Albrecht Dürer, Navis Stultorum (in S. Brant, Narrenschiff - 1497)

venerdì 27 marzo 2009

L'incompreso vincente

Luciano Violante, in un'odierna intervista al Corriere, ricorda la completa sottovalutazione del "fenomeno" Berlusconi da parte dei dirigenti Pds che ironizzavano: «Chi è questo? Cosa vuole? Come si permette di irrompere nella nostra politica in modo così sgrammaticato? [...] Non capimmo che cominciava una nuova era [...] Pensando: e che un partito si fonda così?. [...] Ci credevamo poco. Mentre lui tesseva alleanze, stringeva patti con la Lega, con la destra... noi ironizzavamo». E quando, il 26 gennaio del 1994, Berlusconi registrò il suo primo messaggio televisivo, mettendo una calza da donna davanti all’obiettivo della telecamera per garantirsi così un effetto visivo più fascinoso? «Pensammo fosse una roba poco seria. E sbagliammo. Perché lui, invece, aveva già intuito come la nuova società italiana stesse cambiando e, alla verità del merito, tipica della nostra storia comunista, si stesse sovrapponendo la verità della forma».
Sin qui il ricordo, e l'onesta ammissione alla luce, tardiva, dei fatti. La realtà più profonda è però un'altra: nessuno osava ammettere che in Italia un guitto capace, un ciarlatano convinto, purché abbia un'ambizione smodata, è veramente in grado di rivoluzionare la vita politica. Non è la prima volta nella storia del paese. E Montanelli si è purtroppo rivelato un illuso, profetizzando che una sola dose di Berlusconi sarebbe valsa ad immunizzare gli Italiani per sempre. Al contrario, se lo sono fatto piacere e si identificano in lui.
Il triste motivo? È che costui non stenta a trovare compagni, sostenitori e financo adoratori, purché abbiano da trarne un vantaggio. È lo spirito caudatario. Da noi non si usa dire: «Ma no, in fondo sono una persona seria, ho una mia dignità, a questa farsa non mi presto». Bensì: «Cosa me ne viene?». Così si costruisce la storia patria...