Albrecht Dürer, Navis Stultorum (in S. Brant, Narrenschiff - 1497)

lunedì 11 aprile 2011

CoCoCo19 - Intervento sul Bilancio 2011

I. Questo bilancio mostra un dato evidente all'occhio anche dei più sprovveduti: vi è un manifesto, anche se comprensibile, affanno a motivo dei tagli che si abbattono sui trasferimenti, e verrebbe quasi da impietosirsi, da provare un poco di comprensione, per chi si trova ad operare in anni di vacche magre, visto che i sacrifici sono prevalentemente imposti dall'alto. Soccorre però il ricordo che i bovini di cui parlavamo or ora non sono sempre stati così striminziti, e in anni ancora recenti il risparmio e l'oculatezza amministrativa non sembravano certo essere una priorità di questa amministrazione: basti pensare al florilegio di consulenze esterne o, per essere più frivoli, ai cambiamenti alla moda dell'arredo d'ufficio di taluni amministratori, e alle innumerevoli salve di fuochi d'artificio autocelebrativi, spesso per solennizzare successi solo immaginari.
Certo che la beffa suona ancora più amara, visto che a lesinare le risorse è proprio quello stesso governo di centrodestra che ha populisticamente cancellato l'ICI sulla prima casa, per arraffare qualche voto in più, senza preoccuparsi minimamente delle conseguenze che oggi ci troviamo a pagare e senza mantenere verso i Comuni gli impegni a suo tempo strombazzati; e che la scarsità di trasferimenti deriva da enti che hanno lo stesso colore politico della giunta che governa la nostra città. Chi non ricorda le assicurazioni durante le campagne elettorali (ai tempi, ricordo in particolare il deputato Micciché) che occorresse ad ogni costo questa uniformità a tutti i livelli, se fossimo stati furbi, per poter ottenere il massimo in termini di fondi? Insomma: un'offerta che non si poteva rifiutare? E infatti stanno lì a dimostrare tutti questi vantaggi: il nostro nuovo ospedale (realizzato con forti oneri e magagne varie, ma certo non con contributi a fondo perduto come per altri capoluoghi di provincia vicini), la fiammante tangenziale e la scorrevolissima pedemontana che tutti percorriamo già ora... nei sogni.
Sempre nei sogni, fiumi di denaro scorrono verso Nord dal generoso governo del “ghe pensi mi”. Oddio, sembra che prendano sempre la via delle province vicine, ma questo si deve evidentemente al fatto che il popolo comasco, nei secoli obbediente, sembra premiare nelle urne questa classe dirigente “a prescindere”, come diceva Totò. E quindi, perché gli erogatori dovrebbero preoccuparsi di gente fedele al punto di non revocare loro il mandato, succeda quel che succeda? Se il voto è assicurato, governare bene non serve. Assicurare risorse, nemmeno.
A questa trascuratezza dei livelli amministrativi superiori si aggiunge poi la farina del nostro sacco comasco, che resterà nel libro nero della storia cittadina, come la soluzione esemplare del caso Ticosa, e come il modello gestionale ed ingegneristico del muro a lago, paradigmi di un uso sapiente e produttivo delle risorse e di impegni elettorali rigorosamente mantenuti.
Taccio però di questi clamorosi infortuni, salvo per il fatto che hanno avuto ricadute pesantissime sul bilancio in termini di mancati introiti, e c'è da temere che ancor più ne avranno in termini di salassi futuri. Infatti, noi parliamo tranquillamente di questi dati del presente, e ci azzardiamo a prevedere un bilancio pluriennale 2011-2013 (e come potremmo fare diversamente?), ma è come se un'ombra gravasse su questo bilancio, e ancor più su coloro che si proveranno ad amministrare la città negli anni a venire.
Il prospetto che ci è stato offerto non può che essere figlio di questa situazione: le sue linee generali, in buona sostanza, evidenziano la volontà di limitarsi a mandare avanti la baracca. Una cosa di per sé non malvagia, ma evidentemente insufficiente: ai tempi della consultazione elettorale non ci siamo scontrati proponendo ricette diverse e alternative per limitarci a gestire alla meno peggio il lento declino della città, come voi avete fatto, con le buche che si allargano anno dopo anno, con la sciatteria giustamente deplorata sulla stampa quando le rive delle sponde e delle passeggiate a lago franano e tutto sembra normale. Avevamo tutti prefigurato altri scenari, e voi, avevate promesso ben altro rispetto a quanto avete fatto.
Si parlava, nei programmi, di un progetto di rilancio che non solo non si è visto, ma che – di fronte a simili numeri e ancor più guardando alla realtà a cui si riferiscono – è giunto il tempo ormai di mostrare per quello che è: un completo fallimento politico. Al punto che pochi mesi or sono, mandare a casa questa giunta è sembrata per un attimo l'estrema opportunità per cercare di voltare pagina, scongiurando il peggio; purtroppo è stata responsabilità delle persone presenti in quest'aula non averla voluta cogliere....

II. Veniamo però allo specifico di questi dati, anche perché qualche aspetto curioso emerge da essi, se non addirittura dei miracoli, o qualcosa che loro assomiglia, compiuti naturalmente a parole. Infatti dalla relazione dell'assessore ci viene assicurato che siamo in grado di mantenere lo stesso livello di prestazioni senza mettere le mani nelle tasche dei cittadini. Complimenti! Questo risultato, tanto più eclatante quanto maggiori sono i tagli delle entrate che siamo costretti a subire, è stato presentato al termine di un'alternativa logica, dicendoci che:
- o tassiamo, e possiamo mantenere i servizi;
- o non tassiamo, e dobbiamo tagliare i servizi;
a questo punto il logico, nella sua ingenuità, direbbe che tertium non datur (il famoso principio del terzo escluso);
e invece – che bello – qui i principi della logica saltano per magia, o meglio vengono bypassati grazie alle parole magiche razionalizzazione e ottimizzazione (evidentemente, oggi abracadabra non usa più). Tutte cose che si staranno anche realizzando, cose buone e giuste, ma che rischiano soprattutto di essere usate per gettare fumo negli occhi, mascherando veri e propri tagli, come sembra probabile ad esempio per gli asili nido oggetto di allarmi proprio in questi giorni.
Sono dunque veri questi miracoli? No, semplicemente la valutazione del livello del servizio erogato è di tipo qualitativo, e perciò in massima parte non è oggettivamente quantificabile: perciò l'amministratore a suo piacimento la può dichiarare soddisfacente, con un giudizio di carattere completamente soggettivo. Ma è facile d'altronde profetizzare nel prossimo futuro l'insoddisfazione crescente dell'utenza, ammesso che sia desta... ad esempio quando vedrà strade con buche sempre più grandi e frequenti, lampioni sempre più spenti, riduzione dei servizi scolastici e via andare...
Andiamo avanti: dopo il Miracolo, la Verità. Una certa verità di ordine politico, in effetti, questo bilancio la esprime quando parla dei già citati tagli, in relazione al federalismo fiscale che peraltro, allo stato dei fatti, è una vera e propria incognita. Cito: “l'introduzione del c.d. federalismo fiscale e l'attuazione del codice delle autonomie […] comporteranno modifiche radicali nel modo di operare e nella redistribuzione delle competenze. Ad oggi non è ancora stato delineato un quadro definito che consenta la valutazione delle entrate di bilancio, anche in un'ottica pluriennale. Infatti la previsione di istituzione dell'Imposta Municipale Unica prevede la sua applicazione non prima del 2014” (p. 37).
Potrebbe così sembrare che occorra tirare la cinghia per qualche tempo, e poi le cose andranno a posto in automatico, una volta arrivata la panacea universale del federalismo. Peccato che in proposito il testo di p. 31 sia, forse involontariamente, evocativo e preveggente:
“La principale motivazione [della riduzione di euro 9.720.000] è da attribuirsi alla riduzione dei trasferimenti erariali operata sul contributo ordinario, pari a circa 2.700.000, considerando che, fino all'attuazione del federalismo fiscale, non vi è la possibilità di incrementare tariffe o aliquote, fatta eccezione per la TARSU”.
Si suggerisce cioè neppur troppo sommessamente che, non appena il federalismo arriverà (dopo, dopo la prossima campagna elettorale!), si libererà la possibilità di incrementare aliquote e tariffe, e quindi aspettiamoci che, avendo già raschiato il fondo del barile, si ricorrerà inevitabilmente e ampiamente a queste strategie fiscali.

III. In attesa di questa ventura età dell'oro (pagata dai contribuenti, com'è ovvio), il bilancio si puntella essenzialmente, sul fronte delle entrate, per mezzo degli introiti degli oneri di urbanizzazione a copertura delle spese correnti, ma viene anche da chiedersi: questi tre milioni e mezzo sono un'entità credibile o un mero auspicio, che serve solo alla quadratura formale dei conti? E se anche si realizzasse questa ipotesi, cosa ben difficile visto l'iter tormentato subito da tante richieste di autorizzazione in quest'aula, quale sarà il prezzo da pagare? Questo di certo è un punto qualificante della vostra azione amministrativa, un dato di fatto che abbiamo denunciato a più riprese: ossia la cementificazione ulteriore e senza scrupoli del nostro territorio.
Avevo già citato in questo consiglio la recente pubblicazione, sulla “Provincia” del 27 gennaio, dei risultati di uno studio commissionato dall’Ordine degli Architetti e condotto da Lorenzo Bellicini, direttore tecnico del Cresme (Centro ricerche economiche e sociali di mercato per l’edilizia e il territorio), da cui si desume che “nell’edilizia residenziale le percentuali di stock di abitazioni costruite da architetti e rimaste invendute ha segnato un costante incremento: 15,1% nel 2006, 17,5% nel 2007, 26,2% nel 2008, 38,1% nel 2009, fino ad arrivare alla previsione del 42% per il 2010”.
Questi dati dimostrano che tantissime di queste operazioni non hanno per nulla un carattere di necessità e non rispondono affatto ad una richiesta del mercato. Pertanto dobbiamo chiederci se debbano ancora sussistere, a fronte del prezzo altissimo richiesto in termini di consumo del territorio, e cioè con l'alterazione definitiva di una risorsa non rinnovabile.
Imbruttire la città, soffocare le prospettive con sempre nuove colate di cemento implica ricadute pesanti sotto il profilo ambientale e turistico, generando una diminuzione della qualità della vita dei residenti, oltre a maggiori costi generali e, a ben vedere, anche a minori entrate, ad esempio sotto il profilo turistico. Ci si vuol far pagare un prezzo salato in termini di qualità della vita, di imbruttimento della città, in termini difficilmente reversibili, contando sul fatto che questi costi, sempre più pesanti, non devono essere quantificati e figurare a bilancio. È più comodo non poterli o non volerli tradurre in cifre. Così essi diventano una risorsa sacrificata per sempre, o un ulteriore debito scaricato sulle spalle dei nostri figli, appena meno grave di quelle speculazioni sui derivati che hanno negli anni recenti incantato tante amministrazioni locali, sostanzialmente ben disposte a farsi imbrogliare dalla possibilità di scaricare gli oneri altrove, in una dimensione futura.
Cerchiamo pure di nascondere la polvere sotto il tappeto; ma i nodi vengono al pettine sempre più frequentemente, sotto forma di disservizi e impegni non mantenuti. Chissà se riuscirete ad incantare i cittadini fino al momento delle prossime elezioni comunali; certo è che, dal giorno successivo, tutti saranno costretti a rendersi finalmente conto di quanto dura sia la realtà che avete determinato, al di là del tentativo di salvare il salvabile, senza perdere troppo la faccia, che state compiendo in questo momento rituale.
Per ora fermo qui, a queste considerazioni di ordine fondamentale e di inquadramento, il mio intervento.