Albrecht Dürer, Navis Stultorum (in S. Brant, Narrenschiff - 1497)

giovedì 8 aprile 2010

Dì che ti mando io...

E così i sindaci lombardi dei comuni "virtuosi" sono scesi in piazza, in una manifestazione tutt'altro che sguaiata, ma dal chiaro piglio istituzionale e senza divisioni partitiche, per far intendere in qualche modo a un governo duro d’orecchi che così non va. Basta con le restrizioni (molte delle quali francamente irrazionali) imposte dal "patto di stabilità", nella speranza di dare ossigeno ai bilanci, di continuare a garantire servizi essenziali, di contribuire alla lotta alla crisi economica. Loro, almeno, non hanno creato voragini nei conti pubblici, facendoli pagare all'intera collettività, come varie grandi città del Sud ricompensate dai vertici del centrodestra nazionale con elargizioni cieche e sconsiderate, anziché con la bancarotta e la cacciata con ignominia dei cattivi amministratori.
In molti hanno ritenuto paradossale e deludente l’atteggiamento del sindaco di Milano, che si è dichiarata d’accordo nel merito ma non nel metodo. E infatti nella sua posizione c’è del metodo: ha dapprima aderito, poi si è tirata indietro dichiarando di stare “lavorando su altri tavoli”, infine se ne esce addirittura con la conquista di “un incontro con Tremonti”. Davvero un risultato straordinario, ci voleva una diplomatica di rango per ottenerlo. Ma muoversi insieme agli altri sindaci non le garantiva sufficiente visibilità? Temeva forse di inimicarsi qualche ministro? Che dignità rivela il vantare un rapporto privilegiato con le alte sfere, quando l’intero mondo degli amministratori locali già si è mosso mettendo alle strette il governo, e il cercare di attribuirsi il merito di una capace azione personale, con un occhio alle prossime elezioni comunali?
C’è del metodo: peccato che assomigli fin troppo al noto connubio italico di servilismo e raccomandazione (ci penso io, non disturbate il manovratore, metterà tutto a posto un giorno il fantomatico federalismo fiscale), anziché al dignitoso e fermo attegiamento, privo di condizionamenti ideologici, di coloro che denunciano l’assurdità di un vincolo che rende impossibile, pur avendo i soldi, fare investimenti e addirittura pagare alle imprese i lavori già eseguiti! Ma non eravamo governati da chi ha in odio i “lacci e lacciuoli”? E perché non si vede da subito altrettanta austerità nella limitazione delle poltrone e sottopoltrone di governo e nel numero dei parlamentari?