Albrecht Dürer, Navis Stultorum (in S. Brant, Narrenschiff - 1497)

martedì 16 novembre 2010

Sconforto per una città umiliata

All'indomani della votazione sulla mozione di sfiducia in consiglio comunale, sono alquanto rattristato dallo spettacolo che è stato offerto, peraltro ad un prezzo non molto economico, e penso che dovremmo chiedere scusa alla città che, una volta di più, si è vista presa in giro e umiliata dalle troppe manovre messe in campo. D'accordo che una seduta di autoanalisi ogni tanto può rivelarsi liberatoria e persino utile, ma se il buongiorno si vede dal mattino... E qui il mattino è passato da un pezzo: indipendentemente dall'esito, come non essere delusi avendo assistito da un lato allo spreco di tempo provocato in primis dalle tattiche dilatorie interne alla maggioranza (le ripetute critiche erano più che fondate, ma proprio non potevano mettersi d'accordo in tempi brevi?), dall'altro al disperato tentativo del sindaco di appellarsi a destra e a manca per occultare tutte le promesse non mantenute, che poi si è semplicemente limitato a rinnovare?
Mi si dirà che questa è la politica, con le sue regole. Temo piuttosto che questa sia la politica come noi l'abbiamo ridotta, e come il paese si è ormai da tempo abituato a viverla. Se non altro, il Consiglio comunale ha offerto una rappresentazione compiuta e veritiera di come i problemi vengano affrontati da questa amministrazione, che di certo (restando immutata la classe politica) ha ribadito di non volere o non saper cambiare abitudini. Si permane lontani da ogni chiarezza e trasparenza di motivazioni, senza badare allo spreco di tempo e di risorse pubbliche, una volta assicurandosi il tempo necessario per le estenuanti trattative, con l'unica preoccupazione di difendere equilibri di potere, che a ben guardare non hanno molto a che fare con il rilancio della città.
Nulla di sorprendente: in tutte le epoche di crisi, quando una civiltà o un impero si esauriscono, cominciano a logorarsi in faide intestine e in discussioni interminabili, che non risolvono nulla né tanto meno progettano il futuro oltre l'indomani, in quella perversione della politica eretta a stile di governo che è il tirare a campare, il posizionarsi giorno per giorno alla ricerca di un consenso tanto più effimero, quanto più si fonda sugli scambi e sui favori, non sulla crescita del paese, sulla lungimiranza, sulla valorizzazione del merito.
Lo sconforto è profondo: così come gli avvenimenti nazionali ci stanno rendendo in modo eloquente la reale misura dell'incapacità della classe dirigente di questo paese, la vicenda delle nostre inutili serate mette in evidenza per la città l’inefficienza eretta a sistema. Inutile dire che questo non lascia ben sperare per il futuro dei nostri figli. Soprattutto se i padri hanno insegnato loro a non cercare raccomandazioni.