Albrecht Dürer, Navis Stultorum (in S. Brant, Narrenschiff - 1497)

mercoledì 2 settembre 2009

Istruzione e tabacchi

Come ogni anno, avvicinandosi l'inzio delle lezioni, puntualmente l'informazione moltiplica i "servizi", specie televisivi, che descrivono in termini preoccupati l'impegno economico affrontato dalle famiglie per l'acquisto dei corredi scolastici. Nessuno nega che i bilanci domestici richiedano un'attenta osservazione, ancor più in tempi di crisi, e che i consumatori vadano tutelati da eventuali ingiusti rincari, ma siamo sicuri che una parte importante non la giochi pure l'ossessione dell'acquisto di zaini firmati, accessori alla moda ed altri orpelli? Inoltre, dati alla mano, sarebbe opportuno riflettere un poco. Le ultime rilevazioni Istat ci dicono che la spesa per l’istruzione delle famiglie italiane tra il 2006 e il 2008 è leggermente diminuita: su una spesa media mensile complessiva di 2.485 euro, la famiglia media sembra dedicare all’educazione soltanto l’1%, risultando in calo rispetto al 2006 dello 0,1% e stabile rispetto al 2007. Ciò in pratica significa che la spesa mensile nel 2006 era di 27 euro, diventati nel 2007 e 2008 “solo” 25 euro.
Ovviamente le statistiche si prestano a differenti letture e non possono corrispondere in maniera precisa al vissuto quotidiano. Resta il fatto che tra i beni di consumo l'istruzione occupa, nella media nazionale, il penultimo posto fra le spese mensili delle famiglie, seguita soltanto da quelle per... consumo di tabacchi. Anzi, in Campania, Sicilia, Abruzzo, Sardegna e Lazio questa spesa sopravanza quella scolastica, mentre in Toscana, Piemonte e Val d’Aosta si spende in tabacchi quanto in istruzione. È solo un dato simbolico? O non si può ritenere una misura concretissima di quanto l'istruzione venga realmente valutata nel nostro paese? Si penserà davvero ad essa come un investimento primario per il futuro delle persone, oppure la si considera un fastidioso pedaggio da pagare, ma che non ha grande legame con la vita adulta, per la quale privilegiare magari consorterie e raccomandazioni, anziché il possesso di reali competenze acquisite con lo studio? Chissà: è verosimile che le risposte siano anche molto diverse, a seconda delle coscienze individuali. Però è certo che per contrastare il declino di una collettività, per mantenerne la capacità di essere competitiva sugli scenari internazionali, scelte di questo tipo non mancano di avere il loro peso e di determinare conseguenze di lungo periodo.
Tornando ai costi per le famiglie, chissà che l'Amministrazione Comunale non decida finalmente di dare applicazione a quanto è stato deliberato pochi mesi or sono dal Consiglio, per coprire almeno le spese dei libri di testo degli studenti delle scuole medie di Como. O è considerato normale non dare corso a quanto viene approvato a maggioranza nelle assemblee elette dai cittadini?