Albrecht Dürer, Navis Stultorum (in S. Brant, Narrenschiff - 1497)

mercoledì 17 giugno 2009

Il passo del gambero

Si è mai vista una banca o un'assicurazione votare in Parlamento? Noi elettori abbiamo mai dato mandato ai rappresentanti del popolo di tutelare gli interessi di monopoli, cartelli, organizzazioni consociative al posto di quelli della "gente" di cui tutti si riempiono la bocca in campagna elettorale? Per gli eletti il mantenimento dei privilegi corporativi viene forse prima della difesa dei cittadini? Queste domande sorgono spontanee dopo la lettura della relazione annuale del presidente dell'Antitrust, Antonio Catricalà, presentata lo scorso 16 giugno.
L'attività delle Camere, infatti, registra uno "stillicidio di iniziative volto a restaurare gli equilibri del passato, a detrimento dei consumatori", e così, anziché adeguarsi alle normative già approvate, i monopolisti fanno finta di nulla e resistono, certi che qualche azione compiacente li esimerà dal cambiare le antiche abitudini e che i costi della recessione graveranno interamente sulle nostre spalle.
Che in Italia la modernizzazione del quadro giuridico in senso favorevole alla libera concorrenza stenti ad affermarsi è sotto gli occhi di tutti: basterebbe rammentare le alzate di scudi contro il povero Bersani nella passata legislatura e contemplare la colpevole inerzia in proposito di quella presente. Nel paese è anzi in atto un tentativo di tornare indietro rispetto alle pur timide conquiste ottenute dai consumatori, con grave pregiudizio della nostra competitività futura, seppur con grande convenienza per le rendite di posizione e le corporazioni.
Com'è possibile che non pochi "onorevoli" (le virgolette sono d'obbligo) sentano il bisogno, come sta avvenendo, di abolire le parafarmacie, colpevoli di praticare modesti sconti sui farmaci da banco, oppure di cancellare la facoltà di recesso annuale nel settore assicurativo? Perché per la legge sulla "class action" il rinvio voluto dal Governo non è servito a nulla, e si profila piuttosto un suo peggioramento?
È pur vero che dovremmo essere abituati al peggio: i politici sedicenti fautori del liberismo economico, in Italia, hanno manifestato nei fatti atteggiamenti spesso risibili e contraddittori, sino ad invocare un protezionismo più o meno spinto con la scusa di "affrontare la crisi". Ma quale può essere la vera ragione per cui non si vuole modernizzare il paese sotto questo aspetto e invece, secondo il messaggio dell'Authority, si tende a invertire il cammino? Perché a suo tempo non ci hanno fatto leggere nei loro programmi elettorali questa volontà di restaurare l'antico, di garantire i privilegi di pochi grandi gruppi e potentati economici? Ripeto, li abbiamo eletti per farci tutelare o per farci turlupinare?