
Albrecht Dürer, Navis Stultorum (in S. Brant, Narrenschiff - 1497)
lunedì 25 giugno 2012
CoCoCo 2012-2: Costi della politica e trasparenza
Parliamo brevemente di cifre e di soldi. Leggo sui giornali che per il nostro dibattito sugli indirizzi di nomina nelle partecipate avremmo speso finora 10.000 euro, corrispondenti a due sedute, anche se a dire il vero il 18 giugno non si è parlato solo di questo argomento. Un titolista che la sa lunga si è portato avanti, arrivando già a quota 15.000.
Ma un giornalista che preferisce non essere menzionato mi ha fatto presente un fatto, che è ben difficile sia passato inosservato: il numero dei consiglieri comunali è diminuito, rispetto allo scorso mandato, del 20%. Perciò, ammesso che i costi della passata edizione del consiglio fossero corretti, occorrerà ricordare a qualcuno di aggiornarli, a beneficio della precisione dell'informazione.
Ringrazio comunque del richiamo, evidentemente rivolto a noi tutti, a non dilungarci eccessivamente e a non essere ripetitivi nei nostri interventi. Lo condivido, anche se il vero tema dei prossimi mesi sarà quello dell'efficacia dell'azione consiliare, e il parametrarla ai costi può essere un indicatore, ma non certo quello esclusivo. Il futuro ci giudicherà per come avremo saputo operare in favore della città.
Intanto, in tema di risparmio, preannuncio che già dal momento del suo insediamento del Presidente del consiglio, come consiglieri di maggioranza abbiamo dato un'indicazione affinché ai nostri posti l'acqua sia presente in brocca e non più in bottiglia. Ovviamente le considerazioni ambientali prevalgono sul modesto risparmio, ma crediamo che anche i piccoli segnali abbiano la loro importanza. Attendiamo perciò che, appena superate le difficoltà tecniche, si dia corso alla nostra richiesta e ne ringraziamo il Presidente.
E infine, a proposito di trasparenza: sono da qualche giorno pubblicati all'albo pretorio comunale i resoconti delle spese elettorali recenti. Una lettura che non caldeggio per la sua inesistente bellezza, ma che è comunque istruttiva. Non faccio perdere tempo al consiglio con le varie considerazioni che mi sono venute alla mente, e non ho intenzione di sindacare le scelte di nessuno né di polemizzare. Devo tuttavia rivolgere una richiesta di chiarimento alla consigliera Bordoli o al suo gruppo. Nell'unico resoconto pubblicato, a nome del candidato sindaco (a quanto pare, non vi è quello del partito che la sosteneva), accanto a stampe di giornali, media, ecc. non viene dichiarato neppure un euro per la stampa di manifesti e le affissioni, che peraltro ricordo particolarmente abbondanti. Ringrazio perciò chi saprà darmi un chiarimento su questa rendicontazione un poco inconsueta.
Ma un giornalista che preferisce non essere menzionato mi ha fatto presente un fatto, che è ben difficile sia passato inosservato: il numero dei consiglieri comunali è diminuito, rispetto allo scorso mandato, del 20%. Perciò, ammesso che i costi della passata edizione del consiglio fossero corretti, occorrerà ricordare a qualcuno di aggiornarli, a beneficio della precisione dell'informazione.
Ringrazio comunque del richiamo, evidentemente rivolto a noi tutti, a non dilungarci eccessivamente e a non essere ripetitivi nei nostri interventi. Lo condivido, anche se il vero tema dei prossimi mesi sarà quello dell'efficacia dell'azione consiliare, e il parametrarla ai costi può essere un indicatore, ma non certo quello esclusivo. Il futuro ci giudicherà per come avremo saputo operare in favore della città.
Intanto, in tema di risparmio, preannuncio che già dal momento del suo insediamento del Presidente del consiglio, come consiglieri di maggioranza abbiamo dato un'indicazione affinché ai nostri posti l'acqua sia presente in brocca e non più in bottiglia. Ovviamente le considerazioni ambientali prevalgono sul modesto risparmio, ma crediamo che anche i piccoli segnali abbiano la loro importanza. Attendiamo perciò che, appena superate le difficoltà tecniche, si dia corso alla nostra richiesta e ne ringraziamo il Presidente.
E infine, a proposito di trasparenza: sono da qualche giorno pubblicati all'albo pretorio comunale i resoconti delle spese elettorali recenti. Una lettura che non caldeggio per la sua inesistente bellezza, ma che è comunque istruttiva. Non faccio perdere tempo al consiglio con le varie considerazioni che mi sono venute alla mente, e non ho intenzione di sindacare le scelte di nessuno né di polemizzare. Devo tuttavia rivolgere una richiesta di chiarimento alla consigliera Bordoli o al suo gruppo. Nell'unico resoconto pubblicato, a nome del candidato sindaco (a quanto pare, non vi è quello del partito che la sosteneva), accanto a stampe di giornali, media, ecc. non viene dichiarato neppure un euro per la stampa di manifesti e le affissioni, che peraltro ricordo particolarmente abbondanti. Ringrazio perciò chi saprà darmi un chiarimento su questa rendicontazione un poco inconsueta.
giovedì 21 giugno 2012
CoCoCo 2012-1: Replica alle polemiche sulla delibera di indirizzo in ordine alle nomine in enti e partecipate del Comune
Prima di arrivare ad una valutazione politica, vorrei soffermarmi su di un primo dato importante del nostro dibattito. Alcune delle osservazioni formulate, oltre che pertinenti nel merito, mettono in risalto la necessità di porre, specie per il futuro, particolare attenzione alla chiarezza e alla piena intelligibilità degli atti che formuliamo. A volte l'impiego di espressioni invalse nel linguaggio burocratico, o la volontà di condensare una quantità di concetti in un'unica frase, moltiplicando gli incisi, rischiano di generare ambiguità facilmente evitabili, con lo sforzo di utilizzare una lingua più piana e frasi più semplici. Abbiamo insomma, nel nostro piccolo, anche il compito di contrastare una pratica tanto diffusa nel nostro paese, al punto che uno dei principali responsabili ne è il parlamento nazionale, più volte redarguito per la scarsa qualità linguistica della formulazione normativa, con le conseguenti problematiche interpretative. Non sarà peraltro il caso del testo che stiamo discutendo, una volta che alcuni emendamenti migliorativi siano posti in atto, incluso quello elaborato dalla maggioranza sotto forma di “maxiemendamento”. Sia chiaro che ogni rilievo nulla deve togliere all'apprezzamento per l'iniziativa tenace e convinta, oltreché rapida, dell'assessore proponente, dalla quale traspare il forte impegno di natura etica proprio per sgomberare il campo dalle ambiguità legate al rapporto fiduciario dei nominati con il sindaco in carica.
Come ignorare, peraltro, che questo dibattito è stato preceduto da dichiarazioni prontamente raccolte dalla stampa, che ho sentito ancora riecheggiare in aula e che, devo confessare, mi hanno procurato non poca inquietudine? Ad ascoltarle mi è sembrato per un istante che la nostra città rischiasse una perniciosa calata di barbari, chissà, fors'anche di Cosacchi d'altri tempi, pronti a ghermire ogni poltrona di aziende partecipate e consimili, sfilandole maleducatamente di sotto agli attuali occupanti.
Nessuno degli insorti, naturalmente, si oppone completamente alla possibilità di un ricambio. Ma si scandalizza per la celerità dell'operazione, foriera di chissà quali ingiustizie, con la sua precipitazione.
Che fretta c'è? Ci si domanda. E la conclusione è semplice: sono le pratiche della vecchia politica. Mi spiace dover dissentire: lo spoils system (che tra l'altro è una pratica tutt'altro che scandalosa nei sistemi democratici evoluti, se sanno elaborare i necessari correttivi) non è proprio l'oggetto primario di questa nostra discussione, nella quale anzi sono affermati i principi di una politica lontana dalla spartizione partitica degli incarichi legati al settore pubblico. Chi ha letto il testo non se ne è davvero accorto?
Si denuncia a gran voce, anche se con qualche decennio di ritardo, l'”interferenza politica nella gestione delle aziende”: sarebbe una cosa davvero grave, anzi è cosa grave, dato che gli attuali consigli altro non fanno che esprimere, viste le logiche che hanno condotto alla loro nomina, proprio la più convinta e vorace interferenza politica. Chiaro che chi l'ha praticata finora non apprezzi (questa propriamente parlando si definisce ipocrisia, sia pure di natura politica, qualora non sia accompagnata da una severa autocritica), chiaro anche che possono essere state espresse nelle passate scelte anche delle competenze reali, ma il criterio era diverso e palese: quello dell'appartenenza, della fedeltà o della ricompensa.
Non è questo il classico utilizzo di due pesi e due misure: noi facciamo quel che ci pare, gli altri devono invece fare i bravi, se no li additiamo al pubblico disprezzo?
E d'altra parte, nel provvedimento in discussione non c'è nessun attacco ai partiti in quanto tali e alla loro funzione di rappresentanza; c'è piuttosto una chiara presa di distanza dalle pratiche deteriori di un recente passato, quello dell'occupazione e delle varie lottizzazioni.
Questa parola, tra l'altro, non la evoco io, ma una delle tante dichiarazioni rilasciate alla stampa: ci si accusa precisamente di questo, di stare procedendo ad una nuova lottizzazione! Al contrario, questa è, almeno in parte, una liberazione dalla lottizzazione sin qui pervicacemente praticata. La nostra proposta può lasciare basito solo chi ha condiviso in passato quest'ottica dell'occupazione manu militari di tutti i posti disponibili, e che ha poi provveduto furbescamente al rinnovo degli incarichi pochi giorni prima delle elezioni, a mandato ormai scaduto. Questo è equilibrio, equidistanza, considerazione dei meriti, rispetto di eventuali nuovi indirizzi amministrativi?
Da notare che la stessa argomentazione utilizzata dagli oppositori è stata formulata in termini che si ritorcono loro contro: “non si può fare di tutt'erba un fascio, penalizzando le professionalità che pure ci sono” viene detto. E chi lo nega? Ma il fatto che di queste professionalità il sindaco voglia e debba condurre una verifica accurata, perché dovrebbe apparire preoccupante, se non perché si teme che, alla prova dei fatti, molte non reggano all'esame, o appaiano troppo esplicitamente connotate dalla logica spartitoria che le ha prodotte? Quale senso politico avrebbe mai che il nuovo sindaco accettasse il “braccio destro” o la “costola” del precedente, ossia un elemento strettamente organico ad un progetto amministrativo di segno opposto?
Vogliamo magari consolarci che a Como non si sia raggiunto lo scandalo dell'Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia, il cui nuovo direttore vanta le competenze di un laureato in Scienze motorie a Brescia, e che lascia il sudato posto dirigente ministeriale al Miur (ivi chiamato dalla sua conterranea Maria Stella Gelmini), e la cui capo ufficio stampa ha un curriculum intessuto di attività che giudico irriferibili, la quale non nega di aver ottenuto il posto grazie alla “raccomandazione di un politico” e si descrive come persona “capace, sia nello scrivere che nello spogliarmi”? Vi lascio immaginare l'area politica di riferimento di questi personaggi ultrareferenziati. Ma per citare sempre l'intervista alla nostra esperta comunicatrice, “tanto questa è l'Italia”.
E poi consentitemi, quanto mi piacciono questi “tecnici” che si affidano a corpo morto alla politica per salire i gradini di una carriera appiattita sul potere in essere (a volte addirittura assecondando la logica del promoveatur ut amoveatur, degli scambi di poltrona e delle compensazioni), ma che poi, quando il vento cambia, sono pronti ad ipotizzare azioni legali per difendere il proprio posto sulla base di una supposta “terzietà” di cui mai hanno dato prova! Davvero comodo, scoprirsi indipendenti quando più conviene. Immagino sia questo, il “sapersi muovere” nel sottobosco della politica.
Infine: perché questa fretta? È stato chiarito a sufficienza che l'urgenza dell'iscrizione all'ordine del giorno è strettamente regolamentare: non si deve perciò a una nostra inesistente bramosia sfrenata di mettere le mani sulle poltrone. Ma in fondo un'urgenza c'è, ed è quella di ordine morale. Con la nostra decisione di stasera possiamo provare a lanciare un segnale di rinnovamento autentico alla città, e in special modo ai giovani, in particolare a quelli che sono ormai rassegnati ai meccanismi deteriori della vita pubblica, o malauguratamente sono entrati nell'ordine di idee che ci si avvicina alla politica per conquistarsi un posticino in un sottobosco, che le carriere si determinano attaccandosi ad un carrozzone, per via di conoscenze e raccomandazioni, e non di una professionalità riconosciuta e della valorizzazione del merito e delle competenze. Ecco, forse possiamo partire proprio da qui per vivere una politica da intendere un po' più come servizio, e un po' meno come autopromozione.
Come ignorare, peraltro, che questo dibattito è stato preceduto da dichiarazioni prontamente raccolte dalla stampa, che ho sentito ancora riecheggiare in aula e che, devo confessare, mi hanno procurato non poca inquietudine? Ad ascoltarle mi è sembrato per un istante che la nostra città rischiasse una perniciosa calata di barbari, chissà, fors'anche di Cosacchi d'altri tempi, pronti a ghermire ogni poltrona di aziende partecipate e consimili, sfilandole maleducatamente di sotto agli attuali occupanti.
Nessuno degli insorti, naturalmente, si oppone completamente alla possibilità di un ricambio. Ma si scandalizza per la celerità dell'operazione, foriera di chissà quali ingiustizie, con la sua precipitazione.
Che fretta c'è? Ci si domanda. E la conclusione è semplice: sono le pratiche della vecchia politica. Mi spiace dover dissentire: lo spoils system (che tra l'altro è una pratica tutt'altro che scandalosa nei sistemi democratici evoluti, se sanno elaborare i necessari correttivi) non è proprio l'oggetto primario di questa nostra discussione, nella quale anzi sono affermati i principi di una politica lontana dalla spartizione partitica degli incarichi legati al settore pubblico. Chi ha letto il testo non se ne è davvero accorto?
Si denuncia a gran voce, anche se con qualche decennio di ritardo, l'”interferenza politica nella gestione delle aziende”: sarebbe una cosa davvero grave, anzi è cosa grave, dato che gli attuali consigli altro non fanno che esprimere, viste le logiche che hanno condotto alla loro nomina, proprio la più convinta e vorace interferenza politica. Chiaro che chi l'ha praticata finora non apprezzi (questa propriamente parlando si definisce ipocrisia, sia pure di natura politica, qualora non sia accompagnata da una severa autocritica), chiaro anche che possono essere state espresse nelle passate scelte anche delle competenze reali, ma il criterio era diverso e palese: quello dell'appartenenza, della fedeltà o della ricompensa.
Non è questo il classico utilizzo di due pesi e due misure: noi facciamo quel che ci pare, gli altri devono invece fare i bravi, se no li additiamo al pubblico disprezzo?
E d'altra parte, nel provvedimento in discussione non c'è nessun attacco ai partiti in quanto tali e alla loro funzione di rappresentanza; c'è piuttosto una chiara presa di distanza dalle pratiche deteriori di un recente passato, quello dell'occupazione e delle varie lottizzazioni.
Questa parola, tra l'altro, non la evoco io, ma una delle tante dichiarazioni rilasciate alla stampa: ci si accusa precisamente di questo, di stare procedendo ad una nuova lottizzazione! Al contrario, questa è, almeno in parte, una liberazione dalla lottizzazione sin qui pervicacemente praticata. La nostra proposta può lasciare basito solo chi ha condiviso in passato quest'ottica dell'occupazione manu militari di tutti i posti disponibili, e che ha poi provveduto furbescamente al rinnovo degli incarichi pochi giorni prima delle elezioni, a mandato ormai scaduto. Questo è equilibrio, equidistanza, considerazione dei meriti, rispetto di eventuali nuovi indirizzi amministrativi?
Da notare che la stessa argomentazione utilizzata dagli oppositori è stata formulata in termini che si ritorcono loro contro: “non si può fare di tutt'erba un fascio, penalizzando le professionalità che pure ci sono” viene detto. E chi lo nega? Ma il fatto che di queste professionalità il sindaco voglia e debba condurre una verifica accurata, perché dovrebbe apparire preoccupante, se non perché si teme che, alla prova dei fatti, molte non reggano all'esame, o appaiano troppo esplicitamente connotate dalla logica spartitoria che le ha prodotte? Quale senso politico avrebbe mai che il nuovo sindaco accettasse il “braccio destro” o la “costola” del precedente, ossia un elemento strettamente organico ad un progetto amministrativo di segno opposto?
Vogliamo magari consolarci che a Como non si sia raggiunto lo scandalo dell'Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia, il cui nuovo direttore vanta le competenze di un laureato in Scienze motorie a Brescia, e che lascia il sudato posto dirigente ministeriale al Miur (ivi chiamato dalla sua conterranea Maria Stella Gelmini), e la cui capo ufficio stampa ha un curriculum intessuto di attività che giudico irriferibili, la quale non nega di aver ottenuto il posto grazie alla “raccomandazione di un politico” e si descrive come persona “capace, sia nello scrivere che nello spogliarmi”? Vi lascio immaginare l'area politica di riferimento di questi personaggi ultrareferenziati. Ma per citare sempre l'intervista alla nostra esperta comunicatrice, “tanto questa è l'Italia”.
E poi consentitemi, quanto mi piacciono questi “tecnici” che si affidano a corpo morto alla politica per salire i gradini di una carriera appiattita sul potere in essere (a volte addirittura assecondando la logica del promoveatur ut amoveatur, degli scambi di poltrona e delle compensazioni), ma che poi, quando il vento cambia, sono pronti ad ipotizzare azioni legali per difendere il proprio posto sulla base di una supposta “terzietà” di cui mai hanno dato prova! Davvero comodo, scoprirsi indipendenti quando più conviene. Immagino sia questo, il “sapersi muovere” nel sottobosco della politica.
Infine: perché questa fretta? È stato chiarito a sufficienza che l'urgenza dell'iscrizione all'ordine del giorno è strettamente regolamentare: non si deve perciò a una nostra inesistente bramosia sfrenata di mettere le mani sulle poltrone. Ma in fondo un'urgenza c'è, ed è quella di ordine morale. Con la nostra decisione di stasera possiamo provare a lanciare un segnale di rinnovamento autentico alla città, e in special modo ai giovani, in particolare a quelli che sono ormai rassegnati ai meccanismi deteriori della vita pubblica, o malauguratamente sono entrati nell'ordine di idee che ci si avvicina alla politica per conquistarsi un posticino in un sottobosco, che le carriere si determinano attaccandosi ad un carrozzone, per via di conoscenze e raccomandazioni, e non di una professionalità riconosciuta e della valorizzazione del merito e delle competenze. Ecco, forse possiamo partire proprio da qui per vivere una politica da intendere un po' più come servizio, e un po' meno come autopromozione.
mercoledì 16 maggio 2012
Corruzione: chi ha paura di leggi più severe?
Nel nostro paese la corruzione, dopo Tangentopoli, ha tranquillamente ripreso la sua corsa. Le classifiche mondiali ci vedono lontani (69° posto) dalle prime 25 posizioni in cui sono compresi tutti i Paesi dell'Europa più avanzata. E in tempo di crisi, questo dato pesa come un ulteriore macigno sulle già deboli possibilità di ripresa della nostra economia.
Ufficialmente, i partiti tuonano contro i malfattori e dichiarano di voler proteggere i cittadini. Cosa può spingere, allora, vari parlamentari di Pdl, Udc e Fli a mobilitarsi contro i decreti anticorruzione e falso in bilancio in Commissione Affari Costituzionali e Giustizia della Camera? Cosa pensare di coloro che praticano un ostruzionismo neppure troppo strisciante, e si giustificano paventando una terribile minaccia alla libertà: il "partito dei neo-giustizialisti" che avrebbe "mostrato il suo vero, disarmante e spaventoso, volto"? (parole del deputato Francesco Paolo Sisto). A leggere i resoconti di stampa, ad ascoltare le motivazioni del governo, e la preoccupazione del presidente Bongiorno, non sembrerebbe proprio di trovarsi di fronte alla sovversione, ma semplicemente ad un doveroso inasprimento di pene per i reati dei corrotti e dei falsificatori, che in parte rimedia alla sostanziale depenalizzazione voluta da una triste figura politica del recente passato, e dai suoi avvocati, preoccupati di semplificarsi il (doppio) lavoro e di garantirsi processi dall'esito più favorevole.
Forse l'unica spiegazione logica è che una parte non esigua del Parlamento interpreta la propria funzione di rappresentanza davvero coscienziosamente, considerando che non tutti i cittadini italiani sono onesti. Dunque è opportuno che qualcuno si incarichi anche di tutelare al meglio gli interessi di imbroglioni, malversatori e farabutti vari, alla faccia dei soliti fessi che vorrebbero, una volta tanto, vedere puniti i corrotti come meritano.
Ufficialmente, i partiti tuonano contro i malfattori e dichiarano di voler proteggere i cittadini. Cosa può spingere, allora, vari parlamentari di Pdl, Udc e Fli a mobilitarsi contro i decreti anticorruzione e falso in bilancio in Commissione Affari Costituzionali e Giustizia della Camera? Cosa pensare di coloro che praticano un ostruzionismo neppure troppo strisciante, e si giustificano paventando una terribile minaccia alla libertà: il "partito dei neo-giustizialisti" che avrebbe "mostrato il suo vero, disarmante e spaventoso, volto"? (parole del deputato Francesco Paolo Sisto). A leggere i resoconti di stampa, ad ascoltare le motivazioni del governo, e la preoccupazione del presidente Bongiorno, non sembrerebbe proprio di trovarsi di fronte alla sovversione, ma semplicemente ad un doveroso inasprimento di pene per i reati dei corrotti e dei falsificatori, che in parte rimedia alla sostanziale depenalizzazione voluta da una triste figura politica del recente passato, e dai suoi avvocati, preoccupati di semplificarsi il (doppio) lavoro e di garantirsi processi dall'esito più favorevole.
Forse l'unica spiegazione logica è che una parte non esigua del Parlamento interpreta la propria funzione di rappresentanza davvero coscienziosamente, considerando che non tutti i cittadini italiani sono onesti. Dunque è opportuno che qualcuno si incarichi anche di tutelare al meglio gli interessi di imbroglioni, malversatori e farabutti vari, alla faccia dei soliti fessi che vorrebbero, una volta tanto, vedere puniti i corrotti come meritano.
lunedì 23 aprile 2012
Votare Lucini al primo turno ha un senso. Ecco perché.
Nella sua ultima intervista, l'ex sindaco di Como Stefano Bruni scaglia la propria profezia di sventura su Como. "Entro due anni la città sarà commissariata" a causa delle divisioni trai i partecipanti alle elezioni. Dopo di me, il diluvio, dice in sostanza il primo responsabile dei disastri dell'amministrazione. Naturalmente tutto è avvenuto per caso, o per colpa di chissà chi, come sembrano dire gli slogan del centrodestra, preoccupato adesso di "voltare pagina", come se una guida politica non dovesse mai pagare per gli errori commessi. Dopotutto siamo Italiani, abbiamo scherzato, ricominciamo come se nulla fosse...
Quello che in realtà affermano simili messaggi, è il compiacimento di chi ha guastato la macchina, rendendola quasi inservibile per chi verrà dopo di lui, e se ne vanta. Terribile, ma questa sciagurata maledizione potrebbe anche avverarsi, se i cittadini non sapranno valersi dell'arma della riflessione.
In particolare, la frammentazione del voto può essere battuta con un semplice rimedio preventivo, soprattutto da chi si considera non estremista, in una direzione o nell'altra. Votare Lucini al primo turno, infatti, non è solo sensato, ma è anche conveniente. I vantaggi sono evidenti:
- dare una lezione (utile) al centrodestra rissoso ed incapace, in modo da stabilire una buona volta che i disastri e la rapacità si devono pagare;
- consentire la formazione di una maggioranza ampia e il più possibile unita, evitando il ricorso ad alleanze troppo eterogenee;
- rafforzare la squadra di amministratori scelta dal sindaco Lucini con crtiteri di affidabilità e di competenza;
- rendere più autorevole la figura del sindaco nei confronti degli interlocutori interni ed esterni al Comune;
- evitare la perdita di settimane di governo e i costi del doppio turno di elezioni, in questo momento di reale emergenza.
Votare Lucini al primo turno conviene a tutti, soprattutto conviene alla città per uscire dall'emergenza.
Votare il Partito Democratico e i suoi candidati, inoltre, contribuisce a rafforzare ulteriormente il "nocciolo duro" dell'alleanza che sostiene Lucini e lo metterà in grado di governare più efficacemente.
Quello che in realtà affermano simili messaggi, è il compiacimento di chi ha guastato la macchina, rendendola quasi inservibile per chi verrà dopo di lui, e se ne vanta. Terribile, ma questa sciagurata maledizione potrebbe anche avverarsi, se i cittadini non sapranno valersi dell'arma della riflessione.
In particolare, la frammentazione del voto può essere battuta con un semplice rimedio preventivo, soprattutto da chi si considera non estremista, in una direzione o nell'altra. Votare Lucini al primo turno, infatti, non è solo sensato, ma è anche conveniente. I vantaggi sono evidenti:
- dare una lezione (utile) al centrodestra rissoso ed incapace, in modo da stabilire una buona volta che i disastri e la rapacità si devono pagare;
- consentire la formazione di una maggioranza ampia e il più possibile unita, evitando il ricorso ad alleanze troppo eterogenee;
- rafforzare la squadra di amministratori scelta dal sindaco Lucini con crtiteri di affidabilità e di competenza;
- rendere più autorevole la figura del sindaco nei confronti degli interlocutori interni ed esterni al Comune;
- evitare la perdita di settimane di governo e i costi del doppio turno di elezioni, in questo momento di reale emergenza.
Votare Lucini al primo turno conviene a tutti, soprattutto conviene alla città per uscire dall'emergenza.
Votare il Partito Democratico e i suoi candidati, inoltre, contribuisce a rafforzare ulteriormente il "nocciolo duro" dell'alleanza che sostiene Lucini e lo metterà in grado di governare più efficacemente.
giovedì 12 aprile 2012
Leggere i programmi altrui? Troppo faticoso, lasciateci sognare...
A volte le dichiarazioni in campagna elettorale lasciano perplessi. Ma di solito si tratta della classica divergenza di opinioni, per cui ognuno rimane legittimamente del suo parere. Altra cosa è il travisamento della realtà, come nel caso della dichiarazione sul programma che la candidata PdL Bordoli pubblica sulla propria pagina elettorale Facebook il 29 marzo. Dice la signora di essere “la sola a voler garantire” trasparenza e legalità, e afferma spavaldamente che “la sinistra e il suo candidato fanno finta di nulla invece”. Ovviamente sono rimasto di stucco. Prima però di decidere a quale dei più profondi gironi infernali condannare Lucini per tanta nequizia, ho voluto controllare, prendendo in mano questi benedetti programmi.
Quanto parla effettivamente il PdL di questi temi? 24 righe in totale, quasi tutte nella corposa voce “sicurezza”, che a ben vedere è un altro tema (pp. 1, 13, 14). Nel programma di Lucini vi sono dedicate 127 righe (pp. 3-4, 6, 7, 8, 10) includendo la trasparenza dell'attività comunale, delle nomine, quella economica, la lotta alla corruzione e la sicurezza. Solo 5 volte tanto, e non si tratta di ripetizioni affogate in un discorso ridondante, ma di punti specifici compresi in elenchi.
Mi scuso con i lettori per l'atteggiamento da contabile, che peraltro la professionalità della signora Bordoli saprà apprezzare, e anche per il mio ingenuo convincimento che la prima forma di onestà e trasparenza sia quella di rispettare i dati di fatto. Forse sono fuori dal mondo.
O forse la politica comasca ha bisogno di persone che sappiano leggere la realtà per quella che è, e non per come preferiscono immaginarsela.
Quanto parla effettivamente il PdL di questi temi? 24 righe in totale, quasi tutte nella corposa voce “sicurezza”, che a ben vedere è un altro tema (pp. 1, 13, 14). Nel programma di Lucini vi sono dedicate 127 righe (pp. 3-4, 6, 7, 8, 10) includendo la trasparenza dell'attività comunale, delle nomine, quella economica, la lotta alla corruzione e la sicurezza. Solo 5 volte tanto, e non si tratta di ripetizioni affogate in un discorso ridondante, ma di punti specifici compresi in elenchi.
Mi scuso con i lettori per l'atteggiamento da contabile, che peraltro la professionalità della signora Bordoli saprà apprezzare, e anche per il mio ingenuo convincimento che la prima forma di onestà e trasparenza sia quella di rispettare i dati di fatto. Forse sono fuori dal mondo.
O forse la politica comasca ha bisogno di persone che sappiano leggere la realtà per quella che è, e non per come preferiscono immaginarsela.
giovedì 5 aprile 2012
Elezioni a Como e buon senso latitante
"Il buon senso è la cosa meglio ripartita nel mondo: ciascuno, infatti, pensa di esserne ben provvisto". L'aforisma di Cartesio torna alla mente nel momento in cui si contempla il panorama davvero inusuale delle liste che si presentano a Como alle prossime elezioni. Hanno raggiunto la cifra di 24, con 16 candidati sindaci, solo un paio dei quali ha un'alleanza di liste a suo sostegno. Sembra il trionfo dell'individualismo politico.
È un segnale incoraggiante o preoccupante? È assai probabile che il fallimento totale dell'amministrazione uscente abbia stimolato la volontà di tante persone ad impegnarsi direttamente, e questo, in astratto, sarebbe un bene per la democrazia e la partecipazione, pur prescindendo dalle competenze effettive di ciascuno.
Ma quali possibilità concrete hanno tali liste di arrivare al governo della città? Perché non hanno saputo convergere, almeno a gruppi, su di un progetto comune, rafforzando così le probabilità di essere rappresentate in consiglio?
Temo che la risposta stia soprattutto nel male, sempre più diffuso in questi anni, dei personalismi senza freno. La stagione appena conclusa ne è stata ricca, culminando infine nella clamorosa spaccatura che ha riguardato l'ex partito di maggioranza. Si è dunque imparato qualcosa dal passato? Pare proprio di no.
Semplifichiamone gli esiti: se 10 liste raccogliessero ciascuna il 2,5% dei consensi, queste resterebbero tutte escluse dall'assemblea, col risultato che un quarto dell'elettorato non sarebbe minimamente rappresentato. Ciascuno naturalmente pensa e spera: "capiterà agli altri, ma non a me". Ma è saggio tutto ciò? E se anche molte di queste liste ce la facessero ad entrare, per il rotto della cuffia, quale sarebbe il quadro risultante? L'opposizione divisa in innumerevoli gruppi di un solo membro, ciascuno dei quali, per ottenere visibilità, prenderebbe la parola su tutto, moltiplicherebbe le istanze e gli ordini del giorno, rendendo lo svolgimento dei lavori più difficoltoso che mai?
Forse, se il buon senso dei candidati non ha avuto il sopravvento nella fase di costruzione dei progetti, toccherà affidarsi a quello degli elettori, sperando che almeno loro vogliano confermare l'assunto cartesiano.
È un segnale incoraggiante o preoccupante? È assai probabile che il fallimento totale dell'amministrazione uscente abbia stimolato la volontà di tante persone ad impegnarsi direttamente, e questo, in astratto, sarebbe un bene per la democrazia e la partecipazione, pur prescindendo dalle competenze effettive di ciascuno.
Ma quali possibilità concrete hanno tali liste di arrivare al governo della città? Perché non hanno saputo convergere, almeno a gruppi, su di un progetto comune, rafforzando così le probabilità di essere rappresentate in consiglio?
Temo che la risposta stia soprattutto nel male, sempre più diffuso in questi anni, dei personalismi senza freno. La stagione appena conclusa ne è stata ricca, culminando infine nella clamorosa spaccatura che ha riguardato l'ex partito di maggioranza. Si è dunque imparato qualcosa dal passato? Pare proprio di no.
Semplifichiamone gli esiti: se 10 liste raccogliessero ciascuna il 2,5% dei consensi, queste resterebbero tutte escluse dall'assemblea, col risultato che un quarto dell'elettorato non sarebbe minimamente rappresentato. Ciascuno naturalmente pensa e spera: "capiterà agli altri, ma non a me". Ma è saggio tutto ciò? E se anche molte di queste liste ce la facessero ad entrare, per il rotto della cuffia, quale sarebbe il quadro risultante? L'opposizione divisa in innumerevoli gruppi di un solo membro, ciascuno dei quali, per ottenere visibilità, prenderebbe la parola su tutto, moltiplicherebbe le istanze e gli ordini del giorno, rendendo lo svolgimento dei lavori più difficoltoso che mai?
Forse, se il buon senso dei candidati non ha avuto il sopravvento nella fase di costruzione dei progetti, toccherà affidarsi a quello degli elettori, sperando che almeno loro vogliano confermare l'assunto cartesiano.
mercoledì 28 marzo 2012
Personalismi di qua e di là
Pietro Vierchowod protesta, dopo la recente presentazione della lista civica a sostegno di Mario Lucini: «perchè chi ha perso le primarie si sente in dovere di fare una personale lista in appoggio al candidato ufficiale? Non sarebbe meglio che questi signori facessero la campagna elettorale per il proprio candidato, senza cercare consensi personali? La risposta si trova nel fatto che questi candidati cercano solo di far valere il proprio potere in sede di nomine in Consiglio Comunale. [...] i cittadini si renderanno conto del gioco che stanno facendo questi signori, vecchi nomi della vecchia politica che hanno rovinato Como».
Sarà anche così. Però: perché altre forze vive della città, ma con un seguito prevedibilmente modesto, sentono il bisogno di fare la propria lista personale, senza aver avviato per tempo un percorso di confronto e di condivisione sulle cose da fare, dando per scontato che "questi signori" sono tutti "vecchi" senza neppure essersi fermati a parlare? Neppure io sono particolarmente entusiasta del proliferare di liste, specie dopo un processo che aveva una sua chiara logica, come le primarie, e difatti mi candido nella lista PD, per quanto personalmente mi costi. Tuttavia la democrazia è anche e soprattutto questo: cittadini liberi che fanno le loro scelte in base alla loro coscienza (almeno per alcuni è così) e si sottopongono al giudizio di un elettorato libero. Per evitare di confondere quest'ultimo, sarebbe forse stato bene che tutti i soggetti (ripeto, tutti) avessero saputo avviare un percorso di semplificazione e di integrazione mettendo da parte il vero male di questi anni: i personalismi, l'incapacità di ascoltarsi. Se così non è stato, necessariamente la parola passa alle urne. Buona fortuna a tutti quelli che hanno davvero a cuore il bene della città.
Sarà anche così. Però: perché altre forze vive della città, ma con un seguito prevedibilmente modesto, sentono il bisogno di fare la propria lista personale, senza aver avviato per tempo un percorso di confronto e di condivisione sulle cose da fare, dando per scontato che "questi signori" sono tutti "vecchi" senza neppure essersi fermati a parlare? Neppure io sono particolarmente entusiasta del proliferare di liste, specie dopo un processo che aveva una sua chiara logica, come le primarie, e difatti mi candido nella lista PD, per quanto personalmente mi costi. Tuttavia la democrazia è anche e soprattutto questo: cittadini liberi che fanno le loro scelte in base alla loro coscienza (almeno per alcuni è così) e si sottopongono al giudizio di un elettorato libero. Per evitare di confondere quest'ultimo, sarebbe forse stato bene che tutti i soggetti (ripeto, tutti) avessero saputo avviare un percorso di semplificazione e di integrazione mettendo da parte il vero male di questi anni: i personalismi, l'incapacità di ascoltarsi. Se così non è stato, necessariamente la parola passa alle urne. Buona fortuna a tutti quelli che hanno davvero a cuore il bene della città.
martedì 20 marzo 2012
CoCoCo51 - Mancato invio rendicontazione
In data 19 dicembre inoltravo agli uffici, via posta elettronica, una richiesta di dati che apparentemente non presentava problematiche di sorta, e che sembra invece essere diventata una vera odissea cernezziana. Vi diletterò dunque per un minuto raccontandovela, affinché ciascuno possa trarne le debite conclusioni.
Chiedevo allora di poter conoscere l'importo degli introiti che il Comune incamera annualmente dall'attività dei mercati cittadini (coperto, mercerie, quartieri) e delle somme eventualmente spese per lavori di manutenzione.
Sono rimasto senza risposte per un paio di mesi, pur avendo inoltrato al dott. Fumagalli un paio di solleciti, sempre via email. Stavo per deporre ogni speranza, quando ecco, il medesimo si è rivolto a me di persona durante l'ultima seduta della IV commissione, assicurandomi cortesemente che i dati richiesti erano praticamente pronti e mi sarebbero stati recapitati entro fine settimana.
Indovinate il seguito? Di settimane ne sono passate alcune, senza traccia della documentazione. All'ennesimo sollecito mi veniva risposto che era questione di un paio di giorni. Nessun esito. Un incontro nel corridoio, ieri sera, posticipava la consegna di “una mezz'ora”.
Al momento in cui parlo non ho ancora ricevuto nulla. Nulla. Nulla nella posta elettronica, nulla nella casella; ammetto di non aver controllato l'arrivo di eventuali piccioni viaggiatori.
Neanche avessi chiesto uno studio sinottico sui livelli di vendita di ciascun articolo, tipologia per tipologia, con serie storiche dalla fondazione dei mercati ad oggi.
È chiaro che, alla conclusione di questo mandato, non posso fare a meno di interrogarmi sulle ragioni di questo atteggiamento. Forse sarebbe anche il caso di rivendicare maggiore rispetto non per la mia modesta persona, bensì per il ruolo che ricopro. In ogni caso, vorrei sottolineare che, se io ricevessi una richiesta di informazioni, soprattutto se fossi istituzionalmente tenuto a fornirle, mi guarderei bene dal dare formali e reiterate assicurazioni, qualora non fossi in grado di adempiere alle promesse. Ma mi rendo conto di vivere in un altro mondo rispetto a quello dell'amministrazione cittadina.
So che sono stato davvero ingeneroso. Infatti avrei potuto aspettare fino a domani sera, prima di elevare questa protesta. Dopo tante settimane, un giorno in più o in meno, magari l'ultimo...
O forse è meglio prenderla come un auspicio. La previsione, forte di un assoluta certezza da parte del diretto interessato, che la prossima amministrazione sarà quella che io auspico, e addirittura che mi si potrà vedere in consiglio tra qualche mese e consegnarmi i dati allora. Se così fosse, pur indispettito da come si è svolta la vicenda, ringrazio dell'augurio. Vorrei avere la sua stessa incrollabile fiducia...
Chiedevo allora di poter conoscere l'importo degli introiti che il Comune incamera annualmente dall'attività dei mercati cittadini (coperto, mercerie, quartieri) e delle somme eventualmente spese per lavori di manutenzione.
Sono rimasto senza risposte per un paio di mesi, pur avendo inoltrato al dott. Fumagalli un paio di solleciti, sempre via email. Stavo per deporre ogni speranza, quando ecco, il medesimo si è rivolto a me di persona durante l'ultima seduta della IV commissione, assicurandomi cortesemente che i dati richiesti erano praticamente pronti e mi sarebbero stati recapitati entro fine settimana.
Indovinate il seguito? Di settimane ne sono passate alcune, senza traccia della documentazione. All'ennesimo sollecito mi veniva risposto che era questione di un paio di giorni. Nessun esito. Un incontro nel corridoio, ieri sera, posticipava la consegna di “una mezz'ora”.
Al momento in cui parlo non ho ancora ricevuto nulla. Nulla. Nulla nella posta elettronica, nulla nella casella; ammetto di non aver controllato l'arrivo di eventuali piccioni viaggiatori.
Neanche avessi chiesto uno studio sinottico sui livelli di vendita di ciascun articolo, tipologia per tipologia, con serie storiche dalla fondazione dei mercati ad oggi.
È chiaro che, alla conclusione di questo mandato, non posso fare a meno di interrogarmi sulle ragioni di questo atteggiamento. Forse sarebbe anche il caso di rivendicare maggiore rispetto non per la mia modesta persona, bensì per il ruolo che ricopro. In ogni caso, vorrei sottolineare che, se io ricevessi una richiesta di informazioni, soprattutto se fossi istituzionalmente tenuto a fornirle, mi guarderei bene dal dare formali e reiterate assicurazioni, qualora non fossi in grado di adempiere alle promesse. Ma mi rendo conto di vivere in un altro mondo rispetto a quello dell'amministrazione cittadina.
So che sono stato davvero ingeneroso. Infatti avrei potuto aspettare fino a domani sera, prima di elevare questa protesta. Dopo tante settimane, un giorno in più o in meno, magari l'ultimo...
O forse è meglio prenderla come un auspicio. La previsione, forte di un assoluta certezza da parte del diretto interessato, che la prossima amministrazione sarà quella che io auspico, e addirittura che mi si potrà vedere in consiglio tra qualche mese e consegnarmi i dati allora. Se così fosse, pur indispettito da come si è svolta la vicenda, ringrazio dell'augurio. Vorrei avere la sua stessa incrollabile fiducia...
lunedì 19 marzo 2012
Como non crederà alle panzane [?]
«Mосква слезам не верит» («Mosca non crede alle lacrime»). Il famoso detto russo viene alla mente leggendo il resoconto fatto da un quotidiano locale della serata di presentazione dei lavori per il programma del centosinistra. La prevedibilissima delusione è sintetizzata nel titolo: “La Como luciniana che bandisce sogni e colpi di scena”.
Eh, già. Niente fuochi d'artificio. Forse, di fronte ad una realtà durissima, che l'opposizione denunciava e preannunciava da anni (ma allora era tacciata di disfattismo), comincerà una buona volta una nuova era per la città? «Como non crede alle balle», potrebbe ormai essere il nuovo slogan.
Eh, già. Niente fuochi d'artificio. Forse, di fronte ad una realtà durissima, che l'opposizione denunciava e preannunciava da anni (ma allora era tacciata di disfattismo), comincerà una buona volta una nuova era per la città? «Como non crede alle balle», potrebbe ormai essere il nuovo slogan.
martedì 6 marzo 2012
Lo sguardo (imparziale) sul futuro
E finalmente sappiamo cosa succederà dopo le elezioni di maggio. Lo immagina oggi il direttore della Provincia, "Con lo scenario tutt'altro che lunare di un'eventuale giunta Lucini immobilizzata tra ordini del giorno a favore dei No Tav, appelli per il ritiro immediato dall'Afghanistan o grandi evoluzioni sintattiche sulle criticità del concetto di accoglienza nelle società post-industriali mentre il resto della città continua beatamente ad andare a fondo."
Giudizio generoso e carico di speranza, grazie! Ricordiamo a tutti che il giornale ha solennemente dichiarato che "non si schiera con nessuno". Semmai, CONTRO qualcuno.
Poi sono gli intellettuali di sinistra a essere dei "so-tutto-io"...
Giudizio generoso e carico di speranza, grazie! Ricordiamo a tutti che il giornale ha solennemente dichiarato che "non si schiera con nessuno". Semmai, CONTRO qualcuno.
Poi sono gli intellettuali di sinistra a essere dei "so-tutto-io"...
lunedì 5 marzo 2012
I primi della classe
Se il PdL sceglie il suo candidato a Sindaco di Como tramite le primarie, non possiamo che rallegrarci. È un'iniezione di democrazia i cui benefici effetti non mancheranno sicuramente di proiettarsi anche nelle relazioni interne al partito. Se le procedure di voto sono state improntate alla massima correttezza, col supporto di un apposito software, veniamo ulteriormente confortati: il desiderio di trasparenza nella politica è anche una delle nostre maggiori aspirazioni. Infine, è del tutto legittima, e insindacabile, la decisione di circoscrivere la partecipazione ai soli residenti maggiorenni italiani.
Ma un minimo di signorilità non avrebbe dovuto sconsigliare ai vari portavoce di ribadire ad ogni piè sospinto la “profonda differenza” nei confronti delle recenti primarie del centrosinistra, quasi che consentire il voto ai sedicenni e ai residenti stranieri in regola fosse un terrificante abuso? Di quale “legalità” turbata andavano mai cianciando quei signori, quasi ignorassero che ogni libera associazione può fornirsi, al proprio interno, delle regole che ritiene più opportune? Credono per caso, sminuendo l'esercizio della democrazia in casa d'altri, di far meglio risaltare la loro recentissima scoperta? O sono preoccupati del giudizio di un elettorato sempre meno sonnacchioso nei confronti dei risultati di un'amministrazione ormai rinnegata da tutti, compresi gli eredi diretti?
Ma un minimo di signorilità non avrebbe dovuto sconsigliare ai vari portavoce di ribadire ad ogni piè sospinto la “profonda differenza” nei confronti delle recenti primarie del centrosinistra, quasi che consentire il voto ai sedicenni e ai residenti stranieri in regola fosse un terrificante abuso? Di quale “legalità” turbata andavano mai cianciando quei signori, quasi ignorassero che ogni libera associazione può fornirsi, al proprio interno, delle regole che ritiene più opportune? Credono per caso, sminuendo l'esercizio della democrazia in casa d'altri, di far meglio risaltare la loro recentissima scoperta? O sono preoccupati del giudizio di un elettorato sempre meno sonnacchioso nei confronti dei risultati di un'amministrazione ormai rinnegata da tutti, compresi gli eredi diretti?
lunedì 20 febbraio 2012
CoCoCo50 - Costruzioni inutili, consumo del territorio e PGT
Repetita iuvant, recita un antico adagio. Prendo solo un minuto per ribadire un concetto che ho espresso più volte, nelle sedute di questo Consiglio. E lo faccio con le parole di un esperto, il dirigente provinciale del settore Territorio, che valuta la scelta del PGT in dirittura d'arrivo, riguardo alla costruzione di ulteriori unità abitative, del tutto "illogica, irrazionale e immotivata".
Se fosse correttamente riportata dai giornali, la vostra replica che il PGT opera un rigoroso contenimento del consumo di suolo e ridimensiona volumetrie esistenti, non apparirebbe in sé molto credibile. Ma quel che è peggio, è che non viene considerato in misura minimamente adeguata il fabbisogno di edilizia sociale o convenzionata, sempre secondo la relazione del dott. Cosenza, che riprende anche i dati di una recente ricerca del Dipartimento Architettura e Pianificazione del Politecnico di Milano, commissionata dalla CISL.
Oltre a non presentare alcuna capacità di visione in ordine allo sviluppo della città, questa disattenzione nei confronti dell'housing sociale è tanto più controproducente, quando si considerano le migliaia di abitazioni costruite in questi anni e rimaste invendute nella nostra città.
Urge correre ai ripari, cambiare rotta.
Ma non sembra proprio che questa amministrazione sia in grado di cambiare prospettiva. Perciò, non lasciate ai comaschi altra scelta che cambiare in toto l'amministrazione. Dico l'amministrazione, naturalmente, non solo qualche faccia. O neppure quella, ma solo l'etichetta, come sembra che il centrodestra sia intenzionato a fare, tramite primarie che l'on. Butti si affanna a dire che "non si possono paragonare a quelle del centrosinistra".
Premesso che le primarie, seriamente condotte, sono sempre un esercizio di democrazia e in quanto tali vanno accolte con favore, mi dichiaro d'accordo con lui: non mi sognerei mai di proporre un paragone tanto inappropriato...
Se fosse correttamente riportata dai giornali, la vostra replica che il PGT opera un rigoroso contenimento del consumo di suolo e ridimensiona volumetrie esistenti, non apparirebbe in sé molto credibile. Ma quel che è peggio, è che non viene considerato in misura minimamente adeguata il fabbisogno di edilizia sociale o convenzionata, sempre secondo la relazione del dott. Cosenza, che riprende anche i dati di una recente ricerca del Dipartimento Architettura e Pianificazione del Politecnico di Milano, commissionata dalla CISL.
Oltre a non presentare alcuna capacità di visione in ordine allo sviluppo della città, questa disattenzione nei confronti dell'housing sociale è tanto più controproducente, quando si considerano le migliaia di abitazioni costruite in questi anni e rimaste invendute nella nostra città.
Urge correre ai ripari, cambiare rotta.
Ma non sembra proprio che questa amministrazione sia in grado di cambiare prospettiva. Perciò, non lasciate ai comaschi altra scelta che cambiare in toto l'amministrazione. Dico l'amministrazione, naturalmente, non solo qualche faccia. O neppure quella, ma solo l'etichetta, come sembra che il centrodestra sia intenzionato a fare, tramite primarie che l'on. Butti si affanna a dire che "non si possono paragonare a quelle del centrosinistra".
Premesso che le primarie, seriamente condotte, sono sempre un esercizio di democrazia e in quanto tali vanno accolte con favore, mi dichiaro d'accordo con lui: non mi sognerei mai di proporre un paragone tanto inappropriato...
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