Albrecht Dürer, Navis Stultorum (in S. Brant, Narrenschiff - 1497)

sabato 12 luglio 2008

Nothing Is Easy

Ricoprire l'avversario-demonio di insulti, dare una valvola di sfogo alla propria impotenza, far parlare di sé sui media; e insieme denunciare un pericolo reale per la democrazia, opporsi a uno sconcio istituzionale e ad un ulteriore svuotamento delle prerogative parlamentari. Soprattutto dare voce ad un malessere profondo, che non è però quello della maggioranza dei concittadini, in forme scomposte, rispondendo all'arroganza con l'arroganza, alla violenza verbale (larvata, subdola, pervasiva) con la violenza verbale (esplosiva, liberatoria ma assolutamente sterile). Il trionfo dell'antipolitica, che è sempre, indirettamente, un successo per la cattiva politica.
Questo mi sembra sia essere il senso della manifestazione romana dell'8 luglio: il risultato prodotto, al di là delle intenzioni, è semicatastrofico. Politicamente non raggiunge neppure la parità con l'avversario, per l'ulteriore discredito che porta alla causa dell'antiberlusconismo, offrendo forti appigli e giustificazioni alla tendenza di segno opposto. Che non è, lo sappiamo bene, sorretta dalla forza della ragione, dal senso dello stato, dal primato del bene comune, ma da un più banale e primitivo ossequio al capo, consacrato dal popolo, e perciò legittimato a fare ciò che vuole. Non a caso, per effetto delle decisioni prese a colpi di maggioranza, lo si è messo al riparo da ogni imbarazzo giudiziario, come un sovrano assoluto.Bisognava tacere? Al contrario. Ma se non si presta attenzione ai modi e se non si ha veramente a cuore il convincimento di chi ha un'idea diversa, ci si riduce al semplice gettargli in faccia il nostro disprezzo. Si ribadisce la propria debolezza e, insieme, si consente al benpensante di turno di rifugiarsi nelle certezze preconfezionate (il leader buono aggredito da magistrati e piazze comunisti, l'attitudine puramente distruttiva della sinistra, e via dicendo).
Con scontate capacità di previsione, il giorno prima Ernesto Galli della Loggia condannava questo genere di moralismo come “il modo classico in cui la sinistra declina la tendenza all'antipolitica che da sempre, e oggi piu che mai, alligna anche nelle sue file. Laddove la destra è abituata a declinare l'antipolitica nelle forme del disincanto qualunquistico spinto fino al cinismo, la sinistra, invece, l'incanala in quelle dell'eticismo condotto al limite dell'arroganza di tipo razzista”. Di qui il trittico dogmatico consistente nella convinzione di avere in esclusiva il copyright del bene, di dover essere tutti uniti contro il male (assoluto), e di alimentare la purezza con la durezza.Una riflessione in parte condivisibile, ma che rischia, nei toni di molti commentatori, di assolvere frettolosamente molte delle procedure comuni alla pratica politica, sino al piccolo e medio cabotaggio dei compromessi più ignobili. Infatti, nel nostro paese, si dice spesso “moralismo” inglobando in questo concetto anche quello di “moralità”. Raccomandazioni, servilismi, distorsione sistematica dei fatti nell'informazione, accesso a posti attraverso ricatti e/o concessione di favori (sfera sessuale inclusa), evasioni degli obblighi fiscali e disaffezione civica hanno spesso trovato pubblici difensori, beninteso in toni elusivi, tramite ragionamenti indiretti, lamentando in sostanza che gli esseri umani non possono essere santi, che così va da sempre il mondo, eccetera. Una sagra dell'ipocrisia di cui non importa qui elencare i campioni, visto che trovano sempre nuovi emuli.
Si può perciò condannare il moralismo e dichiararne i guasti, ma va fatta estrema attenzione alla facile autoassoluzione che i “furbi” sono prontissimi a costruirsi. Esattamente come l'antipolitica è pericolosa ed ingiusta nel rendere superflua la fatica di pensare, di misurare, di distinguere, e nel condannare chi invece intenda ragionare e dialogare con tutti sul merito dei problemi, è però una faciloneria non innocente anche quella di chi prescinde, sempre e comunque, da considerazioni etiche, da un ideale di giustizia, a volte gettando a mare anche il puro buon senso.
Credo che le passate vicende di un intelligentone politico come D'Alema, nel suo storico confronto con Berlusconi, ne rappresentino la più efficace delle illustrazioni. Se qualcuno non ne fosse convinto mi illustri, per favore, gli straordinari successi ottenuti nel tempo da questa Realpolitik all'amatriciana; quali benefici abbia portato al centrosinistra; quale sensibilità ed efficacia abbia dimostrato in tema di conflitto di interessi e di antitrust mediatico; quale incremento dei consensi nel paese.
Moralità, intelligenza politica e capacità di dialogo onesto sono un connubio difficile da realizzare, è vero. Una strada stretta, che richiede probabilmente più impegno di quanto la classe dirigente che ci ritroviamo sia disposta a concedere. I furbi, classicamente, preferiscono le scorciatoie di ogni genere e il lavoro nell'ombra. Con gli effetti che tutti vediamo.