Albrecht Dürer, Navis Stultorum (in S. Brant, Narrenschiff - 1497)

martedì 31 maggio 2011

L'alternanza come arma

Sembra dunque che dovremo “pregare il buon Dio” perché ci protegga dalle catastrofi che, a dire di qualcuno, i risultati delle urne produrranno. Che paura! Ma in realtà, questo voto non è stato l’espressione di una delusione diffusa? Da parte sia di strati popolari, sia borghesi, che evidentemente si sono stufati di sentir promettere cambiamenti miracolosi, trovandosi poi di fronte a mere enunciazioni, a rinvii e a manovre ossessive per tutelare interessi particolarissimi, anche e soprattutto processuali, che con il bene del Paese avevano poco a che fare?
Non si è avuta l’impressione che la riconferma fosse stata chiesta, da alcune parti, soprattutto per continuare a spartirsi poltrone e affari, per tutelare interessi non sempre trasparenti? Per gestire tutto come prima, infischiandosene dei numerosi errori, anche se (a parole) tardivamente riconosciuti?
In fondo, la sostanza della democrazia è tutta qui: se mi hai deluso, se non hai mantenuto gli impegni, ti rimando a casa. Da cittadino, non posso pretendere l’assoluta perfezione degli amministratori, ma un minimo di onestà e di qualità sì. E ho un’arma, quella dell’alternanza di governo, che è la forma meno inefficace di controllo e insieme, per un politico, il migliore stimolo a cambiare registro, in meglio qualora ne sia capace.
Un’arma pacifica che i cittadini dovrebbero sempre preferire all’acquiescenza, al sonno, all’indifferenza, alle morte ideologie, valutando i candidati più che le alleanze. Nel loro esclusivo interesse.