponda al vero l'accusa di parlare "ogni morte di papa" che mi è stata sprezzantemente rivolta da chi forse ascolta solo quando vuole. Certo, mi sforzo di non parlare troppo a vanvera, per rispetto dei colleghi e dei soldi dei contribuenti. Chissà se tutti i consiglieri possono dire altrettanto...

mercoledì 19 dicembre 2012

CoCoCo 2012-7: Piano di governo del territorio e valutazione degli interventi

Non intendo prendere molto tempo, anche perché nel merito mi ritrovo in molti dei concetti espressi tra gli altri dai consiglieri Favara, Nessi e Legnani. Vorrei solo rilevare come, a mio modesto avviso, nessuno abbia espresso la pretesa di aver realizzato con questo PGT la perfezione urbanistica, che del resto non è di questo mondo. Perciò, al di là di qualche espressione un po'colorita, la diversità di sfumature e la presenza di qualche rilievo diversificato tra le forze di maggioranza possono essere interpretati come segni di divisione solo nei sogni più ardimentosi di qualche esponente dell'opposizione, rientrando invece agevolmente nella più tranquilla categoria delle variegate sensibilità politiche o territoriali che arricchiscono l'esperienza politica a sostegno della giunta Lucini, e non le impediranno certo di lavorare per il bene della città.
Anzi, entro i limiti stringenti che sono qui dati, in particolare quelli cronologici, il notevole impegno di “fine tuning” sul testo di partenza è agevolmente riscontrabile dall'esame dei materiali, e in particolare nella rigorosa presentazione dell'assessore Spallino, comunque tutt'altro che priva di una visione di futuro, in particolare quando afferma che "il Comune non è più l’unico interlocutore in grado di governare i processi di pianificazione territoriale" e che si richiede un approccio culturale diverso rispetto al passato in termini di partecipazione, condivisione e collaborazione pubblico-privato, anche per generare opportunità di sviluppo ed attuare gli obiettivi strategici di interesse collettivo, e che "la necessità di garantire forme di partecipazione diffusa dei singoli cittadini e delle varie forme associative è ormai divenuta ineludibile". A mio avviso, perciò, sono forti e profondi gli elementi di compatibilità con quanto enunciato nel nostro programma, e in particolare nella prospettiva di un'“opera aperta” all'ascolto e alla partecipazione non solo presente, ma anche futura della cittadinanza; metodologia che potrà non piacere – e in effetti è stata tacciata di una opaca "discrezionalità" in modo incongruente ed illogico – ma corrisponde appieno alla prospettiva politica giudicata e premiata dalle urne.
Non mi ha stupito, è vero, accanto a indicazioni e suggerimenti anche apprezzabili dei quali va dato atto, il susseguirsi di critiche ingenerose nei confronti dell'operato della giunta e dell'Assessore in quanto tali, ben al di là dei contenuti in discussione. Fa parte del gioco, come suol dirsi.
E però è ora di affermare che siamo stanchi di tollerare attacchi palesemente infondati senza che da parte nostra si voglia perdere troppo tempo in repliche polemiche (perché è vero, per molti aspetti, che sarebbe comunque tempo perso), quindi ora colgo l'occasione per ricordare che saremo forse troppo tolleranti, ma di certo non acquiescenti davanti alle sciocchezze che qualcuno ci vuol far piovere addosso.
Sarà magari vero – ma la ragione imporrebbe il beneficio del dubbio – che se gli elettori avessero scelto un altro sindaco avremmo avuto ben altra solidità di impianto, adeguati tempi di riflessione, una visione della città capace di sfidare i secoli futuri, ma così non è stato. Bisognerebbe finalmente essere capaci di prenderne atto, elaborare il lutto e rinviare gli eccessi polemici e le provocazioni alla prossima campagna elettorale. Gli elettori, evidentemente, si dovranno accontentare non di effetti speciali, ma di gente che sgobba molto e batte poco la grancassa, a costo di sentirsi dare del “boy scout” o dei “bravi ragazzi” da chi crede di aver trovato un eccelso espediente retorico per accusare aprioristicamente di incompetenza la controparte, senza portare solide argomentazioni e sopratutto senza aspettare la verifica dei fatti.
In realtà questo è solo un trucco di bassa lega, un esercizio di pigrizia mentale che purtroppo abbiamo già potuto leggere a stampa più volte, con l'implicito ammonimento che essere armati di buona volontà ed onesti non è condizione sufficiente a governare. Chi intende continuare su questa strada, vorrebbe di grazie essere più conseguente, ed affermare anche che perciò in fin dei conti non è una condizione necessaria? Altrimenti come argomentazione è del tutto inconsistente: si tratta di un'ovvietà lapalissiana, che gli elettori conoscevano benissimo quando hanno dato la fiducia a questo sindaco, giudicandolo competente quel tanto che basta, sicuramente attendendo dei risultati, ma entro i tempi che la ragione impone, e non la vuota polemica politica e la convenienza di un'opposizione a corto di argomenti.
Sostenere che è meglio avere in politica persone di qualsivoglia moralità, purché certificate "capaci" (e da chi, di grazia? dalla loro lingua lunga, o dal coro dei compagni di cordata?), equivarrebbe oggi, per fare un esempio, a battere una pacca sulle spalle di quei consiglieri (o di quel presidente) regionali che abbiamo visto approfittare spudoratamente di privilegi generosamente autoconcessi, in cambio di autocertificazioni di efficienza che stanno tra l'altro mostrando vistosi segnali di falsità, in un sistema di potere che va sempre più sgretolandosi, e dire loro "continuate così".
Io non so se la nostra giunta, che si è assunta l'onere pesantissimo di mettere mano agli infiniti dissesti lasciati alla città da precedenti amministrazioni delle quali non a caso, e non innocentemente, ci viene regolarmente intimato di non parlare (perché infatti noi partiamo da una situazione normale, vero? Sia chiaro che non cerchiamo scuse, ma esigiamo il rispetto della verità storica, che sola consente una valutazione equa!), non so, dicevo, se sarà capace di reggere una sfida così pesante. Da cittadino me lo auguro di cuore. Conoscendo il sindaco, e imparando ad apprezzare la giunta (per quanto evidentemente non composta dai supereroi dei fumetti che forse qualcuno si aspetterebbe di vedere all'opera), non esito a nutrire qualche fondata speranza che tra quattro anni la città potrà essere un poco migliore di come l'abbiamo trovata, anche a partire dall'attuale piano di governo del territorio. Magari pure con il concorso dell'opposizione, di cui non mi sfuggono gli intenti propositivi... quando ci sono. Perché a volte, per dire il vero, mi è sembrato di sentir aleggiare in quest'aula sospettose questioni fondate sul nulla, con quesiti costruiti in modo tanto astruso da non poter ottenere una risposta logicamente valida, per consentire poi modeste filippiche a difesa di una legalità e trasparenza mai seriamente minacciate.
È vero che questo è un consesso democratico. Tutte le opinioni che abbiamo ascoltato vanno senz'altro rispettate. Ma a questo punto iniziale del cammino, l'onestà impone di voler considerare che solo l'esperienza, la prova dei fatti, può essere un metro di giudizio adeguato dei progetti e della capacità di attuarli. Ed è questo il trattamento che meriterebbe l'attuale PGT in discussione. Il gioco delle parti rischia altrimenti di farsi stucchevole nella sua prevedibilità, con l'inconsistenza di polemiche oltretutto incapaci di incidere sul voto finale. Auguro alla città che tutti possiamo ritrovarci serenamente, 1) tra pochi mesi, ad affinare ulteriormente gli elementi di programmazione qui delineati, e 2) tra pochi anni a svolgere quel bilancio che la responsabilità assunta davanti ai cittadini ci impone di compiere. Sono fiducioso che allora la valutazione potrà dirsi positiva.

lunedì 26 novembre 2012

Chi strepita contro la Nave dei folli?

"Le secondarie, terziarie, nullarie del pdmenoelle di questa domenica di novembre 2012, data che verrà ricordata come l'ennesimo giorno dei morti della Seconda Repubblica, sono una rappresentazione senza contenuti, un'auto celebrazione di comparse, un grottesco viaggio nella pazzia, come nell'opera satirica medioevale la "Nave dei Folli" di Sebastian Brant...". Così - riprendendo anche la bella immagine tardoquattrocentesca che campeggia in testa a questa pagina - furoreggia nel suo blog un Beppe Grillo ancor più livoroso e tonitruante del solito, visibilmente preoccupato di sminuire in tutti i modi il significato delle primarie del centrosinistra. Se c'è un dato che balza agli occhi, infatti, è la massiccia partecipazione popolare, ancor più significativa in un momento di disaffezione verso la politica e in particolare verso i partiti (i quali hanno fatto molto per meritarsela). Queste sarebbero dunque "primarie dei folli [...] un bromuro sociale, un calmante, servono a dare al popolo l'illusione di decidere, a pagamento (partecipare costa due euro), il premier che salverà l'Italia dal baratro".
Non esistendo da noi il premierato, non esisterebbe di conseguenza neppure il candidato premier. Quindi, saremmo tutti degli illusi.
Già, e invece sarà intelligente chi pensasse seriamente che la coalizione che fa le primarie poi non candiderà a presidente del futuro governo la persona indicata dal voto? È vero che né i comici né i politici devono dimostrare capacità logiche straordinarie, ma argomenti tanto deboli è insolito ritrovarli. Che non ci sia la garanzia o l'automatismo della vittoria elettorale alle politiche è un'ovvietà, che il Presidente della Repubblica darà l'incarico considerando l'effettivo risultato delle urne, pure. Ma che gli elettori di centrosinistra abbiano la possibilità di una scelta democratica che non è stata sinora consentita ai simpatizzanti di altri partiti è un dato di fatto. Che vale a mettere in mostra con più evidenza le ambiguità di movimenti comandati da “capi” inclini alla scomunica, che non tollerano dissensi e stabiliscono i criteri di purezza politica in relazione alla sudditanza.
Un po' di compassione, comunque, a Grillo la si può concedere. A furia di agitare le piazze, si era già convinto di avere il monopolio completo del "popolo". E di poterlo magari teleguidare.
A parte i suggerimenti sull'uso del bromuro, forse a questo tribuno un po' sguaiato farebbe bene ripassare con più calma le regole della democrazia. È vero, “uno vale uno”. Ma se un cittadino non segue i vari "vaffa..." e gli isterismi che pure la politica va suscitando, forse perché sa tenere i nervi saldi e sa pensare con la sua testa, merita rispetto. Non una sequela di insulti da ciarlatani.

lunedì 5 novembre 2012

CoCoCo 2012-6: Intervento su mozione per il taglio dei trasferimenti pubblici ai partiti

È vero che il testo in discussione non attiene a materie direttamente governate da questo consiglio e dall'amministrazione cittadina, ma vale ad esprimere un'indicazione forte nei confronti di una tendenza deleteria e pericolosa, da parte di alcuni settori della politica, all'abuso delle risorse necessarie per il funzionamento delle istituzioni democratiche.

Ho detto risorse necessarie: non vogliamo sostenere posizioni estreme e anche poco realistiche, come l'azzeramento dei compensi per tutte le cariche elettive, per la ragione che aprirebbero la via ad una pratica della politica come riservata a pochi. D'altra parte il finanziamento dell'attività politica può avere una dimensione ragionevole (e viene del resto prevista in tutte le democrazie compiute) e deve avere come misura quella di coprire solo le vere spese inerenti l'attività a favore della collettività, la diffusione delle idee e dei programmi, lo studio dei problemi e l'elaborazione di soluzioni, grazie anche all'apporto di competenze specialistiche, che non si improvvisano. Al di là di un sobrio sostentamento dell'impegno di chi non vuole trarre dalla politica i mezzi per l'arricchimento o un supposto avanzamento sociale non si deve andare. E gli approfittatori dovrebbero essere cacciati dai partiti che non vogliono diventare... delle fogne.

Un esempio luminoso lo avremmo tutti, davanti agli occhi: quello offerto dai padri fondatori della repubblica, in un'epoca di oggettive difficoltà per un paese bisognoso di ricostruzione, capaci di ostentare uno stile fatto di semplicità e di modestissimi rimborsi ed esenzioni, quelli più strettamente connessi all'attività parlamentare. A volte neppure di quelli.
La cronaca dei recenti decenni ha visto invece una sostanziale degenerazione dell'attività politica, intesa sempre più come occupazione dei centri di potere e di controllo della spesa pubblica, che non a caso è andata gonfiandosi a dismisura, favorendo il male parallelo di una corruzione crescente. La “Milano da bere” che fu a suo tempo elevata a paradigma di un successo amministrativo ed elettorale, e che era in realtà guasta fin nelle fondamenta. Credo che la maggior parte di noi si fosse illusa, negli anni di Tangentopoli, che questo aberrante fenomeno potesse trovar fine. Amaramente dobbiamo constatare che non è stato così, e che anzi sono state elaborate forme sempre nuove di saccheggio dei beni pubblici. Lasciando ora da parte i mille scandali legati all'attività di faccendieri in stretta connivenza con alcuni centri di potere politico, resta comunque intollerabile il caso recente di consigli regionali capaci di moltiplicare le spese per i gruppi oltre ogni parvenza di senso, proprio nel segno dell'arraffare a man bassa, finché ancora c'è qualche risorsa. Vi sono in Italia intere regioni e capoluoghi di provincia in deficit profondo, non per aver subito particolari catastrofi, ma perché gestiti con una concezione familistica e clientelare del potere, che dispensa prebende, consulenze, posti di lavoro più o meno inutili al sottobosco di una politica sempre più vorace.
Il “listino” delle ultime elezioni lombarde, finalmente abolito, ha del resto messo in luce anche queste modalità di selezione assurdamente votata a premiare con stipendi pubblici di peso che sarebbe eccessivo anche per ottimi amministratori, anche e sopratutto personalità inette e rapaci, che hanno ottenuto tale privilegio per meriti (se di meriti si può parlare) che non si possono certo considerare legati al servizio pubblico. Infine, l'inconcepibile libertà senza controllo di cui hanno potuto approfittare alcuni tesorieri di partito per accaparrarsi risorse da gestire sempre contro il pubblico interesse, e spesso anche contro quello dei loro partiti, fa capire con chiarezza che è venuto il momento di finirla con questo andazzo.
Non è il consiglio comunale di Como che può intervenire direttamente in merito. Ma l'invito che con questa mozione si rivolge al sindaco affinché in tutte le sedi opportune faccia presente l'imbarazzo e lo scandalo che la politica “vera” prova nei confronti di quella disonesta ed approfittatrice, credo sia comunque opportuno e sensato. So che il Sindaco lo condivide appieno e che non lascerà diventare lettera morta questo nostro indirizzo. In questo modo, oltre che con il nostro comportamento di cittadini e di amministratori, speriamo di contribuire un poco al necessario ed indifferibile rinnovamento della politica italiana.

lunedì 15 ottobre 2012

CoCoCo 2012-5: Mozione su Azione di contrasto al gioco d'azzardo patologico sul territorio comunale

Il contenuto della mozione da me proposta, poi approvata dal Consiglio Comunale:
Premesso
che nella sola Regione Lombardia, secondo i dati forniti da un’elaborazione della Consulta nazionale antiusura, i giocatori d’azzardo sono 700mila, risultando inoltre che il 54% di maschi di età inferiore ai 24 anni giocherebbe almeno una volta la settimana;
Rilevato
che negli ultimi anni si sono contestualmente moltiplicati i locali che ospitano macchine per il gioco d'azzardo (video poker, slot machines);
che in provincia di Como nel 2011 si sono giocati in media 1.504 euro a persona, ossia una cifra sostanzialmente equivalente a uno stipendio mensile, con un aumento preoccupante rispetto al dato medio 2010 (che risultava inferiore di 300 euro)
che a tutt’oggi nel Comune di Como, al di là di utili azioni di monitoraggio, non risulta ancora avviato alcuno studio dettagliato sulla diffusione e l'incidenza delle dipendenze da gioco d'azzardo;
Considerato
che, come denunciano la comunità scientifica e gli operatori sociali, il fenomeno delle cosiddette ludopatie non si circoscrive alla persona affetta da dipendenza, ma ha pesanti ricadute economiche sulle persone legate a chi è soggetto a questa patologia e sulle loro eventuali attività imprenditoriali, di fatto trasferendo gli effetti del fenomeno dalla sfera personale a quella sociale;
che i debiti contratti a causa del gioco d'azzardo patologico confluiscono frequentemente nel circuito dell'usura, devastando le già precarie condizioni economiche delle famiglie;
che il flusso di denaro generato nel settore rischia di non essere adeguatamente monitorato, prestandosi al rischio di forme di riciclaggio;

[il Consiglio Comunale] DELIBERA

l'avvio entro il corrente anno di una collaborazione in rete con gli altri attori istituzionali e soggetti competenti al fine di monitorare l'incidenza delle ludopatie nella città di Como ed eventualmente di organizzare di un convegno istituzionale con contributi qualificati e analisi di percorsi di prevenzione già avviati da altri comuni italiani;
la costituzione di partenariati con le scuole al fine di istituire un percorso di prevenzione per sensibilizzare i giovani alle caratteristiche potenzialmente negative delle attività ludiche on line, soprattutto se legate alle scommesse;
il potenziamento, nell'ambito dei servizi sociali, di una rete di supporto alle famiglie con membri affetti da dipendenza dal gioco;
la promozione degli esercizi che scelgono di non installare macchine da gioco attraverso un contrassegno di qualità sociale certificata dal Comune;
la verifica e la predisposizione di procedure, in accordo con la normativa regionale, per la regolamentazione dell'accesso al gioco automatizzato, nelle sale abilitate, solo tramite inserimento della CRS (Carta Regionale dei Servizi) in apposite apparecchiature di registrazione dei dati, dalle quali evincere ai fini fiscali l'importo delle cifre giocate e delle eventuali vincite.

lunedì 20 agosto 2012

Aumenti giustificati?

A volte si resta sconcertati dal modo che certe aziende hanno di affrontare la crisi. Si prenda ad esempio la revisione biennale con controllo dei fumi della caldaia domestica, di cui posso portare testimonianza diretta: nel 2008 l'importo richiesto era di 65 euro; nel 2010, è salito a 95; nel 2012, arriva a 135, senza ovviamente alcun intervento di riparazione. Risparmiamoci il calcolo dell'incremento percentuale e la dubbia soddisfazione di misurare l'enorme discrepanza con i vari tassi di inflazione attesa, percepita, misurata dagli enti preposti sulla base dei “panieri” più cervellotici.
La sensazione che si avverte, in questo come in altri casi, è che non pochi operatori, non appena ne abbiano la possibilità, tendono a scaricare totalmente aggravi, inefficienze e costi burocratici sul cliente. Soprattutto quando le lobbies sono potenti, ed ottengono legislazioni ad hoc che, per garantire la sicurezza dei tanti impianti casalinghi, prevedono costanti passaggi di specialisti, nuovi bolli e certificazioni, verifiche e revisioni con precisione degna degli apparecchi della NASA. Tutte cose sensate, che creano anche posti di lavoro e mantengono il fatturato aziendale. Ma il cittadino comune, vedendo da anni il proprio salario bloccato o diminuito, vecchie imposte che si aggravano e nuove tassazioni a sorpresa, per quanto giustificate dalla congiuntura internazionale e dall'imprevidenza dei governi “cicala” dei decenni passati, si chiederà pure dove andare a prendere i soldi, e dove si stia andando a finire.
Nessuno ha la sfera di cristallo. Ma siamo sicuri che tosare le pecore a ripetizione giovi alla loro salute? Sarà possibile procedere con questi ritmi ancora a lungo, o non si incentiveranno piuttosto fenomeni di insofferenza ed evasione verso obblighi sempre più complessi e stringenti, come già avviene nel caso dell'assicurazione RC auto? E, regina delle domande: dove stanno in tutto ciò i meccanismi di una sana concorrenza? Chi vigila su queste evidenti distorsioni? A quando un Parlamento che legiferi per smantellare davvero gli innumerevoli impianti corporativi che soffocano le possibilità di ripresa del nostro paese?

mercoledì 18 luglio 2012

CoCoCo 2012-4: Emolumenti degli amministratori e responsabilità individuale

Rinuncio ai privilegi: ai mezzi di trasporto gratuiti, all'adeguamento automatico delle indennità in misura percentuale, come i nostri deputati (ma non si dimentichi l'assemblea regionale siciliana, che costa ai cittadini 4 volte tanto quelle delle altre regioni), al vitalizio dopo alcuni mesi di mandato, e interrompo qui una lista che potrebbe essere ben più lunga.
Ovviamente nessuno di noi percepisce tutto ciò: ma di noi si sta parlando, e ci si vuol far credere che le indennità municipali, nella misura stabilita attualmente, rappresentino un privilegio, pur avendo già subito un taglio a fronte della crisi (quindi il segnale, il “buon esempio”, se di quello si trattava, è già stato dato qualche mese fa), e questo diviene evidente nel subemendamento che azzera di fatto ogni emolumento persino a quei lavoratori a tempo pieno, di fatto, che sono Sindaco e assessori.
Francamente, il senso delle proporzioni mi sembra difettare; o meglio si sostiene una posizione in sé legittima, ma per nulla liberale e assai problematica proprio sul terreno della democrazia. In modo assai corretto il Sindaco ha richiamato il principio che l'accesso alle cariche pubbliche non può essere limitato solo a chi possiede ampi mezzi personali, che possono rendergli del tutto indifferente il percepire o meno delle indennità.
Ma dato che il punto è stato sufficientemente chiarito, vorrei ricordare qualcosa che sappiamo tutti assai bene: esiste cioè un metodo semplicissimo per diminuire l'incidenza economica della nostra attività sul bilancio comunale, ossia limitare le sedute del Consiglio al numero effettivamente indispensabile. Mi rammento che più volte, durante lo scorso mandato, sono stati pubblicati degli utili raffronti, che mostravano come cittadine a noi prossime, Varese o Lecco ad esempio, tenessero un numero di sedute significativamente inferiore a quelle di Como, senza per questo mancare ai doveri amministrativi.
Perché dunque non attuare nei fatti una riduzione dei costi che è certo meno eclatante di fronte all'opinione pubblica, ma non meno effettiva, come quella che deriva da un autocontingentamento degli interventi e dei tempi? Nessuno di noi, certo, interviene a vuoto: e consentitemi di confermarvi, cari colleghi, che effettivamente il suono della voce di ognuno di voi è di per sé bello da ascoltare, e produce gradite vibrazioni nell'aria. Si comprende perciò che si voglia poterla udire lungamente, e forse le facoltà che il regolamento concede sono state predisposte a tale scopo.
Ma questo flusso armonioso di parole, ahimé, lo si è visto, ha un costo: perciò sono certo che, grazie anche alla riflessione suscitata dal presente emendamento, per il futuro potremo impegnarci, ciascuno per la propria parte, a contenerlo un poco, rendendo più spedite le nostre discussioni e di conseguenza meno frequenti le nostre sedute. La vera riduzione dei costi, al di là dei facili effetti populistici, passa tanto da un’accorta pianificazione, quanto dal senso di responsabilità individuale. E qui, per coerenza, mi taccio.

lunedì 16 luglio 2012

CoCoCo 2012-3: Su Patrimonio e Bilancio di previsione

Anzitutto, trovo un motivo di soddisfazione nel vedere un bilancio declinato secondo le linee guida del nostro programma, una cura da apprezzare perché si riferisce ad un documento elaborato in tempi necessariamente ristretti e in una condizione di emergenza che non tutti sembrano cogliere. È tra l'altro paradossale che ci venga rimproverata una presunta fretta – quando si tratta invece della serietà di chi ritiene di dovere adempiere ai compiti affidatigli, di contro alla prassi italica del rinvio, così comoda e deresponsabilizzante. E in più, finché non approviamo il bilancio, di fatto non ci sono i soldi anche per gli interventi urgenti che si chiedono a gran voce.
La lettura delle voci di bilancio dedicate al patrimonio sottolinea la rilevanza del ruolo che questa componente esercita tanto sul piano di una gestione che deve ritrovare efficienza, quanto di una razionalizzazione necessaria ad affrontare questi tempi particolarmente difficili per le finanze comunali. In particolare appare ragionevole attuare una dismissione che possa portare sostegno alla riqualificazione del rimanente patrimonio, secondo le seguenti linee guida.
individuare i beni non strategici ai fini di una loro alienazione
rendere efficiente la riscossione dei canoni
rivedere le procedure di evidenza pubblica scadute adeguandole ai principi di trasparenza, e mantenere tali procedure per tutti i casi futuri.

Per il nostro comune è di estrema importanza che il patrimonio cessi di essere un peso e un onere, ma venga valorizzato come una risorsa da mettere a frutto.
Si deve perciò avviare un processo di conoscenza approfondita che porti a diradare le folte nebbie del recente passato. È incredibile che una simile azione sia mancata in tutti questi anni: sarà pur vero che la responsabilità non può essere scaricata sull'ultimo assessore arrivato nella passata giunta, negli ultimi mesi della quale si è preso consapevolezza del fenomeno, ma come non chiedersi come e perché in vent'anni non si è proceduto di un passo? Come si sarebbe proceduto se non fossero intervenute indagini e denunce giornalistiche? Tutti coloro che non hanno chiarito questo ginepraio in questo lunghissimo periodo, davvero credono di poter scaricare ogni responsabilità tanto facilmente?
È dunque ora che arriva davvero in Comune uno spirito nuovo, e da parte nostra, come maggioranza, va dato un pieno e convinto sostegno a questo processo tutt'altro che semplice, che non promette per forza di cose di essere immediato, ma che è assolutamente indispensabile e costituisce pertanto una priorità dell'amministrazione.
Inoltre, come in molti hanno già ricordato, nella prospettiva di una decrescita delle risorse generali, come pure delle disponibilità dei singoli e delle famiglie, un potenziamento dell'housing sociale e dell'edilizia convenzionata è non solo auspicabile, ma sommamente necessario. In tale quadro, la vendita illustrata alla pag. 45 della relazione previsionale, pur nella comprensibile necessità di una verifica della corrispondenza con i risultati effettivi – dato che in questo contesto particolare per il mercato immobiliare non tutte le operazioni potrebbero andare a buon fine come ci auguriamo – nonché nell'ovvio rispetto dei diritti di prelazione sussistenti, si rivela una svolta decisiva per poter finalmente porre mano ad una effettiva opera di ristrutturazione del patrimonio esistente, a tutto vantaggio della funzione pubblica dello stesso. Ribadisco: funzione pubblica, destinazione sociale, e null'altro. Non ci interessa creare clientele, né instaurare legami di dipendenza delle persone dal potere politico, bensì soddisfare un bisogno drammatico sempre più urgente, garantendo la dignità delle persone anche attraverso il decoro abitativo.
1. Il comune non può che avere il dovere di garantire condizioni abitative decorose, laddove in taluni casi questa preoccupazione non è stata soddisfatta, o addirittura una parte delle unità non è stata neppure più data in locazione perché inagibile di fatto.
2. La solidarietà deve collegarsi all'efficienza, anche nell'ottica di una riscossione del giusto, evitando il perdurare di atteggiamenti di comodo o di evasione dei canoni, eliminando i favoritismi, se ve ne sono, e favorendo il rispetto delle regole grazie ad una puntualità delle scadenze, che responsabilizzi l'utenza e consenta appunto il reperimento di risorse per l'ulteriore manutenzione.

I due principi guida che informano la definizione di questo settore del bilancio mi appaiono poi assolutamente centrali in tutta la nostra azione amministrativa, e vanno ribaditi:
1. la legalità: le situazioni debitorie vanno inquadrate nell'effettivo contesto, ma senza lassismi e disinteresse, garantendo il diritto solo a fronte di una responsabilizzazione degli usufruttuari; per quanto riguarda le situazioni consolidate in negativo, è chiaro che non rimarrà altro che la procedura legale
2. la trasparenza: innanzitutto approntando una ricognizione completa e senza zone d'ombra; dando ad essa una piena pubblicità attraverso lo strumento informatico comunale; rivedendo i criteri delle assegnazioni, laddove lascino spazio ad ambiguità o non arrivino a coprire adeguatamente tutte le fattispecie, in modo da garantire a tutti il pieno rispetto dei propri diritti.

Sono obiettivi e sono principi, lo ribadisco, importanti e strutturali. Proprio perché noi siamo contrari ai tagli indiscriminati, si impone una estrema attenzione e la scrupolosa correttezza della gestione. Il che porta inevitabilmente ad una valutazione politica sulle tante posizioni ideologiche che abbiamo udito. Che sono state espresse con differenti gradi di intenzionalità, ma che evidenziano comunque una mentalità rigidamente conservatrice, in modo persino ingenuo, quasi che si potesse rimanere sordi di fronte alle esigenze drammatiche che il paese sperimenta in questo momento, al punto da scivolare frequentemente nel compatimento dei “poveri ricchi”. La soluzione, ci si dice, è semplice: tagliare. Davvero semplice, addirittura semplicistico, dato che i tagli il presente bilancio è costretto comunque a farli, e pesantemente, anche a causa dei vincoli francamente assurdi imposti dal patto di stabilità. Su quest'ultimo, mi posso associare con convinzione alle critiche verso un meccanismo che finisce per essere penalizzante anche per le amministrazioni virtuose, il che è contro ogni logica.
Ma i tagli spensierati e disinvolti, quelli che sono facili a dirsi ma poco responsabili a farsi, ignorano di fatto le conseguenze di lungo termine e non di rado arrivano a peggiorare le cose, penalizzando in primo luogo l'efficienza. Lo dico proprio perché ne abbiamo fatto tutti l'esperienza: veniamo da un decennio di sconsiderati tagli lineari, gestiti nella maniera più supponente e insieme visibilmente incapace di calcolare gli effetti. Salvo naturalmente quello dell'annuncio, ben gradito ai demagoghi. E difatti abbiamo potuto tutti misurare le capacità di risanamento dei conti pubblici dei dilettanti che ci hanno governato per la maggior parte del tempo recente, prima di lasciare al prof. Monti la patata bollente, ma dopo aver abbondantemente scaricato i costi del loro populismo elettorale sulle spalle degli enti locali (soprattutto di quelli con i conti in ordine) ed infine riuscendo persino nel capolavoro di attribuire la crisi internazionale ad una semplice percezione errata da parte di quegli sciocchi - noi - che non continuavano a tenere gli occhi chiusi. E proprio costoro sono tra i principali responsabili dei nostri guai attuali, almeno quanto gli sciagurati dissipatori delle finanze pubbliche degli anni Ottanta, quelli della Milano da bere e della corruzione generalizzata culminata in Tangentopoli (una piaga, detto per inciso, dalla quale purtroppo non ci siamo ancora liberati).
Ecco perché possiamo serenamente definire ridicole le accuse, che qualcuno ha ritenuto di dover formulare, rivolte a questa giunta che non avrebbe avuto “coraggio”. Il coraggio di tagliare senza aumentare le tasse. Ma chi legge il bilancio constata che tagli sostanziosi, nell'ottica di una sensata revisione della spesa, sono stati invece compiuti, e costringeranno tutti gli assessorati ad ingegnarsi per garantire qualità ai servizi. Ma forse l'opposizione qui ci chiedeva un altro genere di coraggio. Quale? Quello di scaricare la crisi su tutti i cittadini in misura indifferenziata (e perciò con un peso ben diverso per il ricco e per il povero)? Quello di comprimere e diminuire servizi già in tanti casi ridotti all'osso, premessa per l'espansione di fornitori alternativi, a disposizione però solo di chi se lo può permettere?
In tante occasioni, in queste sedute, abbiamo sentito due mantra ricorrenti, se non proprio ossessivi, nei nostri confronti: “guardiamo avanti” e “non capisco perché fate così”. Direi che entrambi confliggono pesantemente con un criterio di ragionevolezza, quello di guardare alla realtà storica, ai semplici dati di fatto. Che è molto pericoloso ignorare, proprio perché così facendo si dimenticano le cause che ci hanno condotto a questo punto. Anche le responsabilità, naturalmente (ma adesso mi interessano di meno). Vogliamo davvero dimenticare che chi afferma spavaldamente di aver tenuto fermo il livello dell'imposizione fiscale, contemporaneamente ha avviato “grandi opere” che si sono oggi trasformati in “buchi neri” per il bilancio comunale? Che proprio ora, ad esempio, la Ticosa sta richiedendo centinaia di migliaia di euro per interventi urgentissimi? Che per decenni si sono elargite vagonate di migliaia, anzi milioni di euro per le più svariate consulenze ed incarichi esterni? Perché nell'ansia di chiedere dati agli uffici, alcuni consiglieri non vanno a vedere come le passate amministrazioni avevano l'usanza di impiegare i soldi pubblici, e con quali risultati? Purtroppo solo dal 2006 la pletora di consulenze ha cominciato ad essere evidenziata per legge, e anche allora le cifre non erano particolarmente contenute, quasi che gli uffici comunali fossero cronicamente carenti di competenze. Ma quanti sono stati in precedenza i soldi pubblici distribuiti con leggerezza (uso un garbato eufemismo) di cui la massima espressione furono le famose consulenze per il tunnel del Borgovico mai realizzato, redatte su tovagliolini di carta ma egualmente pagate? Fermiamoci qui.
A volte ho una strana impressione, osservando questi seguaci di un liberismo più vicino al Tea party che a Stuart Mill e a Beveridge. Mi sembrano quei membri di un condominio pericolante, pronti certo a lamentarsi dello stato miserevole della manutenzione, ma ferocemente avversi a mettere mano al portafoglio per fronteggiare i crolli. Siamo nel pieno della crisi, delle misure straordinarie imposte dall'alto, della spending review, e ci sentiamo rinfacciare che “è da scuola elementare” chiedere i soldi per fare fronte alle spese, perché basterebbe adottare nuovi tagli miracolosi, che secondo il principio di realtà, e la definizione di S. Agostino, appartengono piuttosto a una “scuola delle ciance”. Infatti è la storia recente di Como a parlare: il principio delle aliquote immutabili si può di certo tenere fermo in maniera ideologicamente granitica, e ne abbiamo ottenuto piena ed incontrovertibile testimonianza ad ogni inciampo nelle buche delle strade che incontriamo nei nostri percorsi quotidiani in città. L'economia classica, peraltro, ci insegna a non considerare tasse le spese di riparazione dei veicoli o gli incidenti. Ci dovremmo perciò dichiarare soddisfatti, e “guardare avanti” o “lontano”, senza badare a dove mettiamo i piedi? Per non dire, cessando l'ironia, delle condizioni vergognose cui sottoponiamo in tal modo le persone anziane e tutti coloro che hanno difficoltà di deambulazione.
Lo dico senza animosità, ovviamente: l'opposizione fa qui solo la sua parte, proponendo richiami alle difficoltà di molti individui e famiglie, che in molti casi ci sono davvero, anche se non capisco quanto coerentemente evidenziate. Come non ravvisare una contraddizione patente, quando si riprendono i toni da Robin Hood alla rovescia, lamentando in sostanza il tartassamento dei più abbienti (per importi che si è evidenziato essere complessivamente contenuti, in rapporto alle possibilità effettive)?
Chiunque, nel suo piccolo, starebbe meglio se non dovesse contribuire alla spesa complessiva. Ma possiamo permettercelo? I pareri possono legittimamente divergere, ma l'equilibrio proposto in questo bilancio va rispettato: altro non è che un adempimento obbligato di fronte all'eredità avvelenata lasciataci dalla precedente amministrazione inadempiente, che forse ci lasciato l'incombenza per grande delicatezza d'animo. Ma è un'amministrazione che aveva redatto per tempo una relazione programmatica anche per gli anni 2012 e 2013, quindi all'anno in corso aveva pur rivolto qualche pensiero, e che soprattutto ha provveduto a nominare suoi rappresentanti di parte in tutti gli enti possibili fino all'ultimo secondo utile. Se ancora non si è capito, sotto la sollecitazione pressante delle imposizioni statali, nella situazione precaria in cui si trova il paese nel suo complesso, i sacrifici non sono evitabili: vanno peraltro ripartiti equamente, e l'unico criterio attendibile lo troviamo scolpito nella Costituzione. Quello di una proporzionalità diretta rispetto ai redditi, e ai beni posseduti, che nella sua approssimazione, e con le inevitabili difficoltà che si possono creare, è comunque il riferimento più solido e più equo.
È proprio il dovere generale di tutta la collettività a partecipare alle spese pubbliche che rappresenta la garanzia del singolo a tutela della propria capacità contributiva. Basterebbe, anche nella valutazione complessiva del presente bilancio, un bilancio di assoluta emergenza, che ciascuno entri in un ordine di idee solo un poco più orientato alla solidarietà generale.

martedì 10 luglio 2012

Il diavolo nei dettagli

Ho visitato con piacere, a Villa Olmo, la mostra sulla dinastia Brueghel, nella quale l'efficacia dell'allestimento si coniuga con la qualità delle opere esposte. A parte qualche irrilevante dettaglio nell'illuminazione, credo la si possa considerare pienamente riuscita sotto tutti i punti di vista. I curatori meritano i complimenti della città. È proprio vero, tuttavia, che il diavolo si nasconde nei dettagli. Mentre ammiravo due “Danze nuziali” dalla grande immediatezza espressiva, l'occhio mi è caduto sul pannello posto fra di esse. L'encomiabile tentativo di contestualizzare il genere pittorico si poggia sulla menzione di due libri: la “Nave dei folli” di Sebastian Brant e l'“Utopia” di... Erasmo da Rotterdam! Una svista madornale: come tutti sanno, la paternità di quest'ultimo testo è del suo insigne amico, l'umanista e politico Tommaso Moro. Sulle prime non credevo ai miei occhi, quasi che stessi leggendo l'attribuzione della “Gioconda” a Raffaello o Mantegna.
È peraltro verosimile che si volesse citare, in modo più pertinente, l'altrettanto celebre capolavoro erasmiano, “Elogio della follia”. Desta comunque un po' di perplessità che un simile errore sia rimasto in bella vista tutti questi mesi, senza che si sia provveduto ad una tempestiva correzione e, ritengo, suscitando qualche divertito pensiero in più di un visitatore. In fondo, una conferma della tesi che un certo grado di pazzia guidi, in una maniera o nell'altra, tutte le azioni umane. O che l'alto tenore “alcolico” evocato nelle due scene dipinte possa aver giocato un brutto scherzo all'estensore della nota?