Albrecht Dürer, Navis Stultorum (in S. Brant, Narrenschiff - 1497)

giovedì 19 maggio 2011

CoCoCo28 - “Io speriamo che me la cavo”

Intendo formulare una breve riflessione sul fatto che nella discussione del bilancio non sia stato approvato neppure un ordine del giorno fra quelli proposti in tema di finalizzazione dei proventi dell'edilizia residenziale comunale alla manutenzione degli edifici stessi. Sono stati respinti senza che sia stata avanzata neppure una ragione, un'obiezione, un'alternativa programmatica, in modo da rendere comprensibile l'atteggiamento di questa – sia pur ridottissima – maggioranza.
Evidentemente la linea è già stabilita a priori: sono arrivati i tagli, perciò proviamo a cavarcela vendendo i beni di famiglia piano piano. “Io speriamo che me la cavo”, appunto. Quanto a quelli che seguiranno, non stiamo a preoccuparcene, si arrangeranno come potranno.
Non si tratta in questo caso di una politica liberale di dismissioni mirate, quanto del sintomo di un atteggiamento incapace di guardare al futuro, e perciò miope, ma anche che non fa nulla per togliersi di dosso le perplessità che inevitabilmente genera.
Miope: perché ciò che viene alienato, evidentemente, non tornerà indietro. È chiaro dove condurrebbe una politica del genere, se portata alle estreme conseguenze. Con quale coscienza la si persegue?
Non si pone in essere un'etica della convinzione, evidentemente. Se ci si basasse su ragioni ideali, di principio, non si potrebbe evitare di destinare i proventi di un'attività a forte componente sociale, com'è quella dell'edilizia gestita dal Comune, reinvestendoli nella manutenzione e in una migliore qualificazione del patrimonio stesso.
Né, tanto meno, si segue un'etica della responsabilità, in quanto non ci si preoccupa affatto di quanto lasciamo ai cittadini della Como di domani, o, più semplicemente, alla prossima amministrazione. E quando non ce ne sarà più, come si potrà andare avanti? E le conseguenze sulla possibilità per chi ha pochi mezzi di abitare decorosamente?
Ma si alimenta purtroppo anche una sgradevole sensazione, insistendo sulle alienazioni con la motivazione di finanziare una manutenzione le cui risorse potrebbero essere integralmente fornite dagli affitti attuali. Tanta insistenza sulle cessioni può far sorgere il dubbio che esse siano, in sé, un obiettivo. Cui prodest? A favore di chi tanta determinazione? Materia, forse, per un'inchiesta di giornalismo investigativo: dove vanno a finire alcune parti del patrimonio immobiliare già ceduto e da cedere?