Albrecht Dürer, Navis Stultorum (in S. Brant, Narrenschiff - 1497)

giovedì 15 settembre 2011

CoCoCo36 - Delibera sul reinserimento sociale di detenuti al termine della pena presso il “Bassone”

Come hanno rilevato anche gli interventi che mi hanno preceduto, non si può certamente essere contrari ad una deliberazione che propone interventi di alto valore sociale e umano. Un suo indubbio pregio, ai miei occhi, è rappresentato dalla corretta concezione della pena che la anima.
Infatti la punizione, il valore deterrente del carcere non devono essere disgiunti da una serie di interventi volti al reinserimento del detenuto, in modo che una volta scontata la pena, egli possa reintegrarsi nella società come un suo membro attivo e non come fonte di ulteriori problemi. Tutto questo non può avvenire per magia, né per semplice inerzia, ma richiede programmi ed investimenti coordinati fra tutti i soggetti che a vario titolo si occupano del problema. Ed è una cosa che la deliberazione mette in campo, benché quello del sostegno finanziario sia un tasto dolente, soprattutto di questi tempi.
Gli aspetti carenti della politica carceraria in Italia, negli ultimi anni, mostrano purtroppo proprio questo ordine di incapacità e di velleitarismo. Sono fioccati i proclami di severità, durezza, “tolleranza zero” nei confronti del crimine, nonché, ancor più importante, di costruzione di nuove carceri per accogliere tutti i soggetti che sarebbero stati puniti da questo “nuovo corso”.
Si è assistito poi alla creazione di nuovi reati senza alcun senso logico, come l'immigrazione clandestina, con l'unico risultato di ingrossare le fila dei detenuti per pure ragioni di propaganda,
e soprattutto al conseguente aumento dell'invivibilità dei luoghi di detenzione, che non di rado dà origine a tragedie, con estremi gesti di disperazione. Un sovraffollamento inaccettabile alla coscienza civile, la quale sa che la punizione inflitta dallo Stato non può mai trasformarsi in tortura.
Questa drammatica situazione, mal governata, porta poi a periodiche richieste d'indulto, anche in buona fede, che vanificano sempre più la concezione che sola può valere a garantire il rispetto della legge, ossia proprio la certezza della pena, come insegnava già il pensiero illuminista, e segnatamente Cesare Beccaria.
In un paese come il nostro, tale prassi risulta tanto più deleteria, quanto più siamo pieni di furbi che cercano di farla franca (e spesso ci riescono), quanto più la cosa pubblica è retta da politicanti senza troppi scrupoli, che dell'impunità personale fanno un obiettivo dell'azione parlamentare ed un vanto, riservando il carcere ai ladri di polli, ad esempio, ma non ai falsificatori di bilanci.
Perciò ritengo che, pur nell'orizzonte, necessariamente limitato, della proposta espressa la deliberazione che ci troviamo a votare abbia un carattere di concretezza e di operatività che – se alle parole seguiranno i fatti – va nella giusta direzione, in quanto pone l'intervento in una prospettiva di speranza e di motivazione al reinserimento da parte dei soggetti coinvolti, che può giovare alla loro esistenza già durante il periodo di espiazione.
Si evidenzia inoltre un'opportuna valorizzazione dell'azione meritoria delle associazioni tramite una regia che coordini gli interventi e promuova un arricchimento dell'offerta attuale.
E però: progetti personalizzati, soluzioni abitative, borse lavoro, sono tutti impegni di rilievo, che non potranno prescindere da un finanziamento robusto e non irrisorio, che richiede impegno all'Amministrazione. Ma questa non sarebbe comunque una valida ragione per non sposare convintamente questa proposta, che si presenta come un investimento sul futuro, il quale si ripaga in termini di inclusione sociale e di diminuzione di altri costi, che non si fatica ad immaginare.
Perciò ripeto: questo atto è pienamente condivisibile, ma solo se alle parole seguiranno i fatti. Sarebbe assai grave, infatti, se nel futuro queste parole dovessero trovarsi disattese da una pratica di bilancio che con scuse più o meno plausibili fa di fatto cadere nel dimenticatoio gli impegni precisi assunti dal Consiglio in questa sede.
La responsabilità che ci assumiamo in questa sede sia tale da trovare concreta realizzazione nell'operato della giunta, dell'assessorato e degli altri soggetti menzionati: in caso contrario questo documento si trasformerebbe in un prendersi gioco della sofferenza e delle difficoltà delle persone, oltre che in un oggettivo lasciar andare le cose, con un aggravamento dei costi sociali di medio e lungo termine.