Albrecht Dürer, Navis Stultorum (in S. Brant, Narrenschiff - 1497)

lunedì 4 ottobre 2010

CoCoCo1 - Saluto al Consiglio Comunale di Como

Saluto anzitutto i presenti e ringrazio per il cordiale benvenuto che mi è stato rivolto dal Presidente a nome dell'assemblea.
Arrivo in questo consiglio ormai al di là della metà del mandato elettivo, cosciente dei miei limiti personali ma in condizione di assumere responsabilmente l'impegno conferitomi dagli elettori che mi hanno indicato con le loro preferenze. Soprattutto assicuro il mio impegno per contribuire a far sì che i lavori di questo consiglio possano sempre meglio corrispondere agli interessi dei nostri concittadini e al bene comune, guardando non solo ai problemi immediati, che hanno di certo piena rilevanza, ma anche alla prospettiva futura che in quest'aula si concorre a determinare: o almeno, così dovrebbe essere. Sono infatti consapevole, come voi certamente lo siete, che la Como di domani dipende in misura rilevante dalle decisioni odierne, e che tali decisioni non debbono essere prese a cuor leggero, tantomeno obbedendo a mere valutazioni di convenienza elettorale.
Perciò a mia volta auguro a noi tutti che i nostri lavori non perdano mai di vista questo obiettivo superiore agli interessi di parte e ancor più ai calcoli individualistici, delle convenienze politiche minute. Mi impegnerò in prima persona per circoscrivere gli interventi ai temi effettivi di volta in volta proposti, convinto che le troppe parole, specie se ad esse non seguono poi decisioni concrete e attuate, non fanno che rafforzare nella cittadinanza l'impressione dell'inconcludenza degli organi rappresentativi.
Questo è un pericolo che va scongiurato ad ogni costo, nell'interesse della democrazia prima ancora che del buon funzionamento delle istituzioni; ed è per questo che mi permetto di far presente a tutti i consiglieri, con lo sguardo partecipe ma anche distanziato prospetticamente di uno che sinora i lavori li ha seguiti dall'esterno, che non poche volte le sedute hanno dato l’impressione di protrarsi senza partorire decisioni utili, oppure hanno fornito risposte ambigue o poco concludenti, addirittura con decisioni disattese nei fatti (come il contributo per i libri di testo degli studenti comaschi di scuola media, o ancor peggio, di quello previsto in favore delle vittime del terremoto abruzzese: tutte cose rimaste sulla carta). Tempi lunghi e sedute fiume per decisioni in sé ben poco complesse, come quelle riguardanti le “grandi mostre”, hanno diffuso fra i cittadini il sospetto che le beghe di partito contino qui molto di più dello sviluppo della città. Vi scongiuro, se così è stato, cambiamo registro, e diamo ai comaschi segni tangibili che un’amministrazione è al lavoro non tanto nelle “segrete stanze” del potere, ma anche e soprattutto nella volontà di discutere riportando in quest'aula le indicazioni dei cittadini e di offrire soluzioni concrete ai problemi della gente.
Mi perdonerete se ho voluto portarvi questo sguardo da “esterno”, così come chiedo la vostra comprensione se metterò qualche tempo ad impadronirmi delle procedure in quella che per me è un'esperienza nuova.
Nel concludere questo breve intervento, voglio rivolgere a Luca Gaffuri il riconoscimento che a mio giudizio egli davvero merita, non solo per l'azione svolta con efficacia alla guida dell'opposizione in questi tre anni di consiglio, ma anche per la scelta stessa di rivolgere la sua concentrazione esclusiva ad uno solo dei mandati elettivi che gli sono stati attribuiti dal voto popolare.
Devo sottolinearlo come un fattore di grande importanza, perché è ai miei occhi uno dei rarissimi segnali di una politica che cerca di rinnovarsi, e che nel PD ha trovato un'esplicita enunciazione ed una timida attuazione, comunque a differenza del resto delle forze politiche. Il limite di un solo mandato elettivo non esercitabile in contemporanea ad altri è un segnale forte, il quale vuole opporsi a quei cumuli di cariche che non sono forse il “male assoluto”, ma restano uno degli indicatori più preoccupanti della cattiva politica. Che sia motivato dall'ambizione personale o da interessi di corrente, l'accaparramento delle poltrone è indice di una concezione proprietaria della politica, di una presunzione di onnipotenza nello svolgere innumerevoli incarichi di interesse pubblico, forse anche di un’incapacità di ammettere i propri limiti umani, che nei fatti finisce per rappresentare un raggiro della sovranità popolare e del semplice buon senso.
Ecco perché voglio rendere onore alla scelta controcorrente che il PD propone e che Gaffuri ha fatto propria, in quanto offre qualche motivo di fiducia per il futuro della politica e per la chiarezza delle motivazioni di chi dedica qualche anno della sua vita al bene pubblico. Anche per la mia speranza in questa prospettiva di rinnovamento, per tanti aspetti travagliato e forse non immediato, ma che comunque mi sembra di poter intravvedere, annuncio la mia intenzione di aderire, in questa sede istituzionale, al gruppo consiliare del PD, partito nel quale sono giunto a riconoscere un'opportunità di impegno attivo per costruire quella che Lazzati definiva la “città dell'uomo”.