Albrecht Dürer, Navis Stultorum (in S. Brant, Narrenschiff - 1497)

giovedì 14 agosto 2008

Patenti di cristianità

Chi certifica l'ortodossia in ambito cristiano? Alcuni risponderebbero che, almeno per il mondo cattolico, tale funzione la esercita il magistero ecclesiastico. Ingenui e sprovveduti: non sanno infatti che i titolari di questo delicato compito sono alcuni qualificati esponenti del centrodestra, quali Gasparri, Giovanardi, Bondi e qualche altro fine teologo del loro livello.
Lo apprende a sue spese la rivista “Famiglia Cristiana”, colpevole di aver espresso posizioni critiche nei confronti dell'operato del governo e perciò, automaticamente, “cattocomunista”. In pratica, una pubblicazione eretica, che si vorrebbe veder bandita dalla “buona stampa” parrocchiale. Criticare in parte il “miracolo” dei primi cento giorni berlusconiani, pur rimarcando il successo del presidente autodefinitosi “spazzino” a Napoli, e però sottolineare la più che probabile impronta propagandistica dei provvedimenti sulla sicurezza, è colpa imperdonabile. I nuovi sanfedisti del PdL si sono trattenuti, nella loro infinita saggezza, dal definirlo peccato mortale, ma hanno inflitto una scomunica de facto al giornalismo non asservito dei sacerdoti di FC (non devono forse praticare le sacrosante virtù dell'obbedienza e del silenzio?) e, trasversalmente, a tutti quegli uomini di chiesa che scelgono di stare dalla parte degli ultimi anziché blandire il potere politico, aspettandosene chissà quali vantaggi.
Bondi li ammonisce: sono intellettuali, lontani dal popolo delle parrocchie che invece brama durezza contro i Rom e soldati nelle strade. Sondaggi alla mano, magari ha pure ragione. Però è strano sentir attribuire alla Chiesa il compito di assecondare le tendenze egoistiche del suo gregge, e non di proporre un'apertura e una solidarietà pur fuori moda, ma forse un poco più vicina allo spirito e alla lettera del Vangelo.
Il direttore di una rivista cattolica non rappresenta certamente la gerarchia né il Vaticano. Ma se egli chiede al governo per cui ha votato di mantenere le promesse sui temi della solidarietà sociale e soprattutto del sostegno alla famiglia (non quella astratta dei proclami, ma quella in carne ed ossa della vita quotidiana) viola forse qualche dogma? Se si permette di criticare una filosofia politica neppur troppo nascosta che erige l'individualismo a valore, che alimenta paure irrazionali e strizza l'occhio alla xenofobia, per non dire delle misure legislative ad personam, dell'ostentazione cafona della ricchezza e del successo, dello svilimento della figura femminile, diviene automaticamente “criptomarxista”? O non tiene piuttosto ad esercitare, secondo la sua vocazione, la libertà del credente che spera in un'umanità rinnovata secondo un ideale di amore universale, e che non si accontenta delle contrapposizioni sterili, dei rifiuti, e chiede alla politica autentici segnali di promozione umana?
I modi e i toni delle critiche, certo, possono sempre essere discussi, e a loro volta criticati. Ma è consentito auspicare che, almeno ogni tanto, chi ha responsabilità di governo replichi con la concretezza dei fatti anziché con patetiche accuse di comunismo, anatemi stizziti e la pretesa di essere giudice della fede altrui?