
Albrecht Dürer, Navis Stultorum (in S. Brant, Narrenschiff - 1497)
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giovedì 26 gennaio 2017
Piano del traffico e pregiudizi infondati
A
volte, quando leggi un articolo, ti chiedi se le dichiarazioni che
vedi riportate siano state effettivamente espresse nei termini che
hai sott'occhio, tanto sono sfasate. Per me oggi è il caso di quanto
viene pubblicato a nome del presidente di Acus sul Piano del
traffico: «È un Piano dimezzato, non ha più senso portarlo avanti
[...] è un'altra cosa rispetto a quello messo a punto da Polinomia
[…] Se le linee guida del Piano erano la pedonalizzazione del
lungolago, il girone a doppio senso di marcia e le piste
ciclopedonali e se queste linee guida sono state accantonate, allora
viene a cadere l'intero Piano». Completa il presidente di
Confartigianato Imprese negando la correttezza «che
un'amministrazione in scadenza di mandato» possa prendere decisioni
così importanti.
Ma
c'è qualcosa di fondato in questi assunti, o è solo la sagra del
partito preso?
Purtroppo,
alla luce dei fatti, mi tocca propendere per la seconda ipotesi. E
c'è un aspetto particolarmente fastidioso in questo stile
argomentativo. Se la giunta decidesse senza ascoltare nessuno, la si
accuserebbe di uno stile dittatoriale. Se invece la giunta non solo
ascolta per mesi le osservazioni e proposte condotte sulla base del
più ampio e articolato studio che mai sia stato intrapreso sul
problema del traffico in città, ma integra, corregge e modula buona
parte delle ipotesi sulla base dei risultati di questo ascolto,
allora si sentenzia che il piano ne esce “dimezzato” e inutile.
E
no. Finiamola una buona volta con queste assurdità. Davvero non si
vuole capire che le linee guida non sono quelle che si dichiara per
scopi di comodo (estrapolando alcune delle possibili soluzioni
studiate e poi ridimensionate), ma “solo” la complessiva
razionalizzazione delle problematiche innumerevoli e complesse del
traffico cittadino? Cosa sfugge, nel considerare che sono state
vagliate tutte le ipotesi percorribili alla luce di competenze
tecniche qualificate, generando un lavoro che comporta passaggi per
gradi differenziati e successivi, con misure propedeutiche ad altre,
e con una progressiva verifica degli effetti? Quale altro metodo
seguire? Forse quello delle proposte “spot” di cui qualcuno può
essere legittimamente convinto, ma che sembrano ben meno consapevoli
degli effetti generati nei comparti circostanti?
È
poi
corretto dimenticare che il Pgtu è parte integrante del programma
di governo, per realizzare il quale l'attuale maggioranza e il
Sindaco Lucini sono stati eletti?
Con
quale senso di responsabilità si giudica ancora rinviabile un piano
del traffico palesemente necessario, viste le trasformazioni che la
città ha subito negli ultimi quindici anni e la completa
inadempienza delle giunte precedenti nell'aggiornarlo, come sarebbe
stato imposto dalla legge?
Quale
rispetto si manifesta – certo dall'alto di una rappresentanza di
organizzazioni che conteranno svariate migliaia di iscritti – per
quei cittadini
e quelle associazioni
che sono stati protagonisti
di un percorso di redazione
condotto (ed
è una novità profonda nella
storia politica della città) con
una modalità ampiamente e autenticamente partecipativa?
Un'amministrazione
in scadenza di mandato consegna alla città l'elaborazione che ha
promesso di realizzare. È un fatto politico di rilievo, che può
spiacere agli avversari, ma che dimostra serietà e coerenza. Tanto
che, se anche per ragioni tecniche non si arrivasse al voto in
consiglio entro la fine del mandato, di certo questa opera potrebbe
essere immediatamente implementata da chi arriverà dopo.
Questa
capacità di guardare alla soluzione dei problemi al di là delle
polemiche spicciole mi conferma una volta di più come questa
amministrazione abbia avuto a cuore la qualità della vita e la
sicurezza dei cittadini prima di ogni tornaconto elettorale. E non
credo siano pochi i cittadini che lo hanno compreso.
venerdì 9 dicembre 2016
Quello che manca... è la fantascienza
La gente, come ampiamente previsto, si riversa massicciamente nella
città di Como in un giorno di festa tradizionalmente dedicato a
passeggiate e acquisti prenatalizi.
La gente non è sprovveduta: non è la prima volta ma la centesima, e quindi sa bene che si ritroverà ad intasare le vie d'accesso al centro, se utilizza l'automobile. Che ci saranno ingorghi a prova di qualsivoglia vigile e semaforo, che i motori saranno a lungo accesi con ottimo contributo all'inquinamento cittadino, e che si passeranno decine di minuti in coda per trovare un parcheggio.
La gente è sovrana, e non è tenuta a usare strategie di buon senso. Può tranquillamente ignorare la possibilità di parcheggio fuori dalla convalle, con mezzo pubblico incluso a prezzi stracciati. Persino se ad invitare le persone a usufruirne sono, in modo lungimirante, le stesse associazioni dei commercianti.
Forse non sa, però, la gente, che si trova sempre qualche politico locale il quale, con toni rabbiosi e accusando di arroganza gli altri (ovviamente!) rivela che i problemi sono in realtà creati dall'amministrazione, la quale deve aver modificato l'orografia e la conformazione urbanistica nottetempo: prima c'erano a Como i grands boulevards, ora strette strade di ingresso. Inoltre l'assessore evidentemente è incapace di moltiplicare le superfici non costruite con opportune deformazioni ad hoc dello spazio-tempo, ed è sadicamente votata a progettare piani del traffico futuri, capaci però di determinare nefaste conseguenze retroattive sul presente. Roba che neppure H.G. Wells avrebbe osato immaginare: insomma, quello che manca, per i contestatori dell'ultima ora, non è la scienza, è proprio la fantascienza.
Sarà forse contenta, la gente, che qualcuno soffi sul fuoco delle polemiche elettorali. Di certo ne comprenderà tutta l'utilità.
Peccato che l'arma vincente non siano le sparate di chi presume di avere in tasca tutte le verità (è il suo mestiere, se fa il propagandista politico, ma la sua dubbia dialettica non incide sui flussi viabilistici, ammesso che li comprenda): è il semplice buon senso di lasciare altrove l'auto e di usare le alternative a disposizione. Cosa che la gente sa già. O no?
La gente non è sprovveduta: non è la prima volta ma la centesima, e quindi sa bene che si ritroverà ad intasare le vie d'accesso al centro, se utilizza l'automobile. Che ci saranno ingorghi a prova di qualsivoglia vigile e semaforo, che i motori saranno a lungo accesi con ottimo contributo all'inquinamento cittadino, e che si passeranno decine di minuti in coda per trovare un parcheggio.
La gente è sovrana, e non è tenuta a usare strategie di buon senso. Può tranquillamente ignorare la possibilità di parcheggio fuori dalla convalle, con mezzo pubblico incluso a prezzi stracciati. Persino se ad invitare le persone a usufruirne sono, in modo lungimirante, le stesse associazioni dei commercianti.
Forse non sa, però, la gente, che si trova sempre qualche politico locale il quale, con toni rabbiosi e accusando di arroganza gli altri (ovviamente!) rivela che i problemi sono in realtà creati dall'amministrazione, la quale deve aver modificato l'orografia e la conformazione urbanistica nottetempo: prima c'erano a Como i grands boulevards, ora strette strade di ingresso. Inoltre l'assessore evidentemente è incapace di moltiplicare le superfici non costruite con opportune deformazioni ad hoc dello spazio-tempo, ed è sadicamente votata a progettare piani del traffico futuri, capaci però di determinare nefaste conseguenze retroattive sul presente. Roba che neppure H.G. Wells avrebbe osato immaginare: insomma, quello che manca, per i contestatori dell'ultima ora, non è la scienza, è proprio la fantascienza.
Sarà forse contenta, la gente, che qualcuno soffi sul fuoco delle polemiche elettorali. Di certo ne comprenderà tutta l'utilità.
Peccato che l'arma vincente non siano le sparate di chi presume di avere in tasca tutte le verità (è il suo mestiere, se fa il propagandista politico, ma la sua dubbia dialettica non incide sui flussi viabilistici, ammesso che li comprenda): è il semplice buon senso di lasciare altrove l'auto e di usare le alternative a disposizione. Cosa che la gente sa già. O no?
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